La religiosità della terra non è una devozione neopagana e nemmeno un culto. È un modo di sentire umano tra i più immediati e istintivi. È meraviglia, commozione, sgomento dinanzi al manifestarsi della natura in forme molteplici e discordanti: bellezza sublime, supremazia, indifferenza. Sia il credente sia il non credente, dinanzi alla natura, non possono che provare identiche emozioni. Per questo oggi è necessaria una comune fede civile, un'alleanza feconda nella custodia del mondo, tra tutti coloro che intendono opporsi alle aggressioni, alle negligenze, ai saccheggi indiscriminati contro la nostra terra che, da madre si rivela sempre più figlia.
"Nel mangiare da soli si nasce, nel mangiare insieme si conversa e il cibo materiale diventa l'occasione per nutrirsi delle parole degli altri". (Salvatore Natoli)
DESCRIZIONE: Divenuto centrale nella riflessione etico-politica contemporanea, il termine “responsabilità” è usato con una varietà di accezioni non riconducibili a un’unità di significato. Di qui prendono le mosse gli interrogativi di questo volume. Che cosa significa responsabilità? A quali condizioni consideriamo responsabile un’azione? Non si tratta di una ricostruzione storica o di una ricerca empirica, ma trascendentale: avente per oggetto ciò senza di cui non ha senso parlare di azione responsabile. In questa prospettiva, fenomenologica, si delineano concetti quali legge, colpa, coscienza morale, responsabilità, libertà, giustizia, esplorati lungo il pensiero moderno e contemporaneo, da Kant a Lévinas e Derrida.
COMMENTO: Un percorso nella filosofia moderna e contemporanea attraverso i testi di Derrida, Levinas, Kant, Cohen, Heidegger e Bergson per comprendere il concetto di giustizia, coscienza morale, responsabilità.
VINCENZO COSTA insegna filosofia teoretica presso l’Università del Molise. Studioso del pensiero contemporaneo, si è occupato della tradizione fenomenologica, in particolare di Husserl, di cui ha tradotto alcune delle opere più importanti, di Heidegger e di Derrida. Tra i suoi lavori: La fenomenologia (con P. Spinicci e E. Franzini, Torino 2002), La verità del mondo. Giudizio e teoria del significato in Heidegger (Milano 2003), Esperire e parlare. Interpretazione di Heidegger (Milano 2006), Il cerchio e l’ellisse. Husserl e il darsi delle cose (Cosenza 2007), Husserl (Roma 2009), I modi del sentire. Un percorso nella tradizione fenomenologica (Macerata 2009), Fenomenologia dell’intersoggettività. Empatia, socialità e cultura (Roma 2010), Distanti da sé. Verso una fenomenologia della volontà (Milano 2011), Alterità (Bologna 2011), Heidegger (Brescia 2013).
COLLANA: Filosofia - Testi e Studi n. 46
DESCRIZIONE: La prospettiva della fede è il primo dei Due discorsi edificanti dell’anno 1843, qui tradotto dalla nuova edizione critica danese degli scritti di Kierkegaard. La “prospettiva” è appunto quella di un credente che vuole aiutare un altro uomo ad avere fede anzitutto liberandolo dai dubbi di origine razionale. Non è direttamente Cristo l’oggetto di queste pagine, né il cristianesimo, ma anzitutto un contenuto teoretico: l’uguaglianza, evangelica, di tutti gli uomini di fronte al Padre – un’assoluta trascendenza irriducibile all’immanenza del soggetto. Questo significa che se la fede non può essere chiusa dentro il cerchio dell’umano dubitare, viceversa non può dirsi un fatto separato da quel dubitare, ma piuttosto un cammino, che si svolge attraverso il mondo e con Dio.
COMMENTO: La prospettiva della fede è il primo dei Due discorsi edificanti di S. Kierkegaard, datati 1843. Questa è la prima edizione italiana, condotta sull'edizione critica danese. Un testo che merita attenzione per il ricorrere dell'Anno della Fede, voluto da Joseph Ratzinger.
Di SOREN KIERKEGAARD (1813-1855) è in corso di stampa presso Morcelliana la quarta edizione riveduta e ampliata dei Diari.
UMBERTO REGINA, già ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Verona, per Morcelliana ha pubblicato: La vita di Gesù e la filosofia moderna (1979); L’uomo complementare (1988); Servire l’essere con Heidegger (1995); Kierkegaard (2005); e curato: con E. Rocca, Kierkegaard contemporaneo (2007); di S. Kierkegaard, Gli atti dell’amore (2009) e Briciole filosofiche (2012).
DESCRIZIONE: Se dovessimo indicare alcuni punti forti di questo libro che presentiamo al lettore italiano, potremmo innanzitutto affermare che esso ha il merito di mettere a tacere coloro che hanno pensato che, su Pascal, tutto sia stato detto. Senza alcun dubbio, Pascal è un classico con cui per secoli si sono misurate legioni di lettori, di studiosi e di pensatori. Ma, appunto perché classico, continua a dialogare con chi lo studia, ora ponendo nuovi problemi, ora fornendo nuove soluzioni, ora sollecitando nuove ipotesi di lavoro. In questa prospettiva, Philippe Sellier – uno dei più grandi maestri di studi pascaliani – da decenni ci va ricordando che nel pianeta Pascal esiste una zona d’ombra non esplorata a sufficienza: la letteratura critica pascaliana, fortemente attirata dalle Lettere Provinciali o dai Pensieri, ha sostanzialmente sottovalutato il Pascal degli scritti spirituali. È questo sentiero a essere battuto e approfondito nel volume raccogliendo il frutto di una ricerca decennale che qui appare come una ricca composizione orchestrale capace di fondere in armonia le molteplici parti musicali. A emergere è un Pascal modernissimo pensatore che agita in modo stupefacente problemi e concetti non lontani dalla sensibilità culturale che prenderà forma nel Novecento con la crisi della Modernità: esalta i motivi dell’umanesimo, della razionalità, dell’immanenza, e, al contempo, cade nella prostrazione di chi non ha più una stella polare e va alla deriva in un mare infinito. Solo così si perviene alla morale cristiana, dove i contrari coincidono, la grandezza e la miseria dell’uomo si spiegano e si conciliano.
COMMENTO: Uno studio sul pensiero di Blaise Pascal (1623-1662) e dei laici di Port-Royal, giansenisti dediti alla cultura e alla meditazione, da parte di uno dei maggiori esperti del filosofo francese.
PHILIPPE SELLIER è professore emerito all’Université de Paris-Sorbonne. Direttore di quattro collane presso l’editore Honoré Champion, Sellier è uno dei più autorevoli protagonisti del dibattito internazionale sugli aspetti letterari, teologici e filosofici del XVII secolo in Francia. Autore di volumi su Agostino, Pascal e Port-Royal, ha curato l’edizione di B. Pascal, Pensées, opuscules et lettres (Paris 2011).
MARIA VITA ROMEO insegna Filosofia morale ed Etica della comunicazione all’Università di Catania e dirige la rivista di etica «Quaderni leif». Tra le sue recenti pubblicazioni: Il re di concupiscenza. Saggio su Pascal etico-politico (Milano 2009); Coscienza e responsabilità: Hegel e Croce lettori di Pascal (Catania 2011); Note etico-politiche nel “Gesuita Moderno” di Gioberti (Catania 2011); Il soggetto all’alba della modernità (Catania 2012); Descartes: la “générosité” come simulacro della carità (Catania 2012); I dubbi sul cogito di Descartes (Catania 2013). Per Morcelliana ha tradotto e curato: J. Mesnard, Sui “Pensieri” di Pascal (2011).
Nel panorama della filosofia contemporanea, contrassegnata dalla crisi della razionalità e dei grandi sistemi metafisici, il pensiero di Jacques Maritain rappresenta un'innegabile quanto encomiabile "eccezione": in lui vi è ancora la fiducia nella ragione e nelle sue possibilità cognitive. Il pensiero di Maritain, anche se costituisce un sistema in cui "tout se tient", può essere affrontato da varie angolature. Il volume ricostruisce una sorta di unità del sapere intorno al tema di un'estetica della bellezza, vista come plesso teorico-pratico di molteplici intersezioni, che vanno dal rapporto tra individualità personale e comunità politica alle dimensioni etiche e pedagogiche dell'esperienza umana. Tale prospettiva si articola su quattro tematiche principali: la dimensione etica della responsabilità, iscritta in un quadro ontologico di riferimento; la responsabilità nella sua dimensione educativa; la bellezza declinata nelle sue valenze etiche e pedagogiche; il superamento dell'individualismo attraverso la ricomprensione della sfera sociale e politica. Il volume fornisce un contributo allo studio di Maritain, riproponendone il pensiero come un invito a superare gli steccati eccessivamente specialistici che caratterizzano vasti settori del pensiero filosofico e della cultura del Novecento.
Fra i molti effetti che ha prodotto, la globalizzazione ha anche moltiplicato e intensificato le domande sociali di identità rivolte al sistema politico democratico. Da più parti all'autorità politica si chiedono oggi comunità morali omogenee, immuni dalla diversità e dal pluralismo degli stili di vita. Questo ha finito con il mettere sotto pressione il carattere laico o neutrale delle istituzioni e delle norme pubbliche. Contro questo stato di cose prende adesso posizione Salvatore Veca, che pronuncia una difesa lucida e appassionata della laicità come virtù assoluta delle istituzioni e delle scelte pubbliche.
In questo quarto (e penultimo) volume della serie della ristampa anastatica di tutte le opere di Bernardino Telesio (Cosenza, 1509-1588) - promossa dal Comitato nazionale per le celebrazioni del V centenario della nascita pubblichiamo l'edizione definitiva del capolavoro di Telesio: "il De rerum natura iuxta propria principia" (1586), infatti, amplia notevolmente le due edizioni precedenti (1565 e 1570), approfondendo temi già trattati e aggiungendone di nuovi (tra cui l'etica). Nella sua ampia introduzione, Guido Giglioni affronta alcuni dei nuclei fondamentali del De rerum natura, soffermandosi particolarmente sul rapporto tra spiritus e anima. Giglioni ha anche curato un indice analitico in cui figurano le parole chiave del lessico telesiano. Premessa di Nuccio Ordine
Nel 2013 ricorre il bicentenario della nascita di Søren Kierkegaard, uno dei più grandi pensatori dell’età moderna, e, secondo alcuni, il più grande testimone della modernità. Kafka ha affermato che dai suoi scritti “emana tanta luce della quale ne arriva un po’ in tutti gli abissi”. Fra le due guerre mondiali, mediante la Kierkegaard-Renaissance, egli è diventato il padre dell’esistenzialismo, in quanto ha espresso la centralità del soggetto umano, ossia del “singolo”, contro l’idealismo. Le sue opere più diffuse sono quelle che egli ha pubblicato con pseudonimi, che hanno valore estetico e grande portata filosofica. Tuttavia le sue opere più profonde sono le ultime di carattere religioso, in cui sale a livelli come quelli raggiunti da Agostino, da Pascal e da Dostoevskij. Quelli che presentiamo in quest’opera sono i più grandi scritti filosofici e religiosi, nella classica traduzione di Cornelio Fabro, con la sua magistrale monografia introduttiva, con una prefazione di Giovanni Reale e la bibliografia aggiornata a cura di Vincenzo Cicero. Questa raccolta in un solo volume dei capolavori di Kierkegaard costituisce un unicum a livello nazionale e internazionale, che onora nel modo migliore il bicentenario della nascita del grande filosofo. Nato da un ricco commerciante, Søren Kierkegaard (1813-1855) visse la quasi totalità della sua esistenza a Copenaghen, dove nacque e morì. La sua filosofia prese corpo da un doppio rifiuto, ossia il rifiuto della filosofia hegeliana e l’allontanamento dal vuoto formalismo della Chiesa danese. Secondo Kierkegaard la dimensione esistenziale dell’uomo è segnata dall’angoscia, dalla disperazione e dal fallimento o scacco esistenziale. La disperazione nasce da un rapporto serio dell’uomo con se stesso, mentre l’angoscia nasce dal confronto dell’uomo con il mondo, e consiste nel senso di inadeguatezza legato all’impossibilità dell’uomo di essere autosufficiente senza Dio. La filosofia di Kierkegaard è caratterizzata da due elementi: l’individualità, che caratterizza tutte le forme di esistenzialismo, e il rapporto con Dio, che è tipico di tutte le forme religiose di esistenzialismo.
Søren Kierkegaard
Giovanni Reale è uno dei massimi studiosi del pensiero antico, autore di fondamentali contributi sui Presocratici, Aristotele, Seneca, Pirrone, Plotino, Proclo e Agostino. La sua opera che si è imposta come punto di riferimento è la Storia della filosofia greca e romana, in dieci volumi, Bompiani 2004, che sarà publicata in volume unico anche in questa collana. Grande eco ha avuto anche l’opera Per una nuova interpretazione di Platone (Bompiani, 2010), come dimostrano lo straordinario numero di edizioni (22 in italiano), le traduzioni in varie lingue e i giudizi dati dagli studiosi a livello internazionale. Con Dario Antiseri ha pubblicato Il pensiero occidentale dalle origini a oggi, di notevole diffusione e successo. Ha pubblicato varie opere su pittori e scultori interpretati dal punto di vista dell’ermeneutica, in collaborazione con i film artistici di Elisabetta Sgarbi sugli stessi temi. Suoi scritti sono tradotti o in corso di traduzione in ventidue lingue. Per i suoi contributi alla cultura è stato nominato “Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” dal Presidente Giorgio Napolitano.
Ermeneutica e psicologia del linguaggio restituisce, attraverso una scelta degli scritti più importanti di Heymann Steinthal, i risvolti fondamentali del suo pensiero. La prima sezione mette a fuoco i gangli costitutivi della sua filosofia del linguaggio (1855). L’autore vi argomenta, sulla scia dell’opera di W. von Humboldt, l’autonomia della lingua dalla logica nel processo di costituzione dell’esperienza. «Logica e grammatica» - scrive - «sono grandezze assolutamente incommensurabili e ogni lingua è una creazione puramente soggettiva di forme e categorie, scaturita da ragioni soggettive che si trovano al di là di ogni possibilità di previsione». La tesi di Steinthal scompagina il dibattito ottocentesco sulla conoscenza e la rappresentazione ed esercita una sotterranea influenza su filosofi della statura di Croce, Benjamin e Cassirer. Nella seconda sezione è presentato il programma di ricerca della psicologia dei popoli, steso assieme a Lazarus nel 1859. La Völkerpsychologie si configura come un’alternativa alle filosofie della storia ottocentesca, volta a individuare un punto d’equilibrio tra sguardo sintetico e analitico sullo sviluppo spirituale dei popoli. «Lo spirito» - si legge - «costituisce la vetta più alta della natura e parimenti l’innalzamento al di sopra di essa. Il suo operare è posto nel mezzo e determina il passaggio da una realtà ancorata unicamente alla legge universale a un’idealità liberamente creatrice». La terza sezione riscopre una pagina singolare e poco conosciuta dell’ermeneutica del XIX secolo, già segnalata da Gadamer. Il processo dell’interpretazione è indagato da Steinthal in chiave psicologica e in rapporto alle principali proposte coeve della filologia e della filosofia del linguaggio (Schleiermacher, Ast, Dilthey, Böckh). «Dove il filologo ha compiuto pienamente il suo compito, la sua comprensione non è soltanto un semplice evento, non solo un atto, bensì una creazione».
Heymann Steinthal
Heymann Steinthal nacque nel 1823 a Gröbzig (Anhalt) da famiglia di religione ebraica. Linguista, filologo e filosofo, insegnò nell’Università di Berlino (1862-1899). Autore di opere fondamentali di filosofia e storia del linguaggio, tra cui Grammatica, logica e psicologia (1855) e Storia della scienza della lingua presso i greci e i latini (1863), ideò e animò, insieme a Moritz Lazarus, la «Zeitschrift für Völkerpsychologie und Sprachwissenschaft» (1860-1890). Membro di importanti accademie europee, fu tra i fondatori e i docenti della Hochschule für die Wissenschaft des Judentums. Morì a Berlino nel 1899.
Più di duecento anni fa, Goethe presentò le sue ricerche sulla forma delle piante e degli animali, che volle ricondurre sotto il titolo di "morfologia": un metodo e un modo particolari di guardare ai fenomeni della natura che il poeta sentiva intimamente connessi al fare dell'arte e della letteratura. Questa antologia offre un'esauriente mappatura degli sviluppi di tale tradizione. Nella prima parte presenta gli autori ormai classici della morfologia novecentesca (J. von Uexküll, V. von Weizsäcker, F.J.J. Buytendijk, E. Straus,A. Portmann), che hanno posto le basi per una biologia teoretica aperta alla riflessione filosofica e alle intersezioni con l'estetica. Nella seconda parte il volume indaga la nostra contemporaneità (con nomi quali S.A. Newman, G.B. Müller, M. Mandrioli e M. Portera, A.C. Love, D. Rasskin-Gutman), per mostrare come gli orizzonti di ricerca intorno al plesso forma/formazione inaugurati dall'approccio morfologico costituiscano a tutt'oggi, per il dibattito evoluzionistico, un momento di confronto inevitabile e altamente produttivo. La riflessione sulle qualità irriducibili alla misurazione quantitativa, l'affascinante questione della genesi delle forme e dei loro vincoli, l'azione reciproca di organismo e ambiente sono solo alcuni dei temi qui trattati, che costituiscono un terreno condiviso tanto dall'indagine estetica quanto dagli studi biologici, al di là di ogni contrapposizione fra scienze umane e scienze naturali.
«Mostrare la verità della fede cristiana attraverso gli argomenti dei filosofi». Questa affermazione, finora completamente trascurata dagli studiosi, sebbene esplicita e quasi solenne, riassume l'intenzione unitaria del pensiero di Meister Eckhart, probabilmente il più discusso tra gli autori del Medioevo latino e tedesco. Predicatore spesso eccessivo e audace, al quale ancora oggi si attribuisce una prevalente inclinazione mistica e irrazionalista confermata dal duraturo successo dei suoi scritti più spirituali, il domenicano rischiò il rogo e venne comunque condannato per eresia, a morte avvenuta, da Papa Giovanni XXII nel 1329.
Il pensiero di Eckhart, sostiene nel suo saggio il filosofo Kurt Flasch, si presenta come una «filosofia dei misteri cristiani» orientata a dimostrare con la ragione non solo la creazione del mondo, ma anche l'incarnazione di Dio e la redenzione dell'uomo.
Sommario
Introduzione (C. Altini). 1. L'intenzione di Meister Eckhart. 2. Conciliare teologia e filosofia. 3. L'uomo giusto e la giustizia. Bibliografia. Vita e opere di Meister Eckhart (G. Cerro).
Note sull'autore
Kurt Flasch, professore emerito di Filosofia medievale alla Ruhr-Universität di Bochum, è socio straniero dell'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma e Visiting professor in numerose istituzioni universitarie, tra cui la Sorbona di Parigi e la Scuola Normale Superiore di Pisa. In Italia sono stati tradotti: Agostino d'Ippona (Il Mulino, 1983, 22002); Poesia dopo la peste. Saggio su Boccaccio (Laterza, 1995); Introduzione alla filosofia medievale (Einaudi, 2002); Niccolò Cusano nel suo tempo (ETS, 2005); Eva e Adamo. Metamorfosi di un mito (Il Mulino, 2007); Niccolò Cusano. Lezioni introduttive a un'analisi genetica del suo pensiero (Aragno, 2011).