
I laici cristiani sono chiamati a fare bello il mondo: la casa, la famiglia, il lavoro, i rapporti umani, persino la malattia e la sofferenza. Chi crede in Gesù, è aperto a guardare l'altro come un fratello, vive un senso della vita diverso, che traspare in ogni rapporto. La testimonianza non passa solo attraverso la competenza e la coerenza, a volte minacciate da debolezze e fragilità; la testimonianza può trasparire anche attraverso il riconoscimento dei propri peccati e il pentimento e ravvedimento. Quello che più manca al mondo è la testimonianza di un quotidiano sobbalzo del cuore di fronte a Cristo, è lo slancio di uno sguardo vigile, un'amicizia libera e aperta, una ripresa e una speranza, un discernimento nelle scelte, nella valutazione del bene e del male, che non vengono dalla capacità umana, ma dal dono di Dio. Diceva ai suoi amici e ripete a noi santa Caterina: "Se sarete quel che dovete essere incendierete il mondo". Di questi tempi ghiacciati, si può cominciare con un fuocherello?
Nessuno, ma proprio nessuno di noi, cittadini dell'Occidente avanzato, accetta più di considerarsi o di venire considerato "vecchio". A qualsiasi età qualcuno muoia, muore giovane. Anzi: troppo giovane. E tutto ciò perché la vecchiaia nel nostro tempo è scomparsa, ostracizzata, resa oscena, diventata non più degna di venire a parola, praticamente espulsa dal ciclo naturale dell'esistenza umana. Siamo messi così di fronte all'effetto più conturbante che l'odierno fenomeno della longevità di massa ha sull'immaginario diffuso: grazie ad essa, non si pensa di avere oggi una vita semplicemente più lunga dei nostri antenati, il cui ultimo tratto si chiama appunto vecchiaia, naturalmente proiettato sull'evento della morte. Si ritiene piuttosto di avere a propria disposizione più vite, più esistenze, più possibilità, più occasioni, in cui ricominciare sempre daccapo e grazie alle quali potersi sentire sempre giovani e disponibili a nuovi cambiamenti e progetti, eterni tirocinanti nel laboratorio dell'esistenza. In ogni caso mai adulti o vecchi o semplicemente mortali. Ed è per questo che si muore sempre troppo giovani ed alla realtà della morte viene tolto quel valore di questione ultima e decisiva per la qualità della vita stessa. Questo libro interroga in profondità tali cambiamenti, la loro ripercussione nell'ambito delle relazioni educative e sociali, ed infine il loro effetto sulla pratica della fede, mai immune da ciò che tocca l'umano che è comune.
Erich Przywara fu gesuita, musicista e intellettuale. Nacque nel 1889 in una piccola città di nome Katowice, all'angolo dei tre imperi prussiano, russo e austro-ungarico. La complessità che ha marcato fin dagli albori la sua terra e il suo sangue è diventata presto il paradigma per il "permisero dell'analogia", una logica capace di raccogliere - senza annullarla - la varietà del mondo, e di legare - senza assorbirlo - il mistero di Dio e dell'uomo. In questo libro abbino raccolto la sfida di Pryzwara, cercando di onorarne la levatura teorica e lasciando aperte alcune provocazioni.
"In questi Esercizi ho scelto di soffermarmi sul tema centrale del cristianesimo, vale a dire sull'amore come essenza di Dio che si è rivelato in Cristo. Di nulla abbiamo bisogno, noi e il nostro mondo, più che di Dio. Viviamo in un tempo di sofferenza senza precedenti. E la sofferenza, almeno quando è vissuta con purità e semplicità, dissipa gli idoli ai quali l'uomo si afferra e apre il cuore a Dio. Egli si è rivelato in Cristo come amore Trinitario, come comunione di persone. Solo alla luce del suo amore possiamo scoprire il nostro vero volto e possiamo essere noi stessi. Vivendo un rapporto vero e profondo con Lui, possiamo anche ridestare il mondo alla Sua presenza" (dall'introduzione dell'autore).
Uno dei testimoni più significativi della teologia ortodossa del XX secolo propone nel libro la posizione orientale sui temi fondamentali del Cristianesimo: la formulazione della verità e l'apofatismo, la Tradizione, la conciliarità e la cattolicità della Chiesa, la presenza dello Spirito Santo nell'ecclesiologia e nella spiritualità. Alcuni capitoli descrivono con particolare efficacia il percorso parallelo delle due teologie, quella orientale e quella latina, in particolare sulla processione dello Spirito Santo, la critica alla dottrina del Filioque, la proposta della redenzione come deificazione in opposizione al modello anselmiano della redenzione. Tra i temi anche il superamento delle opposizioni tra essenza ed esistenza e tra sacramento e profezia, la nozione teologica della persona umana e le implicazioni antropologiche del dogma della Chiesa.
P. Tomas uomo di Fede indiscussa, ma P. Tomas uomo di ragione e raziocinio spinti al loro estremo. Ecco la vera lezione del padre domenicano: la Fede come fondamento di una ragione che pur inchinandosi alla fine di fronte a Essa ne coglie tutti gli spunti, per disegnare un sillogismo difficilmente confutabile.
Il contributo che Cettina Militello ha dato alla teologia e alla Chiesa è ben noto: tutti conosciamo la sua passione "ecclesiale"; tutti le siamo debitori per quanto lei, nei lunghi anni della sua docenza e del suo impegno accademico e pastorale, ci ha offerto. Tutti, sia pure a diversi livelli, sperimentiamo il dono della sua amicizia. Le sue pubblicazioni e i suoi insegnamenti hanno toccato svariati temi e problematiche. Chiunque voglia dire qualcosa sulla Chiesa, sul laicato, sul femminile, sulla donna nella Chiesa e nella teologia, sulla Madre del Signore, sull'ecumenismo, sulla vita religiosa, sull'architettura, sulla liturgia incrocia la ricerca della prof. Militello. In occasione del suo settantesimo compleanno il Coordinamento Teologhe Italiane le dedica questa raccolta di saggi per tenere viva la discussione sui temi-chiave della ricerca teologica di Cettina Militello.
"Sei cattolico, vero?" È la domanda che sempre più spesso molti si sentono rivolgere nel corso di una conversazione, e nei contesti più diversi, non appena questa si arena su un tema "sensibile" (l'aborto, l'eutanasia, l'omosessualità, l'AIDS, la contraccezione, la procreazione assistita, gli abusi sessuali del clero, il matrimonio, il sacerdozio femminile, i politici cattolici) e il credente del gruppo diventa seduta stante il "portavoce ufficiale della Chiesa" e come tale è chiamato a giustificarne le posizioni. In queste circostanze, saper argomentare in maniera pacata, convincente e chiara, senza cedere all'aggressività o al vittimismo, è essenziale per riuscire a smontare i pregiudizi, smorzare la conflittualità e quindi dialogare con tutti sui temi che toccano l'intera società, ed è ciò che questo libro insegna: alla base vi è l'esperienza di Catholic Voices, un progetto di comunicazione che aiuta i cattolici a spiegare al meglio i valori cristiani e la posizione della Chiesa, per avvicinare credenti e non in nome dell'impegno per il bene comune. In una nuova edizione aggiornata, questo libro offre consigli generali sulla comunicazione, sintetizza i punti cruciali dell'azione e della dottrina della Chiesa, suggerisce gli elementi chiave da mettere in evidenza e insegna il metodo del reframing che, partendo dall'intenzione positiva dell'interlocutore, consente di affrontare serenamente le critiche e di riformulare gli argomenti.
Nonostante la presenza di voci critiche, di resistenze anche interne alla Chiesa cattolica, la popolarità di papa Francesco è universale: amato dal popolo cristiano per il suo tratto di umanità comprensiva e per la sobrietà del suo stile di vita, è ammirato dagli ambienti "laici" come il Grande Riformatore della Chiesa, chiamato a realizzare una volta per tutte la modernizzazione auspicata dal Concilio Vaticano II. E tuttavia, sia l'entusiasmo dei fedeli che l'ammirazione dei "laici" appaiono affetti da una strana miopia, che sembra non accorgersi delle contraddizioni vistose del suo magistero. L'esaltazione della povertà come "porta del paradiso" si accompagna a una denuncia simultanea della povertà come male estremo, e a una indicazione dei "rimedi" che ricalca vecchi schemi terzomondisti, decisamente poco aggiornati. L'"eco-teologia" che si profila nell'enciclica, fondata sul valore assoluto dell'ambiente e della sua salvaguardia, appare poi così in sintonia con la carta dei valori tardomoderni e tardocapitalisti - la biodiversità come Patrimonio universale da custodire - da ridurre la prospettiva religiosa e spirituale a un semplice alleato nella guerra "santa" contro i mutamenti climatici e i guasti della modernizzazione. Nell'uno come nell'altro caso quella che si delinea è una radicale svolta post-cristiana, in cui il materialismo pratico e ateo delle nuove moltitudini non sembra costituire un problema.
La misericordia: questo il tema scelto da papa Francesco per il Giubileo straordinario. Marcello Farina ci accompagna a scoprire la potenza di questa espressione che diventa per lui la tenerezza accompagnatrice di Dio. Un inno alla tenerezza di Dio che accompagna le donne e gli uomini di ogni tempo nella loro storia. Un inno allo sguardo di un Dio che anziché condannare, ama, anziché giudicare, prende per mano. Se il mondo, anche nella asprezza delle sue contraddizioni, non viene osteggiato come luogo di perdizione e di peccato, ma accolto e amato, la tenerezza diventa allora non soltanto il modo in cui si rende evidente, nella storia, la presenza di Dio nella compagnia degli uomini e delle donne del nostro tempo, ma una accompagnatrice di Dio stesso, ossia un suo attributo irrinunciabile.
Sopravvissuti entrambi alla Shoah, lo psichiatra Viktor E. Frankl e il teologo Pinchas Lapide si confrontano in queste pagine sul senso della vita e sulla religione: un dialogo profondo "tra chi si prodiga per favorire, a seconda dei casi, la guarigione o la salvezza dell'essere umano". Nel 1984, a Vienna, lo psichiatra e neurologo Viktor E. Frankl e il teologo Pinchas Lapide - entrambi ebrei, entrambi sopravvissuti alla Shoah - avviarono un dialogo sul senso della vita e sull'esperienza religiosa tentando di aprirsi fino in fondo alla prospettiva dell'altro. Ne nacque un intenso dialogo interdisciplinare sulla guarigione e la salvezza, tra psicoterapia e teologia, tra scienza e fede, percorsi spesso in contrasto, qui riavvicinati all'interno di un medesimo, forte, desiderio di ricerca della verità. Un dialogare prezioso sulla sofferenza e la colpa, ma anche sull'amore e il senso della vita, per comprendere i limiti del proprio sapere e aprirsi alla tolleranza.
Se Dio è buono e sovrano, perché esiste il male? Questa domanda che, indipendentemente dalle convinzioni religiose di chi la pone, attanaglia da secoli l'intelligenza dell'uomo, trova nella mente e nel cuore del cristiano una coniugazione e una risonanza peculiari. Donald Carson esplora questa risonanza che porta i Giobbe di ogni epoca a confrontarsi con il mistero di Dio e a trovare conforto nella rivelazione della sua provvidenza; e parla a tutti coloro che, nella sofferenza, coniugano la domanda in invocazione: "E tu, oh Signore, fino a quando?" (Sal 6:3). Alla fine abbiamo tra le mani un libro di "medicina preventiva", scritto "da un cristiano per aiutare altri cristiani a riflettere sulla sofferenza e sul male".