Questa introduzione fornisce gli elementi-chiave per comprendere l'estetica e i compiti che essa si propone. Pur organizzati intorno a una serie di nozioni centrali per lo studio della disciplina, i diversi capitoli non trascurano di affrontare tutte le maggiori correnti dell'estetica - estetica filosofica classica, estetica come storia dell'arte, estetica analitica contemporanea né di evocare l'apporto degli autori classici, da Platone a Goodman, passando per Kant e Hegel. In modo innovativo l'autore sceglie inoltre di riferirsi, nella misura del possibile, a tutte le arti e non solo a quelle tradizionalmente privilegiate come poesia e pittura.
Il testo presenta gli scritti filosofici di Ernest Renan, a partire dallo studio giovanile fino a quelli della maturita'. Con testo francese a fronte.
Xavier Zubiri (1889-1983), uno dei più importanti filosofi e teologi spagnoli, ha creato un sistema metafisico e antropologico incentrato sull'uomo inteso come "intelligenza senziente" situata nella realtà e in un contesto storico preciso. L'uomo è definito quindi "l'animale della realtà", ove la realtà è intesa in senso classico aristotelico, con alcune avvertenze: Zubiri contesta sia la "logicizzazione dell'intelletto", sia l'"entificazione della realtà" (l'identificazione immediata della realtà con l'essere). Dio viene inteso neoplatonicamente come al di là dell'essere e di ogni ente. Il suo pensiero ha avuto grandi influenze in America Latina (soprattutto nella teologia della liberazione), ma anche nei teologi cristiani ecumenici che puntano alla riunificazione dell'Oriente con l'Occidente.
Il capolavoro dell'Imperatore Filosofo, ultimo epigono del neostoicismo romano (di cui in parallelo vengono pubblicati gli scritti minori), in una nuova traduzione con testo greco a fronte; i Pensieri di Marco Aurelio sono riflessioni morali, rivolte a sé medesimo, miranti a rendere l'animo imperturbabile e tranquillo, rinchiuso in una sorta di cittadella interiore, al riparo dagli agenti esterni (gli eventi del fato) e interni (le passioni), che sono sempre causa di sofferenza e turbamento se non vengono disciplinati dalla ragione egemonica, che deve ridurli al rango di indifferenti. Solo così è possibile raggiungere la tranquillità interiore nell'accettazione del destino, unica salvezza a portata di mano con le sole forze della ragione.
Se tutta la vita di Nietzsche ha un aspetto voraginoso, questo vale in misura suprema per l'ultimo periodo della sua attività di scrittore. In una effervescenza creativa senza precedenti, ogni testo annuncia un passaggio irreversibile, come se ciò che egli è stato fino a quel momento si preparasse a manifestarsi in una forma nuova. E parte essenziale di questi testi, che devono essere considerati come un corpo unico, sono le ultime lettere, scritte a Torino in un crescendo di euforia prima di perdersi per sempre nel silenzio. Ogni pagina è retta dallo stesso gesto: l'irrompere di una selvaggia teatralità, il presentarsi sulla scena raccogliendo nella forma più intensa tutto il proprio essere. Fino al culmine dei numinosi "biglietti della follia", inviati ad amici e potenti della terra e firmati "Dioniso" o "il Crocifisso", dove sembra riecheggiare l'intera opera di Nietzsche - e palesarsi una pratica a cui tutto il suo precedente pensiero doveva fatalmente condurre.
Il volume traccia un bilancio delle ricerche platoniche della Scuola di Tubinga-Milano, incentrate da oltre cinquant'anni sul problema ermeneutico delle dottrine non scritte di Platone. Con due interviste dell'autore a Hans-Georg Gadamer e testo greco a fronte.
Raccolta delle testimonianze antiche con analisi e interpretazione. Con testo greco a fronte.
Quest'opera è considerata da molti il capolavoro di Michel de Certeau. Essa racconta l'irruzione nella storia della parola mistica come esperienza di marginalità, esclusione e rinuncia. Un'esperienza che si svolge in luoghi in cui perdersi, attraverso parole o scene di enunciazione che sperimentano nuovi linguaggi: da Eckhart a Silesius, da Teresa d'Avila a Giovanni della Croce o Surin, tutto un corteo luminoso di donne, folli, illetterati, eremiti oscilla fatalmente tra obbedienza e rivolta, ortodossia ed eresia, sapere istituito e nuovi ordini del conoscere. Critica letteraria e psicoanalisi, semiotica e filologia, analisi sociale e indagine politica, contribuiscono a disegnare un percorso che abbandona (ma non trascura) i confini della teologia e si lascia contaminare da strumenti critici apparentemente estranei o inadeguati. Ed è proprio la sorvegliata e rigorosa contaminazione tra discipline a costituire il tratto caratteristico dell'opera dello storico, come pure il suo lascito fecondo: assumere l'"altrove" come griglia ermeneutica o il "desiderio" come impossibile che muove la storia, significa mettere in discussione ogni teoria o pragmatica della comunicazione e lasciare che a parlare sia un linguaggio perforato, interdetto, opaco, sempre bisognoso di traduzione ma anche sempre più ricco di qualunque sistema.
Con questo volume s’intende mettere a disposizione del lettore italiano una parte poco conosciuta dell’opera di Michel Foucault, quella scritta per giornali e riviste e che Foucault stesso ha definito il suo “giornalismo filosofico”.
I testi qui presentati spaziano dal problema della vita e del vivente, a quello della nascita del biopotere e degli effetti della medicalizzazione della società; dalla questione del crimine e della punizione a quella della società disciplinare e dei dispositivi di controllo e sicurezza; dai temi filosofici della verità e dell’identità al problema della sessualità e della soggettività che si forma o si sfalda nel punto d’intersezione e di conflitto tra desiderio e piacere.
A questi interrogativi si intreccia sempre la domanda che sin dall’inizio ha accompagnato il lavoro di Foucault, a volte esplicitamente, altre volte in segreto: quella sul ruolo e sulla funzione dell’intellettuale.
A cura di Mauro Bertani e Valeria Zini
GLI AUTORI
MICHEL FOUCAULT (Poitiers, 1926 – Parigi, 1984) è stato uno dei grandi pensatori del XX secolo. Tra i suoi testi più importanti ricordiamo: Storia della follia nell'età classica (Milano, 1963); Le parole e le cose (Milano, 1967); L'ordine del discorso (Torino, 1972); e i tre volumi sulla Storia della sessualità: La volontà di sapere (Milano 1978), L'uso dei piaceri (Milano 1984), La cura di sé (Milano 1985).
La traduzione e i poblemi che essa pone, tanto sul piano linguistico quanto su quello più ampio e specifico della filosofia del pensiero parlante, sono al centro della riflessione ermeneutica degli ultimi scritti di Paul Ricoeur.
Il volume contiene la traduzione di tre brevi e suggestivi saggi: Sfida e fortuna della traduzione, del 1997; Il paradigma della traduzione, del 1998; e Un ‘passaggio’: tradurre l’intraducibile, del 2004. Un insieme coerente, coinvolgente, efficace attraverso il quale il Filosofo tenta di risolvere il perenne dilemma etico e teoretico posto da qualsiasi esercizio di inter-comunicazione culturale tra diverse lingue parlate e scritte. Fedeltà e tradimento, il problema etico; costruzione della comparabilità in assenza di una lingua comune e originaria, il problema teoretico.
A corredo il volume contiene due saggi di Mirela Oliva; uno d’introduzione al tema e l’altro di inquadramento di esso nel contesto degli sviluppi eremenutici contemporanei.
Pochi testi come questa discussione del filosofo francofortese con gli studenti della Libera Università di Berlino Ovest restituiscono le atmosfere, la vivacità intellettuale, il desiderio di cambiamento che trovò espressione nei movimenti giovanili del '68. Marcuse discute con gli esponenti del movimento studentesco le forme e le strategie di una opposizione radicale nelle società sviluppate dell'Occidente e come questa possa ricollegarsi alle lotte di liberazione nel terzo mondo, in primo luogo quella vietnamita. Secondo Marcuse la fine dell'utopia non vuol dire che ad essa dobbiamo rinunciare, ma che la trasformazione profonda dei rapporti sociali è divenuta una possibilità resa concreta dal poderoso sviluppo delle forze produttive e intellettuali, che la soggettività dei movimenti è chiamata a liberare dalla gabbia dello sfruttamento e dell'ordine costituito.
Hegel arriva a Jena nel 1801. Non è che un giovanotto di belle speranze, un trentunenne con qualche inedito nel cassetto e nessuna pubblicazione alle spalle. Quando ripartirà da quella città, nel 1807, sarà invece il celebrato autore della "Fenomenologia dello spirito". È in questa manciata di anni, dunque, che Hegel diventa Hegel; non serve altro per comprendere l'importanza nevralgica che gli scritti del periodo di Jena hanno nello sviluppo del suo pensiero. La "Filosofia dello spirito jenese" raggruppa frammenti di testo venuti alla luce in epoca relativamente recente, tra il 1931 e il 1932. Si tratta di manoscritti redatti da Hegel per uso personale e che, proprio in virtù di questa natura diaristica e autoreferenziale, riescono a introdurre il lettore dentro il "laboratorio" del filosofo, in quel luogo dove sembra che egli riesca a "guardarsi pensare".