«Possano i miei Quadri della natura fornire al lettore una parte del piacere che una mente ricettiva trova nella contemplazione della natura. E poiché tale piacere risulta moltiplicato dalla comprensione dell’intima connessione delle forze naturali, ad ogni saggio sono state accluse delle spiegazioni e delle aggiunte scientifiche.»In queste parole, che accompagnano la prima edizione dei Quadri della natura, scritti a Parigi dopo il viaggio in Centro e Sudamerica compiuto tra il 1799 e il 1804, risiede tutta la forza dirompente e innovatrice di questo libro e del suo autore. Esploratore, pensatore fuori dagli schemi, punto di riferimento della comunità scientifica del suo tempo, Alexander von Humboldt è stato il primo a osservare e descrivere l’ambiente come una rete globale in cui tutto è interconnesso, e a definire di fatto l’idea di natura che conosciamo oggi. Soprattutto gli viene riconosciuta l’invenzione del moderno concetto di paesaggio. I Quadri della natura rappresentano in questo senso un documento unico, un grande classico della letteratura scientifica – ma anche uno straordinario diario di viaggio – che rivive ora in una nuova edizione, arricchita da splendide illustrazioni in bianco e nero e a colori.
Percorsi dell'esperienza raccoglie sette studi sull'esperienza umana che l'autore interpreta in una prospettiva spirituale fondamentale - intesa in termini filosofici e non dogmatici o religiosi. L'esperienza spirituale costituisce la preoccupazione comune che attraversa e unifica gli studi ed è al cuore dei "percorsi" proposti, fino al confronto con l'esperienza digitale contemporanea. In definitiva, lo spirituale nell'uomo coincide con la sua più profonda umanità (che l'autore chiama "dimensione" umana, del sottotitolo): e cioè. con l'esperienza radicale del suo essere affidato a se stesso in modo unico e irripetibile, gratuito e imponderabile. Tale esperienza si compie nel presente di ogni istante e di ogni situazione, coincidendo con l'apertura dell'uomo al/del mondo a cui appartiene. Nell'esperienza appare dominante l'idea del viaggio e dell'uscire fuori (ex) attraversando i pericoli e i rischi connessi (per-): ciò che rinvia a una comprensione dell'uomo (homo viator) impegnato in un cammino mai definitivamente compiuto o realizzato e sempre in fieri. L'uomo è un inizio capace di dare inizio: l'inizio di una libertà (H. Arendt) capace a sua volta di dare inizio alla storia. Per questo motivo, Abramo e Ulisse rappresentano due figure archetipiche su cui la riflessione del libro si sofferma a più riprese. In quanto essere dell'esperienza, l'uomo diventa umano attraverso le esperienze che compie: è necessario assumere e attraversare l'esperienza affinché l'umanità si realizzi.
Torna di attualità in questi mesi un testo scritto da Hannah Arendt negli anni Settanta. Si tratta di un'originale riflessione sulla natura della politica e sul suo rapporto con la verità. Il libro - qui proposto con il testo originale a fronte - prende spunto dalla vicenda dei Pentagon Papers, documenti riservati del Dipartimento della difesa USA: nel 1971 alcuni stralci di quelle relazioni coperte da segreto di Stato furono trafugati e pubblicati sulle pagine del New York Times, rivelando all'opinione pubblica l'ammissione da parte del Pentagono dell'assoluta inutilità strategica dell'impegno americano in Vietnam.
Questa raccolta di saggi, che ha visto la prima edizione italiana nel 1973 e una seconda edizione aggiornata nel 1996, testimonia quanto nel pensiero di Gadamer sia stata centrale l'interpretazione di Hegel e la scoperta del suo rapporto con il pensiero di Platone. In questo confronto tra Gadamer e Hegel si inserisce inoltre il pensiero di Heidegger, che occupa un posto di rilievo nella lettura del rapporto tra Hegel e la filosofia greca. In appendice al volume, tre lettere di Heidegger a Gadamer.
Le pagine che seguono non sono la Metafisica. Non oserebbero presentarsi in quel modo. Ciò sarebbe profanare la sua dignità. Come indicato dal titolo, esse sono semplicemente degli appunti: note orientative per uno studente che inizia, per ruscelli e piccoli canali, ad immergersi nel mare senza sponde della più elevata e nel contempo più profonda delle umane scienze.
“Il solo scopo per il quale si può legittimamente esercitare un potere su qualche membro della comunità civilizzata contro la sua volontà è quello di impedirgli di nuocere ad altri…Su se stesso, sul suo corpo e la sua mente l’individuo è sovrano”.
È questo il nucleo di verità che il lettore troverà illustrato in maniera esemplare in questo saggio, scritto da John Stuart Mill nel 1859, e subito considerato uno dei classici del pensiero liberale, e cioè che la libertà è la sorgente della creatività umana in ogni campo, dalla scienza all’arte, dalla politica all’economia. Per questo ogni altro principio, quello dell’ordine, del governo popolare, della giustizia deve coniugarsi con quello della libertà. Diversamente, la società è condannata a scivolare lungo la china del dispotismo politico e del conformismo sociale, in fondo alla quale c’è solo la pietrificazione delle due forme di vita.
La "Nuova storia della filosofia occidentale" di Anthony Kenny giunge con questo volume alla presentazione degli imponenti sistemi che hanno forgiato il pensiero moderno. Kenny ci introduce al contesto in cui i filosofi dell'epoca hanno elaborato le proprie idee, e ci guida in una disamina delle loro opere. A partire dal XVI secolo, questa vicenda attraversa il pensiero della Riforma e della Controriforma, il dibattito post-cartesiano, la grande tradizione dell'empirismo britannico, l'illuminismo e la filosofia critica kantiana, per concludersi con la sintesi costituita dal pensiero hegeliano. Come nei volumi precedenti, a una prima parte in cui l'autore racconta in tre capitoli la vita dei maggiori pensatori e l'ambiente intellettuale in cui essi erano immersi, fa seguito una seconda sezione, composta di sette capitoli, nei quali la filosofia moderna viene analizzata nelle sue principali articolazioni disciplinari: conoscenza, natura dell'universo fisico, metafisica, mente e anima, natura e contenuto della morale, filosofia politica e infine teologia filosofica.
La filosofia alla fine dell'antichità (secoli III-VI d.C.) è ancora poco conosciuta fuori della cerchia degli specialisti. Tuttavia, la sua importanza fu decisiva. Plotino, Porfirio, Giamblico e Proclo diedero al pensiero antico una forma nuova, che influì in maniera determinante sulle tradizioni dei secoli a venire. Contemporaneamente, i cristiani si confrontarono con la filosofia classica, assimilando la sua eredità e trasformandola profondamente. Posta al crocevia di epoche e mondi diversi, la filosofia tardoantica segna insieme un confronto drammatico e una grandiosa trasformazione culturale. Il volume ne offre una presentazione d'insieme, che comprende tanto il contesto storico-filosofico, quanto gli aspetti speculativi e religiosi, e rende le acquisizioni della ricerca accessibili anche ai non specialisti.
Inseguire i foliage, frugarne tra gli alberi le manifestazioni, attenua i timori dell'inverno che incombe. Girovagare in autunno nei boschi, in pianura, in montagna, sulle colline, offre momenti di grande bellezza e consolazione. Il termine foliage invita a vagabondare alla ricerca del trascolorare delle foglie in sfumature pregne di solarità, ad ammirarle concedendosi tempo. Il mutamento della natura diventa stile di vita, arte della contemplazione e dell'attesa; il tema della fugacità è inteso non come fonte di tristezza ma come rinnovato desiderio di vita. Un viaggio alla scoperta della luce che anche i bagliori autunnali emanano, illustrato dai dipinti dedicati all'autunno dai grandi pittori, da Monet a Gauguin, da Van Gogh a Schiele.
Da sempre i giardini hanno plasmato in maniera privilegiata il rapporto dell'uomo con la natura e hanno saputo tradurre in un linguaggio plastico e sensoriale la metafisica vigente in ogni momento storico. L'esperienza del giardino però non possiede soltanto una dimensione etica ed estetica, ma anche politica, la loro condizione di luoghi di delizie e fantasie li avvicina all'utopia e li fa diventare uno strumento critico per analizzare i sogni di perfezione sociale. Questo saggio vuole assicurare al giardino un ruolo chiave nell'ambito del pensiero partendo dal presupposto che il giardino sia, oltre a un'opera d'arte viva dotata di una complessa simbologia, un manufatto culturale e una sofisticata creazione intellettuale, e di conseguenza materia di riflessione filosofica. Ma è anche una storia della felicità, della buona vita, dell'uso del tempo e dello spazio, e soprattutto un libro che parla del piacere.
Il saggio espone il metodo di lettura della "Metafisica" aristotelica che Aubenque, a partire dal libro "Le problème de l'être chez Aristote", ha offerto alla riflessione contemporanea. La metafisica è una scienza ricercata, e sempre da ricercare, in forza del proprio andamento problematizzante: la domanda "che cos'è l'essere?" mette capo a un attraversamento di aporie. Nel testo aristotelico v'è una dialettica della scissione, tra bisogno di totalità (di senso) e consapevolezza della sua terrestre incompiutezza. Una metafisica che nello scacco per l'impossibilità di essere una teologia trova la ragion d'essere della sua possibilità.