Il terzo volume di "Le religioni e il mondo moderno" è dedicato al rapporto tra Islam e modernità. Si tratta di un tema oggi al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica occidentale per una serie di motivi troppo noti per insistervi, i cui effetti in ogni caso toccano sempre più i vari paesi europei. Anche se il confronto dell'Islam con la modernità è ben più antico e meritevole di adeguati approfondimenti e di un'adeguata contestualizzazione storica, la centralità che questo confronto ha assunto nel villaggio globale negli ultimi trent'anni spiega la scelta, a differenza dei due volumi precedenti, di privilegiare una "storia presente" di questi rapporti.
I lavori di Asin Palacios, di Corbin, di Izutsu hanno fatto conoscere al pubblico occidentale la singolare figura d’Ibn ‘Arabî. Nato in Andalusia nel 1165, morto a Damasco nel 1240, colui che è stato soprannominato Al-Shayk al-Akbar – il Maestro spirituale per eccellenza – esercita da otto secoli una grande influenza sulla mistica islamica, suscitando al contempo presso gli avversari del sufismo, ancora oggi, attacchi di una violenza estrema.
Se i tratti principali della metafisica d’Ibn ‘Arabî cominciano a essere conosciuti, la sua «agiologia» non è stata fino ad oggi che solo parzialmente esplorata e costituisce la prima formulazione globale e coerente, nel pensiero islamico, di una dottrina della santità che ne definisce nell’insieme la natura e la funzione e precisa i criteri di una tipologia dei santi fondata sulla nozione di eredità profetica. Essa inoltre chiarisce il problema controverso dell’origine del «culto dei santi».
L’opera di Michel Chodkiewicz, basata su un’analisi minuziosa dei testi, presenta i dati essenziali di quest’aspetto dell’insegnamento di Ibn ‘Arabî, un insegnamento in cui l’esposizione teorica non è mai separabile dall’esperienza visionaria che la ispira. Esso si conclude con una descrizione dettagliata in due fasi – ascesa verso Dio, discesa verso le creature – del viaggio iniziatico il cui compimento fa del santo il necessario mediatore tra il Cielo e la Terra: così la fine dei santi non è che un altro nome della fine del mondo.
Esistono domande che contengono in sé tutto ciò che le società occultano. Una di queste è certamente il ruolo della donna nell’Islam. Così quando Benazir Bhutto fu eletta Primo ministro del Pakistan nel 1988, nessuno in Occidente si era resoconto della frattura che questo avvenimento aveva provocato nella storia dei paesi islamici. L’inchiesta storica e sociologica di Fatima Mernissi nasce da questo avvenimento. Essa indaga quindici secoli di storia dell’Islam, dalla storia delle dinastie ai fondamenti del linguaggio politico religioso, per scoprire il ruolo spesso nascosto delle sultane. Anche le domande più scottanti e attuali sullo stato della donna in Islam non sono assenti dall’indagine. Fatima Mernissi fa parte infatti di questa umanità e vive in prima persona i problemi della condizione della donna nel mondo musulmano. Tale condizione viene riassunta mirabilmente dall’autrice attraverso il concetto di «medina democrazia»: «noi, abitanti delle “medine-democrazie”, stiamo girando, presi nel vortice tra cielo e terra, cosmonauti malgrado noi stessi, senza tuta né maschera a ossigeno,abbandonati in questa danza planetaria, la faccia scoperta e i palmi aperti. Con una differenza tutt’altro che trascurabile: che noi donne dobbiamo fare tutte queste giravolte con in più il velo».
I contributi qui raccolti affrontano il tema dell’incontro fra Islam e Occidente in età moderna con una prospettiva aperta su molteplici campi: missioni, e letteratura religiosa e controversistica, conversioni reali e apparenti, esperienze di convivenza e influenze reciproche, scambi linguistici e culturali, traduzioni di testi sacri e circolazione del sapere. La prima parte, Immagini e pratiche dell’Islam nella cultura europea, descrive l’islam visto con gli occhi di uomini di Chiesa, viaggiatori, scienziati, filosofi e “liberi pensatori” dell’Europa del Seicento. La seconda parte, Politica e religione di fronte all’Islam, mette a fuoco il valore delle vittorie militari, degli scambi politici e delle missioni religiose per la formazione di un’immagine occidentale dell’Islam e per la conoscenza di esso. Il “lungo Seicento” si rivela così un periodo chiave nell’evoluzione di un rapporto tormentato e multiforme.
L’Islam nel Novecento ha conosciuto un’intensa attività interpretativa sul Corano, non inferiore a quella “medievale”. Ciò per la ragione che, nell’età contemporanea, i musulmani si sono dovuti scontrare e confrontare con la civiltà e la cultura europee, apportatrici della modernità. Come reazione ad essa e per spianare la strada alla riforma e al rinnovamento, il Corano deve essere inteso come un testo della prassi. La parte più originale dell’esegesi musulmana contemporanea, a parte quella più tradizionalista e conservatrice o quella più strettamente filosofica, cerca di scoprire la dimensione pratica del Corano, la sua capacità di modificare la struttura della realtà e di rivoluzionare i rapporti umani. Il Corano è la base per un rovesciamento della stessa epistemologia religiosa onde porre al centro dell’esperienza del sacro un Dio teleologico, un Dio che è il fine dell’agire umano.
La svolta verso la prassi dell’esegesi coranica nel Ventesimo secolo, che è l’approccio alternativo all’esegesi classica e “orientalistica”, è stata resa possibile dalla scoperta della “testualità” del Corano, dalla scoperta che esso possiede tutte le caratteristiche testuali, semiotiche o di significato proprie di un’opera letteraria o di un saggio scientifico, per cui può essere sottoposto a una indagine letteraria, sociologica, storica, filosofica, che ne faccia emergere non solo la purezza compositiva, la valenza di documento storico, la pregnanza del messaggio rivelato, ma anche con la portata teoretica del contenuto, il suo essere strumento di trasformazione storica.
Nuovi orizzonti, nuovi strumenti di indagine e di ricerca si vanno aprendo e precisando. Questo libro vuole essere soprattutto una finestra spalancata sul futuro.
Antologia di detti e aneddoti relativi a 23 personaggi vissuti a Bassora in Iraq,tra il 630 e l’800,nella stagione di fondazione dell’ascetismo islamico.Si divide in quattro sezioni:1) Malik b.Dinar;2) gli asceti che possono essere considerati tra i precursori immediati di Malik;3) Hasan,maestro di Malik e fondatore della prima scuola ascetica di Bassora;4) i condiscepoli di Hasan,compagni di Malik. I 633 testi sono accompagnati da un apparato sintetico di note non accademiche ma di spiegazione.Lo scopo è triplice:a) spiegare anzitutto al lettore eventuali passaggi oscuri ove qualche detto o aneddoto lo necessiti;b) indicare le fonti,islamiche o bibliche,a cui numerosi brani fanno diretto o indiretto riferimento;c) presentare alcuni "istituti" tipici del pensiero e del mondo religioso islamici:la concezione della vita,della morte,del giudizio ultimo,del matrimonio e del divorzio,dell’eredità,del digiuno e della preghiera,del pellegrinaggio e dell’elemosina,del destino e del libero arbitrio.Alcune note di tipo storico-biografico presentano personaggi e fatti che si affacciano qui e là nei testi. I testi sono preceduti da un’ampia Introduzione in quattro capitoli:1) nel primo viene descritto il contesto storico-culturale in cui vissero gli asceti;2) nel secondo si racconta l’emergere della corrente ascetica dal tempo di Maometto sino all’apparire dei nostri protagonisti;3) nel terzo si espongono le grandi idee e intuizioni spirituali che percorrono l’antologia;4) nel quarto si presenta un personaggio che ha un ruolo ispiratore di questi asceti: il "Gesù islamico". A chiusura dell’Introduzione vi sono le notizie biografiche reperite su ciascun autore.Un Indice analitico finale consente al lettore di rintracciare più facilmente i temi di interesse.
CURATORE Ignazio De Francescosi occupa di letteratura cristiana antica in lingua siriaca e di letteratura ascetica islamica.Presso Paoline ha pubblicato,di Efrem il Siro,Inni Pasquali (2001);Inni sulla Natività e sull’Epifania (2003); Inni sul Paradiso (2006). Di prossima uscita, presso Arnoldo Mondadori/Lorenzo Valla, Detti arabi di Gesù(in collaborazione con Sabino Chialà).
Analizza fasi, metodi e risultati della conquista e della diffusione dell'Islam, seguendo anche la sorte delle altre confessioni religiose soprattutto quella cattolica e quella ortodossa, con le loro ricche e articolate espressioni istituzionali e popolari - nel Balcano ottomano durante il processo, prima, di "islamizzazione" e, poi, di "de-islamizzazìone". L'Islam nel corso della lunga dominazione ottomana ha conquistato una grande parte del Sudest europeo, diffondendosi con vari mezzi e non sempre violenti nelle terre albanesi, bulgare, serbe e croate (specialmente nelle aree bosniaco-erzegovesi), greche, e la vita religiosa islamica ha influito sul costume, sulla mentalità sulla letteratura, sull'arte, sulla storia sociale e sulla cultura materiale del mondo balcanico. Dopo la fine del dominio turco, l'espansione territoriale dell'Islam ha subito progressivamente delle contrazioni; ma la sua presenza è rimasta numericamente rilevante, culturalmente forte e oggi manifesta anche un volto più marcatamente politico e aggressivo, in parte finanziato dall'esterno, e si rivela come fenomeno nuovo, da non considerare solo sul piano religioso.
Negli Stati islamici mediorientali, dal Nord Africa al Pakistan, compresi Sudan, Penisola Arabica, Iraq, Iran, Turchia e Afghanistan, con l'aggiunta dell'Africa occidentale, sia sotto governanti arabi sia durante l'Impero ottomano, la vita delle comunità cristiane che precedevano l'islamizzazione è proseguita costantemente mantenendo le proprie tradizioni religiose culturali e artistiche. La contemporaneità, invece, è caratterizzata da due fattori tendenti a sconvolgere equilibri e armonie secolari. Il peso delle potenze coloniali nell'Ottocento e nel Novecento ha provocato in questi Paesi una situazione di sottosviluppo che il petrolio non ha tolto. Anzi le differenze sociali si sono aggravate, legando, nonostante puntuali tentativi di indipendenza e di opposizione alle potenze occidentali, le élites ai benefici dell'oro nero e lasciando le popolazioni in un disagio crescente. Disagio e miseria sono divenuti terreno fertile, dopo l'insuccesso di vari movimenti comunisti, socialisti e nazionalisti, per movimenti fondamentalisti islamici, unica forma di protesta rimasta. Gli ulteriori interventi militari delle guerre del Golfo hanno appiattito l'immagine dei cristiani sulle responsabilità delle potenze belligeranti, accreditando anche atti persecutori. Il Medio Oriente sta perdendo ormai moltissimi cristiani, che emigrano lasciando proprio le terre del primo cristianesimo e provocando un impoverimento culturale per l'intero Medio Oriente.
Scopo di questo manuale è accompagnare il lettore nello studio della storia contemporanea del mondo arabo - che si sviluppa per secoli e copre una vasta area geografica dall'Atlantico al Golfo. Antonino Pellitteri ribalta in queste pagine la visione eurocentrica che impone alla storia mondiale e mediterranea una periodizzazione elaborata per l'Occidente. Molto in voga nell'Ottocento, e ancora oggi diffusa nonostante da più parti si affermi il contrario, quella lettura storiografica considerava le vicende del mondo islamico - e arabo in particolare - solo in funzione della storia d'Europa, relegandole al livello di realtà minori e trascurabili. I concetti portanti, la periodizzazione, la deli itazione dello spazio arabo-islamico, i grandi temi della ricerca storica sulla modernità - dal rapporto tra nazionalismo arabo e islam alla questione palestinese -, i principali archivi e i centri di documentazione storica del mondo arabo: un profilo organico della storia contemporanea del mondo arabo non viziato dall'ottica eurocentrica.
Profeta amato e politico scaltrissimo, autore di un testo religioso e "ideologico" di sorprendente valore letterario, capo di un partito totalitario, il messaggero di Allah seppe rispondere in modo geniale alle esigenze del suo tempo, e convogliò interminabili lotte tribali nello slancio da cui prese avvio l'islam come grande potenza mondiale. V'era in quest'uomo complesso e contraddittorio, provato da lunghi anni di povertà e di umiliazione, una forza che, assecondata dalle circostanze, impresse una svolta radicale al corso della storia. In questa sua biografia l'autore ne definisce il profilo.
Scritto quasi con il piglio di un racconto, questo libro di Clifford Geertz è una lettura profonda e al tempo stesso agile dell'Islam marocchino e indonesiano. Lavorando sulla propria esperienza di ricerca sul campo in entrambi i paesi e coniugandola con la cospicua letteratura su Marocco e Indonesia, Geertz descrive, analizza e commenta, con la consueta brillantezza di stile, gli sviluppi di questa religione alle due estremità opposte del mondo musulmano. Ne risulta un'immagine dinamica e profondamente "storica" dell'Islam marocchino e indonesiano: una religione certamente non fuori dal tempo ma sottoposta a quelle dinamiche politiche, sociali e culturali che ne hanno plasmato il destino nei due rispettivi paesi, producendo atmosfere culturali molto differenti. L'Islam dipinto in questo libro da Geertz non è fatto di dogmi, credenze, riti e istituzioni, ma è l'immagine vivida di quel "saldo attaccamento a una concezione ultratemporale della verità" ottenuto attraverso l'adesione di individui e gruppi a principi, consuetudini, stili di vita e forme di sensibilità estetica e morale. Il libro è un tentativo di cogliere la religione non come sistema di elementi classificabili e descrivibili, ma come qualcosa che si lega alle istanze della vita morale, estetica, sociale e politica, producendo l'adesione a una specifica forma di verità trascendente.
Mar Musa, monastero dedicato a san Mosè l’Abissino, sorge in mezzo al deserto, in cima a una montagna scoscesa, nei pressi della cittadina di Nebek, in Siria.Abbandonato da due secoli, è stato restaurato grazie alla tenacia di un gesuita italiano,Paolo Dall’Oglio,che vi ha fondato una comunità monastica di rito siriaco. Mar Musa è oggi luogo di accoglienza e di apertura, dedicato al dialogo islamo-cristiano. Qui, uomini e donne ritrovano l’esperienza millenaria del deserto:privazione,silenzio,lavoro e preghiera. Guyonne de Montjou ha incontrato Paolo Dall’Oglio a Mar Musa e ne ha raccolto la storia e la testimonianza,che ha poi raccontato in questo libro, in cui la parola di padre Paolo si alterna alle impressioni della giornalista. Paolo Dall’Oglio (Roma, 1954) rivela fin da ragazzo uno spirito rivoluzionario.Militante di sinistra dalle idee brillanti ma studente mediocre,va a lavorare in un cantiere di Fiumicino,dove ripara barche e dove scopre la solidarietà operaia.Dopo la laurea,comincia a maturare la sua vocazione:nel 1975 entra nella Compagnia di Gesù.Nel 1982,da una vecchia guida turistica della Siria,viene a conoscenza dell’esistenza di Mar Musa,monastero abbandonato da molto tempo. Comprende che lì è diretta la sua missione e decide di far risorgere il monastero fondandovi una comunità dove il dialogo tra cristiani e musulmani è quotidianamente e concretamente vissuto.
AUTRICE Guyonne de Montjou, giornalista francese, scrive per la rivista Prier.