Come testimoniano i due studi qui riuniti, per Gior­gio Colli la ricerca filologica sui testi del pensiero greco è fin dall’inizio – in sintonia con la lezione di Nietzsche – inseparabile dalla riflessione teoreti­ca. E centrale, nel suo percorso speculativo, si rive­la subito Empedocle, sul quale Colli si concentra già nella tesi di laurea, e di frequente negli scritti successivi. All’interno di una cornice costituita dal complesso rapporto fra sostanza e divenire, fra uni­tà e molteplicità – nodo metafisico essenziale per comprendere la grecità e il pensiero stesso –, Colli mostra come per Empedocle non vi siano due real­tà, una trascendente rispetto all’altra, ma noume­no e fenomeno avvinti, e come la radice metafisica, l’interiorità di ogni realtà individuale, sia costituita dal suo impulso vitale a congiungersi con il tutto e a ritrovarsi in esso. Empedocle è dunque un misti­co che vive e considera come inseparabili la dimen­sione mortale e quella immortale, aspetti polari di una medesima natura la cui trascendenza è irridu­cibile a una spiegazione razionale.
" Socrate è una figura misteriosa che costituisce una sorta di enigma, assai difficile da risolvere. Tutto il pensiero socratico ruota intorno a una sola idea centrale, ma si tratta di un'idea che ha cambiato la storia spirituale dell'Occidente."
Giovanni Reale
Socrate non lasciò nessuna testimonianza della sua dottrina in forma scritta: quanto sappiamo su di lui lo dobbiamo ai suoi discepoli, Platone e Senofonte, o ad anonimi commentatori. In questo libro Giovanni Reale - il massimo studioso italiano di filosofia antica -, basandosi rigorosamente sulle fonti, ricostruisce la dirompente e scandalosa novità del pensiero socratico e traccia il ritratto di un pensatore che scelse la morte per non rinnegare le proprie idee.
"L'obiettivo principale di questo mio libro, frutto di più di una quarantina di anni di studi platonici, vuole essere quello di ricostruire i tratti di Platone come "scrittore", come "poeta" e come "mitologo", oltre che come "pensatore". Sono tratti assai pi ricchi e più complessi di quanto molti pensano, che non hanno uguale. Io ho infatti la ferma convinzione che Platone sia il più grande filosofo in assoluto finora comparso sulla Terra, e che il compito di chilo vuole comprendere e fare comprendere agli altri, pur avvicinandosi sempre di più alla Verità, non può mai avere fine."
Giovanni Reale
Platone ha costruito il suo sistema filosofico in un momento storico in cui un'intera civiltà passava dalla comunicazione orale tradizionale a quella scritta, scontrandosi con l'inadeguatezza di entrambe. Scelse comunque di affidare alla scrittura le proprie dottrine, rinviando però discepoli e interlocutori a un nuovo linguaggio, l'oralità dialettica.
Giovanni Reale, uno dei massimi interpreti del pensiero antico, conduce con esemplare chiarezza il lettore attraverso i concetti guida del pensiero platonico mostrandone la straordinaria modernità, in un libro che è diventato punto di riferimento obbligato per gli studi di filosofia classica.
Negli ultimi anni si è affermata l'idea che per i bambini sia importante confrontarsi con il ragionamento filosofico e il pensiero critico. Meno frequente, invece, è la considerazione se e in quale misura questo incontro sia rilevante per la stessa filosofia. Il libro è una riflessione che mostra quanto sia prezioso, per la filosofia, parlare con i bambini. Quando fa il suo ingresso in una classe di scuola elementare, la filosofia si rimette in gioco, spogliandosi dell'apparato terminologico, specialistico e autoreferenziale che spesso la caratterizza tanto nei dibattiti accademici quanto nei manuali scolastici. Raccontandosi ai bambini e ascoltando le loro domande acute e spregiudicate, la filosofia torna a parlare il linguaggio delle idee da cui è nata e a contemplare la realtà con quello sguardo meravigliato che condivide con il mondo dell'infanzia.
È possibile interrogare un pensatore del XII secolo riguardo a istanze contemporanee di libertà di coscienza e pluralismo religioso e ricavarne modelli per comprendere il presente? Dagli anni Sessanta del secolo scorso fino a oggi, molti autori statunitensi di ambiente sia accademico sia rabbinico - quali Joseph Soloveitchik, Marvin Fox, Steven Schwarzschild, David Hartman, Menachem Kellner e Kenneth Seeskin - hanno proposto riletture impegnate, se non "militanti", di Mosè Maimonide (1138-1204). Superando le interpretazioni di Leo Strauss, hanno attualizzato la filosofia di Maimonide per affrontare questioni centrali oggi, come la dialettica tra universalismo etico e particolarismo nazionale o tra umanità, comunità e individuo. Al lettore del filosofo ebreo si propone un percorso ermeneutico di sintesi spirituale, un'integrazione tra ortodossia e laicità, Gerusalemme e Atene, in cui «il perplesso non può che stare nel mezzo».
"Le confessioni della carne" è il quarto e ultimo volume della "Storia della sessualità" ed è l'atto conclusivo, quello che ci permette di seguire la direzione del pensiero di Foucault alla fine della sua vita e chiude una delle più grandi riflessioni dell'Occidente. Nella ricerca sulla costituzione del soggetto nel mondo antico, qui l'attenzione si sposta alle regole e alle dottrine elaborate dai Padri della Chiesa, tra il II e il IV secolo. Attraverso una serie di incursioni nella dottrina cristiana, Foucault fa dunque emergere le progressive discontinuità rispetto alla filosofia stoica ed ellenistica, e la creazione di un rapporto del tutto nuovo tra il soggetto e la verità che prevede sofisticate tecnologie del sé. Le trasformazioni del concetto di peccato e di colpa, inscritti ormai nella struttura umana, faranno nascere così un "soggetto del desiderio" che dominerà la morale cristiana dei secoli successivi e poi tutta la storia occidentale.
Il libro intende analizzare le etiche del care prendendo in considerazione la loro strutturazione in quanto teorie morali e mettendo a fuoco i principali argomenti addotti a loro supporto. Le etiche del care vengono così dibattute dal punto di vista dei fondamentali settori della metaetica (soprattutto la psicologia e l'epistemologia morale), dell'etica normativa e dell'antropologia che è in qualche modo presupposta. Questa analisi propone anche un confronto con i principali avversari teorici delle etiche del care, definibili globalmente come etiche della giustizia, con lo scopo di mostrare pregi e difetti tanto delle prime quanto delle seconde. Infine, largo spazio è lasciato allo studio delle conseguenze pratiche e dei comportamenti che si ispirano alle etiche del care.
Dopo la Gloria dell'Incarnazione, la missione e l'esilio si sono alternati nella percezione del credere cristiano in Occidente, nell'eco del lontano inno davidico: «Forestiero e pellegrino son io, come tutti i miei padri» (Salmo 39), dalla «ramogna» di Dante alla solitudine di Barbiana per don Milani. Questa coscienza non è stata tuttavia primaria e, come richiama Rilke, occorre che Dio «si strappi» dai quadranti delle cattedrali perché il popolo si ricordi del cammino. Il libro percorre le stazioni, secolo per secolo, di questo difficile viaggio, sino all'incendio recente della cattedrale di Notre-Dame di Parigi.
La «Consolatio» è una spietata autoanalisi, che affronta le cause di una crisi storica attraverso un esame spregiudicato degli affetti e della storia personale di un suo protagonista. Boezio scopre di essersi costruito un falso sé, una falsa personalità, senza rendersene conto: lui, il filosofo, si è lasciato sedurre da una società caotica e irrazionale, del tutto estranea ai suoi desideri e alle sue aspettative. Il reale è preda del caso e qualsiasi successo al suo interno è effimero. Il vero scopo dell'uomo è riscoprire la parte migliore di sé, la scintilla divina soffocata dagli affanni quotidiani, immergendosi nell'armonia del cosmo che cancella la disarmonia del mondo.
Il primo incontro di Paolo con i filosofi risale al tempo in cui l'apostolo si trova ad Atene. Incuriositi dai suoi strani discorsi, alcuni epicurei e stoici lo invitano a parlare davanti all'Areòpago, ma quando lo sentono argomentare sulla risurrezione dei morti lo deridono e lasciano la platea. Due millenni più tardi, l'attualità delle lettere paoline riecheggia nella riflessione filosofica che si confronta con la nascita del cristianesimo. Questo volume - che colma un vuoto nella saggistica sul tema - prende in esame le riflessioni di Heidegger, Badiou, Zizek, Taubes, Agamben, Foucault, Vattimo e Derrida.
La prima edizione di questo testo fu pubblicata nel 1992 in inglese nell'opera intitolata "Derrida. A critical reader". La seconda, in francese, nel 1993 dalle Éditions Galilée assieme ad altri due saggi: "Khôra" e "Sauf le nom". In un foglio volante inserito in ognuno dei tre volumi, intitolato "Prière d'insérer", Jacques Derrida dichiara che «si è giudicato opportuno pubblicare simultaneamente Khôra, Passions e Sauf le nom perché li attraversa il filo di una identica tematica». «Essi formano - continua il filosofo - una sorta di Saggio sul nome, in tre capitoli e in tre tempi. Anche in tre fictions. Sulla scia dei segni che in silenzio i personaggi di tali fictions si indirizzano l'un l'altro, si può sentir risuonare la questione del nome, là dove essa esita sul bordo di un appello, di una domanda o di una promessa, prima o dopo di una risposta». Il nome: che cosa si chiama così? Che cosa si comprende sotto il nome del nome? E che cosa succede quando si dà il nome del nome? Tale questione si articola con le questioni del segreto, del conferimento del senso e dell'eredità. Jaca Book pubblica singolarmente i tre volumi di tale Trilogia, momento centrale del pensiero derridiano, corredandoli del testo originale a fronte e di una Prefazione all'intera tematica.
Nel 1841 Schopenhauer riunisce sotto il titolo «I due problemi fondamentali dell'etica» due trattati: «Sulla libertà del volere umano» e «Sul fondamento della morale». Nel primo l'autore nega il libero arbitrio. Ogni vivente ha una sua natura, che è attiva; può fare quello che vuole, e perciò si ritiene libero, ma non può volere se non quello che la combinazione dei motivi e delle circostanze gli suggerisce. Nel secondo trattato individua come fondamento dell'etica la rottura del 'principium individuationis' che relega l'uomo nell'egoismo; l'unico antidoto all'egoismo è la compassione, che neutralizza l'istinto a servirsi degli altri come mezzo per il raggiungimento dei propri fini e che fa rispecchiare negli altri ("Tat twam asi" = questo sei tu).