
È il 2 ottobre del 1928. In una stanza della casa dei Padri Lazzaristi a Madrid un giovane sacerdote sta meditando. Si chiama Josemaría Escrivá. È un figlio della classe media spagnola. «Avevo 26 anni, grazia di Dio e buon umore, nient’altro», racconterà anni dopo. Quel giorno, in quel luogo, egli «vede» il compito a cui dedicherà la sua esistenza. Possiamo tentare di riassumerlo così: nessun aspetto della nostra vita è secondario, ogni nostra azione quotidiana, anche quella in apparenza più insignificante, è un mezzo che ci consente di offrirci interamente a Dio. Josemaría Escrivá si sente illuminato dalla sua scoperta. Dio gli chiede di aiutare i cristiani a diventare santi ogni giorno. È una rivoluzione «democratica» nel regno della santità, un modo di cercarla in mezzo agli uomini e non più abbandonando il mondo, nel luogo di lavoro come in famiglia, seguendo l’esempio di Gesù che trascorse quasi tutta la sua vita terrena lavorando come artigiano a Nazaret. In questa antologia, curata da don John Paul Wauck, sono raccolti alcuni dei testi più significativi di san Josemaría Escrivá. In essi il fondatore dell’Opus Dei espone i principali temi del suo messaggio – la chiamata universale alla santità, il lavoro come cammino di santificazione, la vita contemplativa in mezzo agli impegni quotidiani, l’unità di vita e opere –, si sofferma sui grandi amori della sua esistenza – Gesù, Maria, san Giuseppe – e affronta molti degli argomenti oggi più dibattuti – quali la libertà della persona, il matrimonio, il significato del dolore, il ruolo della donna, l’impegno sociale, la spiritualità degli uomini –, rivelando una sensibilità e un linguaggio straordinariamente moderni, capaci di parlare davvero a tutti, secondo lo spirito più autentico della sua testimonianza.
Sofia Varvaro (Palermo 1941- Roma 1972) fu la prima ragazza siciliana a entrare nell'Opus Dei. Per seguire le esigenze della sua vocazione, lasciò presto la casa paterna incontrando la dura opposizione dei famigliari, che non comprendevano le ragioni della sua scelta. Attraverso le sue lettere, si svela la realtà di una giovane anima innamorata di Dio e impegnata a trovare la propria santificazione nello studio e nell'apostolato come nelle occupazioni più domestiche.
Sono passati giusto ottant’anni dall’ottobre del 1928, quando un giovane prete spagnolo, Josemaría Escrivá de Balaguer, fondò l’Opus Dei. Ancora oggi, nonostante la sua grande vitalità e i riconoscimenti che ha avuto in questi decenni (come la canonizzazione del suo fondatore avvenuta nel 2002), l’Opera è considerata con sospetto da molti, ma qual è la verità di tutti i giorni di chi vive nell’Opera? E perché questa verità quotidiana, fatta di santificazione del proprio lavoro, qualunque esso sia, di disciplina interiore e di impegno evangelico, non viene creduta, non viene riconosciuta, non viene capita? «L’intento dell’Opera è risvegliare, nei nostri tempi, lo spirito dei primi cristiani. Una fede operativa, insomma, proprio quella che – è il caso di dirlo – ha una cattiva stampa. La cultura dominante e il messaggio dell’Opus Dei non sono quindi fatti per capirsi subito. Se poi pensiamo al sistema mediatico così com’è, appare evidente che colui che ha il compito di gettare un ponte fra queste due posizioni diventa un personaggio interessante.» E Pippo Corigliano, il portavoce dell’Opus Dei in Italia, un personaggio interessante lo è davvero: è stato uno spensierato ragazzo, la cui unica aspirazione era guidare veloci automobili sportive, per scoprire poi con entusiasmo sempre crescente la via di san Josemaría, che lo portava in tutt’altra direzione; è stato un giovane innamorato e deciso a sposarsi che ha sentito, dopo una predica sulla parabola del buon samaritano, di dover rinunciare a essere padre di famiglia per dedicarsi completamente alla sua vocazione nell’Opera; si è laureato in ingegneria, ma poi si è dedicato per tutta la vita a un lavoro fatto di parole, immagini, contatti personali, quello di portavoce dell’Opus Dei. In quasi quarant’anni di attività, ha incontrato moltissimi protagonisti del giornalismo, dell’editoria e della televisione italiana. E di qualcuno, come Indro Montanelli, Vittorio Messori, Leonardo Mondadori, Ettore Bernabei, è diventato amico. Attraverso una galleria di ricordi fatta di momenti pubblici di grande portata mediatica, come la cerimonia di santificazione di Escrivá de Balaguer, ma anche di toccanti occasioni private, come la cena da lui organizzata per fare incontrare Montanelli con papa Woityla, Corigliano racconta il suo lavoro e la sua vita, non solo di portavoce, ma soprattutto di membro dell’Opus Dei. E ci presenta, con sincerità e con spirito, un ritratto dal vero dell’Opera, della sua organizzazione e della sua storia, del messaggio del suo fondatore e delle attività dei suoi seguaci, che ormai sono migliaia in tutto il mondo. «Non vorrei dare l’impressione che l’Opus sia il paradiso in terra» scrive Corigliano nella conclusione «ma certo, per me, usando un’espressione cara al fondatore , è il posto migliore per vivere e per morire.»
Pippo Corigliano (Napoli, 1942), ingegnere elettrotecnico, conosce l’Opus Dei e il suo fondatore, San Josemaría Escrivá de Balaguer, e aderisce all’Opera nel 1960. Dirige il centro dell’Opus Dei a Napoli fino al 1970, quando si trasferisce a Milano per entrare nella commissione regionale dell’Opus Dei in Italia, l’organo di governo delle attività dell’Opera nel nostro Paese. Da allora si è occupato della comunicazione dell’istituzione. Nel 1980 si trasferisce a Roma a dirigere il nuovo Ufficio informazioni dell’Opus Dei. Da sempre segue le attività formative dell’Opera con i giovani.
Breve biografia illustrata di Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975), il sacerdote fondatore dell'Opus Dei, un'istituzione che promuove la coerenza della vita cristiana attraverso la santificazione della quotidianità. È stato canonizzato il 6 ottobre 2002 da Giovanni Paolo II. Da quel giorno, san Josemaría è diventato il patrono di tutti coloro che sono consapevoli di una realtà vissuta fin dal tempo dei primi cristiani e ribadita dal Concilio Vaticano II: tutti i battezzati sono candidati alla santità.
San Josemaría Escrivá de Balaguer nacque in Spagna nel 1902 e avvertì presto la vocazione religiosa. Ordinato sacerdote nel 1925 nella diocesi originaria dell’Aragona, si trasferì presto a Madrid dove nel 1928 diede inizio all’Opera per diffondere tra i cristiani la chiamata alla santità nel lavoro e nella vita ordinaria. All’inizio i contorni dell’opera sono ovviamente incerti, anche per il sopraggiungere della guerra civile che certo non facilita il compito. Dopo la guerra Escrivá si trasferisce a Roma dove l’Opera cresce e incontra amici e devoti. All’inizio è decisivo il sostegno dell’arcivescovo di Madrid, a Roma, farà altrettanto il sostituto alla segreteria di stato Giovanni Battista Montini. Il Vaticano II rappresenta per l’Opera un momento di crescita. In particolare riceve conferma l’intuizione di don Escrivà che tutti i membri del popolo di Dio sono chiamati alla santità. Non mancano, neppure le accuse rivolte all’Opera, tacciata di mirare al potere, soprattutto in Spagna dove alcuni membri partecipano al governo guidato dal generale Franco. Don Escrivá, tuttavia, prosegue per la sua strada: pensa a uomini e donne, che animano ogni ambiente con la forza ineguagliabile della presenza libera e individuale in cui l’esempio e le virtù incidono col valore della testimonianza. Don Escrivá muore nel 1975 quando l’opera da Lui iniziata conta circa 60.000 membri. Nel 1982 l’opera viene eretta in prelatura personale, consentendo in questo modo di restare fedeli all’ispirazione del fondatore, ma anche di rispettare lo status dei fedeli laici e dei sacerdoti religiosi Sant’Escrivá è stato canonizzato il 6 ottobre 2002.
Don Michele Dolz è un membro dell’Opus Dei e ha potuto realizzare il suo lavoro anche grazie all’accesso ai documenti e alle fonti messi a sua disposizione dall’Opera.
Via Sandro Sandri si snoda in uno dei quartieri meno belli di Roma, che è quello di Casal Bruciato. Niente che varrebbe la pena di venir raccontato se non dalle cronache della illegalità marginale, se non fosse che là c'è qualcosa di davvero speciale, e lo si respira in queste storie di vita vissuta dal fronte dell'apprendimento, dove l'aula non è l'unico luogo di trasmissione del sapere, ma anche la strada assume una dimensione formativa di assoluta eccellenza. I ragazzi di via Sandri sono i volti e le storie di quell'«isola anomala» che è il centro Elis (Elis vuol dire Educazione Lavoro Istruzione Sport e fu inaugurato nel novembre del 1965 da papa Paolo VI alla presenza di san Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei) e Pierluigi Bartolomei (direttore della Scuola di Formazione, che ospita circa cinquecento ragazzi) la «voce narrante» di una passione educativa che sa essere all'altezza di ogni «storia», sempre appassionata e talvolta persino un po' «complice». Nascono così gli incontri narrati in questo libro: storie davvero memorabili, perché parlano di una grande sfida vinta. Entrano ragazzi, a volte carichi di problemi enormi; poi, in quest'«isola anomala», imparano a essere ordinati, pieni di rispetto per sé stessi, per i muri della loro scuola, per gli strumenti del loro lavoro, per gli insegnanti; fanno gli orefici, gli elettricisti, usano i computer, aggiustano sofisticati treni, orologi impossibili... Escono che sono uomini responsabili, futuri professionisti, bravi padri di famiglia; nei loro occhi possiamo leggere, insieme con Andrea Pamparana e Giuseppe Cossiga, che hanno firmato due calorose prefazioni al volume, il nostro futuro migliore (pp. 128).
Pierluigi Bartolomei, 46 anni, laurea in Economia e commercio, cinque figli, un passato da aspirante attore cinematografico e una forte passione per il teatro, specialmente per il cabaret, è direttore della Scuola di Formazione Elis e docente di Comunicazione efficace e public speaking. Durante l'università ha coltivato un altro grande amore, quello per il canto, partecipando a numerose feste di piazza con un complesso musicale noto soprattutto nel centro Italia; nel 1983 è riuscito a cantare davanti a Giovanni Paolo II, durante una delle consuete udienze. «Romano de Roma», figlio di un poliziotto, Gregorio, e della sora Margherita, ai quali dedica questo libro, scopre ben presto un'altra vocazione, quella di educatore, che realizza pienamente con i suoi ragazzi del Centro Elis nei quali si rivede così com'era alla loro età .
Incombente e sinistra presenza nel Codice Da Vinci, l’Opus Dei è da anni uno dei capri espiatori dei media di tutto il mondo, che a turno la dichiarano implicata in scandali e inchieste su assassini, bancarotte e traffici illeciti. Ma è proprio il «mostro» di cui si parla? È davvero una società «segreta », ultraconservatrice, ricchissima e pressoché onnipotente, in grado di controllare anche il Vaticano? E, in ogni caso, perché la si ritiene coinvolta in oscure manovre politico-finanziarie di portata mondiale?
Queste sono solo alcune delle domande a cui Patrice de Plunkett risponde in un libro-inchiesta che fa finalmente luce su uno dei grandi «enigmi» religiosi e politici dei nostri tempi.
Attraverso la storia della Prelatura, i suoi rapporti con il Vaticano e con i paesi in cui ha messo radici, le testimonianze di chi vi ha aderito e anche quelle di chi ne è uscito, De Plunkett dipinge un quadro lucido documentato e preciso della Obra spagnola, senza ignorare le questioni più spinose – ad esempio il caso Calvi – o le accuse più gravi.
A qualcuno non piacerà, ma forse la verità è molto semplice: l’Opus Dei è soltanto una «via» che il cattolicesimo mette a disposizione dei credenti per seguire la propria fede, vivendo secondo quelle regole di castità, obbedienza e povertà dettate dal suo fondatore, Josemaría Escrivá de Balaguer. È uno strumento offerto ai cristiani per arrivare a Dio e alla «santità».
L'AUTORE
PATRICE DE PLUNKETT, saggista e giornalista, ha codiretto per molti anni una delle riviste francesi più famose, «Figaro Magazine», e attualmente è membro del comitato editoriale della rivista cattolica «Kephas». È autore di La culture en veston rose, Ça donne envie de faire la révolution!, Quelle spiritualité pour le XXIe siècle?, L’Évangile face aux médias, Benoît XVI et le plan de Dieu e Nous sommes des animaux mais on n’est pas des bêtes.
La prelatura dell'Opus Dei, eretta il 28 novembre 1982 ed inaugurata solennemente il 19 marzo 1983, ha celebrato il venticinquesimo anniversario. È un'occasione particolare per ringraziare Dio dei doni che ha concesso in questo quarto di secolo, e un'opportunità per riflettere su alcuni profili teologici e giuridici della prelatura dell'Opus Dei. La Pontificia Università della Santa Croce, che è una delle tante iniziative che la prelatura dell'Opus Dei ha avviato in questi venticinque anni, ha voluto celebrare l'anniversario promuovendo lo studio delle principali tematiche, soprattutto teologiche e giuridiche, che il fenomeno dell'Opus Dei presenta, facendo tesoro degli approfondimenti scientifici realizzati in questi cinque lustri. L'idea è sfociata in una Giornata di studio tenutasi il 10 marzo 2008 nella sede dell'Università. Il presente volume, oltre a raccogliere le relazioni tenute in tale occasione, contiene anche gli studi che alcuni professori dell'Università, dalla prospettiva della propria specializzazione, hanno compiuto su aspetti specifici della prelatura dell'Opus Dei.
Chi vuol essere cristiano deve innanzitutto essere uomo, e non sarà mai cristiano se non si decide a essere santo. Questa, in estrema sintesi, è la tesi dell'autore. Chi vuole un cristianesimo non edulcorato, ma esigente, appagante perché impegnativo, che dà tutto perché ha chiesto tutto (ma esiste un cristianesimo di altra specie?) qui trova pane per i suoi denti, alimento per la sua speranza.
Jesús Urteaga Loidi, sacerdote, scrittore, primo direttore della rivista Mundo cristiano, ha scritto questo libro quand'era giovane, rivolgendosi ai giovani di ogni età, uomini e donne, che si sentono attratti da questo programma: «Contro la menzogna, la verità. Contro la viltà, la nobiltà. Contro l'ipocrisia, la sincerità. Contro la bigotteria, la pietà. Contro la debolezza, la forza. Contro il manierismo, la virilità. Contro la timidezza, l'audacia. Contro l'impotenza, la fecondità. Contro la paura, il coraggio. Contro il tradimento, la lealtà. Contro la tristezza, la gioia. Contro il pessimismo, l'ottimismo. Contro la mediocrità, la personalità. Contro l'ozio, il lavoro. Contro il disorientamento, il criterio. Contro l'avarizia, la generosità. Contro la verbosità, il silenzio. Contro gli esibizionismi, la discrezione. Contro l'imborghesimento, la santità» (pp. 176).
Un viaggio in Perù, il contatto con gente semplice e buona che condivide volentieri tutto quello che ha. Che, poi, è niente, o poco di più, in un posto dove la miseria genera soprattutto grave malasanità. Il visitatore non resta indifferente: è un medico - primario nell'ospedale di Castelvetrano-Selinunte - si chiede che cosa può fare lui, in concreto, per dare un aiuto. Torna in Italia, si rimbocca le maniche e con alcuni amici dell'Opus Dei e dell'Icu Sicilia progetta un ospedale da realizzare sulle Ande, lassù, sul tetto del mondo.
Con soli 90 mila dollari e in appena 15 mesi l'Ospedale «Santa Teresa» è ora una realtà . Si trova ad Abancay, nel Nord del Paese, una delle zone più povere ai confini della foresta amazzonica; è stato inaugurato il 28 agosto 2006. Un giorno speciale per il nostro medico che per la prima volta indossava il camice da missionario…
Queste pagine di diario nascono dall'esigenza di dare conto di una vita cambiata: «In Perù, ho avuto modo di vedere il volto più vero delle grande Chiesa Cattolica che si serve di preti e suore come fossero "santi in terra". Una testimonianza corroborante per la mia fede, finora apatica e formale. Sentivo un bisogno irrefrenabile di scrivere: io che da anni firmavo solo ricette mediche e vari documenti! Non ho l'ambizione di fare lo scrittore, né la voglia di far sapere agli altri un'esperienza tutto sommato personale, ma se ciò può servire per fare apostolato e per trovare altre risorse al solo scopo di aiutare i miei amici rimasti in Perù, sarò felice di aver dedicato loro questa mia fatica e altre iniziative che da questa scaturiranno» (pp. 136).