La Lettera di Paolo ai Filippesi viene esaminata in questo libro attraverso tre sguardi. Il primo (Lectio) è orientato a spiegare il testo dal punto di vista letterale e del senso insistendo sulle sfumature del vocabolario biblico e aiutando il lettore a dotarsi di una competenza biblica. Il secondo (Meditatio) enuncia i temi del vissuto presenti nella Lettera e li sviluppa in riferimento alla contemporaneità pastorale ed ecclesiale in un confronto continuo con la tradizione spirituale cristiana. Il terzo (Oratio) è infine costituito da un testo per la preghiera ideato dall’autore.
Sommario
Introduzione. I. Fare memoria. II. Annunciare il vangelo. III. Cristo, vita nostra. IV. Il coraggio di essere cristiani. V. Al servizio della comunione. VI. Un esempio da imitare. VII. Impegno per la salvezza. VIII. L’importanza dell’amicizia. IX. Scegliere l’essenziale. X. Rimanere in corsa. XI. Perseverare nella gioia. XII. Cristo ci basta. Conclusione.
Note sull'autore
Renzo Mandirola, prete della Società delle Missioni Africane, ha svolto il suo apostolato in Africa, ricoprendo diversi ruoli di responsabilità all’interno del suo Istituto. Licenziato in Teologia biblica, ha pubblicato con EDB Quei due di Samaria (1994); Tre donne, tre Marie (1996); Giona. Un Dio senza confini (1999); Quattro di quelli. Storie di sequela (2008); In cammino con il Risorto (2010).
Il vanto negativo, censurato dall'apostolo Paolo, è per sua natura idolatrico, in quanto nasce da un cuore ostinato, incirconciso e in sé diviso. Altro è il vanto «in Cristo», reso possibile dall'effusione dello Spirito nel cuore dei credenti! Benché l'argomento del vanto in Paolo non sia nuovo, originale è la prospettiva con cui è rivisitato dall'Autore in chiave antropologica. Questo volume si segnala sia per la sua chiarezza espositiva, che lo rende accessibile a un ampio pubblico di lettori interessati a temi biblici, e per il rigore scientifico.
Due versetti di Paolo - 1Corinti 15,3 e Romani 3,25 - sono al centro di questa ricerca di storia delle idee. Se legati assieme, essi affermano che Gesù è morto per i peccati degli uomini e che la sua morte fu sacrificio espiatorio. Queste frasi vanno lette all'interno dell'intero corpus paolino, dove emerge anche un'altra cristologia, basata sul rapporto di contrapposizione tra il primo Adamo e l'ultimo Adamo, che si caratterizza per la sua obbedienza. In altri termini, con il metodo storico-critico la morte di Cristo non fu sacrificale, né in remissione dei peccati, mentre ciò si può affermare con il metodo tipologico. Poiché Paolo non utilizzerà mai più la frase di 1Corinti 15,3 e Romani 3,25 non è altro che una trasposizione del linguaggio del sacrificio del kippur sul sangue di Cristo, ne segue che questi è come il Propiziatorio, per la giustificazione di tutti gli uomini.
Troppo spesso la fede cristiana viene vista come un elenco di proibizioni oppure come una lista di precetti da seguire pedissequamente. Niente di tutto ciò, sostiene Adrien Candiard. Facendo eco a Paul Claudel - «per fortuna Gesù ci ha liberato dalla morale!» -, queste pagine ci conducono nel cuore del cristianesimo: il primato della grazia e della coscienza rispetto alla legge. Il perché è presto detto: «Un colpo di fulmine amoroso ci trasforma più profondamente della lettura del Codice penale», argomenta l'autore. Il quale, spaziando da Bernanos ai padri del deserto e facendo eco alla sua esperienza di guida spirituale, ci conduce sul crinale arduo ma affascinante della libertà così come ce la presenta l'apostolo Paolo. Candiard è profondamente convinto di un fatto: «I conti del farmacista non hanno molto a che vedere con un grande amore». Per questo, che si tratti di sesso o di lavoro, di rapporto col denaro o col potere, «il vangelo è sempre una liberazione». Leggere questo libro, tanto breve quanto esplosivo, ne è una potente conferma.
- Traduzione del testo originale in una lingua italiana fluente e suggestiva, per rendere la straordinaria forza e ricchezza del linguaggio paolino.
- Commento fondato su un'accurata analisi del testo, arricchita da sensibilità e intuizione femminili.
- Particolare attenzione - nei commenti e nel saggio conclusivo - alla presenza decisiva delle donne nella Chiesa delle origini e nell'epistolario di Paolo
- Dopo i Vangeli pubblicati nel 2015, questo è il secondo volume del progetto di traduzione e commento di tutto il Nuovo Testamento a cura di un gruppo di bibliste italiane coordinate da Rosanna Virgili.
a cura di Rosanna Virgili, Emanuela Buccioni, Rosalba Manes.
Per focalizzare il contenuto di base dell'introduzione alla lettera ai Corinzi può essere utile partire dal testo degli Atti degli apostoli in cui Luca descrive l'evangelizzazione di Corinto. Siamo nell'ambito del secondo viaggio missionario di Paolo, quello che lo porta ad attraversare le terre europee. Dal racconto emerge anzitutto la costituzione di un nuovo gruppo missionario composto da Paolo, Aquila e Priscilla, Silvano e Timoteo. L'evangelizzazione di Corinto tocca in un primo momento i giudei, ma poi, a causa della loro resistenza e opposizione, si rivolge più direttamente ai pagani o meglio ai proseliti. Il capo della sinagoga tuttavia aderisce, mentre la casa di un proselito diventa base della giovane comunità. A Corinto, dunque, sorge una chiesa abbastanza composita, con presenza piuttosto consistente di membri provenienti da esperienze tra loro diversificate.
Un nuovo libro su Pietro e Paolo? Non esattamente. È piuttosto un mettere faccia a faccia i due apostoli: l'uno, Simon Pietro il galileo, chiamato da Gesù Kefàs, Cefa, cioè "Pietra", "Roccia", e l'altro, l'ebreo di Tarso di nome Saul, diventato poi Paolo, dal latino Paulus, cioè "piccolo". Le domande che ci poniamo sono queste: Pietro e Paolo si sono conosciuti? Si sono mai incontrati? E dove? Che cosa dicono l'uno dell'altro? E come vengono presentati insieme nelle prime fonti letterarie? È attendibile la tradizione secondo la quale tutti e due avrebbero subìto il martirio a Roma? I luoghi di culto, dove si ritiene siano conservate le loro tombe, o ciò che resta delle loro reliquie, - sotto la Basilica di San Pietro in Vaticano e nella Basilica di San Paolo fuori le mura - hanno una qualche garanzia di veridicità storica? Che cosa dire di quella storiografia che ha presentato i due apostoli come contrapposti corifei di due visioni antitetiche del cristianesimo, una giudaizzante e legalista (Pietro), e l'altra libera dalla Legge e universalistica (Paolo)? Questo studio non intende affrontare questioni che sono tra le più complesse e impegnative della Chiesa antica, ma solo ripercorrere i testi letterari che ricoprono quell'arco di tempo abbastanza lungo che va dalla "conversione" di Saulo/Paolo (33 ca d.C.) fino a Ireneo di Lione (200 ca), l'ultimo che poteva ancora dire di aver conosciuto un testimone dell'epoca apostolica. In questo modo l'autore intende dare il suo contributo alla conoscenza, sempre affascinante, del primo cristianesimo.
Padre Giuseppe Celli – cappuccino, impegnato nella formazione, le scuole della Parola, autore di successo ha al suo attivo numerosi libri con Lipa e Gribaudi - collabora con varie riviste a carattere formativo, con Telepadrepio e a Telediocesi-Salerno tiene una rubrica settimanale Incontro alla Parola.
In questo nuovo libro propone due lectio divina entrambe legate all’amore unico e speciale che Dio ha per ognuno di noi per farcene gustare ogni piccolo passo.
L’accento è sulla salvezza di Dio, “un Dio che non ci salva dall’alto della sua potenza, ma dal basso della sua umiltà” sottolinea Padre Celli. “Il Dio onnipotente può far paura. Il Dio Abbà, invece, guarda con tenerezza”. Quindi “Sì, possiamo amare Dio come si ama una persona. Egli non guarda i peccati, ma vede le nostre sofferenze. Non è attratto dalle perfezioni, ma conosce i nostri bisogni. Se ne fa carico e continua ad amarci”.
La Prima lettera ai Corinzi, così chiamata perché destinata «alla Chiesa di Dio che è a Corinto» (1Cor 1,1), è uno dei sette scritti epistolari di sicura paternità paolina insieme alla Prima lettera ai Tessalonicesi, alla Seconda lettera ai Corinzi e alle lettere ai Filippesi, a Filemone, ai Galati e ai Romani. Ciò nonostante, non sviluppa alcuni temi tipici di altre lettere paoline, come quelli che caratterizzano le lettere ai Galati e ai Romani. Questo perché i problemi sorti all'interno della Chiesa corinzia erano diversi da quelli che Paolo dovette affrontare scrivendo ad altre comunità cristiane. Seguendo i criteri della Collana (Nuova versione della Bibbia dai testi antichi), il volume offre un'ampia introduzione, il testo antico, la nuova versione italiana, le note filologiche e il commento teologico al libro. La Prima lettera ai Corinzi in una nuova traduzione, con testo antico a fronte, introduzione, annotazioni e commenti.
Sollecitato da alcuni amici della comunità giudaica di Roma, l’avvocato e retore di formazione stoica Erasmo accetta, dopo infinite perplessità, di assumere la difesa del cittadino romano Paolo, esponente di spicco di una nuova corrente interna all’ebraismo, quella dei seguaci di Cristo. Paolo è in disputa con tutti: i fratelli ebrei, le élites romane e, ben presto, il suo stesso avvocato...
«Erasmo era perplesso. Era abituato a clienti che gli raccontavano ogni fandonia possibile e, al confronto, l’invenzione di un Messia da parte di Paolo – come scusa per scaricare su altri la responsabilità di azioni che aveva pianificato egli stesso – gli pareva se non altro piuttosto originale».
«Il fatto che io, da accademico, mi sia messo a scrivere un romanzo per diffondere i risultati della mia ricerca non dipende da un atteggiamento scetticamente postmoderno riguardo alla scienza. Cela piuttosto un illuministico impulso a rendere accessibili i risultati della ricerca scientifica anche a chi non legge opere storico-critiche. Qui, tuttavia, non intendo solo trasmettere conoscenza storica, ma anche rivolgermi alla dimensione esistenziale connessa alla figura di Paolo che, ancora oggi, impone una vera e propria “fusione di orizzonti” tra antico e moderno, portando i lettori a confrontarsi con ciò in cui credono e ciò che fanno, ciò che ricordano e sperano, che amano e odiano».
Gerd Theissen
«Il romanzo su Paolo di Theissen è un capolavoro. Combina una storia emozionante, una storia d’amore commovente e tragica con riflessioni filosofiche e un’immensa conoscenza storica e della cultura dell’epoca. L’entusiasmo di Theissen per Paolo contagerà i suoi lettori!»
Ulrich Luz
Il primo incontro di Paolo con i filosofi risale al tempo in cui l'apostolo si trova ad Atene. Incuriositi dai suoi strani discorsi, alcuni epicurei e stoici lo invitano a parlare davanti all'Areòpago, ma quando lo sentono argomentare sulla risurrezione dei morti lo deridono e lasciano la platea. Due millenni più tardi, l'attualità delle lettere paoline riecheggia nella riflessione filosofica che si confronta con la nascita del cristianesimo. Questo volume - che colma un vuoto nella saggistica sul tema - prende in esame le riflessioni di Heidegger, Badiou, Zizek, Taubes, Agamben, Foucault, Vattimo e Derrida.
Il principio fondamentale di tutto il pensiero paolino va individuato a monte di tutti gli altri pur importanti temi e cioè nella persona di Cristo morto e risorto per noi. Per l'apostolo il mistero pasquale è l'evento fondativo, avvenuto nel passato, ma sempre attualizzato e reso efficace dalla predicazione che genera la fede giustificante in colui che inizia a vivere in Cristo, e che ha una portata salvifica-escatologica universale. Se il riferimento all'evento Cristo, morto e risorto per noi, è presente in tutti gli scritti di Paolo, la sua più ampia esposizione, con le molteplici implicazioni per i credenti, sia ebrei sia gentili, si trova nella Lettera ai Romani. Il fatto di rivolgersi a destinatari non evangelizzati da lui e di impostazione giudeo-cristiana nel modo di praticare la fede in Gesù messia, spinge l'apostolo a presentare, con un ineguagliato approfondimento, la propria ermeneutica del vangelo, cercando di rispondere alle prevedibili obiezioni sollevate da quel tipo di uditorio. Prefazione di Romano Penna.