Scritto per il convegno su "Stendhal e Milano" (Milano, 19-23 marzo 1980), questo, a quanto pare, è l'ultimo testo di Roland Barthes (Cherbourg, 12 novembre 1915 - Parigi, 26 marzo 1980). La prima pagina era stata dattiloscritta. La seconda pagina risulta inserita nella macchina per scrivere il 25 febbraio 1980, il giorno in cui Barthes fu investito da un camioncino (ricoverato in ospedale, morì dopo circa un mese). Si tratta di un testo terminato, stando al modo in cui esso si presenta, anche se, forse, come era solito fare, Roland Barthes vi avrebbe apportato qualche modifica, come risulta che abbia fatto sulla prima pagina.
Nella primavera del 1961 Hannah Arendt viene inviata dal settimanale «New Yorker» a seguire il processo ad Adolf Eichmann, il gerarca nazista rifugiato nel 1945 in Argentina, rapito dal Mossad nel 1960, processato per genocidio l'anno successivo e condannato a morte per impiccagione nel 1962. In quella circostanza Arendt diviene amica di Leni Yahil, storica di origine tedesca e studiosa della Shoah. Inizia così una corrispondenza che alterna questioni personali, filosofiche e politiche. Nel 1963, dopo la pubblicazione degli articoli sul processo Eichmann, riuniti poi nel volume «La banalità del male», il rapporto tra le due donne si interrompe bruscamente. Nella più controversa delle sue opere, Arendt sostiene che il male perpetrato da Eichmann sia da attribuire a una completa inconsapevolezza sul significato delle proprie azioni e solleva il tema della responsabilità dei capi delle comunità ebraiche nell'aver agevolato la politica di sterminio nazista. Il tentativo di Yahil di far rivivere la corrispondenza con Hannah Arendt otto anni più tardi è destinato a fallire. L'amicizia tra le due donne non riesce a reggere la polemica suscitata dal processo e dal libro.
Il libro raccoglie tre opere giovanili del filosofo russo, a cui si aggiungono i «versi scherzosi» d'apertura del poema intitolato "Tre appuntamenti", che, scritto in tarda età, funge, secondo le parole dello stesso autore, da «piccola autobiografia» di un'esperienza mistica che lo segnò in gioventù. Seguono i "Principi filosofici del sapere integrale", in cui viene indagata quella forma di «sapere integrale» che il filosofo cercherà per tutta la vita, e il ciclo di lezioni Sulla "Divinoumanità", dove l'autore si interroga sulla crisi religiosa della cultura europea del suo tempo e analizza il nesso divino-umano nell'evoluzione del mondo, con particolare attenzione al rapporto tra mentalità occidentale e orientale. In chiusura, i capitoli finali de La critica dei principi astratti - opera rimasta incompiuta -, che offrono l'analisi del caos intellettuale di fine '800, correlata alla parzialità dei processi conoscitivi dell'uomo, nel quale si compenetrano elementi contraddittori e dispersi, che trovano la possibilità di essere ripristinati nella figura di Cristo. Prefazione di Vincenzo Rizzo. Introduzione di Sergio Givone.
La felicità - si dice comunemente - è fatta di attimi. Essa transita, non la si possiede. Ammesso che questo sia vero, la felicità si possiede però quanto basta per poter affermare che esiste. E poi, è proprio vero che gli uomini sono felici nell'attimo, o la felicità, in senso stretto, si può predicare solo di un'intera vita? La felicità non è mai un problema per chi si sente felice, nel momento in cui si sente felice, ma di certo essa si muta in problema quando la si perde: da esperienza si trasforma in meta, da stato della mente volge in questione morale. D'altra parte, la felicità è il vero tema della filosofia, almeno secondo le parole di Agostino: "Non vi è per l'uomo altra ragione del filosofare che quella di essere felice".
L'esperienza estetica del paesaggio costituisce uno dei tratti costitutivi della sensibilità contemporanea. Partendo dai concetti di natura, ambiente, territorio, il libro mette in relazione il paesaggio con gli ambienti foggiati dall'uomo, come i giardini e le città; ripercorre poi l'emergere del sentimento del paesaggio nei vedutisti e nella letteratura di viaggio. Affronta quindi la peculiarità dell'esperienza estetica del paesaggio, in cui entrano in gioco le categorie estetiche della meraviglia, del pittoresco, del sublime, della grazia e della bellezza. Da ultimo è tracciata un'originale morfologia delle bellezze naturali, con una particolare attenzione per quegli aspetti del paesaggio che più sono stati associati all'emozione estetica: il colore dell'acqua e del cielo, la terra e la roccia, il fuoco e le eruzioni dei vulcani, le rovine, le montagne.
Cosa succede quando il diritto esige un certo comportamento, o nega una certa opportunità, ma questo appare inaccettabile ai cittadini perché in conflitto con le ragioni ultime che giustificano le loro azioni? In queste situazioni, il diritto diventa immorale. Sono conflitti che investono tipicamente la sfera personale degli individui: il governo del corpo, l'immagine di sé, le relazioni affettive primarie, i progetti di vita. In taluni casi diventano così rilevanti da mobilitare l'opinione pubblica, fino a scatenare delle vere e proprie battaglie civili combattute da chi rivendica una pretesa che il diritto nega, o contesta un obbligo che esso impone. Attraverso l'analisi della struttura dei conflitti tra diritto e morale e l'esemplificazione di casi paradigmatici - ad esempio l'eutanasia, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la pena di morte - il libro consente al lettore di costruire un proprio punto di vista sulle questioni in gioco.
L'Umanesimo non è una rottura brusca, non è un totale cambio di paradigma tra Medioevo e Rinascimento. Piuttosto una nuova concezione del rapporto uomo-Dio-mondo, con l'uomo centro attivo, protagonista e misura di tutte le cose. Tra Quattrocento e Cinquecento inizia una nuova era, un'epoca di rinnovamento nella quale prende forma la convinzione che l'ordine del mondo non sia immutabile e che tocchi all'uomo trasformarlo. Il Seicento, secolo di disordine e di instabilità, di inquietudine e di spaesamento, secolo della scienza e delle grandi utopie, guida gli uomini negli anni d'oro della cultura europea. Ed è nel Settecento che la luce della ragione, il filtro spietato dell'investigazione critica si impone a ogni livello di indagine. A cerniera tra due secoli, il pensiero di Kant: non tanto nel senso che propone "una nuova visione rispetto ai problemi discussi dalla filosofia che lo ha preceduto, ma perché influenza radicalmente il corso della filosofia successiva. I grandi dibattiti filosofici del XIX secolo potranno essere intesi solo come risposta a Kant". Ci accompagnano in questo viaggio veri e propri giganti del pensiero filosofico, delle scienze e delle arti.
Questo volume presenta le opere più significative di metafisica e di mistica di Niccolò Cusano: La sapienza, La visione di Dio, Il non altro, L'apice della contemplazione, La filiazione di Dio. Sono profonde e coinvolgenti meditazioni sul mistero che è Dio. Di fronte a Dio l'uomo, pur professando la sua "dotta ignoranza", può essere introdotto nella contemplazione sovrarazionale. In essa scoprirà il "non altro", concetto chiave per avvicinarsi a Dio, scoprirà di essere figlio di Dio per sua grazia e accederà alla sapienza. Riflessioni alte e rigorose, forse tra le più mature del neoplatonismo cristiano. L'Introduzione e il Commento filosofico di Matteo Andolfo inquadrano il pensiero di Cusano all'interno del neoplatonismo, sia occidentale che orientale. E mostrano le dipendenze da Dionigi il mistico e Meister Eckhart e anche l'originalità della prospettiva anagogica, cioè dell'assumere come punto di vista l'infinito e l'eterno.
"Il tema 'esperienza religiosa e questione di Dio' ha fatto da filo conduttore del seminario di studi di 'Hermeneutica', promosso dall'Istituto superiore di scienze religiose di Urbino "Italo Mancini", che ha ospitato nel settembre 2016 il convegno annuale dell'Associazione italiana di filosofia della religione (AIFR). Gli scritti che qui presentiamo raccolgono gli atti del convegno, assieme a un nutrito numero di interventi che restituiscono una parte del dibattito che durante esso si è registrato. La rilevanza di un tema così ampio e complesso è indubbiamente interdisciplinare: non solo la filosofia della religione, ma anche la teologia e le scienze della religione hanno interesse a mettere a fuoco il nesso tra esperienza religiosa e questione di Dio. Tuttavia, tale nesso appare oggi assai meno evidente di quanto poteva essere un tempo: il termine 'religione', sia dentro che fuori dell'ambito accademico, è spesso usato senza implicare un esplicito riferimento all'esistenza di Dio o a un determinato concetto di Dio, e sono frequenti nel panorama filosofico contemporaneo i tentativi di pensare l'esperienza religiosa entro un contesto che non è teistico o che non lo è più (si parla in questo caso di post-teismo). In un certo senso sembra che l'attenzione sul tema dell'esperienza religiosa, che è stata costante in epoca moderna e si rinnova e trasforma continuamente in quella post-moderna, sia stata guadagnata proprio a spese di quello di Dio." (Dall'introduzione di Marco Cangiotti e Andrea Aguti)
Sul finire del Seicento l'Inghilterra attraversava forse il suo periodo più confuso e sanguinoso: le lotte fra papisti e puritani dilaniavano il paese fin nelle più alte cariche dello Stato. In questo clima di terrore e diffidenza, quando lo scontro fra la pluralità delle confessioni post-riformiste era all'ordine del giorno e il re cattolico Giacomo II imponeva la sua religione negli uffici pubblici, nell'esercito e nella flotta, si innesta e si sviluppa la riflessione di Locke attorno alla tolleranza. Come nelle leggi della fisica, che proprio allora muoveva i suoi pruni passi in Inghilterra, tanta violenza civile contribuì a innescare nel pensiero del filosofo una reazione uguale e contraria. Per Locke, infatti, non bisogna limitarsi ad applicare la tolleranza in ambito religioso e morale, ma anzi considerarla soprattutto un concetto politico, una soluzione storica: la storia della tolleranza è prima di tutto la storia della definizione del rapporto fra Stato e Chiese. Se la religione cattolica ha immediate ricadute sul comportamento civile dei suoi fedeli, la tolleranza assume invece le caratteristiche di un efficace metodo di governo, un mezzo attraverso cui perseguire la sicurezza dello Stato e la prosperità della società. Locke si batté per la tolleranza religiosa per oltre quarant'anni, dal 1667 fino alla sua morte. I suoi scritti furono di immediata ispirazione per l'evoluzione del dibattito europeo, in quegli stessi anni ma non solo: ben presto il continente avrebbe conosciuto il secolo dei lumi.
Riscoprire e far rivivere «la ricerca che da quasi ventisei secoli gli uomini dell'occidente conducono intorno al proprio essere e al proprio destino». Con queste parole Nicola Abbagnano indicava il proposito di un'opera destinata a diventare un classico della storiografia filosofica e un manuale su cui si sono formate generazioni di studenti. La completezza, l'ampiezza dell'arco cronologico preso in considerazione, la chiarezza espositiva, la conoscenza e il riferimento diretto e accurato ai testi, il rispetto e l'attenzione per le più varie posizioni di pensiero espresse dai filosofi esaminati sono tra i maggiori pregi riconosciuti a questa celebre storia della filosofia che è tuttora tra le più apprezzate e diffuse non solo in Italia. Il testo è stato inoltre aggiornato e ampliato per la parte relativa alla filosofia contemporanea dall'allievo e continuatore delle opere di Abbagnano, Giovanni Fornero e, per l'ultimo volume, dallo stesso Fornero insieme a Franco Restaino e Dario Antiseri.
Riscoprire e far rivivere «la ricerca che da quasi ventisei secoli gli uomini dell'Occidente conducono intorno al proprio essere e al proprio destino». Con queste parole Nicola Abbagnano indicava il proposito di un'opera destinata a diventare un classico della storiografia filosofica e un manuale su cui si sono formate generazioni di studenti. La completezza, l'ampiezza dell'arco cronologico preso in considerazione, la chiarezza espositiva, la conoscenza e il riferimento diretto e accurato ai testi, il rispetto e l'attenzione per le più varie posizioni di pensiero espresse dai filosofi esaminati sono tra i maggiori pregi riconosciuti a questa celebre storia della filosofia che è tuttora tra le più apprezzate e diffuse non solo in Italia. Il testo è stato inoltre aggiornato e ampliato per la parte relativa alla filosofia contemporanea dall'allievo e continuatore delle opere di Abbagnano, Giovanni Fornero e, per l'ultimo volume, dallo stesso Fornero insieme a Franco Restaino e Dario Antiseri.