Questo romanzo si fonda su un fatto immaginario: Gregorio che si reca e si ferma a Montecassino il tem- po necessario per informarsi sulla vita di Benedetto da Norcia e per trascrivere la Regola da lui scritta per i cenobiti.
...Lo sforzo che le monache benedettine di Sant’Atto hanno compiuto con quest’opera dedicata alla risco- perta della figura paternamente geniale di San Bene- detto, è oggi consegnata alla stampa, affinché tutti noi - impegnati nella costruzione di questa nostra grande e amata Europa - possiamo di nuovo riappropriarci di un amico che - con grande genialità - apre ancora oggi sentieri che è bene continuare ad esplorare.
Tutti gli storici oggi concordano nel considerare San Benedetto
come il primo padre fondatore dell’Europa. E, di più, egli può certamente reclamare questa paternità sia in riferimento all’unità dell’Europa, sia in riferimento all’unione degli europei come unica famiglia...
Dalla presentazione di mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo della Diocesi di Teramo-Atri
Il volume si sviluppa come un vero e proprio dialogo, incoraggiato dall’autrice, fra tre maestri del pensiero: sant’Agostino e san Bernardo, due tra i più grandi Padri della tradizione cristiana, e Giacomo Leopardi, illustre poeta e pensatore. Due teologi e autori spirituali, uomini di Chiesa e di cultura, e Leopardi, che progressivamente prende le distanze dalla fede nella quale è stato cresciuto, la provoca con le più alte domande, fino alla più spinosa delle questioni: quella del dolore e dell’infelicità dell’uomo, che sembra contrastare con l’esistenza di un Dio buono e provvidente. Che cosa possono avere in comune, dunque, questi tre autori? Sicuramente i grandi interrogativi: il senso del vivere e del morire, il grande enigma dell’esistenza, «misterio eterno dell’esser nostro», come scrive il poeta di Recanati. E il mistero stesso di Dio, mistero di un Essere, di un Principio, di un Creatore, artefice e Padre, che si ponga in relazione con il mondo, con l’uomo e con il suo soffrire. Di Qualcuno che possa salvare l’uomo, strapparlo dal nulla e dalla morte, dal limite di tutte le cose, revocare la condanna a una vita infelice e priva di senso. Un libro a tre voci, la vicenda personale di Agostino, la profondità spirituale di Bernardo di Chiaravalle, l’intensità vibrante del sentire e del pensare leopardiano, che offrono una quantità smisurata di domande e di risposte preziose.
In edizione economica, una traduzione del Cantico spirituale, capace di restituire la lingua immaginosa, metaforica e visiva del mistico-poeta. Considerato, insieme alla Notte oscura, tra le migliori poesie in lingua spagnola sia dal punto di vista formale e stilistico che per l'immaginazione e il simbolismo, il Cantico spirituale occupa un posto centrale tra le opere di Giovanni della Croce. Si tratta di un canto d'amore metaforico in cui la "sposa" (che rappresenta l'anima) ricerca lo "sposo" (che rappresenta Gesù Cristo), trovando la piena gioia dopo essersi riuniti. Si tratta di una sorta di libera versione in lingua spagnola del Cantico dei cantici in un'epoca in cui era proibito tradurre il testo della Bibbia in lingua volgare. La presente edizione, grazie alla traduzione di un linguista, si propone di restituire in modo originale la densità e la ricchezza del linguaggio mistico di Giovanni della Croce.
In prima traduzione italiana. Le 24 Omelie sulla Lettera agli Efesini rientrano nel suo più ampio corpus esegetico che copre tutte le lettere paoline. Per Crisostomo, l'Apostolo è un insuperato modello di vita cristiana, esempio perfetto e ineguagliato di predicatore, guida, maestro e pastore. Prova ne è la ricchezza di spunti interpretativi che scaturiscono per Crisostomo dal commento delle Lettere, e che vanno dal tema del peccato al rapporto tra anima e corpo, dalla denuncia della corruzione per avidità della Chiesa alla necessità che regnino tra gli uomini pace, coesione e affetto reciproco, dalle considerazioni sul matrimonio a quelle sull'educazione dei figli, per citarne solo alcuni.
Lo studioso del diritto tardoantico non si può esimere dal notare come il nuovo tempo dei romani, il tempo cristiano, trovasse uno spazio corposo, frutto di un'attenzione seria e con un uso ben calibrato a scopi politici, all'interno del primo corpus legum ufficiale pubblicato nell'anno 438, il Codice Teodosiano. Le cadenze, le ricorrenze, i ritmi e le frequenze delle parzialmente consolidate liturgie cultuali cristiane non sarebbero sfuggite all'interesse dei legislatori del IV secolo e a quello dei loro successori degli inizi del V. Esse sarebbero state presenti alla radice di molti provvedimenti normativi sia d'Oriente sia d'Occidente fin quasi a configurare una vera e propria "recezione formale" di questi "nuovi" appuntamenti, da parte dell'imperium, per la più efficace azione di governo. Il periodo concentrato, nonostante divergenze di calcolo tra le chiese, intorno al dies Paschae, il giorno del sole divenuto poi dies dominicus, il lungo tratto della Quaresima, la festa del Natale e quella dell'Epifania, trovando adeguata attenzione nel frequente operare legislativo rivelano la misura in cui l'impero, in modo accelerato a ridosso della celebre Cunctos populos (a. 380), sulla traccia delle scansioni liturgiche cristiane marcasse con decisione i propri tempi, e massime quelli del calendario giudiziario talora prementi sulla stabilità dell'ordine pubblico.
Chi può negare l’esistenza dell’amore o dell’amicizia? Si tratta di sentimenti che gli uomini provano nel proprio cuore, non sono oggetti materiali, non sono visibili agli occhi, eppure questi non soltanto esistono, ma costituiscono la base strutturale delle relazioni umane.
Sant’Agostino in questo breve saggio spiega l’esistenza della fede nel cuore dell’uomo dove risiede la fiducia nelle cose divine, quelle che non si vedono.
<<Alcuni ritengono che la religione cristiana più che da accettare sia da deridere, per il fatto che in essa si richiede agli uomini una fede nelle cose che non si vedono, invece di mostrare cose che si possano vedere. Allora noi, (…) nonostante ciò dimostriamo alle menti umane che si deve credere anche in quelle cose che non si vedono. E queste sono innumerevoli proprio nell’animo nostro, che per natura è invisibile.>>
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BIOGRAFIA DI SANT’AGOSTINO: Agostino Aurelio nacque in Africa a Tagaste, nella Numidia (attualmente Souk Ahras in Algeria), il 13 novembre 354 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Il padre Patrizio era pagano, mentre la madre Monica, era cristiana; Agostino era il primogenito di tre figli, fu lei a dargli un’educazione religiosa ma senza battezzarlo, come si usava allora, volendo attendere l’età matura. Eppure, dopo aver letto l’Ortensio di Cicerone, Agostino abbracciò la filosofia aderendo al manicheismo, Nel 371 prese in moglie una donna di Cartagine, dalla quale nacque, nel 372, il figlio Adeodato. Dopo aver avviato tre scuole a Tagaste, a Cartagine e a Roma, nel 387 si recò a Milano per occupare la cattedra di retorica. Qui conobbe Sant’Ambrogio, iniziò il suo cammino di fede cristiana e fu battezzato. Ritornò in Africa e, dopo la morte della madre, sì recò ad Ippona, dove venne ordinato sacerdote e vescovo. Mentre Ippona era assediata dai Vandali, nel 429 il Santo si ammalò gravemente. Morì il 28 agosto del 430 all’età di 76 anni. I suoi resti mortali furono portati a Cagliari poi traslati a Pavia, nella chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro.
Le sue opere teologiche, mistiche, filosofiche e polemiche sono tutt’oggi oggetto di studio, Per il suo pensiero, racchiuso in numerosi saggi, ha meritato il titolo di Dottore della Chiesa,
Il libro contiene in sostanza tutta la dottrina gnoseologica del Beato Duns Scoto, la quale si distingue per ammettere la conoscenza positiva di Dio attraverso concetti astratti dalle creature, ma formalmente univoci. Attribuisce all'intelletto un ruolo attivo nella conoscenza, cooperando con l'oggetto. Tutte le conoscenze hanno origine dai sensi, e per questa ragione il concetto intellettuale tende sempre a riflettersi sul fantasma sensibile.
In poche parole: Una raccolta di testi ascetici e mistici della tradizione occidentale sull’importanza della preghiera.
La Filocalia (che significa letteralmente “amore per la bellezza”) è una raccolta di testi di ascetica e mistica della Chiesa ortodossa, risalente alla fine del Settecento. Per i lettori occidentali, dotati di una sensibilità diversa, fino a ora mancava però un’analoga selezione di scritti della propria tradizione spirituale. A colmare questo vuoto ecco quest’opera che propone i migliori passi di autori di area monastica occidentale dei primi dodici secoli: questa scelta è stata dettata dalla volontà di mantenere una continuità con il mondo orientale, che entro questi secoli presenta un linguaggio comune a quello occidentale dal punto di vista della ricerca spirituale. Solo il ritorno alla bellezza può infatti dare forma alla nostra vita frenetica e spaesata, facendoci approdare sulle rive di quel mondo di meditazione, introspezione e dialogo con l’Altro che per primi i Padri della Chiesa hanno raggiunto e sperimentato attraverso la preghiera.
Al centro del trattato sull’Eucaristia di Giovanni Duns Scoto, nel IV libro del suo «Commento alle Sentenze», si trovano incastonate due questioni dedicate all’essere degli accidenti. Esse vantano un notevole interesse teoretico, non soltanto per un’adeguata comprensione della teologia eucaristica del maestro scozzese, ma soprattutto per definire la relazione da lui istituita tra metafisica e teologia, che rappresenta uno dei temi cardine del suo pensiero. È qui offerta la traduzione di tali questioni in cui il Sottile si interroga sullo statuto ontologico degli accidenti, corredata di introduzione, note e apparati. Il volume è curato da Davide Riserbato, docente a contratto di Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e professore regolarmente invitato presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum e presso la «Cattedra Marco Arosio di Alti Studi Medievali» dell’Ateneo Pontificio «Regina Apostolorum» (Roma), dove tiene corsi di Storia della filosofia medievale.
«Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». L’interpretazione dei Padri della Chiesa di una della parabole più note del Vangelo di Luca, che ha al centro l’esercizio della misericordia.
C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo –, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. I Padri della Chiesa alle prese con un passo oscuro della Genesi. Per Ambrogio di Milano, ad esempio, i figli di Dio sono da intendersi come gli uomini integri e di vita santa.
«Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio». Il grano e la zizzania introducono il grande tema di una insufficiente vigilanza, spesso accostata dai Padri ai problemi dell’eresia.