L'omelia domenicale da tempo è in crisi. Tutto ciò ci parla dello stato attuale della situazione della Chiesa cattolica, specialmente tra i giovani e le donne. Molti non vedono la comunità cristiana predicare un Vangelo libero da incrostazioni clericali e di potere. E stanno sulla soglia. Rosario Giuè, a partire da questa situazione, prova a scrivere le sue omelie con il segreto desiderio che tanti uomini e tante donne possano sentirsi sorpresi dal Vangelo senza sentirsi, per questo, alienati dal proprio tempo così inedito. Una volta si diceva: «Dimmi in che chiesa credi e ti dirò che omelia fai». Oggi si potrebbe aggiungere: «Dimmi in che società credi e ti dirò che omelia fai». L'omelia sottintende una visione di società. Non si può essere neutrali. L'interpretazione dei Vangeli è sempre un atto "politico". Sottolineare o tacere alcune sfumature di un testo, è sempre una scelta "politica" e non soltanto teologica o esegetica. La comprensione del Vangelo che contiene questo volume, in ogni caso, è sempre laica, mai con tentazioni clericali. Perché nella finitezza, secondo Giuè, vediamo un riflesso del volto di Dio. E ciò nella consapevolezza che senza il soffio dello Spirito ogni parola rimane "lettera" morta e incapace di muovere il cuore verso il futuro sognato e condiviso.
Joseph Campbell è stato uno degli studiosi che hanno rivoluzionato l'approccio alla mitologia. Nelle sue opere ha infatti dimostrato come i racconti mitologici - indipendentemente dall'ambito culturale in cui hanno origine - attingano temi, personaggi e storie dallo stesso ancestrale retroterra. Questo significa che nella letteratura, nei riti e nei simboli, elaborati dalle varie tradizioni per rispondere alla necessità di comprendere il mistero dell'esistenza, finiamo per scoprire sempre noi stessi. Tat tvam asi, «quello sei tu», è appunto l'intuizione spirituale fondamentale di tutta la vita e l'opera di Campbell. Nei saggi raccolti in questo volume, l'attenzione dello studioso si concentra sulla tradizione spirituale giudaico-cristiana, sulla simbologia che ricorre nei suoi miti e rituali, sulla metafora quale strumento di narrazione e trasfigurazione, spesso fraintesa e considerata un mero riferimento a un presunto evento storico. Si vedrà per esempio come attraverso il mito dell'Immacolata Concezione (che non è solo cattolico) non si tramandi un fatto, ma piuttosto si alluda a una condizione spirituale. Anche la Terra Promessa non è un luogo geografico, bensì dell'anima. L'ambito mitologico è stato oggetto di incomprensioni e pregiudizi, al punto che, per alcuni, il mito si riduce a una bugia. Campbell ci mostra invece come le sue declinazioni nelle diverse culture rispondano in modo univoco al profondo ed essenziale bisogno umano di comprendere i grandi misteri della nostra presenza nell'universo.
In questo libro Bolgiani chiarisce che cosa si debba intendere con "Storia del Cristianesimo" e "Storia della Chiesa": due oggetti di studio storico - la storia degli uomini e delle istituzioni - del tutto distinti dall'insegnamento teologico. Di qui una serie di domande, cui si cerca di rispondere nei cinque capitoli: quali sono i contenuti di una "Storia del Cristianesimo"? Che cosa si intende storicamente per "religione cristiana"? Perché la Storia del Cristianesimo e della Chiesa non sono storie "filosofiche" né "ideologiche"? Qual è la differenza tra "Storia del Cristianesimo" e "Storia delle Religioni"? Interrogativi che ripercorrono plurisecolari tradizioni di studi mostrando l'attualità della lezione di metodo di Bolgiani: egli si è posto la necessità di assumere il metodo storico-critico nello studio del "fatto" della religione cristiana e delle religioni, attraverso lo scavo dei documenti e la continua attenzione alla complessità del reale. In Appendice, uno sguardo retrospettivo alla Storia della Chiesa e del Cristianesimo, che si può considerare l'autobiografia intellettuale dell'autore.
Francesco di Assisi, pur desiderando una vita ritirata negli eremi, si divise tra preghiera e servizio apostolico. Un'esperienza che condividerà con i primi compagni, ma che a un certo punto coinvolgerà anche altri uomini e donne: nasce così l'Ordine della Penitenza (che maturerà fino a diventare il Terz'Ordine francescano). Molti storici, riferendosi a questo periodo, parlano addirittura di un "Medioevo laicale", animato da coloro che, pur non essendo consacrati in un ordine religioso, vivevano i valori evangelici nelle realtà del mondo. Giovanna Casagrande, tra i massimi esperti di un tema tanto ricco, complesso e affascinante, ci aiuta a leggerlo nelle sue molte sfaccettature. A partire dal Memoriale propositi del 1221 di Onorio III, l'Autrice - che qui riunisce alcuni tra i suoi scritti più importanti sull'argomento - analizza un fenomeno unico nel suo genere e ne traccia lo sviluppo nei secoli successivi.
«Abbiamo cominciato l'opera dei dodici profeti e, con l'aiuto di Cristo, la finiremo» (Girolamo, Commento ad Amos, prologo al terzo libro). I commenti a Gioele e Amos, dedicati a Pammachio, risalgono al 406.
Le origini del Sovrano Ordine di Malta, i Cavalieri di San Giovanni oggi, i membri, i lavori sulla prossima riforma costituzionale, governance e sistema di governo, cariche e uffici, struttura e organizzazione periferica, i rapporti diplomatici e i trattati bilaterali siglati con la Repubblica Italiana. "I rapporti diplomatici tra il Sovrano Ordine di Malta e la Repubblica Italiana costituiscono un complesso insieme di accordi che regolano attività e relazioni fra una realtà particolarissima, equiparata a uno Stato senza territorio, e l'Italia. Queste relazioni non si possono comprendere senza il supporto di un'adeguata cornice storica considerando la quasi millenaria vita dell'Ordine. L'opera vuol mettere in evidenza una visione nuova di questa lunghissima vicenda e, unendosi alla mole di quanto precedentemente pubblicato, offrire un quadro più completo del Sovrano Ordine di Malta, al tempo stesso soggetto di diritto internazionale, Ordine cavalleresco e governo "in esilio" di un perduto dominio territoriale, la cui sovranità si è perpetuata nel tempo senza interruzioni grazie a un complesso di rapporti bilaterali di reciproco riconoscimento.
Il volume ripercorre le tappe fondamentali della storia della santità in Occidente dalla tarda antichità alla fine del Medioevo. È articolato su due linee distinte, seguendo da una parte la nascita del culto dei santi e dall'altra la composizione e la diffusione delle leggende agiografiche. Si illustra così il parallelo sviluppo della venerazione, dai martiri delle origini alle esperienze mistiche del tardo Medioevo; delle modalità di canonizzazione, dalla devozione spontanea alla normativa contemporanea; dei testi che parlano di santi, dai primi calendari e martirologi alle grandi raccolte del Duecento, fino all'opera dei Bollandisti. Infine si presentano dodici casi esemplari che, iniziando dalle persecuzioni imperiali e arrivando a Francesco d'Assisi, mostrano la complessa evoluzione nel Medioevo del culto dei santi, della letteratura agiografica e del loro rapporto con la storia. Dodici schede monografiche integrative sono dedicate ad autori (come Ambrogio di Milano e Iacopo da Varazze) e a questioni (come i Dodici, gli apostoli, le fonti francescane) importanti per gli studi agiografici.
Questa novena al Natale è particolare perché è incentrata sui personaggi del presepe, riletti e interpretati in modo da parlare all'uomo di oggi. Per ogni giorno della novena si trova infatti una meditazione - a firma di un autore ogni volta diverso - su un personaggio del presepe: don Dario Criscuoli medita sui pastori; don Luigi Maria Epicoco sulla zingara; don Pietro Cesena sul pastore addormentato; don Francesco Buono sull'angelo; padre Giulio Albanese sui Magi; don Vincent Nagle sul bue e l'asinello; don Antonello Iapicca su san Giuseppe; don Renzo Bonetti su Maria e padre Maurizio Botta su Gesù bambino. La novena raccoglie - quasi in presa diretta, conservando la freschezza e l'immediatezza del parlato - queste nove meditazioni. Costanza Miriano, animatrice dell'iniziativa, osserva che «ognuno dei personaggi del presepe ha un messaggio da darci, ognuno parla in qualche modo di noi: i pastori che vegliano; la zingara, che vuole prevedere e controllare il futuro, proprio come noi; il pastore addormentato, simbolo di tutti noi che non ce la facciamo... Leggiamo e custodiamo queste parole, davvero dense e piacevoli insieme, un distillato della multiforme sapienza della Chiesa».
«Giannino Piana testimonia in modo trasparente la bellezza della ricerca, la gioia del credere, l'attrattiva della verità, l'amore per l'essere umano. Se vogliamo uscire dalla soglia della teologia, divenendo partecipi della sensibilità di tante persone in ricerca, potremmo forse applicare a lui un asserto della Critica della ragion pratica di Kant: "L'etica non è esattamente la dottrina che ci insegna come essere felici, ma ci insegna come possiamo fare per renderci degni della felicità"» (dalla Postfazione di Gianfranco Ravasi).
Il volume propone un'elaborazione sistematica e complessa delle molteplici tematiche che emergono dall'affrontare una devastante e sconosciuta pandemia, quella da Covid-19. Si incontrano due diversi ambienti di ricerca, di lavoro e di ministero: quello della salute mentale e quello della pastorale della Chiesa in Italia. Voci che si sono confrontate per arrivare a comporre un quadro di riflessione, di aggiornamento e di programmazione condivisi. Questo testo è pensato e indirizzato - anche nella sua scansione tematica - ai professionisti sanitari, a chi educa, a chi deve assumere scelte politiche e amministrative, come pure agli operatori pastorali che sono chiamati a intercettare le domande di senso presenti in Italia - illuminandole con la parola del Vangelo - e anche a tutti coloro che siano interessati ad approfondire una prospettiva più ampia sull'emergenza che ha coinvolto e sconvolto il mondo intero.
Dovevo scrivere sui diritti sacri della comunità, e ho tenuto in tasca quelle parole per mesi: diritto, sacro e comunità. Soprattutto la parola diritto mi respingeva. Dopo averla ribaltata nel suo opposto, doveri, ho trovato il coraggio di pugnalarla con un apostrofo. E ne ho fatto domanda. Per questo sono tornato all'inizio, Genesi. Queste sono le pagine nate da quello scontro. Decido di tornare a quelle domande affilate come lame: «Dove sei?». Domande di posizione, domande di Dio che non inizia a scrivere la storia biblica partendo dai diritti dell'uomo, ma neppure dai doveri; Dio inizia con pagine che chiedono conto della nostra posizione. Provo ad aprire le parole con la domanda di posizione che Dio regala all'uomo. Attraverso racconti biblici che vanno da Genesi alla passione di Gesù.
"Biffi per sempre" è un atto d'amore dei bolognesi e di tanti presuli e fedeli italiani e non. Ma il libro va oltre il Cardinale ed è un omaggio alla Chiesa di Bologna che ha avuto sei Sommi Pontefici, due dei quali, Benedetto XIV (Prospero Lambertini nel XVIII secolo) e Benedetto XV (Giacomo Della Chiesa nel secolo scorso), protagonisti della Cristianità. Dal 1600 tutti gli arcivescovi di Bologna hanno avuto l'onore della porpora, con la sola eccezione di Enrico Manfredini, scomparso quasi subito. Il prestigio, l'autorevolezza, il peso degli arcivescovi hanno sempre fatto della Chiesa di Bologna un unicum. Il cardinale Carlo Oppizzoni (1769- 1855) che riorganizzò la diocesi e restaurò la Cattedrale. Poi Della Chiesa (1854-1922) instancabile apostolo di pace nel primo conflitto mondiale. E Giovanni Battista Nasalli Rocca (1872-1952): la sua opera fu un fattore decisivo dell'incolumità di Bologna nella guerra. E che dire di Giacomo Lercaro (1891-1976), protagonista del Concilio Vaticano II e ispiratore del rilancio in politica dei cattolici. Poi, Antonio Poma (1910- 1985), instancabile e saggio presidente della Cei in un decennio difficile, fedele alla Chiesa con prudenza e fermezza. Dopo Manfredini, l'arrivo di Biffi e la successione di Carlo Caffarra (1938-2017) fino a Matteo Maria Zuppi (insediato il 12 dicembre 2015 e nominato cardinale il 5 ottobre 2019), con un suo crescente e molto apprezzato impegno di presenza e di indirizzo a un Cristianesimo sempre più dialogante, nella scia di papa Francesco.