Il periodo medievale può essere considerato come la fase più duratura dell’ebraismo, poiché il Medioevo s’interrompe con la concessione dei diritti civili nel corso della Rivoluzione francese. Dalla fine del IX secolo al periodo compreso tra il XV e il XVI, ovvero intorno al sorgere del Rinascimento, i pensatori ebrei iniziarono a confrontarsi con i grandi sistemi del loro tempo: la scolastica araba, il neoplatonismo, il neoaristotelismo, l’averroismo, tutti elementi che saranno messi a frutto per dare, in particolare grazie al contributo di Mosè Maimonide, una formulazione filosofica dell’ebraismo. La filosofia ebraica non si ferma però al Medioevo. Essa ha conosciuto un XVIII secolo assai ricco, seguito da un ancor più ricco XIX secolo, grazie alla fioritura del pensiero ebraico in Germania. Un contributo che ha confermato la compatibilità tra l’identità ebraica e la cultura europea.
L’Indice Concettuale del Medio Giudaismo è stato ideato da Paolo Sacchi ed è da lui diretto in collaborazione con Florentino García Martínez, Romano Penna, Günter Stenberger, Lucio Troiani e altri, per fornire una nuova forma di repertorio che permetta di accedere ai testi di un’epoca cruciale per la storia del giudaismo e del cristianesimo (300 a.C.-200 d.C.). La natura di questi scritti e le varie lingue in cui sono giunti fino a noi, infatti, hanno reso impossibile la redazione di uno dei consueti strumenti di indagine, come concordanze e dizionari. Prendendo in considerazione un tema (sovralemma), se ne analizzano i vari aspetti (lemmi e sottolemmi) in una ricca gamma di testi che, spaziando dagli ultimi scritti della Bibbia ebraica e i Deuterocanonici alla Mishnah, esamina gli Apocrifi dell’Antico Testamento, gli scritti di Qumran, gli scrittori giudeo-ellenistici, Filone, il Nuovo Testamento, Giuseppe Flavio, gli Apocrifi del Nuovo Testamento e gli autori cristiani dei primi due secoli.
In questo terzo fascicolo è analizzato il sovralemma Messianismo, che si articola nei lemmi “antimessia”, “era messianica”, “messia”, “precursore”, “tipologia”.
"Tutte le qualità anche quelle basse e malvagie, possono essere sollevate al servizio di Dio. Così, per esempio, l'orgoglio: quando viene innalzato, si trasforma in nobile coraggio nelle vie di Dio. Ma a che scopo sarà stato creato l'ateismo? anch'esso ha il suo innalzamento: nell'atto di pietà. poiché quando uno viene da te e ti chiede aiuto, allora tu non devi raccomandargli di avere fiducia e rivolgere la sua pena a Dio. ma devi agire come se Dio non ci fosse, come se in tutto il mondo ci fosse uno solo che può aiutare quell'uomo: e quell'uomo sei tu"
Racconti dei chassidim di Martin Buber.
Si tratta del manoscritto con la traduzione del Libro etiopico dei Giubilei e degli Oracoli Sibillini. Nel plico originale del Libro dei Giubilei, la traduzione del testo comincia dal Prologo e riguarda Giubilei 1,1–21,26; l´interruzione a questo punto non dipende da nessun particolare disegno dell´autore, il quale invece aveva sospeso a questo punto il proprio lavoro, ripromettendosi di proseguirlo in un altro momento; segue distintamente una parte dedicata alla critica testuale con i raffronti alla tradizione manoscritta e alle edizioni critiche, documentate fino a prima dell´edizione del materiale ritrovato a Qumran; a parte sono segnalate le intertestualità con la letteratura biblica, parabiblica e rabbinica. Nell´edizione postuma qui pubblicata, è premessa un´introduzione, che tiene conto di osservazioni già proposte da M. Erbetta, ma che guarda anche ad alcune principali edizioni critiche successive, a quelle uscite all´epoca in cui l´autore aveva iniziato il suo lavoro: di scuola francese, americana e relative al materiale qumranico; alla traduzione è posto in nota il materiale di critica testuale e dei passi paralleli. La stessa struttura editoriale è stata seguita per il terzo libro degli Oracoli Sibillini (la sibilla giudaica), che l´autore ha tradotto con stile poetico, ma fedele all´edizione critica seguita per il testo originale greco; in questo caso, il materiale di critica testuale è più circoscritto, mentre abbastanza ricco è quello delle intertestualità; l´introduzione, aggiornata con alcune principali edizioni critiche uscite successivamente, tiene conto anche delle osservazioni già fatte in proposito dall´autore.
Questo libro svela un tratto tipico dell’ebraismo, che consiste in un atteggiamento di continuo confronto con la tradizione, di inesausta interpretazione dei testi sacri, di creativo misurarsi con i lasciti del proprio passato. La filosofia contemporanea, dal secondo dopoguerra in particolare, è stata profondamente segnata da questa tensione verso una costante ma fedele reinvenzione dei significati che un testo - il testo biblico su tutti - può avere. Che cos’è il midrash? Un tentativo di interpretazione irrazionale e prescientifica della Bibbia? Un’ermeneutica speciosa e particolarista? Una modalità di pensiero insolita e poco comprensibile? Certamente no; si tratta piuttosto di una esegesi creatrice, capace comunque di utilizzare tutte le acquisizioni delle scienze linguistiche al fine di rendere manifesto il senso del testo. Questo volume rielabora la categoria ebraica dell’interpretazione che chiamiamo midrash esponendola secondo un ordine razionale e a partire da una meditazione sulla tradizione di una lettura che costantemente ricomincia. La inscrive all’interno del dibattito avviato dalla linguistica sui concetti di segno e di senso, di testo e di interpretazione, che le forniscono una struttura di base ma che allo stesso tempo, forse, essa sconvolge. Soprattutto, si mettono qui in evidenza i tratti singolari assunti da questa modalità di lettura nel suo darsi alla sollecitazione o all’auscultazione semiologica della lingua ebraica, che fa proliferare significati inattesi tra gli spiragli di parole, frasi o parti del discorso. Da qui, dunque, una lettura infinita. Che non è riconducibile a un sapiente approfondimento e gioco, ma si capovolge e sfocia in un appello alla responsabilità verso l’altro. Qui l’interpretazione si fa invocazione, la sollecitazione conduce alla sollecitudine, svelando, al di là della neutralità del procedimento esegetico, il primato della preoccupazione morale nella trasmissione del sapere.
Pesach, la Pasqua ebraica, è la rievocazione dell'esodo dall'Egitto grazie al quale i figli d'Israele, ridotti a una dura schiavitú fatta di angherie e lavoro sfiancante, conquistano la libertà, ma anche la consapevolezza di essere diventati un popolo. Pesach in ebraico significa «passaggio» e segna la metamorfosi dallo stato di schiavitú a quello della libertà. In questo senso, l'Esodo è divenuto il prototipo di ogni spinta rivoluzionaria. Ma Pesach racconta anche il «passaggio» di Dio sull'Egitto, una notte di luna piena, millenni fa.
Da allora, gli ebrei commemorano con il rito quell'evento, o per meglio dire vi si immedesimano perché «in ogni generazione si è tenuti a considerare se stessi come se personalmente fossimo usciti dall'Egitto».
L'Haggadah, l'antico testo che si legge a tavola nel corso della celebrazione pasquale, è il racconto di questa storia. La porta per entrare in quel passato, il luogo di incontro fra imperscrutabili lontananze nel tempo e nello spazio.
Testo a fronte.
«Perché questa sera è diversa da tutte le altre sere?
Perché tutte le altre sere non intingiamo
la verdura nemmeno una volta
E questa sera due volte?
Perché tutte le altre sere mangiamo lievitato
e azzimo
E questa sera solo azzimo?
Perché tutte le altre sere mangiamo ogni verdura
E questa sera erbe amare?
Perché tutte le altre sere mangiamo seduti
o reclinati
E questa sera solo reclinati?»
La ricchezza e l'attualità della tradizione filosofica ebraica
Il pensiero ebraico di fronte allo smarrimento contemporaneo
Mosès e Rosenzweig, Levinas, Sholam ecc.
In questo libro di incontri con l'amico Malka, Stéphane Mosès rievoca, in una straordinaria autobiografia intellettuale, l'itinerario che, dopo l'annientamento della Shoah, lo ricondusse gradualmente alla filosofia ebraica fino a fare di lui uno dei principali pensatori della modernità ebraica.
Dalla quarta di copertina:
In questo libro di incontri con l'amico Victor Malka, Stéphane Mosès rievoca, in una straordinaria autobiografia, l'itinerario intellettuale che lo ricondusse gradualmente alla filosofia ebraica – quasi annientata dalla Shoah – fino a fare di lui uno dei più grandi pensatori della modernità ebraica della seconda metà del XX secolo.
Dalla scoperta della ricchezza e dell'attualità di una tradizione filosofica e talmudica di cui ignorava tutto al ruolo avuto nella ricostruzione dell'ebraismo francese, dall'amicizia con Gershom Scholem all'impegno per far conoscere l'opera di Franz Rosenzweig, la storia di un uomo che ha contribuito in modo determinante a disegnare la modernità intellettuale ebraica degli ultimi decenni.
La Terra di Israele è stata al centro dell’intera storia ebraica. La creazione dello Stato di Israele ha riproposto tale tema in tutta la sua urgenza e attualità, provocando un dibattito nello stesso Israele, nella Diaspora e tra le nazioni che ancora contestano il diritto del popolo ebraico a questa Terra. L’autore offre un contributo, dal punto di vista cristiano, a questo dibattito.
«Il testo che ci offre Raniero Fontana – Gerusalemme e dintorni – invita a percorrere Sion-Gerusalemme, a riconoscerla allo scopo di fare conoscere il Dio di Israele, il Dio creatore e redentore dell’universo. È questo Dio che gli ebrei di ieri e di oggi testimoniano, con la loro pratica dello Shabbat, con il loro attaccamento alla Terra di Israele, nel tempo e nello spazio di questo mondo. Terra di Israele, Gerusalemme e Tempio, sono tre realtà inseparabili, tre luoghi reali e simbolici nei quali e attraverso i quali Dio si rende presente al mondo e si lascia incontrare dagli uomini». (dalla Presentazione di Fr. Pierre Lenhardt)
Raniero Fontana è dottore in Teologia e laureato in Filosofia. Ha studiato Letteratura rabbinica presso l’Università Ebraica di Gerusalemme e presso l’Istituto Shalom Hartman diventandone ricercatore. Attualmente insegna Talmud presso l’Istituto Cristiano di Studi Giudaici e di Letteratura Ebraica a Gerusalemme. Tra i suoi libri più recenti segnaliamo: Aimé Pallière. Un “cristiano” a servizio di Israele (Milano 2001); Sinaitica. Ebrei e Gentili tra teologia e storia (Firenze 2006); La Guerra della Torah. Democrazia, giudaismo, idolatria (Milano 2008); Figli e figlie di Noè. Ebraismo e universalismo (Assisi 2009). In collaborazione con A. Contessa, Noè secondo i rabbini. Testi e immagini della tradizione ebraica (Cantalupa 2007).
Il 1968 non fu solo l’anno della contestazione giovanile, in cui soffiava lo spirito della ribellione, ma anche l’anno che ha visto l’inizio del Rinnovamento carismatico cattolico e del Movimento ebreo-messianico, in cui spirava lo spirito di Dio, teso a restaurare la signoria di Gesù sulle nazioni e sugli ebrei. Il Rinnovamento carismatico cattolico è ben noto nella Chiesa, mentre non lo è altrettanto il Movimento ebreo-messianico, che nel corso degli anni ha fatto nascere dal suo seno comunità di Ebrei messianici, che professano la fede neo-testamentaria in Gesù Messia e Figlio di Dio, unendola alla pratica più o meno completa delle antiche osservanze ebraiche. Queste comunità sono ormai presenti e attive in tutto il mondo ebraico, in Israele e all’estero. Il fenomeno è poco conosciuto nell’ambito cattolico e P. Carlo Colonna, gesuita, ne parla da teologo allo scopo di far conoscere le ricche problematiche teologiche, proprie degli ebrei-messianici. Dal 2003 ha partecipato a quattro Dialoghi tra cattolici ed ebrei messianici, tenuti a Bari fino ad oggi e promossi dalla Comunità di Gesù, Comunità carismatica di alleanza, che svolge un ministero di riconciliazione e di unità fra i cristiani in mezzo alle nazioni. Di questa Comunità è l’Assistente spirituale. P. Peter Hocken, (autore del saggio in postfazione) teologo cattolico, molto noto all’estero come competente del Movimento pentecostale ed ebreo-messianico, delinea l’aspetto storico e fenomenologico del sorgere del Movimento ebreo-messianico, le sue dottrine e pratiche di fede. La lettura di questo libro potrà essere un ponte per un dialogo più ampio e fecondo di unità tra cattolici ed ebrei-messianici.
L’Autore
Carlo Colonna è un sacerdote gesuita. Vive a Bari, dove è Assistente spirituale di una Comunità carismatica di Alleanza, la Comunità di Gesù, impegnata nel dialogo ecumenico col mondo evangelico-pentecostale, anglicano, ortodosso e con gli ebrei messianici. È predicatore, autore di canti religiosi e scrittore di numerosi libri di spiritualità e catechesi di diverso genere. Con Fede & Cultura ha pubblicato nel 2008 il volume “Medjugorje profezia mariana”.
Una ricerca assai documentata e originale sul noachismo. Presentazione di Luigi Nason. Chi sono i figli di Noè? Questo libro, originale e documentato, affronta le istanze poste negli ultimi vent'anni dall'apparizione di un movimento noachide diffuso in tutti i continenti. Esamina i luoghi canonici e i principali momenti ermeneutici attorno ai quali si è cristallizzata l'esperienza noachide moderna.
Con il termine amore possiamo intendere vari tipi di amore: l'amore di Dio, l'amore della sapienza, l'amore del prossimo, l'amore coniugale, l'amore filiale... A ognuna di queste possibilità sono legate questioni e domande che hanno attraversato l'intera storia dell'umanità. Riguardo alla divinità, uno dei temi al centro del pensiero filosofico e teologico riguarda il rapporto tra conoscenza di Dio e amore di Dio, e più in generale il rapporto tra amore e conoscenza. Allo stesso modo, riguardo all'amore di coppia, mille riflessioni ha sempre suscitato il rapporto tra desiderio e amore, tra passione e amore, tra l'amore fisico e quello spirituale. "Meglio in due che da soli" esplora questi diversi aspetti dell'amore, partendo in primo luogo dalla Bibbia ma senza dimenticare la lezione della filosofia ebraica, in particolare quella antica e medievale. Emerge così con coerenza un quadro che abbraccia i precetti del matrimonio e le estasi mistiche, l'erotismo e il rapporto con il creato. Per culminare con una riflessione su quella che sembra la negazione assoluta dell'amore e il trionfo dell'odio e del male, la Shoà.