Il presente volume contiene due inediti in lingua italiana di due autori che hanno fornito un contributo all’approfondimento della riflessione filosofica e teologica sull’essere personale dell’uomo: Karol Wojtyla e Paul Ludwig Landsberg. Gli altri saggi costituiscono una prima raccolta del lavoro che un gruppo di giovani ricercatori e di docenti universitari di diversi Paesi (Brasile, Cile, Messico, Perù, Polonia, Svizzera, Belgio, Italia) sta svolgendo da diversi anni su questioni antropologiche e personologiche fondamentali. Si tratta quindi di un primo frutto di un lavoro comune. La peculiarità e l’organicità dei diversi contributi è garantita sia dal metodo di lavoro in cui l’amicizia e la comunione diviene intelligenza, sia dalla linea metodologica che è stata abbracciata e assunta e che intende proseguire l’antropologia e la personologia che nel secolo scorso è stata inaugurata da autori quali Romano Guardini, Edith Stein, Henri de Lubac, Karol Wojty?a, Hans Urs von Balthasar.
Libro “feticcio” di Costanza Miriano, definita dal Catholic Herald “la scrittrice cattolica più pericolosa del mondo”, che per l’occasione ha scritto un testo introduttivo in cui racconta in che modo le ha cambiato la vita, “Il mistero della donna” di Jo Croissant torna in Italia in una nuova traduzione a opera di Giovanni Marcotullio dopo essere stato pubblicato negli anni 90 da Ancora.
Primo volume di un autore straniero nella collana “UOMOVIVO – umorismo, vita di coppia, Dio”, “Il mistero della donna” porta il lettore a indagare le Scritture per comprendere il ruolo della donna e la sua grandezza in un’epoca difficile come quella attuale.
L’autrice, un membro della Comunità delle Beatitudini fin dalla fondazione, cerca di rispondere ai tanti interrogativi e alle sofferenze che riguardano l’universo femminile alla luce della Parola di Dio, illuminandone le zone più oscure e tentando di definirne i confini.
“La donna è per natura assetata d’amore. Ha delle idee meravigliose sul matrimonio, sulle relazioni tra gli esseri, ed è completamente destabilizzata quando la realtà non corrisponde a quanto aveva immaginato. Ecco perché deve scoprire le sorgenti che Dio ha messo in lei”.
Jo Croissant
“Questo libro mi ha davvero cambiato la vita. È stato il libro che ha trasformato il mio sguardo su me stessa, su mio marito, sulla mia storia, sulle donne in generale”.
Costanza Miriano
Kari Elisabeth Børresen ha rivendicato la critica femminista della centralità maschile come la più grande rivoluzione epistemologica della storia umana, un sovvertimento ancor più radicale della confutazione del geocentrismo (Copernico) e dell'antropocentrismo (Darwin). Ne ha concluso che la differenza sessuale non può più imporre ruoli divisivi di genere, ma deve ispirare la collaborazione di donne e uomini in tutti gli ambiti della vita della Chiesa e della società. A lei si deve l'invenzione di un nuovo lessico, per esempio il binomio "subordinazione/equivalenza" come segnaletica dell'ambiguità del cristianesimo verso le donne, e termini quali "androcentrismo" e "matristica", ora entrati nell'uso comune.«Tutti i sistemi religiosi prendono forma e vengono portati a parola in culture che si modificano storicamente», scrive Børresen in questo testo che ripercorre il suo originale percorso intellettuale. «La sfida è rappresentata dal fatto che sia la Scrittura che la tradizione cristiana si sono strutturate in contesti che erano androcentrici e devono essere interpretate e riformulate con un adeguato linguaggio su Dio».
L'Autrice affronta la questione femminile nella Chiesa e nella società, il tema della pari dignità e la considerazione del Magistero della Chiesa sul ruolo della donna, con riferimenti puntuali a documenti, con una ricchissima bibliografia, con spunti pratici e teorici per chi voglia approfondire la materia. Emerge in modo molto chiaro l'evoluzione del Magistero, grazie alla tappa fondamentale del Concilio Vaticano II e alla diffusione dello studio della teologia tra le donne. Il testo aiuta molto a evidenziare certi limiti, ma anche a correggere alcuni pregiudizi sulla Chiesa. Il testo è corredato da un'interessante serie di interviste a donne giovani e meno giovani che si raccontano: teologhe, matematiche, studiose, medici, consacrate, diversamente abili, spose e madri, alle prese con gli uomini, con la famiglia, con la vita, con il dolore, con il lavoro, con la fede.
La questione del gender è tutt’altro che chiara e lineare, perché si presenta come un universo complesso e complicato che coinvolge vari aspetti e ambiti quali la cultura, la biologia, la medicina, la tecnologia, l’antropologia, i mass- media e la politica. Tuttavia, è possibile individuare la questione fondamentale: il pensiero gender intende separare la sessualità corporea dall’identità di genere, in quanto il primo sarebbe un semplice dato di fatto corporeo, la seconda invece il risultato di una costruzione psicosociale. Questo studio mette in luce i collegamenti esistenti fra le teorie gender oggi diffuse e la filosofia gnostica dei primi secoli, oltre al manichesimo e al catarismo, che vedevano la differenza maschile- femminile come corruzione dell’umanità e castigo divino da eliminare. Una vera “rivoluzione antropologica”, che rinnega l’identità di uomo e donna come esseri distinti ma complementari il cui fine è il dono di se stessi per amore.
“L’uomo è disposto a fare a meno della libertà. Ma è Dio, Dio non l’uomo, che non può e non è disposto a fare a meno della libertà dell’uomo. Dio ha bisogno della libertà dell’uomo e della libertà del mondo”. In questa frase si concentra Il senso della creazione, insieme a origine, scopo e motivi della filosofia di Nikolaj Berdjaev. Terminato nel febbraio del 1914, pochi mesi prima della guerra e tre anni prima della rivoluzione, quest’opera nasce proprio dall’esigenza di esprimere una via diversa da quelle indicate dal prometeismo rivoluzionario del marxismo e dal trionfo di un individualismo che separava spiritualità e giustizia sociale.
Il lavoro è un aspetto costante nella vita di ogni uomo. Fonte di soddisfazione e di gioia per alcuni, di fatica per tutti. Milioni di persone ogni giorno sono affannosamente alla ricerca di lavoro. Molti, però, lo considerano soltanto uno strumento per ottenere altri beni. Spesso, il lavoro in sé non è percepito come un bene fondamentale per lo sviluppo della persona e della società.
In un discorso del 2008 al Collège des Bernardins, Benedetto XVI ha mostrato che nella tradizione cristiana si può trovare la chiave per comprendere il vero senso del lavoro. Uomini e donne sono chiamati a partecipare all’opera creatrice di Dio mediante il lavoro, assumendo il compito di perfezionare la creazione, guidati dalla sapienza e dall’amore. Lo stesso Figlio di Dio fatto uomo ha lavorato per lunghi anni a Nazareth. «Ha santificato il lavoro e gli ha conferito un peculiare valore per la nostra maturazione» (Papa Francesco, Laudato si’, 98).
In occasione del 500º anniversario della Riforma protestante, il Convegno The Heart of Work (Roma, 19-20 ottobre 2017), organizzato dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce e dal centro di ricerca Markets, Culture and Ethics, ha cercato di approfondire l’idea cristiana del lavoro professionale. La teologia cattolica recente, d’accordo con i riformatori del XVI secolo, riconosce il lavoro professionale come vocazione dell’uomo, ma lo considera anche come un cammino per la crescita della santità del cristiano (Gaudium et spes, 34) e lo propone ai laici come mezzo di santificazione (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2427).
Con gli scritti raccolti in questo III volume degli Atti del Convegno The Heart of Work si vuole offrire un contributo allo sviluppo di un’anima del lavoro professionale: una spiritualità del lavoro inteso come attività che perfeziona l’uomo, cooperando alla sua felicità e al progresso della società, e che diventa per il cristiano luogo e materia di santificazione e di compimento della missione della Chiesa nel mondo.
Nei vari contributi di questo volume emerge spesso la figura di san Josemaría Escrivá (1902-1975) come il maestro di vita cristiana che ha indicato nella santificazione del lavoro il cardine della santità nella vita quotidiana. Il lavoro di un figlio de Dio – egli scrive – «nasce dall'amore, manifesta l'amore, è ordinato all'amore» (È Gesù che passa, 48).
Come affermano giustamente gli autori nella loro prefazione, si tenta di eliminare il termine «peccato» e «demonio» dalla predicazione: ciò sarebbe scomodo per la gente o troppo antiquato. Si vorrebbe «abbassare l’asticella» del Cristianesimo per timore che la gente fugga dalla Chiesa. Da cosa, tuttavia, dovrebbe essere liberato o salvato l’uomo se non dalla schiavitù del peccato e dall’inferno? Senza il peccato originale, inoltre, che significato avrebbe la missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo? Questa non si ridurrebbe alla costruzione di un «mondo migliore», a un’opera sociale, o a un moralismo? Il primo compito della Chiesa è evangelizzare e solo in quest’ampia prospettiva si colloca l’attività sociale della Chiesa…
dalla presentazione
Germano LORI, presbitero della Diocesi di Medellín (Colombia), ha conseguito la licenza e il dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Vive in Terra Santa, dove è prefetto degli studi del Seminario Redemptoris Mater di Galilea e vice-prefetto dello Studium Theologicum Galilaeae, sul Monte delle Beatitudini. È autore di varie pubblicazioni scientifiche in campo biblico ed è esperto del metodo di Analisi Retorica Biblica Semitica.
Francesco Giosuè VOLTAGGIO, presbitero della Diocesi di Roma, ha conseguito la licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e il dottorato in Scienze Bibliche e Archeologia presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Vive in Terra Santa, dove è rettore del Seminario Redemptoris Mater di Galilea e professore presso lo Studium Theologicum Galilaeae (Korazym Israele), sul Monte delle Beatitudini. È autore di varie pubblicazioni scientifiche in campo biblico e targumico, essendo specialista di aramaico targumico. È autore di varie pubblicazioni in campo biblico e membro dell’Associazione Biblica Italiana. Da vari anni è conduttore a Radio Maria della trasmissione Alle sorgenti della fede in Terra Santa.
"Il libro di padre Martin è utile a favorire il dialogo, la conoscenza e comprensione reciproca, in vista di un nuovo atteggiamento pastorale da ricercare insieme alle nostre sorelle e fratelli Lgbt. Come ha già ben detto il cardinal Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la vita della Santa Sede, questo libro è "molto necessario" e "aiuterà vescovi, sacerdoti e operatori pastorali ad essere più sensibili verso i membri Lgbt della comunità ecclesiale cattolica" (Dalla prefazione di Matteo Zuppi)
Può il vangelo ispirare la chiesa e la società nel ripensare la donna e la sua originalità? Lo sguardo di Gesù dà visibilità alle donne che incontra, così poco visibili e così fraintese quando le lenti con cui si guarda al mondo sono esclusivamente quelle del punto di vista maschile. Con lucida ed equilibrata analisi, grazie a una profonda conoscenza della Scrittura, nei testi qui raccolti l'autrice illumina la ricchezza di una vocazione cristiana vissuta al femminile, con tutto il suo spessore di esperienza, di conoscenza di Dio e della carne degli esseri umani.
Quando e come si è avviata in Europa un'elaborazione femminile autonoma sul rapporto tra movimento di emancipazione e ricerca spirituale? Quale contributo ha dato il primo femminismo europeo allo sviluppo del movimento ecumenico? Questo saggio di Lucy Re Bartlett (1876-1922), ripubblicato a un secolo esatto dalla sua prima edizione italiana con un'ampia introduzione storica di Liviana Gazzetta, mostra come nel primo Novecento circolasse anche nel nostro paese una riflessione femminile di matrice cristiana che faceva della libertà femminile il perno sia della ricerca religiosa che dell'impegno civile. Vengono così tracciate efficacemente le linee di un femminismo spiritualista ed eclettico, capace già all'epoca di esprimere una forte critica al ruolo che le chiese storiche riservavano alle donne.
La nostra umanità, la nostra carne, non è mai un ostacolo alla vita spirituale, anzi è al suo servizio. L'umano, che sembra limitarci, non è in opposizione alla nostra ricerca di Dio: è la nostra unica via di santità. Abbracciare e accogliere noi stessi - in questa nostra carne - è la cosa più difficile e più impegnativa. Ma se Dio stesso si è incarnato in un corpo umano, anche noi siamo chiamati a questa incarnazione nel nostro proprio corpo. La carne, che è il nostro essere in pienezza, è il luogo benedetto della nostra vita, già fin d'ora. È chiamata all'eternità e destinata alla gloria.