La lettera agli Ebrei, secondo una ormai nota espressione di E. Grässer, non è una lettera, non è di Paolo, né è stata inviata agli ebrei. È invece un magnifico e dotto "discorso di esortazione" (cfr. Eb 13,22) sul sacerdozio di Cristo, messo per iscritto e poi inviato a cristiani vittime di opposizioni e persecuzioni, bisognosi di una parola di incoraggiamento e di consolazione per rimanere saldi in Gesù, "autore e perfezionatore" della loro fede (12,2), unico mediatore tra Dio e gli uomini. Il titolo "Agli Ebrei" (Pròs Hebraíous) non fa parte dell'opera, ma è stato aggiunto successivamente. Infatti, non c'è alcun riscontro nel testo di questo nome o di quello di "giudei" oppure di "Israeliti", né ci sono allusioni a pratiche loro proprie come la circoncisione. Inoltre, non è indicata la regione in cui i destinatari vivono, né le loro origini etniche. Non si sottolinea, altresì, alcuna distinzione tra giudei e pagani. Ciò che è certo è che il predicatore si rivolge a dei cristiani (cfr. 3,14) - e cristiani di lunga data (cfr. 5,12) - i quali sono esortati a rimanere saldi nella fede in Cristo contro tendenze giudaizzanti di ritorno. Proprio questo aspetto, insieme a una conoscenza approfondita del culto giudaico, ha fatto pensare che l'autore si rivolgesse alla comunità di ebrei.
Dei quattro Vangeli e del libro degli Atti il volume propone: - il testo greco: è tratto dall'edizione interconfessionale The Greek New Testament (GNT), basato prevalentemente sul codice manoscritto B (Vaticano), risalente al IV secolo; - la traduzione interlineare: eseguita a calco, cerca di privilegiare il più possibile gli aspetti morfologico-sintattici del testo greco, anche a scapito, in alcuni casi, della semantica; - il testo della Bibbia CEI a piè di pagina con a margine i passi paralleli. Non si tratta di una 'traduzione', ma di un 'aiuto alla traduzione': un utile strumento di facilitazione e sostegno per affrontare le difficoltà del greco e introdursi nel testo biblico in lingua originale.
La lettera ai cristiani di Filippi in Macedonia è nota per la frequenza di termini come "gioia", "rallegratevi", "affetto", "affabilità"... Ma è anche il testo in cui san Paolo con più chiarezza parla della kenosis, lo "svuotamento" cui Gesù si sottopose. Padre Zanotelli, servendosi dei moderni studi sull'ambiente sociale dell'epoca, ci guida a leggere la Lettera ai Filippesi in una nuova luce. In quella comunità si stavano riproducendo le stesse logiche di diseguaglianza dell'Impero: certo non per questo Cristo era venuto e si era abbassato fino alla morte di croce. L'apostolo scrive in "catene", deve quindi farlo con un linguaggio in codice. Queste pagine ci aiutano a decriptarlo ... a metterci in una salutare crisi.
Ernest Renan, pioniere nello studio delle religioni e scrittore di genio, ricostruisce la vita, la conversione, i viaggi, la predicazione e la morte dell'apostolo Paolo. Incrociando la narrazione degli eventi contenuta negli Atti degli Apostoli e nelle epistole con altre fonti antiche, Renan conferma l'esattezza delle informazioni riportate nelle Scritture e ne offre una propria, originale interpretazione storico-critica. Lo scrittore dipinge Paolo quale leader carismatico, protagonista del duro scontro interno alla prima comunità cristiana. Nell'apostolo l'autore riconosce tanto il fine teologo quanto il politico accorto: il vero fondatore della cristianità e l'iniziatore di un nuovo pensiero, ma anche l'origine dell'intransigenza e della rigidità dogmatica della Chiesa. "San Paolo" venne pubblicato nel 1869, come terza parte di una ambiziosa "Storia delle origini del Cristianesimo", opera in sette volumi, di cui erano già usciti il controverso "Vita di Gesù" (1863) e "Gli Apostoli" (1866). Racconto di una vertiginosa avventura umana e insieme riflessione sulla fede, il libro testimonia oggi il ruolo di Renan come grande precursore della religiosità contemporanea.
Vivace nel tono, omogenea nella tematica affrontata, relativamente contenuta quanto a estensione, la lettera ai Galati presenta sicuri motivi d’interesse per il lettore. Qui è presentata in una nuova traduzione fedele ai testi antichi (con testo
a fronte), accompagnata da un accurato apparato testuale-filologico e da un ampio commento esegetico- teologico. Lo studio della lettera sul piano storico permette di conoscere uno spaccato della vita dell’apostolo, delle sue comunità e dei conflitti presenti. Capirne la ragione permette di comprendere le dinamiche insite nella nascita delle comunità dei credenti in Cristo. Il piano teologico, elaborato nella lettera a partire proprio da tale conflitto, porta invece a considerazioni assolutamente fondanti, in ogni epoca, per la vita di fede.
L'autore
Stefano Romanello, licenziato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico in Roma e dottorato in Teologia Biblica alla Pontificia Università Gregoriana in Roma, è docente di Esegesi del NT presso la Facoltà Teologica del Triveneto, sede di Udine (ITA di Gorizia, Trieste e Udine). Inoltre insegna nella Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Milano), nella sede centrale della Facoltà Teologica del Triveneto (Padova), e presso l’ISSR di Udine. È membro dell’Associazione Biblica Italiana e del Colloquium Oecumenicum Paulinum (Abbazia di San Paolo fuori le Mura, Roma). Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo: Una legge buona ma impotente. Analisi retorico-letteraria di Rm 7,7-25 nel suo contesto, Bologna 2000; Lettera agli Efesini, Milano 2003; L’identità dei credenti in Cristo secondo Paolo, Bologna 2011; con Rinaldo Fabris, Introduzione alla lettura di Paolo, Roma 20092.
Il testo offre una serie di meditazioni come percorso di formazione attraverso la Lettera ai Galati. Paolo, affrontando i problemi concreti che vive al suo interno la comunità e per questo "divisa", pone una domanda chiave. In quale rapporto devono stare la legge e la fede? Quale valore dare alla circoncisione e all'osservanza della legge ebraica per divenire cristiani? E, ancor: Qual è il ruolo della croce di Cristo per essere iniziati nella vita nuova? Paolo, nella Lettera ai Galati mira a ristabilire la comunione tra sé e la comunità, adoperandosi per rinnovare la loro piena adesione a Cristo. Non possono ricomporre i loro vincoli di comunione se l'adesione alla croce di Cristo non è prioritaria e fondante.
Dalla gioventù, trascorsa come devoto e severo studioso ebreo e feroce persecutore dei cristiani, alla miracolosa conversione sulla via di Damasco, fino all'instancabile impegno missionario e al martirio a Roma, Paolo di Tarso rappresenta una delle figure fondamentali della cristianità. Personaggio combattivo e affascinante, san Paolo emerge da questo romanzo in tutta la sua complessità: attraverso la sua storia e quella del suo tempo, de Wohl ripercorre le tappe decisive del percorso che portò Paolo a diventare uno dei più ispirati apostoli del messaggio cristiano, e ci restituisce l'umanità e la grandezza di un uomo che, guidato dall'amore per Cristo e per il prossimo, seppe regalare a un mondo in declino la fiamma viva e travolgente di una nuova fede.
Benoît Standaert, monaco benedettino, è conosciuto per il suo scritto su "Le tre colonne del mondo", lo studio della Parola, la preghiera e le opere di misericordia che, come affermava Simone il Giusto alla fine del III secolo a.C., reggono il mondo. In questo volume, l'Autore propone di riconsiderare in quest'ottica l'insieme degli scritti di san Paolo. È un'idea vincente: l'apostolo dei gentili dimostra di essere un autentico doctor caritatis, un uomo esercitato nell'arte della preghiera, un discepolo esemplare della lectio divina. La chiave di lettura offerta dalle pagine del benedettino belga consente un approccio originale e integrato alle lettere paoline, testi indubbiamente complessi, spesso conosciuti solo nell'inevitabile frammentarietà di una presentazione liturgica. Questo saggio, che esprime grande familiarità con la Scrittura, indica a ogni lettore piste efficaci per accedere alla Bibbia e inoltrarsi in essa, per pregare, per vivere l'amore cristiano sulle orme dell'apostolo Paolo. Una lettura unitaria degli scritti di San Paolo sotto l'ottica delle tre colonne del mondo.
Il testo narra il martirio dell'apostolo Paolo e si dispiega nell'intreccio di due fili: uno storico-narrativo e l'altro teologico-meditativo. La narrazione avvicina con l'immaginazione e l'affetto alla concretezza semplice, ma coinvolgente, ai luoghi, alle persone, alle storie che Paolo incontra nel suo viaggio e dà colore e sapore alla sua biografia e quindi a ciò che il Signore ha voluto operare attraverso l'apostolo. La meditazione teologica che egli stesso ci fornisce nel suo epistolario e che ricaviamo dagli scritti di Luca dà un senso e un ordine a ogni dettaglio concreto. Per far ciò ci si avvale di una base di studi specialistici recenti e di fonti, ma la resa è tendenzialmente lineare e accessibile a tutti.
"Tra le tante storie di vocazioni narrate dalla Bibbia, quella di san Paolo, raccontata più volte dagli Atti degli Apostoli e da Paolo stesso nelle sue lettere, è particolarmente significativa. In un certo senso potremmo dire che in essa ci viene rivelato il paradigma di ogni vocazione. Nella vicenda dell'Apostolo delle genti, infatti, possiamo ritrovare tutti gli elementi propri di quel mistero altissimo che è la chiamata di Dio e la risposta dell'uomo. Attorno a questa considerazione si sviluppa il felice percorso vocazionale che don Sergio Stevan, che conosco e stimo da alcuni anni, propone nel presente volume. Queste pagine parlano direttamente al cuore di chi legge. Lo coinvolgono. Lo aiutano a immedesimarsi con l'esperienza di san Paolo e a considerare la propria esistenza attraverso la luce che promana dalla sua figura. Sono convinto che il lavoro di don Sergio, dal quale emerge una grande passione educativa e una profonda capacità di penetrare la Sacra Scrittura, infiammerà di passione molti giovani e li aiuterà a scoprire la grandezza della propria vita." (dalla prefazione di S. E. Mons. Massimo Camisasca)
Dai Padri della Chiesa i più significativi commenti patristici ai due testi delle Epistole paoline.Scritte tra il 52 e il 56 d.C., negli anni in cui san Paolo vive a Corinto, le Epistole ai Corinzi sono da sempre uno dei testi più conosciuti del Nuovo Testamento. Nel rivolgersi alla chiesa della più grande e importante città greca di quei tempi, l'Apostolo affronta i problemi e le difficoltà che la comunità stava vivendo: la tendenza al perfezionismo, l'orgoglio per i carismi e doni spirituali, il matrimonio e la fornicazione, profonde divisioni, false filosofie e la pretesa dell'eloquenza. Paolo dimostra l'intrinseca connessione di questi problemi, che potevano esser curati accogliendo la retta recezione del Vangelo. Esplicita correzioni dottrinali, rivolge esortazioni morali, invita all'unità e alla carità. Migliaia sono i commenti patristici ai due testi. Si raccolgono qui i più significativi, in particolare dell'Ambrosiaster, Agostino, Ambrogio, Didimo Cieco di Alessandria, Giovanni Crisostomo, Tedoreto di Cirro, Gregorio di Nissa.
Un esegeta e un filosofo si confrontano su una delle figure che hanno dato un contributo determinante alla formazione della cultura occidentale. Paolo di Tarso: un ebreo "intriso" di cultura greca, folgorato sulla via di Damasco, che abbraccia la fede cristiana e percorre le strade dell'Impero romano per predicare Cristo crocifisso. La sua figura e la sua storia sono emblematiche delle radici della cultura europea. È stato cruciale il suo apporto per lo sviluppo del Cristianesimo e la sua diffusione. Meno noto, ma altrettanto fondamentale il suo contributo alla storia del pensiero occidentale dalla Grecità ai giorni nostri. L'esegeta Gèrard Rossé e il filosofo Vincenzo Vitiello rivelano questo aspetto meno conosciuto dell'Apostolo delle genti. Il volume offre in primo luogo una lettura storico-esegetica, puntuale, aggiornata ed innovativa dell'eredità di Paolo, che ci restituisce il personaggio nella cultura del suo tempo; segue quindi una lettura filosofica, che coglie il nucleo essenziale del pensiero paolino, fondamentale per comprendere in profondità lo spirito dell'Europa.