L'atteggiamento della chiesa verso la guerra è oggetto di interesse a vari livelli: dalle posizioni internazionali alla dimensione soggettiva e di coscienza. La categoria di "guerra giusta" è tuttora al centro di un dibattito articolato che trova ragione nella tensione tra il richiamo evangelico al rifiuto della violenza e la necessità di governare una società in cui l'ordine può essere imposto anche con le armi. Questo volume ricostruisce lo sviluppo delle posizioni cattoliche rispetto alla guerra nel corso del Novecento a partire dalla proclamazione della Grande Guerra come "inutile strage" da parte di Benedetto XV fino alla condanna della giustificazione di ogni violenza bellica in nome di Dio da parte di Giovanni Paolo II. È un percorso assai tormentato, dove la costante invocazione della pace - sempre più pressante, man mano che aumenta il potere distruttivo degli ordigni bellici - si accompagna al ribadire la liceità morale della guerra (almeno difensiva).
La figura di Leone IX (1049-1054), anteriore a Gregorio VII (1073-1085), pone in evidenza la linearità nello sviluppo della dottrina del primato. Gregorio VII si pone infatti in perfetta e paradigmatica continuità con i suoi predecessori. Inoltre l’attenzione dell’autore verso Leone IX è stata attratta anche da due importanti anniversari celebrati in questi ultimi anni: i 1000 anni della nascita di Leone e i 950 anni dallo scisma orientale (1054-2004). Tali avvenimenti hanno lasciato un segno nella storia del papato e della Chiesa.
La prospettiva adottata nel presente studio è fondamentalmente ecclesiologica e in base ad essa è stato trattato l’argomento. La Chiesa cattolica ritiene infatti di aver conservato nelministero petrino un dono di grazia del Signore Gesù. Questo ministero, presente in germe nelle pagine del Nuovo Testamento, si è sviluppato lungo i secoli fino a giungere ai nostri giorni. Tale munus è a servizio della piena unità dell’una e santa (Una Sancta) Chiesa di Cristo e richiama il profondo anelito del Divino Maestro che ha pregato affinché tutti siano una cosa sola. Il vescovo di Roma detiene questo carisma posto a servizio dell’unità della Chiesa Catholica e Apostolica (ministero universale dell’unità).
Michele Giuseppe D’Agostino, religioso della Società San Paolo, è nato a Esslingen am Neckar(Germania) nel 1970. È stato ordinato sacerdote nel 2000. Ha compiuto gli studi di filosofia e teologia nelle PontificieUniversità Gregoriana (Roma) e Comillas(Madrid). Nel 2005 ha conseguito il dottorato in Storia Ecclesiastica con la presente tesi sul primato della Sede di Roma in Leone IX.
Monachesimo, presenza ebraica e santità sono temi tra i più significativi del Medioevo occidentale e il loro studio costituisce un osservatorio privilegiato per la storia della società nelle sue diverse articolazioni. Si tratta di tematiche caratteristiche del lungo cammino scientifico percorso da Sofia Boesch Gajano: amici e colleghi, italiani e stranieri, con i quali la studiosa ha intrecciato fecondi rapporti di collaborazione, le riprendono, proseguendo quella attenta riflessione storiografica e sperimentazione di nuovi percorsi che molto deve alla sua lunga attività di ricerca.
La Memoria in favore della libertà dei culti del teologo e letterato svizzero Alexandre Vinet (1797-1847) si presenta come un contributo imprescindibile nell'ambito dell'attuale dibatto italiano sulla separazione tra stato e chiesa, nonché in quello più ampio sulla laicità. Vincitore di un concorso bandito dalla parigina Società della morale cristiana e pubblicato nel 1826 a Parigi, è il primo contributo sistematico da parte protestante che proponga un modello civico per cui la chiesa e lo stato dovrebbero coesistere in modo assolutamente indipendente l'uno dall'altra. Si inserisce nel pieno del Risveglio protestante ottocentesco e contribuisce alla formazione di numerose Chiese libere in vari stati europei. La tesi centrale del libro è che la natura della società, che interessa lo stato, e quella della fede, di cui si occupa la chiesa, sono intrinsecamente diverse: la prima è sensibile ed esteriore e mira alla sopravvivenza degli uomini sulla terra; la seconda è spirituale ed interiore e mira al nutrimento e alla cura delle anime. Stato e Chiesa, essendo per natura e scopi così diversi, devono rimanere rigorosamente separati ed i diritti delle minoranze religiose di uno stato devono avere diritti pari a quelli delle confessioni più numerose. Il testo è preceduto da un saggio introduttivo del curatore, Stefano Molino, che lo colloca nel contesto teologico, sociale e politico del tempo.
Quest'opera è stata ideata per coloro che desiderano conoscere un disegno complessivo delle vicende che hanno segnato, nell'arco di oltre due millenni, il cammino della Chiesa Cattolica. Grazie a due noti studiosi di storia della Chiesa i volumi favoriscono lo studio agevolato di avvenimenti significativi collocati in quadri complessivi di riferimento che facilitano la comprensione di linee di sviluppo, di dinamiche interattive e di specifici elementi rilevanti. Si passa, in tal modo, da un concetto statico di storia ecclesiastica a una realtà dinamica di vita ecclesiale che si realizza nel mondo e nel tempo.
Accolto al suo primo apparire da vivaci discussioni e aspre polemiche, questo libro è qui riproposto in una nuova edizione che l'autore ha arricchito con un attento lavoro di chiarimento e approfondimento e con una stringente difesa dei metodi e dei risultati della propria ricerca. Oggetto dell'indagine è il mondo dell'ebraismo ashkenazita medievale, nel quale credenze popolari imbevute di superstizione e magia e di viscerali sentimenti anticristiani configurano una diffusa "cultura del sangue" contrastante con i precetti biblici e rabbinici. In questa cultura trova posto anche una ritualità religiosa stravolta, che porge suo malgrado argomenti alla calunnia dell'omicidio rituale, la terribile "accusa del sangue" origine di tante persecuzioni antiebraiche. E proprio nelle confessioni estorte nei processi per omicidio rituale (come quello famoso celebrato a Trento per la morte del piccolo Simonino) questa cultura viene in qualche modo alla luce. Scavando attorno allo "stereotipo calunnioso" dell'omicidio rituale Toaff fa così emergere una diversa immagine, per molti aspetti inedita, di quelle comunità e fornisce un contributo innovativo alla conoscenza dell'ebraismo europeo.
Quel che san Francesco Saverio, morendo nel 1552 al largo del continente cinese, aveva tanto desiderato, annunciare il Vangelo di Cristo all'Impero del Centro, fu possibile per i suoi confratelli gesuiti che inaugurarono, o quasi, un lungo periodo di reciproco fascino, ma anche di malintesi, tra il cristianesimo e la Cina. Étienne Ducornet, storico e teologo, profondo conoscitore della lingua cinese e della vita cristiana in Cina, conduce la sua ricerca fino ai nostri giorni, interrogandosi sui rapporti tra due mondi di pensiero. Individua tre sfide che la Chiesa cinese deve oggi raccogliere: l'inculturazione, la comunione e la modernità. Il suo libro, che sa far luce senza semplificare, rispettando le zone d'ombra e gli aspetti complessi, informa e, ponendo domande vere, fa riflettere sull'immensa posta dell'incontro di due destini.
In un’intervista rilasciata verso la fine della sua vita, Carlo Bo annoverava esplicitamente Clemente Rebora tra le tre o quattro figure letterarie del XX secolo che egli auspicava potessero essere traghettate nel III millennio. Maestro di un sapere che intreccia ardore poetico e passione religiosa, Rebora merita certamente di essere reso meglio accessibile al pubblico degli studiosi anche attraverso un’accurata edizione del suo epistolario.
Il volume, secondo di una trilogia, è frutto di una ricerca della Fondazione Bruno Kessler - Scienze religiose di Trento (già ITC-isr), avviata nel 1995 nell’ambito del «Progetto Rosmini» e tesa a creare un’edizione di grande rigore critico e completezza esaustiva dell’epistolario di Rebora. Fa seguito al primo volume (2005), relativo al periodo 1893-1928, e accoglie le lettere degli anni 1929-1944. Si tratta di un momento cruciale della scelta maturata da Rebora e che lo porta all’avvicinamento alla fede, alla pratica della vita cristiana, alla decisione di entrare nell’ordine rosminiano. Profondo fu infatti il legame Rosmini-Rebora: l’ideale di vita che il maestro chiedeva ai propri figli spirituali, concentrato nella triade dottrina, austerità, carità, fu assunto e incarnato da Clemente Rebora in modo eminente.
Sommario
Prefazione (A. Autiero). Nota all’edizione. Epistolario 1929-1944. Bibliografia. Indici.
Note sul curatore
Carmelo Giovannini, padre rosminiano, ha frequentato da giovane chierico Clemente Rebora nelle comunità rosminiane di Rovereto e di Stresa. Dopo il conseguimento della laurea in lettere moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano con una tesi su “L’ultimo Rebora”, ha proseguito la ricerca di lettere, testimonianze e manoscritti inediti del poeta lombardo, curando numerose pubblicazioni tra cui Epistolario Clemente Rebora. Volume I: 1893-1928. L’anima del poeta (EDB, Bologna 2005).