Sia l'enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II, sia la Deus caritas est di Benedetto XVI e più recentemente la Lumen fidei di papa Francesco hanno aperto un cammino più chiaro di rinnovamento della morale. È giunto quindi il momento di ripensare il significato autentico di un'etica della fede, che assuma la novità implicata dalla rivelazione dell'amore come principio di vita e la proposta di una verità che muove la libertà a rispondere in modo totale alla sequela di Cristo nella comunione ecclesiale. Sono questi i passi proposti in questo volume secondo una struttura nello stesso tempo trinitaria e cristocentrica.
I cristiani credono in un racconto quello evangelico e vivono di esso. Il volume parla della storia di questo racconto, dal principio fino a oggi. È un racconto strano. Nessuno può fornire la certezza che esso sia vero e accoglierlo equivale quindi a fare una scommessa sulla propria vita. Ma il racconto, senza essere fondato, pretende di dare un fondamento all'esistenza umana che ne viene illuminata. La certezza deriva dalla luce che promana da esso, non da quella che noi proiettiamo su di esso. La cultura contemporanea non conosce invece altra certezza che quella fondata sulla luce che l'uomo proietta sulle cose, usando della propria ragione senza la guida di un altro. Il racconto genera quindi una lotta che e questa è una stranezza ancora più grande non tende tuttavia a eliminare l'avversario, ma a caricarsi dei suoi dubbi, senza distruggerli, anzi cercandovi una benedizione nascosta.
Cosa è la fede? Come possiamo definirla? Come si manifesta? È adesione a Dio, risposta al suo invito, conoscenza della sua Parola. Si mostra nell'impegno nelle buone opere, nella preghiera e nella contemplazione. Ad essa si è educati, di essa si fa esperienza. Nella celebrazione dei sacramenti è richiesta la sua presenza attiva. Il testo prova a illustrare questo sterminato quadro tematico, indagando gli aspetti della fede, offrendo al lettore un tentativo di risposta a queste domande.
Il libro espone i lineamenti fondamentali della fede cristiana, com'è presentata dal Credo di Nicea-Costantinopoli, accolto da tutte le chiese. Le antiche parole della tradizione cristiana costituiscono il filo conduttore che accompagna la riflessione attraverso le domande e le inquietudini della chiesa e della società del nostro tempo, in un cammino che cerca la propria guida nel Dio di Gesù. Nessuno è obbligato a intraprendere tale cammino, ma esso si offre a ciascuna e a ciascuno come lieta possibilità di accogliere la chiamata alla libertà di credere.
Fernando Rielo è stato indubbiamente un uomo di grande cultura, come dimostrano le sue pubblicazioni di poesia, di saggi teologici e filosofici; ha inoltre fondato un Istituto religioso con annesse diverse altre opere. In questo lavoro presenta la sua visione antropologica, caratterizzata dalla
sua grande fede, dalla sua vasta cultura e da chiarezza di esposizione. Il libro offre una visione mistica dell’antropologia, profonda e facilmente comprensibile grazie al suo gran senso umanistico. Un testo accessibile e interessante per chiunque, giovane o adulto, si avvicini ad essa con interesse, sia credenti che non credenti – siano essi atei che agnostici, con i quali lo stesso Rielo aveva un dialogo costante e amichevole.
L'autore
Fernando rielo Pardal (Madrid, 28 agosto 1923 – New York, 6 dicembre 2004), fondatore dell’Istituto Id di Cristo Redentore, missionarie e missionari identes; ad esso sono collegate altre fondazioni culturali
e umanitarie come la Scuola Idente; la Fondazione Fernando Rielo, organizzatrice dei Premi Mondiali di Poesia Mistica e di Musica Sacra; la Fondazione Idente di Studi e Ricerca; la Fondazione Gioventù Idente; il Parlamento Universale della Gioventù; la Cattedra di Lingua, Letteratura e Pensiero Spagnolo presso l’Università delle Filippine per la diffusione
della cultura ispanica, l’Associazione Sanitaria Fernando Rielo e la Scuola Biomedica Fernando Rielo. Autore di una vasta opera ancora in gran parte inedita, tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Función de la fe en la educación para la paz, 1995; Formación de cultural de la filosofía, 1995; Experiencia mística y lenguaje, 1991; Tratamiento sicoético en la educación, 1996; Filosofía sicoética, 1996; Definición mística del hombre y el sentido del dolor humano, 1996; Cristo hoy. El criterio de credibilidad y el don de la fe, 2009; El humanismo de Cristo, 2010.
Il libro è composto da cinque capitoli, che sono un esempio per "iniziare" il lettore alla riflessione teologica, allo scopo di rendere consapevole ogni cristiano della sua chiamata a diventare "teologo", capace cioè di parlare di Dio con sapienza e preparazione, usando anche l'intelligenza per capire e approfondire i contenuti della rivelazione cristiana, quindi per credere di più. Il primo capitolo è un commento al brano evangelico delle nozze di Cana. Il secondo capitolo è una riflessione sulla figura "umile" di Dio, rivelataci soprattutto da Gesù. Il terzo capitolo è una riflessione sul tema della provvidenza divina, che comporta insieme affidamento fiducioso e pieno esercizio della nostra libertà. Il quarto capitolo è un tentativo di recuperare in positivo la figura di Dio giudice degli uomini, vedendola come servizio amorevole e paterno per il nostro cammino di santificazione. Il quinto capitolo è un commento alla parabola del giudizio finale (Mt 25,31-46), letta sulla scia di alcuni padri della Chiesa e della teologia globale del Nuovo Testamento, che intende approfondire il significato della parola "poveri" nei quali è presente Gesù.
Il presente saggio, quali che siano i suoi limiti, vuole offrire un contributo al dibattito attuale sul Concilio Ecumenico Vaticano II. Il cinquantesimo anniversario del suo inizio (11 ottobre 1962), testé conclusosi, ha visto celebrazioni che ne esaltavano i supposti grandi vantaggi che ne sarebbero derivati alla Chiesa universale. Tuttavia negli ultimi anni ha preso pubblicamente piede un discorso critico sul Concilio, alimentato da una minoranza di teologi e laici; discorso che, nonostante l'ostilità della maggioranza, schierata a priori con la vulgata dominante, sta trovando un'attenzione un tempo impensabile presso i fedeli. Non si tratta ovviamente di masse sterminate e tuttavia un certo interesse per "il problema" posto dal Vaticano II comincia a diffondersi. Di fronte al perdurare ed anzi all'aggravarsi della crisi della Chiesa Cattolica, che covava sotto le ceneri per esplodere con il Vaticano II, si sente sempre più il bisogno di discutere liberamente del Concilio e delle sue conseguenze, e vale sempre meno il ricorso al principio d'autorità per impedire sul nascere ogni discussione, delegittimandola a priori.
Come possiamo avere certezza che Dio esiste? E se esiste, come possiamo essere sicuri che si interessa di noi? Fin dove possiamo spingerci con la nostra ragione e perché il Dio di Gesù Cristo dovrebbe essere la risposta più affidabile? Di fronte alla secolarizzazione e alla critica delle verità assolute che caratterizzano la nostra società, la questione di Dio, lungi dall'essere scomparsa, torna e si ripropone nella sua essenzialità, interrogando l'intelligenza e il cuore. Con Dio o senza Dio, infatti, cambia la nostra vita e il modo di concepire noi stessi e il mondo. In questa intervista, che in realtà è un libro organico e intellettualmente onesto, il cardinale Ruini - rispondendo alle domande di Andrea Galli - accompagna il lettore sulle tracce di Dio, tra storia, scienza e cultura, e propone una serie di percorsi per avvicinarsi al suo mistero partendo dalla realtà di cui abbiamo esperienza: dal semplice e primordiale stupore di fronte al fatto che esistiamo, alla natura di cui siamo parte e che allo stesso tempo riusciamo a leggere e governare, all'anelito di libertà insopprimibile in ogni uomo, alla sua capacità di riconoscere quel grande segno di Dio piantato nella storia che è Gesù Cristo. Il tutto senza eludere lo scandalo del male fisico e morale e della sua sconfinata ampiezza. Un libro che si propone come un itinerario per aiutare chi crede a essere più consapevole delle ragioni della propria fede e a fare così unità nella propria coscienza di credente.
"È opportuno, meglio ancora necessario, che, in quanto teologi, ascoltiamo la parola dei santi per cogliere il loro messaggio, un messaggio che è molteplice, poiché i santi sono vari e ognuno ha ricevuto il suo carisma particolare, e nello stesso tempo unitario, poiché tutti i santi ci rimandano all'unico Cristo, a cui ci uniscono e la cui ricchezza ci aiutano ad approfondire. In questa sinfonia molteplice e unitaria, nella quale, come avrebbe detto Möhler, consiste la tradizione cristiana, che accento porta con sé il beato Josemaría Escrivá? Che impulso riceve dunque la Teologia dalla sua luce?" (J. Ratzinger, Messagio del 12-X-1993 a un Convegno teologico su san Josemaría). Questo volume raccoglie le relazioni presentate al Convegno "San Josemaría e il pensiero teologico" che ha avuto luogo a Roma, presso la Pontificia Università della Santa Croce, dal 14 al 16 novembre 2013. Specialisti di diverse aree della Teologia, del Diritto Canonico e della Filosofia si sono interrogati sulle domande poste dall'allora cardinal Ratzinger, poi Benedetto XVI, e hanno offerto un contributo per il rinnovamento delle rispettive aree del pensiero mediante l'ascolto della parola dei santi.
Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? Gesù sembra avere dubbi. La fede è in pericolo, oggi come sempre, oggi più di sempre; così pare. Per ragioni diverse. Ci sono le ragioni legate alla fine civile della religione; nonostante poche voci in contrario, la fede ha bisogno di religione; si edifica sul timor di Dio, su una percezione atmosferica del fiato di Dio sul nostro collo. Tale percezione precede ogni credenza e la rende possibile. Delle minacce alla fede che vengono dalla cultura secolare del nostro tempo si occupa la terza parte del saggio. Ci sono ragioni connesse alla rappresentazione scadente della fede dei secoli passati; essa ha nutrito un irreale conflitto tra fede e ragione. Alla ritrattazione di tale questione è dedicata la seconda parte del saggio; la fede, lungi da contrapporsi alla conoscenza, la genera. Per capire questo occorre però cambiare le nostre immagini di conoscenza. Per capire che cosa sia fede, occorre soprattutto interrogare il testo biblico, leggendolo con gli occhi fissi sulla vita e non sul testo. È quel che viene fatto nella prima parte. Il saggio diventa in tal modo una specie di mappa per la ricognizione di tutti i dubbi che oggi insidiano la fede.
L'ambizione che accompagna l'indagine condotta nel saggio è raccogliere il "non detto" dell'originale lettura del cristianesimo, elaborata da Michel Henry (1922-2002). Il riferimento centrale alla realtà della Vita - con le dimensioni ad essa collegate della carne, dell'affettività e dell'identità come "luogo" originario del legame tra Dio e l'uomo, interpella la teologia credente a ripensare in una luce nuova l'"essenza" stessa del cristianesimo. La sfida è quella di ricercare - con e oltre Henry - un modello di rapporto tra fede cristiana e attuazione dell'umano, coerente con la presa di coscienza fondamentale che "il popolo di Dio e l'umanità, entro la quale esso è inserito, si rendono reciproco servizio" (Gaudium et Spes, n°11). Si tratta in definitiva di contribuire a liberare l'attuale cultura europea dalle sue contraddizioni, in forza del rimando all'incessante inedito dell'evento di Gesù Cristo, in quanto capace di ispirare - nella fede del Figlio - idee e pratiche più degne per l'uomo.
"Come possiamo avere le idee giuste su ciò che va creduto con fede, se non abbiamo le idee giuste neppure sullo stesso atto di fede?", si chiedeva già Ugo di S. Vittore. In questo illuminante saggio di teologia fondamentale, Böttigheimer incentra la sua riflessione sull'atto di fede, allo scopo di elaborarne una teoria teologica sistematica, mettendo criticamente in discussione non solo il fatto di credere, ma la stessa fede.