«Sembra ormai ovvio, per ognuno, che appartiene all'età moderna, più che a qualsiasi altra epoca della storia, di aver portato il concetto di libertà sul vertice dello spirito: nella scienza, nell'economia, nella politica, nella sfera del sacro ch'è la religione..., essa ha chiamato l'uomo alla conquista delle dimensioni principali della libertà. Nuove istituzioni e nuove costituzioni hanno dato o stanno dando l'avvio, nei vari continenti, all'uomo nuovo impegnato alla formazione di se stesso e del proprio vivere civile. Non v'è dubbio che con l'avvento del pensiero moderno si è prodotta una scossa decisiva nell'atteggiamento dell'uomo verso la verità che ha portato alla crisi - non ancora risolta e forse mai solubile perché costitutiva della stessa essenza della libertà - della tensione di libertà-autorità. [...] Di qui la corsa irresistibile e affascinante per la ricerca delle strutture della materia e dell'origine della vita, per l'esplorazione del mistero dell'inconscio e delle pulsioni psichiche, individuali e collettive, sulle quali molto probabilmente poggerà la società del futuro. Eppure mai come oggi l'uomo - dominatore di tanta parte della natura - sente la propria insicurezza interiore, la fragilità della sua struttura, il salire inarrestabile dell'angoscia e della solitudine in un cosmo che si popola sempre più di macchine cariche di minaccia e di terrore» (Cornelio Fabro).
Il volume non si presenta come una delle tante interpretazioni per spiegare un autore come Jürgen Habermas, ma tende a far emergere il concetto di sfera pubblica che, attraverso le riflessioni di Habermas, cerca faticosamente di stabilire contatti con la realtà dei fatti in modo da non determinare ingannevoli interpretazioni di comodo. Il testo prova a render giustizia di un fatto che, all'interno di una società politica che consideriamo erroneamente come trasparente, appare quanto mai evidente: esiste una sfera pubblica neutrale, informata, desiderosa di partecipare allo scambio delle opinioni per decidere sulle più convenienti soluzioni riguardo la propria esistenza? Si cerca poi di prendere in esame - sociologicamente e non solo patologicamente - quella sorta di autismo sociale a cui le società politiche sembrano spesso asservite, capace, purtroppo, di rimettere in discussione l'ordine e il fondamento stesso dell'organizzazione delle società umane. Questo autismo sociale imperante, come prodotto sottoculturale egemonizzato, è il vero nemico odierno delle sfere pubbliche, il più pericoloso veleno da cui è necessario vaccinarsi perché ne va della stessa organizzazione sociale, della stessa solidarietà come orizzonte autenticamente intersoggettivo (per dirla con Habermas) delle società democratiche. Ma la "questione sfera pubblica" pone radicalmente in discussione una seconda grande questione, che è in grado di rendere la prima più o meno efficiente a seconda della posizione in cui la collochiamo. Essa riguarda la "questione della formazione", e dunque dell'istruzione del cittadino. Non c'è sfera pubblica se non c'è una istruzione rivolta a solidificare, nell'individuo, quei presupposti culturali e "fondativi" di cui la società ha bisogno, perché la sfera pubblica non può e non deve deteriorarsi a mera ideologia, ma deve diventare oggetto di responsabilità per la contemporaneità e le generazioni future.
La tecnica ci lusinga offrendoci l'antidestino - la vittoria sul destino biologico inscritto nei nostri geni - e la liberazione dai vincoli dell'umano. Ma a quale prezzo? Aldous Huxley riteneva che ci sarebbero voluti secoli per pervenire alla società totalmente organizzata. Pochi decenni dopo esistono invece i mezzi per giungervi attraverso una rivoluzione che mette le mani sulle radici stesse dell'uomo. L'alleanza tra materialismoe tecnica instaura infatti sull'essere umano, ormai inteso come mero pezzo della natura, il potere biopolitico (biopower), che conduce a esiti opposti, ma ugualmente inquietanti: il superamento della barriera uomo-animale da un lato e il "postumano" propiziato dall'ingegneria genetica dall'altro. I massimi fattori di resistenza sono rappresentati dalle nozioni di persona, di umanesimo condiviso, di etica libera dall'utilitarismo. Esse articolano un'idea di conoscenza e di discorso pubblico che non sono solo lo specchio delle possibilità tecniche offerte dalla scienza, ma che esprimono in pieno l'irriducibile dignità etica dell'uomo.
«L’archeologia della sensazione delineata in questo libro non soltanto getta una nuova luce su alcuni problemi fondamentali nella storia del pensiero occidentale, ma permette di porre con chiarezza un problema su cui filosofi e scienziati non potranno in futuro fare a meno di interrogarsi: qual è il senso col quale, al di qua o al di là della coscienza, sentiamo di esistere?». – Giorgio Agamben
Cosa vuol dire sentirsi vivi? A questa domanda Daniel Heller-Roazen risponde elaborando l’archeologia di un solo senso, quel «tatto interno mediante il quale percepiamo noi stessi». In venticinque concisi capitoli, che spaziano liberamente dalla cultura antica e medievale a quella moderna, l’autore analizza un insieme di fenomeni esemplari che hanno giocato un ruolo cruciale nella definizione – filosofica, letteraria, psicologica e medica – dell’esistenza animale. Con quest’opera, sensazione e sentimento di sé, sonno e veglia, estetica e anestesia, natura animale e natura umana, coscienza e incoscienza – acquistano un nuovo significato.
Indice: I. Murriana. – II. L’animale estetico. – III. La facoltà fondamentale. – IV. Il cerchio e il punto. – V. Sentio ergo sum. – VI. Sonno. – VII. Risveglio. – VIII. Compagnia. – IX. Historia animalium. – X. Appropriatezza. – XI. Elementi di etica. – XII. Il cane da caccia e la lepre. – XIII. Consapevolezza di vivere. – XIV. Il re senza nome. – XV. Psicologia della quattrocentoquarantanovesima notte. – XVI. La fontana e la fonte. – XVII. Percezione ovunque. – XVIII. Sui meriti dei proiettili. – XIX. Spine. – XX. A me stesso; ovvero, il danese. – XXI. Sulle creature volanti. – XXII. Cenestesi. – XXIII. Fantasmi. – XXVI. L’animale anestetico. – XXV. Intoccabile. – Note. – Bibliografia. – Indice analitico.
Si tratta di uno fra i temi più controversi dei tempi moderni, oggi che il principio d’autorità è stato minato dalle verità scientifiche e dalla valorizzazione delle competenze. Intorno all’autorità ruotano timori e malintesi, ma anche appelli e nostalgie. Secondo l’autrice si tratta di conseguenza della tenace confusione esistente tra autorità e potere, che è necessario superare per trovare una chiave di lettura più autentica. La ricerca avviene attraverso la lingua, l’arte, la scienza, le istituzioni, i costumi e i legami familiari, a partire dal sapere del movimento femminista italiano.
La nascita dell'idea di persona ha rappresentato una svolta nella storia universale. Il personalismo, che nel XX secolo ha costituito una grande prospettiva a livello giuridico e politico, è a rischio per la dissoluzione materialistica dell'umanesimo. Abbiamo bisogno di una prospettiva fondamentale, ontologica ed etica, per non sbandare e fronteggiare le sfide dell'epoca. Quella biopolitica, quella della pace e quella antropologica: non è forse la nozione di persona politicamente rilevante quanto l'etica?
Sono lontani i tempi in cui la filosofia aveva un profondo impatto sull'esistenza di coloro che la coltivavano, quando era un'attività che presupponeva un esercizio quotidiano e uno stile di vita. Oggi la filosofia è diventata sinonimo di speculazione separata dalla realtà concreta e praticata da pochi specialisti isolati. Invece, riscoprire certe idee basilari sostenute dalla saggezza di ogni epoca, del pensiero occidentale e orientale di tutti i tempi, può illuminare la nostra vita quotidiana e aiutarci a ritrovare l'armonia e la serenità dentro di noi. Rileggere le parole dei massimi filosofi della storia antica e recente servirà come ispirazione per sviluppare un proprio pensiero autonomo: da Eraclito allo stoicismo romano, da Emerson e Kierkegaard a Nietzsche e Simone Weil, dal taoismo al pensiero indiano delle Upanishad e delle tradizioni di saggezza ad esse ispirate, sino al buddhismo Zen. In tutti questi pensatori e nei loro insegnamenti, al di là delle differenze individuali, culturali, geografiche e temporali, si cela uno stesso spirito, un medesimo tipo di forza di cui le mere spiegazioni teoriche sono prive. Ognuno di loro costituisce una provocazione, una sfida: ci insegna che l'affermazione stabile della chiarezza mentale, della pienezza e della gioia non è un'illusione, ma la nostra natura profonda, la nostra eredità e il nostro destino.
Scrittore e credente, seduttore e martire, Søren Aabye Kierkegaard per primo ha costruito il suo mito. Dal peso della figura paterna, con la sua eredità di rigorismo religioso e senso di colpa, alla storia d'amore con Regine Olsen; dal rifiuto dell'hegelismo allo scontro con la Chiesa danese, il suo pensiero ostenta le fratture e gli slanci di una vita interiore che è stata una drammatica avventura dello spirito. A partire da questo materiale incandescente e contraddittorio, alternando analisi filosofica e introspezione psicologica, Garff ci restituisce la complessità di un uomo in balìa della sua opera. Dai tormenti del singolo prendeva così forma l'intransigenza del suo pensiero, la sua universalità e persistenza che farà di Kierkegaard un precursore dell'esistenzialismo e della sensibilità contemporanea.
La filosofia, anche in Italia, ha conosciuto in questi ultimi anni un significativo e forse inaspettato "revival". Questa temperie culturale potrebbe indicare le ragioni più immediate della grande attenzione di cui gode il pensiero di Emanuele Severino. Non mancano studi sulle varie tematiche che sono state affrontate dal filosofo bresciano, da quelle più squisitamente metafisiche, alle raffinate analisi rivolte ad avvenimenti e questioni più terrene. Mancava ancora, però, un libro che fosse in grado di raccordare gli scritti di Severino rivolti al grande pubblico con quelli di carattere più specialistico, e riuscisse ad indagare il loro più ampio contesto filosofico e religioso. Il libro colma questa lacuna, avvalendosi anche di documenti assolutamente inediti come le lezioni tenute da Severino all'Università Cattolica negli anni '60.
DESCRIZIONE: Il sentimento del sublime, che Kant descrive nella Critica della capacità di giudizio, è uno dei luoghi più oscuri della filosofia trascendentale: se, da una parte, è chiaro il ruolo che questo sentimento assume nell’estetica settecentesca, d’altra parte, non è evidente in che modo il sublime sia connesso alla filosofia kantiana. Questo lavoro di ricerca intende ricostruire la genesi della nozione di sublime nel pensiero di Kant, la sua collocazione nella formazione del testo della terza Critica e il suo rapporto con gli scritti morali. In questo modo il volume contribuisce all’avanzamento degli studi kantiani, che finora non avevano prestato molta attenzione al sublime oppure lo avevano ricondotto a filosofie differenti da quella trascendentale. Il risultato più rilevante raggiunto da Kant nella descrizione del sublime è proprio quello di mostrare, a partire dalla contemplazione della natura, dall’estensione dell’immaginazione e dalle idee della ragione, l’umanità del soggetto trascendentale.
COMMENTO: Un'analisi dell'esperienza estetica del sublime nella Critica del giudizio di Kant. Una prospettiva dalla quale emerge il profondo intreccio tra "natura" e "libertà" morale.
SERENA FELOJ nel 2012 ha conseguito il dottorato di ricerca in «Scienze della cultura» (Scuola di Alti Studi, Fondazione San Carlo, Modena). È stata borsista DAAD presso l’Università di Marburg e ricercatrice ospite all’Università di Colonia; ha collaborato con l’Università degli Studi di Pavia e con l’Università degli Studi di Milano. Al pensiero di Kant e all’idealismo tedesco ha dedicato numerosi articoli e saggi, su riviste italiane e straniere.
La tesi di dottorato, rielaborata in questo volume, ha vinto il premio “Viaggio a Siracusa” e il premio della Fondazione E. Mattei come migliore tesi di dottorato.
Il significato radicale che il "nulla" ha assunto nella riflessione filosofica occidentale accompagna come un'ombra non solo questa forma di pensiero, ma l'intero tragitto della nostra civiltà. Radice prima dell'angoscia, il nulla turba anche e soprattutto per il suo carattere sommamente ambiguo: già Platone, infatti, si accorge che pensare il nulla e parlare del nulla significa pensare qualcosa e parlare di qualcosa - come se il nemico che si ha di fronte si sdoppiasse, ingannandoci sulla sua identità. Questa nozione spaesante, che esige di essere interpretata alla luce delle forme più rigorose della speculazione, è stata affrontata da Severino a partire da "La Struttura originaria" (1958) e fino a "La morte e la terra" (2011): a queste due opere, e alla seconda in particolare, si ricollega "Intorno al senso del nulla", dove da un lato si mostra come l'ambiguità sia ben più profonda di quanto possa sembrare e dall'altro si indagano "le condizioni che rendono possibile la via d'uscita". Approfondimento quanto mai necessario, giacché se si rinunciasse a discutere le aporie suscitate dal senso del nulla resterebbe in sospeso la stessa tesi di fondo del pensiero di Severino: che l'uomo e ogni altro ente "sono da sempre salvi dal nulla".
La simpatia è un tema che ricorre frequentemente nelle conversazioni quotidiane ed è al centro di molte narrazioni letterarie e cinematografiche. L’autore muove dall’uso comune del termine per delineare il modo in cui la natura della simpatia e il suo ruolo nella vita umana sono stati interpretati dalla riflessione scientifica e filosofica. Dalle differenti caratterizzazioni qui esposte emerge un significato della simpatia sia come principio che consente una partecipazione affettiva immediata tra le persone sia come capacità che rende vive le emozioni altrui in vista di una presa di posizione etica. Le pagine del volume documentano come una ricostruzione di questo genere rappresenti una sorta di filo rosso che, dagli illuministi Hume e Smith e poi attraverso la teoria evoluzionistica di Darwin, arriva alle acquisizioni recenti dell'etologia, della psicologia sociale e delle neuroscienze. La consapevolezza della natura della simpatia permette di spiegare in termini naturalistici dimensioni centrali della condotta umana, come l'etica, il diritto e la politica.
L'autore
Eugenio Lecaldano, professore emerito presso il dipartimento di Filosofia dell'Università di Roma "La Sapienza", ha insegnato anche all'Università di Siena. Tra le sue pubblicazioni più recenti, Un'etica senza Dio (Roma-Bari 2006) e Prima lezione di filosofia morale (Roma-Bari 2010). Fa parte del comitato direttivo di Bioetica e Rivista di filosofia.