Questo testo analizza i dati dell'inchiesta "I giovani e le loro scelte", al fine di identificare le sfide che derivano dalle risposte raccolte. Sfide che, per la maggior parte, non si riferiscono a fallimenti, assenze o difficoltà, quanto piuttosto alle opportunità di progredire per un miglior servizio educativo.
La vita eremitica si esprime nella scelta di vivere la ricerca intensa ed esclusiva dello sguardo di Dio. Essa è mossa dal desiderio di unione intima con Lui, a Lui solamente si consegna nella più rigorosa separazione dal mondo. Gli Orientamenti della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, in linea con la tradizione della vita eremitica e nell’ambito del can. 603, si rivolgono in particolare agli eremiti ed eremite che dipendono direttamente dal Vescovo diocesano e osservano sotto la su guida la forma di vita che è a loro propria. Il volume contiene in Appendice la Formula di propositum e di professio.
La tempesta prodotta da Nietzsche attraverso «uno scatenamento totale di tutte le capacità simboliche» non poteva passare inosservata. L'Occidente, che ha scommesso sui "maestri del sospetto" per la sua emancipazione, non ha ancora trovato la risposta al folle della "morte di Dio" e soprattutto alla domanda: con cosa lo sostituiremo? Il destino di Nietzsche fu legato al suo annuncio: «Conosco la mia sorte. Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme - una crisi, quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono dinamite». L'Occidente vive questo spasmo e con lui anche il cristianesimo alle prese con la sua crisi di identità fra cielo e terra. L'alternativa di Nietzsche "il Crocifisso o Dioniso" è una provocazione ancora irrisolta, che si tenta di eludere ma che continua a lacerare le coscienze di tutti.
Il Te Deum è un inno particolarmente usato nella liturgia ed è grande la sua ricchezza semantica. Partendo dalla prospettiva teologica, liturgica e musicale, l'Autore tratta l'inno come la forma in cui la liturgia condensa da un lato la comprensione della gloria di Dio, e dall'altra la celebra con elementi metaculturali che si trasmettono di generazione in generazione.
Nel suo studio l'autore espone la storia della concelebrazione eucaristica in Occidente, attraverso il contatto diretto con le fonti patristiche, liturgiche, magisteriali e canoniche, tenendo conto della mentalità di ciascun'epoca per evitare di giudicare la storia partendo da acquisizioni teologiche più recenti. Il percorso storico arriva fino al dibattito prima e durante il Concilio Vaticano II e prende in esame il rito della concelebrazione nella sua prima stesura del 1965 e come si trova oggi nella terza edizione tipica del Messale Romano del 2008. Non mancano indicazioni per la pratica del rito, con accenno alla problematica attuale delle celebrazioni con grandi numeri di concelebranti.