Dice Heidegger che ogni vero pensatore pensa un solo pensiero: nel caso di René Girard è quello del «capro espiatorio». In questo saggio egli prende per mano il lettore e, passo per passo, illumina in modo definitivo quel meccanismo della persecuzione e del sacrificio a cui già aveva dedicato La violenza e il sacro. Ed è impossibile sottrarsi alla luce cruda e netta che in queste pagine viene gettata su alcuni temi che per forza ci riguardano tutti. In particolare, colpiranno per la loro radicale novità le interpretazioni di parabole ed episodi dei Vangeli, dove secondo Girard si compie quell'oscillazione decisiva per cui la vittima sacrificale non consente più alla colpa che le viene attribuita, ma diventa l'innocente che come tale si rivendica: così il capro espiatorio si trasforma nell'agnello di Dio.
Una ricostruzione del discorso filosofico dell'epoca contemporanea che ha l'intento di offrire al lettore un quadro interpretativo unitario dello sviluppo della filosofia dalla crisi del sistema hegeliano a Habermas. Delineando un itinerario attraverso una serie di scuole, autori e testi, Lucio Cortella rende evidente il passaggio dal paradigma del soggetto, dominante nella modernità, al paradigma centrato sul linguaggio, che ha caratterizzato la riflessione contemporanea.
Nell'epoca di una grandiosa metamorfosi della condizione umana, la persona sembra ridiventata problema a se stessa. Il testo assume questo compito urgente e tenta di porre nuovamente la domanda sul senso dell'essere persona. Un'ontologia fenomenologica che permette di tracciare le linee di una vita interiore per l'educazione e la pedagogia contemporanea e sulla quale s'innesta una lettura ulteriore, più radicale dell'esperienza, il cui principio è espresso dall'affermazione la persona è paradigma dell'essere: la persona è tensione a diventare sestese, ad essere in prima persona o come spirito, consapevole di sé e libero; é la forma più intensa dell'essere, il suo significato primo.
Antonio Rosmini (1797-1855) si profila come una delle vette filosofiche della prima metà dell'Ottocento europeo. La presente edizione di alcuni suoi inediti giovanili del 1813 (Delle laudi dell'amistà e il Dialogo tra Cieco e Lucillo), consente di gettare nuova luce sulla formazione di un intellettuale dell'epoca e sulla sua nascente sensibilità filosofico-letteraria: dalla ricerca dello stile linguistico all'esposizione delle numerose opere consultate, dal desiderio di condividere con gli altri le proprie passioni al conseguente riflettere sul senso dell'amore e dell'amicizia. Come nota Fulvio De Giorgi nella Prefazione, «grazie a questa importante e accurata edizione di manoscritti giovanili rosminiani, gli storici del pensiero possono disporre di una nuova e significativa documentazione, che indubbiamente entrerà nella bibliografia essenziale delle fonti primarie per lo studio di quella grande figura della cultura italiana contemporanea che è stata Antonio Rosmini».
Il testo è un saggio filosofico che riflette su un aspetto poco studiato di Martin Heidegger: i rapporti tra esperienza filosofica e fede religiosa. Coniugando sguardo biografico e punto di vista teologico, questo lavoro interpreta la possibilità di una filosofia cristiana e di una teologia che, dopo Heidegger, sia capace di andare oltre la crisi della postmodernità.
La filosofia del '900 non presenta grandi scuole di pensiero che ci offrano sistemi filosofici organici, tali da darci una visione e una interpretazione complessiva della realtà in tutti i suoi aspetti. Ciò è dovuto generalmente all'eclissi di una filosofia dell'essere, nella quale, dopo i monismi dell'Idealismo e della sinistra hegeliana e la reazione dell'irrazionalismo e dello scientismo positivistico, è venuto meno lo studio dell'identità metafisica degli enti e delle caratteristiche del Fondamento unitario che permetteva di illuminare e interpretare tutti gli aspetti del reale.
II libro offre, pertanto, una carrellata di "voci", molte delle quali esprimono una ricerca intensa e spesso disperata del senso dell'essere e della vita, ricerca spesso destinata a concludersi in un pessimismo nichilistico.
Non mancano, tuttavia, alcuni filosofi, come Maritain e Gilson, che, riagganciandosi alla tradizione della metafisica del pensiero antico e medioevale, tracciano linee guida e aprono orizzonti per la ripresa di una ricerca che ci permetta di riscoprire la bellezza e la positività del nostro essere nel mondo
Sergio d'Ippolito è stato docente di Filosofia e Storia nel Liceo Classico, ha collaborato con il Ministero della Pubblica Istruzione e con l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Dal 2009 insegna presso ['Istituto Superiore di Scienze Religiose all'Apollinare della Pontificia Università della Santa Croce. Ha pubblicato Fondamenti metafisici dell'etica (Napoli 2006), Introduzione alla filosofia della realtà (Roma 2017), Elementi di filosofia moderna. Alle radici della cultura contemporanea (II ed. Roma 2019).
Questo testo misura, nella maturità della riflessione teorica di Bachelard, il complicarsi e ristrutturarsi incessante del pensiero scientifico fin dall'inizio del secolo e il progressivo arricchirsi del sapere fisico, in quanto «attività razionalista». Che senso ha oggi riproporre un razionalismo epistemologico? Per Bachelard il razionalismo non è una pretesa della ragione di avere già da sempre la chiave di lettura della realtà, foss'anche nei termini di un metodo; il razionalismo è un movimento della ragione che non si pone prima o al di là dell'esperienza, ma che l'approfondisce smascherandola nel suo presentarsi chiara, immediata e definitiva. Il pensare bachelardiano permette di riattraversare il dibattito sulla formazione della teoria e sulle sue possibilità conoscitive oggi, perché spezza il parlare della filosofia sulla scienza e inaugura un lavoro di produzione del fisico in laboratorio. Questa la risorsa del testo: indicare una strada di militanza per la ragione in quanto difende non i risultati della scienza, ma la dignità dello scienziato nella sua pratica teorica di laboratorio.
«Proprio perché le grandi risposte non sono alla portata della nostra mente, l’uomo rimane un essere religioso, nonostante tutti i processi di demitizzazione, di secolarizzazione, tutte le affermazioni della morte di Dio che caratterizzano l’età moderna e ancor più quella contemporanea».
Norberto Bobbio
Intrecciando il pensiero di filosofi moderni e contemporanei – oltre a Bobbio, Pascal, Kierkegaard, Weber, Scheler, Florenskij, Wittgenstein, Pareyson… –, il testo si struttura attorno alla “grande domanda”, sul senso ultimo della vita di ogni essere umano
e dell’intero universo, che la filosofia pone senza essere in grado di dare risposte. È lo spazio del credere.
DARIO ANTISERI, già docente all’Università di Padova e alla LUISS di Roma, è tra i filosofi italiani più conosciuti e più tradotti all’estero. Nel catalogo Scholé ricordiamo: Come si ragiona in filosofia (2011); Dalla parte degli insegnanti (2013); Epistemologia ed ermeneutica. Il metodo della scienza dopo Popper e Gadamer (2017); L’anima greca e cristiana dell’Europa (2018). Con G. Reale: Il pensiero occidentale, in tre volumi (2013, tradotto in più lingue), e Cento anni di filosofia, in due tomi (2015).
Guardando ai primi due decenni del XXI secolo, inaugurati dalla tragedia dell'11 settembre, insanguinati dal terrorismo islamista, piagati da una gravissima crisi finanziaria globale e divenuti teatro negli ultimi anni di inquietanti riedizioni del nazionalpopulismo a sfondo xenofobo e neo-oscurantista, è quasi inevitabile nutrire qualche dubbio sulle «magnifiche sorti e progressive» promesse da quell'Età dei lumi e della ragione che è stata il luogo d'origine della modernità. Proprio per questo è ancor più apprezzabile lo sforzo di chi, viceversa, vuole dimostrarci che non c'è nulla di più sbagliato dell'imboccare la strada del pessimismo o della resa a ideologie regressive. Con "Illuminismo adesso", Steven Pinker ci aiuta a leggere la realtà contemporanea alla luce degli ideali di ragione, scienza, umanesimo e progresso che quel movimento filosofico ha elevato tre secoli fa a valori universali e che oggi sono minacciati da altre componenti della natura umana, come la fedeltà alla tribù, la cieca sottomissione all'autorità, il pensiero magico, la tendenza a imputare i propri insuccessi a complotti orditi da nemici malvagi. Nella sua appassionata difesa dei princìpi dell'Illuminismo e dei loro benefici effetti sul miglioramento della condizione umana, Pinker mostra - dati e numeri alla mano - i giganteschi passi avanti compiuti in ogni campo: nell'aspettativa di vita, nella tutela della salute, nella riduzione della fame e nella moltiplicazione delle fonti di sostentamento, nella crescita e nella distribuzione della ricchezza, nella riduzione delle disuguaglianze, nell'affermazione della pace e nella difesa della sicurezza, nella diffusione della democrazia, nel rispetto e nella parità dei diritti, nell'accesso alla conoscenza e nelle chance di felicità. Questo indiscutibile progresso materiale, intellettuale e morale non è il frutto del caso, ma della potenza della filosofia illuminista. Un trionfo così poco celebrato che le sue idee guida di ragione, scienza e umanesimo sono spesso trattate dagli intellettuali con indifferenza, scetticismo, talvolta con disprezzo e apertamente osteggiate. Eppure, per affrontare le formidabili sfide del nostro tempo, come il cambiamento climatico, le impetuose ondate migratorie e il terrorismo globale, non servono le geremiadi dei profeti di sventura né i cinici proclami di leader sbruffoni e ignoranti, ma la lucida razionalità di chi pensa che siano problemi che l'uomo è in grado risolvere. «Forse» conclude Pinker «non avremo mai un mondo perfetto, e sarebbe pericoloso cercarne uno. Ma non c'è limite ai miglioramenti che possiamo conseguire se continuiamo ad applicare la conoscenza all'incremento della prosperità umana.»
L'uomo deve essere libero di esprimersi, anche nell'opinione più minoritaria e deve essere in grado di ascoltare e tollerare anche l'unica opinione divergente; deve essere libero di scegliere il suo progetto di vita secondo il proprio gusto e le proprie inclinazioni e capacità naturali, anche quando queste dovessero risultare "immorali" per il senso comune; infine deve essere sempre garantita la libera associazione tra persone. La libertà è, quindi, una componente fondamentale del cammino dell'uomo verso la felicità. Qui, però non si parla solo della felicità personale. Anzi, la libertà di ogni individuo funge da contributo alla felicità collettiva. Per questo motivo la Società e lo Stato devono intromettersi il meno possibile sulla libertà dei singoli. Unica eccezione è data dal diritto sociale di proteggersi dal male altrui. L'azione dell'uomo deve essere quindi libera ma non deve fare male agli altri. Il saggio sulla libertà di Mill è un testo che guarda ancora oggi al futuro, segno che la libertà è purtroppo spesso limitata o addirittura negata in modo ingiustificato.
Descrizione
Elaborata lentamente nei lunghi anni dell’esilio dalla dittatura franchista, Dell’Aurora è una straordinaria opera di pensiero che fuoriesce dagli schemi del discorso filosofico: una trama poetica in cui si riannodano, riconoscibili ma trasfigurate, le domande, le riflessioni e le ricerche che occupano la scrittura di tutta una vita. La ricerca di una diversa modalità espressiva della ragione raggiunge in questo testo un’espressione compiuta nella forma di una filosofia poetica.
Sommario
1. Prima parte. I. Prima di cominciare. II. Alcuni impossibili prolegomeni: sospiri. III. Il rumore. IV. L'apparizione del confine. V. Guida Aurora.
2. Seconda parte. I Lo sguardo. II Dell'occaso. III. Della notte. IV. Quando il giorno comincia come una fiamma. V. L'alba coagulata e disseminata. VI. Il celeste. VII. Prima dell'occultamento. VIII. La linea dell'Aurora. IX. Il limite impenetrabile. X. La bilancia dell'Aurora. XI. Il vuoto. Le ombre. XII. Il germinare silenzioso dell'Aurora. XIII. La parola perduta. XIV. La rugiada.
3. Terza parte. I Una progressione: fuoco, parola, fiamma. II. La parola e gli dèi: la germinazione dell'Auroraa. III. La parola indicibile, la parola che si perde. IV. Dei numeri e degli elementi. V. Lo sguardo e il dire. VI. Il balbettio. VII. Il linguaggio e la parola. VIII. La linea della scrittura. IX. Linguaggi non umani.
La Aurora della parola (Tre frammenti). La fiamma.
4. Quarta parte. Finalmente, l'Aurora. I. La geografia dell'Aurora. II Il gallo dell'Aurora. III. Del regno del sole. IV. L'occultamento: il nominare. V. Il regno dell'Aurora. VI. Gli esseri dell'Aurora. VII. La pura Aurora accesa.
María Zambrano, filosofa dell'Aurora di Elena Laurenzi
Notizie biografiche
Note sull'autore
María Zambrano (1904-1991), filosofa e saggista spagnola, allieva di José Ortega y Gasset, all’avvento della dittatura franchista prende la via di un lungo esilio durato 45 anni, di cui dieci trascorsi a Roma. Rientrata in Spagna nel 1984, si impegna nella difesa della giovane democrazia spagnola.