
Risale al 2000 l'espressione "modernità liquida", coniata dal sociologo Bauman, per descrivere la nostra cultura, il panorama attuale risulta infatti indeterminato e indeterminabile, in continuo riassestamento, mentre flessibilità, espansibilità e riadattabilità sembrano essere le note tipiche dei nostri modelli e codici di comportamento. I saggi del presente volume raccolgono un'esigenza di solidità, a partire da quegli interrogativi - dalla bioetica all'economia - che non possono essere evitati da chi intende proporre alle giovani generazioni un'autentica cultura.
Posta sotto i riflettori dell'intelligenza e della critica, la pratica religiosa deve inesorabilmente manifestarsi come modesto vettore di socializzazione, con vaghe opportunità consolatorie, incline però alle radicalizzazioni del fanatismo superstizioso e del dogmatismo intollerante? Se la nostra coscienza si lasciasse pazientemente sorprendere dalle congiunture più straordinarie e feriali del vivere - nelle quali l'uomo nasce e muore, genera e lavora, crea e fallisce, ama e soffre - forse scoprirebbe la singolare custodia che la religione offre alla libertà. Proprio in quelle congiunture la libertà cerca le ragioni della propria speranza e le riceve in dono dai suoi legami: da quelli che l'assicurano al senso della vita a Quello che la rassicura della preziosità di sé, accendendo gli indizi di una sua provenienza e di un suo destino non di questo mondo.
«Dimmi la verità» cantava, nel 1971 John Lennon e il refrain è sempre in agguato in molti dei nostri rapporti interpersonali, anzi spesso ci accontentiamo almeno di una certezza e non solo sul piano individuale. E spesso certezza e verità si fondono e confondono, sicché è lo stesso orizzonte veritativo della comunicazione che diventa problematico. Certo quid est veritas non perde in alcun modo il fascino originario, ma è sempre più evidente che senza attenzione e cura, senza cautele e distinzioni diventa semplicemente un esercizio retorico che non aiuta a cogliere l’attuale stato del nostro modo di comunicare nella quotidianità. Ma la questione della verità sperimentata nella quotidianità è correlata con quella vissuta nell’ambito della società e della chiesa: sono atti di un’unica vicenda umana che ha portata assoluta e si colora dei tratti del nostro tempo. Di questo e solo di questo tratta questo denso volumetto redatto dal gruppo “Oggi la Parola” e che presenta scritti di Giuliano Pontara, Luigi Accattoli, Annamaria Testa, Giuseppe Goisis, Paolo Inguanotto, Pino Stancari, Lorenzo Biagi, Giannino Piana, Roberto Mancini, Domenico Massaro, Mario de Maio, Giovanni Montanaro, Giovanni Colombo, Ivo Lizzola, Beatrice Draghetti, Cristina Ricci, Fabrizio Valletti, Ettore Zerbino, Paolo Giuntella e Jean Louis Ska, nonché l’Apologia di Socrate nella versione di Giovanni Reale, adattata da Carlo Rivolta e Nuvola De Capua per lo spettacolo interpretato da Carlo Rivolta.
Michael Erler espone il sistema filosofico di Platone mettendone in evidenza tutta la stratificazione concettuale e problematica. Sottolinea il lento processo di nascita e di consolidamento del pensiero platonico, la sua genesi nel contesto della società, della politica e della cultura ateniese del tempo. Si sofferma a lungo sul ruolo avuto da Socrate, descrive l'importanza delle esperienze politiche, il rapporto con la sofistica e l'incontro-scontro con la retorica, il progetto di un modello alternativo di paideia e la conseguente costituzione dell'Accademia. Erler affianca alla dimensione ontologica, metafisica e gnoseologia del pensiero platonico anche quella politico-pedagogica e questioni complesse - come, ad esempio, quelle dell'esperienza erotica e artistica, del linguaggio e della scrittura solitamente trascurate nelle presentazioni d'insieme della filosofia platonica.
Che cos'è lo stile? Un'introduzione agile e precisa a un tema che percorre trasversalmente diversi ambiti di ricerca: artistico, culturale, etnologico, sociologico, economico, politico. Attraverso un'indagine che spazia da Aristotele al design, da Hegel allo "stile Mercedes", con l'ausilio di un apparato iconografico, l'autore prende in esame l'evoluzione del concetto di stile nelle sue varie forme, per mostrare che lo stile non è una modalità accessoria dell'apprensione umana del mondo, ma è esso stesso un processo attivo di strutturazione del mondo: fa essere il mondo ciò che esso è, costituisce la prospettiva da cui viene costruita - anche intersoggettivamente - la realtà.
In occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Hannah Arendt, una raccolta antologica di saggi centrati sulla questione fondamentale del totalitarismo, ripresi dai due volumi dell'Archivio Arendt. Il volume comprende i seguenti testi: "Che cosa resta? Resta la lingua"; "Ripensando a Franz Kafka"; "Colpa organizzata e responsabilità universale"; "L'immagine dell'inferno"; "Le tecniche delle scienze sociali e lo studio dei campi di concentramento"; "Le uova alzano la voce"; "A tavola con Hitler"; "Umanità e terrore; "Comprensione e politica"; "La natura del totalitarismo"; "Religione e politica"; "Gli ex comunisti"; "Una replica a Eric Voegelin"; "Sogno e incubo"; "L'umanità nei tempi oscuri: riflessioni su Lessing".
Nel ventesimo secolo la scienza ha iniziato a trovarsi nella necessità di giustificare non soltanto i propri campi di indagine, ma anche la sua stessa esistenza, vincolata sempre più da scelte etiche politiche ed economiche. Una riflessione filosofica sulla scienza è sempre più un bisogno obbiettivo della nostra cultura, dal momento che il sapere scientifico è uno dei fattori che più influenza la realtà naturale e la vita sociale e culturale. Questo lavoro, soffermandosi sui concetti epistemologici fondamentali e adottando il metodo di esposizione storico-critico, vuole mettere a disposizione del lettore gli strumenti concettuali di base necessari per affrontare i dibattiti culturali che fervono intorno a questa attuale tematica.
In questo libro, le definizioni di etica e laicità non sono poste - come spesso si intende - in un ruolo ancillare rispetto alle religioni, ma in una loro precisa autonomia, come vera e propria risorsa in grado di garantire il futuro spirituale dell'umanità. Una riflessione di grande acutezza e modernità sulla falsariga di quella filosofia della concretezza che ha caratterizzato il pensiero del grande filosofo americano. Introduzione di Gianni Vattimo.
Il volume fornisce sia una presentazione storica dell'ontologia dalle origini ai giorni nostri, sia lo stato dell'arte nel panorama contemporaneo.
Dario Antiseri è un filosofo cattolico, innamorato di Pascal. Giulio Giorello è un matematico e un filosofo che ama definirsi "ateo protestante". Possono le loro voci concordare sul valore della libertà da due prospettive così distanti? È la sfida di questo volume, che i due autori raccolgono in due interventi distinti sul pluralismo, il no a ogni pretesa di assolutismo o verità, la laicità come terreno comune sui cui discutere per laici, atei e credenti. Un libro che interviene nel cuore del grande dibattito della nostra democrazia, in cui a confrontarsi sono la scienza, la libertà d'espressione, la Chiesa e la fede in Dio.
Il termine ‘narrativismo’ rimanda alla centralità della categoria di narrazione nei più svariati ambiti della cultura contemporanea, anche filosofica. L’estensione del termine sembra però minacciarne la densità: che cos’è la narrazione, che il narrativismo nomina di continuo? Il volume di Francesca Cattaneo prende le mosse dalle origini del termine ‘narrativismo’ e dalla sua accezione più stretta, riferita a una corrente della filosofia della storia angloamericana sviluppatasi dalla prima metà degli anni Sessanta. Analizzandone la genesi e le principali evoluzioni fino agli anni Ottanta, il testo si propone di mostrare come il narrativismo sviluppi uno studio del collegamento narrativo e delle sue differenti funzioni, approfondendo ora la dimensione sequenziale della narrazione, ora la sua dimensione sintetica (portata in primo piano dall’opera di L.O. Mink e H. White). Nelle diverse proposte narrativistiche viene inoltre identificato come centrale il nesso tra azione e narrazione, esplorato tramite lo studio del rapporto tra narrazione e azione narrata (primo narrativismo), oppure tematizzando l’azione stessa del narrare in quanto azione poetico-retorica (dopo la ‘svolta’ whiteana), o interrogandosi sul rapporto tra le azioni narrate e l’azione del narrare, come nel caso del narrativismo di matrice fenomenologica (F.A. Olafson, D. Carr), che analizza le implicazioni ontologiche della continuità tra le narrazioni storiche e le azioni che vi sono rappresentate.
Francesca Cattaneo (Cantù 1980) è dottoranda di ricerca in Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove nel 2005 ha conseguito il premio «Massimiliano Ferrara» per la migliore tesi di laurea sul tema della ragion pratica degli anni 2003/2005. Ha curato i lemmi narrativismo e Hayden White in Enciclopedia Filosofica, Milano 2006 e ha pubblicato il saggio L’azione narrativa nel volume di F. Botturi (a cura di), Prospettiva dell’azione e figure del bene, Vita e Pensiero, Milano 2008.