Poco si sa di Massimo, vescovo di Torino nel IV secolo; ma per lui parlano i suoi scritti, soprattutto le omelie e i sermoni, frutto di una forte attivita di predicazione.
Una raccolta di 100 frasi e brevi meditazioni per riscoprire la spiritualita di Teresa di Lisieux.
Maestro nello scandagliare il cuore irrequieto dell'uomo, nelle 'Confessioni' e nella 'Citta di Dio', Agostino mostra la speranza come il frutto della tensione interiore con la quale l'individuo si proietta verso il futuro e verso l'assoluto.
Il tema della verita assume in questo testo di Edith Stein una collocazione tutta particolare nella ricerca spirituale cristiana.
raccolta,in prima traduzione italiana, degli atti e passioni dei martiri, testi letterari che documentano la fede e la pieta religiosa di aquileia nel iii-iv sec. Completano la pubblicazione gli scritti esegetici di vittorino, vescovo di petovio.
La dignita del matrimonio, La santa verginita, La dignita dello stoto vedovile, I connubi adulterini, La continenza, Le nozze e la concupiscenza.
Contro Cresconio grammatico donatista; Unicità del battesimo contro Petiliano
Testo, note e appendice di F. Dolbeau, traduzione di V. Tarulli, indici di F. Dolbeau e F. Monteverde.
il presente volume raccoglie le lettere scritte all incirca tra il 1052 e il 1059 da pier damiani, quando lo stesso, in quanto cardinale-vescovo di ostia, si trovava in una posizione di rilievo all interno della gerarchia ecclesiastica.
Si presenta in questo volume una serie di studi dedicati a Vigilio di Trento, accomunati da una attenzione privilegiata alle fonti letterarie, e soprattutto ai testi delle sue due cosiddette epistole. Sulla base d’una attenta analisi filologica dei testi, si è cercato di stabilire innanzitutto, nella maniera più completa possibile, il retroterra culturale (classico, biblico ed ecclesiastico) di una personalità non ancora studiata sotto questo profilo e liquidata, forse troppo frettolosamente, come di scarso rilievo culturale. Poi, l’analisi della concezione del martirio, che discende dai due testi, è strettamente connessa con la sottostante visione dell’evangelizzazione e pastorale in genere, che motiva e spiega le modalità della testimonianza martiriale stessa. Il capitolo su Vigilio scrittore rappresenta il primo tentativo di giudizio letterario complessivo sul ‘modus scribendi’ di Vigilio e, più latamente, sulla sua concezione espressiva. Un’attenzione specifica è riservata al testo dei due documenti letterari vigiliani, presentati secondo le loro linee compositive e analizzati nel loro dettato; di essi si offrono non poche proposte di lettura discordanti dalle edizioni oggi in uso, e si dà una nuova versione corredata di un commentario analitico. L’esito di queste ricerche sembra offrire di Vigilio una visione sicuramente più completa e complessa; permette di inserirlo in un circuito culturale e pastorale aperto e dialogante, ben lontano da quella semplificante posizione contrappositiva che ci si attenderebbe da un ambiente e da un’epoca che parevano destinati a favorire chiusure e separatismi.
«Volere l’impossibile» è un’espressione linguistica e, insieme, un’esperienza umana. Questo volere è rivelatore di altre esperienze, alle quali reagisce o che, per altro verso, provoca esso stesso; sicché l’uomo, volendo ciò che non è raggiungibile, sperimenta la distanza tra il vivere e le possibilità della vita. Si tratta del riconoscimento d’una soggettività radicale che non si esaurisce nell’io che agisce e che fa. Quando l’uomo ha preso coscienza di questa dimensione di sé? È essa reale o immaginaria? Quali conseguenze procura, in ogni caso, la sua tematizzazione? Il presente volume cerca una risposta ai suddetti interrogativi, studiando l’invenzione e il rapido articolarsi del concetto di «velleità», apparso per la prima volta nel Medioevo. La ricerca approfondisce la teoria degli «atti di volontà» proposta da Tommaso d’Aquino; ne considera gli echi all’interno della moderna ‘scuola tomista’; valuta le questioni che la filosofia contemporanea, ragionando della ‘debolezza del volere’, vi ha ravvisato. La nozione di «velleità» diviene allora il terreno per un’indagine più vasta. Essa è una di quelle finestre strette dalle quali nondimeno, perché poste in alto, si può scorgere un vasto orizzonte: una figura medioevale dell’uomo assai meno scontata di quanto appaia nella memoria culturale comune.
Andrea Aldo Robiglio (Acqui Terme, 1972) si è formato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove ha conseguito il dottorato di ricerca di filosofia (XIII ciclo-maggio 2001). Ha vinto il XXXVII premio «Agostino Gemelli» e collabora, dal 1997, alla rivista internazionale «Divus Thomas» (Bologna). Attualmente lavora per conto dell’Organizzazione Olandese della Ricerca Scientifica (NWO/Katholieke Universiteit Nijmegen).