Rebora aveva capito che la corruzione del linguaggio ha gravi conseguenze sulle coscienze e sentiva la necessità di fissare in un vocabolario le grandi parole che il Cristianesimo aveva creato dal nulla o ricaricato di nuova energia. Parole come "vita", "pace", "amore", "progresso" e tante altre. Quel progetto restò incompiuto: ma esistono queste pagine.
Una raccolta di scritti e immagini che aiuta ad approfondire e riscoprire la grandezza umana, la profondità spirituale e la forza profetica di Giuseppe Lazzati, testimone della fede e appassionato animatore della "città dell'uomo".
Arricchiscono il testo i contributi di personalità di rilievo quali l'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, Franco Monaco, Giuseppe Grampa.
Con una ricca introduzione del cardinale Carlo Maria Martini.
Suor Antonietta Giugliano, fondatrice, insieme a padre Sosio del Prete, delle Piccole Ancelle di Cristo Re, testimoniò, in un tempo scandito dalla tragedia di due guerre mondiali, dalla nascita di nuove e inaudite povertà, dalla distruzione di antiche certezze senza l’emergere di nuovi valori, la vitalità e la bellezza di un cristianesimo vissuto senza mezze misure, a servizio soprattutto degli anziani, dei poveri, dei bambini.
Destinatari
Un pubblico interessato a conoscere un’esemplare figura di vita cristiana.
l’aUToRe Ulderico parente (Teano 1964) insegna Storia contemporanea alla Facoltà di Scienze Politiche della LUSPIO di Roma. Si occupa prevalentemente della storia degli istituti religiosi e della santità in epoca contemporanea. È autore, tra l’altro, dei seguenti volumi: Sui sentieri di Clotilde Micheli fondatrice delle Suore degli Angeli Adoratrici della SS. Trinità (Soveria Mannelli 2007). Per i nostri tipi ha pubblicato Con i poveri «pupille degli occhi di Dio». Padre Sosio Del Prete OFM, fondatore delle Piccole Ancelle di Cristo Re. È redattore della rivista Campania Sacra e consultore della Congregazione delle Cause dei Santi.
Punti forti
Avvio della causa diocesana congiunta di beatificazione di padre Sosio del Prete e Antonietta Giugliano, fondatori delle Piccole Ancelle di Cristo Re.
Dell’autore, colpito da una fatwa per essersi convertito al cristianesimo dall’Islam, non conosciamo il vero nome. Sulla sua strada, come per san Paolo a Damasco, l’incontro con la fede cristiana diviene un ostacolo drammatico e insormontabile, che lo consegna a una vita concitata, di uomo in fuga con la sua famiglia, per salvare la propria vita e dare un senso alla nuova fede.
La storia comincia a Bassora, in Iraq, nel 1987. Mohammed Moussaoui, questo il suo pseudonimo, narra in prima persona il suo avvicinarsi alla religione cristiana e la conversione. Braccato, aggredito dai suoi stessi fratelli, che giungono a minacciarlo di morte con una pistola puntata alla fronte, decide di fuggire e si rifugia in Francia, dove vive ancora oggi, nascosto.
Destinatari
Un libro-testimonianza destinato al grande pubblico.
Autore
Joseph Fadelle è lo pseudonimo sotto il quale si nasconde l’autore del libro, costretto a usare un falso nome anche nella vita reale per sfuggire alla fatwa.
Punti forti
Una storia vera e particolarmente attuale. Una scrittura appassionante. Un grande successo in Francia.
È una delle figure femminili più straordinarie dell’Ottocento. Discendente del ministro francese Jean Baptiste Colbert, crebbe nella rivoluzione francese; la nonna e altri parenti furono ghigliottinati.
Personalità molto dotata per natura, ebbe molte opportunità di studi e di viaggi, a differenza delle donne dell’epoca. Fu anche scrittrice e pittrice di talento. Damigella d’onore alla corte di Napoleone, qui conobbe il marchese italiano Carlo Tancredi Falletti di Barolo che divenne suo marito.Venuta in Italia, Juliette accolse in pieno la cultura italiana e italianizzò anche il suo nome in Giulia. I coniugi non ebbero figli e, molto religiosi, decisero di dedicarsi ai poveri di Torino dove abitavano. La loro famiglia era “una famiglia aperta”, in anticipo sui tempi. Non solo tenevano salotti letterari ma la loro casa era aperta anche ai bisognosi. Silvio Pellico, uscito dalle carceri dello Spielberg, venne assunto dai Barolo come bibliotecario per dargli un aiuto. Giulia si dedicò in modo particolare al recupero delle donne in carcere a Torino. Si adoperò presso le autorità per una riforma carceraria che aveva discusso con le carcerate stesse. Diede loro una istruzione civile e religiosa, e lavori di cucito, maglieria, in modo che avessero qualche soldo all’uscita dal carcere. Morto il marito, trasformò il piano nobile del palazzo in laboratorio per le ragazze povere e vi costruì un ammezzato per il loro dormitorio. Fondò asili, case di accoglienza, chiese, un istituto religioso per l’assistenza ai poveri. Per queste opere profuse tutte le sue ricchezze e quelle del marito che l’aveva lasciata erede universale.ATorino esiste ancora la Fondazione Barolo che sostiene le opere iniziate dai due coniugi.
Punti forti
Una coraggiosa figura di donna in un periodo ancora oscurantista per il mondo femminile.
Destinatari
Le donne e chi si occupa del mondo femminile; per chi ama conoscere particolari periodi storici e il ruolo femminile determinante per il cambiamento di alcune situazioni sociali.
Autore
Angelo Montonati, giornalista professionista, ha lavorato in diversi quotidiani prima di approdare alla Radio Vaticana dove contribuì al lancio del Radiogiornale. Dal 1969 ha collaborato a Famiglia Cristiana come inviato e vaticanista. Dal 1981 è stato caporedattore del mensile Jesus. Ha curato per Rizzoli un’antologia di pensieri e discorsi di Giovanni Paolo II, e si è dedicato a numerose biografie di Santi e Beati.Attualmente collabora ai Periodici Paolini: Famiglia Cristiana, Jesus, Club3 e Cooperatore Paolino, al mensile Rogate, al settimanale torinese Il Nostro Tempo e alla Radio Vaticana, mentre per Radio Maria cura ogni prima domenica del mese un programma su Santi e Beati dal titolo I Sempregiovani.
Gennaio 1960. Un ragazzo cammina per strada. È uscito da scuola. A casa, ad aspettarlo, la madre operaia, il padre invalido. La povertà e la dignità nella luce di una fede semplice e pura. Il ragazzo non torna a casa, va all'oratorio. Virginio ha scoperto la vocazione. Autunno 1962. In seminario, lo studio, i giochi. La vitalità dell'adolescenza stride col rigore delle regole. La forza della fede vince su tutto. Giugno 1969. Prete, il primo incarico, in Bovisa, quartiere operaio nella periferia di Milano, disagio sociale e voglia di riscatto. Voglia di protestare e di abbattere le porte dell'indifferenza. Don Virginio è in prima fila. Aprile 1981. Tre giorni in un monastero a fianco del cardinale Martini, immerso nel suo sguardo colmo di attesa e di fiducia. La nuova spinta, a partire ancora una volta dagli ultimi. Poi la direzione della Caritas ambrosiana. Infine la realizzazione di Casa della carità. "Non per me solo" offre al lettore l'esperienza di vita di un sacerdote che ha fatto una scelta, che rinnova ogni giorno. Mettersi a servizio degli altri. Disabili, donne maltrattate, senza tetto, rom, migranti. Questo libro dà voce a tutti gli esclusi dalla società a cui la vita di don Virginio si è intimamente legata, fino all'ultimo approdo in Casa della carità, la casa di accoglienza voluta da Carlo Maria Martini e presto diventata faro di umanità solidale nella nebbia della metropoli milanese.
"I giovani hanno bisogno di esempi positivi cui poter fare riferimento". Questa frase pronunciata da uno dei testimoni che hanno contribuito a delineare i ritratti della particolare galleria allestita da Anna Maria Cagiano de Azevedo, mette a fuoco l'obiettivo della curatrice. "In questo libro sono presentate al lettore persone divenute personaggi, loro malgrado, per avere liberamente scelto di fare il bene, sorretti da una grande forza, una qualità che sembra accomunarli tutti".
45 racconti di storie vere, tratte dalla ricca corrispondenza dei fedeli con il Santo, scelte tra le migliaia di lettere che arrivano al «Messaggero di sant’Antonio» e che raccontano esperienze di grazia. I nomi dei protagonisti sono perlopiù cambiati, i fatti sono arricchiti di particolari, colori ed emozioni che li fanno diventare racconti, alcuni più avventurosi, altri d’intima introspezione. Tutti rivelano autentica commozione e qua e là suscitano anche sorrisi.
Autore
PAOLO PIVETTI, giornalista, autore teatrale e radiotelevisivo, predilige i temi storici e i grandi personaggi religiosi. Con le Edizioni Messaggero ha pubblicato il dramma Antonio. Un atto, venti scene (2000) e le opere di narrativa Un santo per amico (2005) e Antonio cavaliere di Dio (2008). Attualmente scrive per diversi quotidiani e periodici, tra cui il «Messaggero di sant’Antonio».
Umanamente parlando la storia di François Nguyèn Van Thuan sembra una collezione drammatica e desolata di distruzioni umane e spirituali. Ma alla luce della fede si rinnova, ancora una volta, come ci ricorda lo stesso Cardinal Vallini, la parabola del chicco di grano che muore e produce molto frutto.
Giuseppe Molinari, Arcivescovo di L'Aquila
Autore
Agostino Card. Vallini, nato a Poli, diocesi di Tivoli, il 17 aprile 1940; ordinato presbitero il 19 luglio 1964; eletto alla Chiesa titolare di Tortiboli e nominato ausiliare di Napoli il 23 marzo 1989; ordinato vescovo il 13 maggio 1999; rinuncia ad Albeno ed è nominato PRefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica con titolo personale di arcivescovo il 17 maggio 2004; creato cardinale nel Concistoro del 24 marzo del 2006; nominato vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma il 27 giugno 2008.
Il 20 gennaio 1842 un giovane e ricco ebreo di Strasburgo, Alphonse Ratisbonne, ostinatamente anticattolico, durante un suo soggiorno turistico a Roma, entrò nella chiesa di S. Andrea delle Fratte, nei pressi di Piazza di Spagna. Avanzando nella navata, mentre si guardava intorno distrattamente, vide all’improvviso la chiesa oscurarsi e quasi sparire intorno a sé. Solo una cappella laterale splendeva di vivida luce: “Levai gli occhi verso la cappella raggiante di tanta luce, e vidi sull’altare della medesima, in piedi, viva, grande, maestosa, bellissima, misericordiosa, la SS.ma Vergine Maria, simile nel gesto e nella struttura all’immagine che si vede nella medaglia miracolosa dell’Immacolata. A tal vista io caddi in ginocchio nel luogo dove mi trovavo, cercai quindi varie volte di alzare gli occhi verso la SS.ma Vergine, ma la riverenza e lo splendore me li faceva abbassare, ciò che però non impediva l’evidenza di quella apparizione… Alla presenza della SS.ma Vergine, quantunque ella non mi dicesse nessuna parola, compresi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della religione cattolica, in una parola capii tutto…”.
« Mentre il nostro Paese celebra quest’anno il 150° anniversario dell’Unità Nazionale, è commovente rileggere il racconto di quando, durante il trasferimento a Dachau, ideportati, arrivati al Brennero, salutarono l’Italia intonando tra le lacrime “O mia patria sì bella e perduta”. È grazie anche a questi “martiri della carità” se l’Italia ha saputo risollevarsi dalla disfatta della Seconda guerra mondiale e rinascere su nuove basi morali. Don Bonzi era uno di loro ».
Dalla prefazione del Card. Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano.
Saverio Clementi, legnanese, laureato in Scienza Politiche, è giornalista professionista. Ha lavorato in quotidiani locali e nazionali. E' stato direttore responsabile del settimanale cattolico "Luce" della Diocesi di Milano.
Un cas important dans l'histoire du jansènisme