Ogni volume di questa collana costituisce un ampio capitolo di storia della filosofia, dedicato a un autore o a una corrente di pensiero. Le singole Introduzioni offrono gli strumenti critici essenziali per intendere l'opera dei filosofi alla luce delle più recenti prospettive storiografiche.
Viviamo nell'epoca della fretta, un "tempo senza tempo" in cui tutto corre scompostamente, impedendoci non soltanto di vivere pienamente gli istanti presenti, ma anche di riflettere serenamente su quanto accade intorno a noi. L'endiadi di essere e tempo a cui Martin Heidegger aveva consacrato il suo capolavoro del '27 sembra oggi riconfigurarsi nell'inquietante forma di un perenne essere senza tempo. Figlio legittimo dell'accelerazione della storia inaugurala dalla Rivoluzione industriale e da quella francese, il fenomeno della fretta fu promosso dalla passione illuministica per il futuro come luogo di realizzazione di progetti di emancipazione e di perfezionamento, la nostra epoca "postmoderna", che pure ha smesso di credere nell'avvenire, non ha per questo cessato di affrettarsi, dando vita a una versione del tutto autoreferenziale della fretta: una versione nichilistica, perché svuotata dai progetti di emancipazione universale e dalle promesse di colonizzazione del futuro. Nella cornice dell'eternizzazione dell'oggi resa possibile dalla glaciale desertificazione dell'avvenire determinata dal capitalismo globale, il motto dell'uomo contemporaneo - mi affretto, dunque sono - sembra accompagnarsi a una assoluta mancanza di consapevolezza dei fini e delle destinazioni verso cui accelerare il processo di trascendimento del presente. (Prefazione di Andrea Tagliapietra)
Trent'anni fa, l'estate di Danzica e i successivi avvenimenti misero davanti agli occhi stupiti del mondo un movimento di popolo che trovò nella parola Solidarność la sua origine e il suo compito: ridestare la coscienza della originaria solidarietà tra gli uomini per restituirli alla natura e alla verità della vita e del lavoro.
Oggi queste pagine, tese ad approfondire il senso di quell'esperienza nata dalla «sofferenza del lavoro», restano più che mai attuali. Esse mostrano l'inizio e la strada di ogni autentico cambiamento nel lavoro e nella società: «cominciare dal di dentro di sé».
Józef Tischner, uno dei più illustri filosofi polacchi contemporanei, è stato allievo di Karol Wojtyła ed è considerato il teorico del sindacato di Wałesa.
Prefazione di Roberto Formigoni.
"I Medioplatonici" di John Dillon è considerato un classico negli studi di filosofia antica, pressoché unico nel suo genere. Esso offre infatti un'importante sintesi storico-filosofica sul cosiddetto 'Medioplatonismo', cioè sulla fase della tradizione platonica compresa fra il I secolo a.C. e gli inizi del III secolo d.C., determinandone in modo chiaro e sistematico i confini cronologici e tematici e gli autori più significativi.
In cosa consiste la vita interiore? Ed è davvero destituito di senso il luogo comune secondo cui gli uomini rifuggono ogni confronto con la propria interiorità? Che i maschi, nella grande maggioranza, siano poco disponibili alla riflessività, più protesi verso l’“esterno”, pare incontestabile. Evitano di porsi le domande più ineludibili, di confrontarsi con la sensibilità femminile, che include l’ascolto e la cura, temendo una crisi di immagine o di identità.
L’importanza di riscoprire il valore antico della solitudine degli uomini, condizione senza la quale non si educa la propria interiorità, è il tema di questo libro, che suggerisce come perseguire una forma di virilità più problematica e profonda, e al tempo stesso più generosa ed eroica.
Duccio Demetrio insegna Filosofia dell’educazione all’Università di Milano Bicocca. Nella collana Minima ha pubblicato, tra gli altri, Filosofia del camminare (2005), La vita schiva (2007) e L’educazione non è finita (2009).
Oggetto del volume, che si presenta come un'elegante scorribanda all'interno di qualche millennio della cultura occidentale, è la storia di una famiglia di metafore connesse all'idea del mondo naturale come cosa da leggere, che Blumenberg traccia per episodi salienti a partire dal biblico "libro della natura" scritto da Dio per arrivare all'interpretazione dei sogni freudiana e al DNA come codice da decifrare. Raccontata letteralmente per immagini, per emblemi, quella che si disegna in questo libro è la storia della conoscenza e del rapporto fra l'uomo e il mondo.
La singolare e sfaccettata figura di Edith Stein è fra quelle che meglio incarnano, nel tessuto sociale tedesco fra Otto e Novecento, l’impegno per la rivendicazione della specificità dell’essere femminile e del suo valore peculiare.
Convinta assertrice della necessità di ripensare il significato del femminile in relazione al maschile, e del fatto che nella struttura essenziale dell’essere umano è inscritta una “vocazione” o “chiamata”, affida alla donna l’eccelso compito di portare a pieno sviluppo l’umanità autentica, in sé e negli altri. Madre, sposa, insegnante, educatrice, o qualunque sia la posizione che si trovi ad occupare, la donna è, nel pensiero steiniano, sempre e comunque amore pronto al servizio, nonché riflesso immediato della maternità soprannaturale della Chiesa, e pertanto sua principale collaboratrice nell’opera della Redenzione.
È in questa cornice che si collocano gli scritti del volume: una raccolta di conferenze tenute da Edith Stein tra il 1928 e il 1932, tradotte fedelmente dal tedesco e ritenute tra le più rappresentative del cospicuo bagaglio culturale ed esistenziale dell’autrice.
Le ragioni di un ordine sociale giusto, capace di conciliare una vita degna di essere vissuta con le esigenze della collettività: la grande lezione del filosofo John Rawls.
John Rawls (1921-2002) è stato il più influente filosofo politico del nostro tempo. È stato uno dei pochi intellettuali contemporanei la cui opera, come quella di Freud e Darwin, è stata conosciuta al di là del suo campo scientifico, fino a far parte della cultura generale. Questo è il primo testo introduttivo sistematico all’opera del filosofo statunitense, con particolare attenzione ai suoi tre testi principali: Una teoria della giustizia, Liberalismo politico e Il diritto dei popoli. Sebastiano Maffettone conduce la sua analisi con tre ipotesi esegetiche: interpretativa, metodologica e teoretica. La prima investe il dibattito accademico su continuità-discontinuità riguardo ai due periodi in cui è generalmente divisa l’opera di Rawls (1940-1980 e 1980-2002). L’ipotesi metodologica propone un filo rosso attraverso cui si può leggere in maniera unitaria tutta l’opera dello studioso statunitense: è la celebre teoria della ‘priorità del giusto’ secondo cui il giusto (right) precede il buono (good) nel senso che in tutte le deliberazioni pratiche che riguardano la giustizia, i desideri e le preferenze, che definiscono ciò che è buono per le persone, devono essere subordinati alle richieste del giusto. Infine il livello teoretico affronta le teorie critiche sull’opera del filosofo.
Grazie a un'esposizione chiara e a un linguaggio semplice, ma rigoroso, il volume fornisce una ricca panoramica delle principali questioni discusse all'interno dell' etica filosofica. I riferimenti agli autori classici e alle diverse voci del dibattito contemporaneo vengono riproposti in chiave più teoretica e problematica, che strettamente storica. Ricorrendo ad alcune distinzioni categoriali, oramai affermatesi nel pensiero contemporaneo, il volume prende in esame le seguenti tematiche, e i termini ad esse connesse: l'etica intesa come cura di sé e come riflessione critica sull' ethos vigente; il bene e il giusto; l'identità pratica del soggetto (ragione, valutazione, desiderio, motivazione); il rapporto con il diritto e la religione; la riflessione metaetica; universale e relativo; naturale e antinaturale; libertà e responsabilità; deontologia e teleologia; il conflitto morale; la riflessione normativa attraverso un'esemplificazione (il problema dell'eutanasia); infine, l'etica applicata.
Il tema del nudo artistico costituisce uno dei campi di indagine più interessanti per la riflessione etica; tema delicato e complesso in quanto riguarda il dato più "naturale" della persona umana, la nudità appunto, e insieme il più "culturalizzato", la sua gestione e significazione. I contributi affrontano l'argomento nei suoi vari aspetti in un'ottica etica ed artistica cercando di individuare i punti di convergenza e di divergenza, e gli elementi di tensione: l'elaborazione del senso del pudore; il linguaggio della nudità; il significato dell'abbigliamento; l'influenza della pubblicità, della moda e dei mass media; la rappresentazione della bellezza del corpo nell'arte figurativa e nel cinema.
Il liberalismo è al centro, ormai da un paio di decenni, di un crescente interesse, accentuato dalla crisi per molti versi irreversibile di tutte le culture politiche e ideologie concorrenti. Ma che cosa si deve intendere esattamente con il termine "liberalismo"? Il libro di Manent, brillante filosofo della politica cresciuto alla scuola di Raymond Aron, ha il merito, rispetto ad altre opere dedicate alla storia del pensiero liberale, di richiamare l'attenzione del lettore sui fondamenti storici e filosofici di questa corrente politico-intellettuale. Il liberalismo, a suo giudizio, non è riducibile al libero scambio, dunque ad una teoria economica, o al principio della separazione dei poteri, dunque ad un modello costituzionale. La sua caratteristica principale è di essere una dottrina politica che, sin dalla sua comparsa, si è posta come problema quello di organizzare le libertà individuali all'interno di un sistema di regole vincolante per l'intera comunità. Fondamentale, nella sua genesi, è quello che Manent definisce il problema teologico-politico. Nato in Europa come reazione alle guerre civili di religione, il liberalismo si è dato come obiettivo la costituzione di uno Stato neutrale ed agnostico rispettoso di tutte le opinioni e di tutte le fedi, in grado altresì di salvaguardare, al tempo stesso, il bisogno di autonomia dei cittadini e il bisogno di ordine proprio di ogni forma di regime politico.
Alva Noë affronta il problema della coscienza proponendo una soluzione sorprendente: abbandonare il paradigma che da duecento anni confina la mente all’interno del cervello.
Noë difende l’idea per cui, piuttosto che qualcosa che accade dentro di noi, la coscienza è qualcosa che noi facciamo, è definita dal nostro interagire con il mondo che ci circonda. Un testo provocatorio, che costringerà a riconsiderare la natura della coscienza e, più in generale, la natura della relazione mente-mondo.
L'autore
Alva Noë è professore di Filosofia all’Università della California a Berkeley, dove è anche membro dell’Institute of Cognitive and Brain Science.