In tutto il mondo la basilica di San Marco in Venezia, che custodisce fin dall'anno 828 d.C. le spoglie dell'evangelista Marco, è nota come la basilica d'oro. Tale appellativo lo si deve alle migliaia di tessere d'oro che compongono in gran parte la decorazione musiva delle cupole, degli archi e delle volte che costituiscono questo meraviglioso capolavoro dell'arte bizantina. Tra i numerosi cicli musivi, che raffigurano l'intera storia della salvezza compiutasi in Cristo, nell'atrio sud-ovest della cattedrale un posto privilegiato occupano i mosaici che stanno all'inizio della narrazione marciana. La "Cupola della Creazione", entusiasmante opera musiva tornata ai suoi vividi colori con l'ultimo restauro terminato nel 2011, ci riporta all'origine dei tempi. Nelle 24 scene distribuite su tre ordini, viene riportato - si direbbe minuto per minuto - l'atto d'amore con cui Dio crea il cosmo e ciò che contiene, ponendone al centro l'uomo creato a Sua immagine e somiglianza. È un racconto attuale che ci interroga sulla nostra origine, sulle domande di senso che l'uomo da sempre si pone e ci svela che il creato - quando non viene ridotto ad un uso ordinario - rende l'uomo cosciente di se stesso e delle relazioni originarie che lo costituiscono.
Ebraismo, Cristianesimo e Islam hanno in comune il patriarca Abramo, ritenuto il loro comune fondatore: la sua incondizionata obbedienza a Dio è celebrata come valore decisivo di quelli che sono giustamente chiamati «i tre monoteismi abramitici». Questa obbedienza quasi sovrumana del patriarca ebbe il suo apice quando Abramo dimostrò di essere pronto a sacrificare il proprio figlio e offrirlo in olocausto, poiché Dio, come riporta il capitolo 22 del libro della Genesi, gli aveva chiesto di farlo. Il Corano narra il medesimo episodio nella sura 37, in cui è il padre a raccontare al figlio la richiesta di Dio di sacrificarlo. Tutti e tre i monoteismi concordano sul fatto che un angelo fermò in extremis l’atto letale di Abramo, che aveva dimostrato un’assoluta obbedienza al comando divino.
Ognuna delle tre religioni ha celebrato questo momento fondante della fede in Dio, assegnando a questo episodio della vita di Abramo un posto speciale nella pratica religiosa e spirituale e un’ampia eco nell’arte. È questo patrimonio artistico comune che è presentato e analizzato in questo libro per la prima volta nella storia degli studi su questo episodio.
Biografia dell'autore
François Bœspflug, teologo, storico dell’arte e storico delle religioni, è professore emerito dell’Università di Strasburgo. È stato editore letterario per le Éditions du Cerf, titolare della Chaire du Louvre nel 2010 e della Cattedra Benedetto XVI a Ratisbona nel 2013.
Le sue numerose pubblicazioni si focalizzano sulla storia delle religioni e la rappresentazione del divino. Tra le più recenti, Le immagini di Dio. Una storia dell’Eterno nell’arte (2012) per Einaudi; Il pensiero delle immagini (2013) per Qiqajon; Gesù tra i Dottori nell’arte (2023) e Gesù e i discepoli di Emmaus nell’arte (2024) per Pazzini Editore.
Sulla vita di Cristo, con Emanuela Fogliadini: La Natività di Cristo nell’arte d’Oriente e d’Occidente (2016), La Fuga in Egitto nell’arte d’Oriente e d’Occidente (2017), La Risurrezione di Cristo nell’arte d’Oriente e d’Occidente (2019), L’Annunciazione nell’arte d’Oriente e d’Occidente (2020), Il Natale nell’arte (2020), Il Battesimo di Cristo nell’arte (2021) per Jaca Book.
Questo cofanetto regalo contiene la serie completa della collana L'arte racconta la Bibbia che si propone di insegnare la "grammatica" dell'arte cristiana, mostrando come l'arte di tutti i tempi abbia riletto e interpretato personaggi ed episodi della Bibbia. A partire dal testo biblico e dalle altre fonti che hanno ispirato gli artisti, l'autrice esplora i vari temi iconografici con linguaggio divulgativo, ma fondato su rigorose basi scientifiche. Ogni capitolo presenta in apertura il testo biblico o degli apocrifi, a cui segue la presentazione dei modelli iconografici, per descrivere poi l'ambientazione della narrazione pittorica, i suoi protagonisti e gli elementi simbolici utilizzati. Scandaglia poi i riferimenti artistici, organizzati secondo categorie fondamentali che aiutano il lettore a orientarsi con precisione: i protagonisti e gli altri personaggi, l'ambiente, gli elementi simbolici, i modelli iconografici (che mostrano con quanta creatività gli artisti reinventano i moduli codificati preesistenti).
Attraverso le sue rappresentazioni, l'arte sacra ci proietta in alcuni momenti della vita di Gesù, di Maria e dei santi, aiutandoci a trovare e a mantenere il giusto raccoglimento. Guardando un'opera d'arte abbiamo la possibilità di superare le barriere del tempo e dello spazio ed essere presenti lì, con Cristo, nei luoghi della sua passione; lì, con Maria e Giovanni, sotto la croce; lì, con la Maddalena, a piangere di gioia davanti al sepolcro vuoto.
Grazie all'arte sacra abbiamo la possibilità non tanto di guardare quello che è avvenuto in un tempo lontano, ma di rivivere oggi, di partecipare ora, in prima persona, agli eventi che le scene rappresentano. Secondo sant'Ignazio di Loyola, nella preghiera è necessario immaginare le scene evangeliche oggetto di meditazione, facendosi aiutare dalle immagini dei testi biblici, per poi entrarvi a far parte e divenire contemporanei al Mistero.
Il racconto dell'incontro inatteso tra il Signore risorto e i due discepoli in cammino da Gerusalemme a Emmaus, «il primo giorno della settimana», è una delle gemme narrative e spirituali del Vangelo di Luca (Lc 24), privo di miracoli o monologhi, che comprende un viaggio di andata e uno di ritorno, ed è interamente dedicato alla conversazione tra i tre attori. Le tappe del racconto sono numerose e il libro analizza da vicino come sono state rappresentate nell'arte cristiana dalle origini a oggi, non facendo scorrere le opere in ordine cronologico, bensì seguendo le fasi del racconto lucano passo dopo passo; una scelta molto più coinvolgente. «Come una guida sapiente, Boespflug accompagna il lettore nelle stanze di un museo senza spazio e senza tempo, pronto ad accogliere tutti. Forse proprio qui risiede uno dei meriti più importanti di questo libro, quello di proporre l'arte, in questo caso l'arte che illustra la Parola di Dio, come strumento di umanizzazione. Di fronte a queste opere, tutti possono riconoscersi fratelli, nello stupore per tanta bellezza e nella contemplazione di un Dio che ha offerto come dono supremo il perdono e la pace».
Il poeta Charles Péguy in questo poemetto immagina un percorso che unisca le due grandi cattedrali che portano lo stesso nome: Notre Dame a Parigi come a Chartres. Sono versi e preghiere di un lirismo di altissimo valore che descrivono un percorso nella storia della fede del popolo francese e europeo, che parte dalla cattedrale di Parigi e attraversa il vario territorio della campagna francese giunge alla cattedrale Notre Dame di Chartres. Nel corso del XX secolo i pellegrinaggi a Chartres hanno conosciuto un nuovo slancio proprio per iniziativa dello scrittore che si recò a piedi da Parigi a Chartres nel 1912, realizzando un voto fatto al capezzale del figlio malato. Dopo la morte di Péguy nel 1914, alcuni suoi amici rifecero la strada meditando i suoi poemi, iniziando un vasto movimento di pellegrinaggi a Chartres che prosegue anche oggi.
Nel luglio 1823 la basilica paleocristiana di San Paolo fuori le mura a Roma, una delle chiese più importanti del cristianesimo, fu distrutta da un incendio. La Chiesa romana, provata dalle perdite e dalle umiliazioni inflitte dalla Rivoluzione francese e da Napoleone, e dal susseguente trionfo dell'ordine liberale in Europa occidentale, decise di usare la ricostruzione come simbolo di restaurazione papale e di rinascita cattolica: dopo un dibattito controverso che avrebbe dominato per due anni la scena culturale romana, si scelse di intraprendere una ambiziosissima ricostruzione precisa dell'edificio distrutto, resa possibile grazie alla prima campagna di raccolta fondi veramente globale nella storia del mondo. Questo volume, centrato su una nuova analisi archivistica, propone non solo nuove prospettive sulla modernità architettonica europea e il posto di Roma in questo contesto, ma getta un nuovo sguardo sulla storia della città e della Chiesa attraverso il periodo della Repubblica Romana del 1848-49 fino alla grande rinascita mariana dei decenni dopo il 1850.
Ritengo il presente lavoro molto importante e quanto mai attuale. Paola Cesca è stata capace di approfondire vari aspetti della missione di questa casa, esaminandoli alla luce della storia generale e delle storie personali, collocandoli nel contesto della geografia della salvezza, sottolineando l'importanza di una bellezza in grado di evangelizzare, di parlare di Cristo agli uomini di questa generazione. Il Concilio Vaticano II è venuto a illuminare la Chiesa in un momento di crisi, proponendo il ritorno alle fonti, necessario per scoprire la propria identità. Quali sono le fonti? Dove sono? Sono qui nella Terra Santa, perché tutto partì da qui. Qui si compì la storia di salvezza, da qui nacque il germe della salvezza annunciato dal profeta Isaia: “Un germoglio spunta dal tronco di Iesse”. Il germoglio è Gesù Cristo, che si è incarnato, che ha predicato, che ha sofferto, che è morto, che è resuscitato, che è salito al cielo, che ha inviato il suo Spirito Santo, che ha fondato la Chiesa e ci ha inviato ad annunciare al mondo la buona novella: il culmine di tutta la estetica. (dalla presentazione di Rino ROSSI, Direttore del Domus Galilaeae Monastery Korazim - Israele)
In questo stupendo libro, Paola Cesca ci aiuta a entrare in profondità in una delle tante manifestazioni di bellezza che ancora esistono nella Chiesa e sempre esisteranno – giacché essa è e sarà sempre viva! –, grazie al rinnovamento della fede. La Domus è frutto, oltre che dell'ispirazione di fede e del genio artistico di Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, anche dell'amore alla Terra Santa e della fede di Carmen Hernández, iniziatrice con Kiko dello stesso Cammino: a lei si deve non solo l’idea di un casa sul monte delle Beatitudini, ma anche il fatto che i Francescani – con i quali aveva intessuto relazioni di profonda amicizia nel suo storico pellegrinaggio in Terra Santa nel 1963-64 – abbiano voluto lasciare la proprietà sul monte delle Beatitudini in comodato d'uso al Cammino Neocatecumenale per costruirvi la Domus Galilaeae. E' di grande rilevanza, pertanto, che il presente libro sia frutto della riflessione teologica di una donna cristiana, secondo quanto auspicato da Papa Francesco:
In virtù del loro genio femminile, le teologhe possono rilevare, per il beneficio di tutti, certi aspetti inesplorati dell’insondabile mistero di Cristo nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza (Col 2,3). Vi invito dunque a trarre il migliore profitto da questo apporto specifico delle donne all’intelligenza della fede.
Abito ormai da quasi quindici anni nella Domus Galilaeae, ma rimango ancora ammirato dalla sua bellezza, immersa nella bellezza ancor più grande della Galilea e del suo lago e nella bellezza della comunione che stiamo sperimentando. Posso anche testimoniare che tutti rimangono in qualche modo colpiti da tale bellezza: cristiani, ebrei, arabi, religiosi e laici, credenti e atei, perché la bellezza è un linguaggio universale. La lettura di quest'pera aiuterà il lettore a “decifrare” tale nuova estetica e a goderne, come un riflesso della divina Bellezza che si è manifestata prima nella creazione e poi in Cristo e nella comunità cristiana. (dall'introduzione di Francesco Giosuè VOLTAGGIO Rettore del Seminario Redemptoris Mater di Galilea)
I santuari hanno cominciato a diffondersi a partire dal IV secolo grazie al successo in Occidente del culto dei santi. Grande, infatti, era l'afflusso di pellegrini desiderosi di ottenere guarigioni, di venerare reliquie e immagini sacre legate soprattutto alle apparizioni della Madonna e dell'arcangelo Michele. Questo rappresentava un paradosso per la religione cristiana, dal momento che il suo fondatore aveva rifiutato l'idea che esistessero dei luoghi privilegiati per rivolgersi a Dio. Ma le iniziative dei vescovi e la pressione dei fedeli smussarono presto questo riserbo. André Vauchez ricostruisce la storia della formazione di questi santuari e la loro crescita all'interno del mondo cristiano occidentale fra il IV e il XVI secolo. I più rinomati furono quelli di Gerusalemme - a cominciare dal Santo Sepolcro -, San Michele Arcangelo sul Gargano e in Normandia, San Martino di Tours e Rocamadour in Francia, Santiago di Compostela in Spagna e, negli ultimi secoli del Medioevo, San Francesco ad Assisi e della Madonna di Loreto in Italia. Insieme ad altri più modesti e meno noti, questi santuari formarono una rete densa di luoghi sacri che popolò l'Europa con forme nuove di sacralità. Un'ampia iconografia completa una ricerca così vasta e originale.
l patrimonio artistico legato alla presenza francescana, sia nel Lazio che in Abruzzo, € il tema del volume che raccoglie gli atti dell’annuale convegno di Greccio, tenutosi il 6-7 maggio 2022, a cura del Centro Culturale Aracoeli dei Frati Minori della Provincia di S. Bonaventura. L'impossibilità di poter tracciare una ricognizione completa ed esaustiva di detto patrimonio, seppure limitato ai secoli XV-X VIII, non esclude il riconoscimento della cifra stilistica riconducibile alla strategia ministeriale dei Francescani e, ulteriormente, rappresenta, per la prima volta, uno scavo completo dei soggetti trattati. In particolare le novità che emergono, circa autori e produzione, nei 13 saggi di specialisti del settore, segnano una lezione metodologica che permette nuove acquisizioni scientifiche e assegnano a queste zone del Centro Italia il titolo di un proprium meritevole di ricerca, tutela e valorizzazione.
Un viaggio emozionante tra bellissime opere d'arte che oggi sono custodite nelle chiese e nei musei del territorio della Diocesi di Milano, realizzate nel corso dei secoli da alcuni dei più grandi maestri come omaggio a Maria, la Madre di Dio. Icone venerate dai fedeli e ammirate da tutti, che esprimono con il linguaggio universale dell'arte la profonda e umanissima devozione per la Madonna. Domenico e Lanfranco da Ligurno; Michelino da Besozzo; Maestro della Madonna Cagnola; Piero della Francesca; Sandro Botticelli; Andrea Mantegna; Pietro Befulco; Raffaello Sanzio; Bramantino; Bernardino Luini; Gaudenzio Ferrari; Michelangelo Buonarroti; Annibale Fontana; Giuseppe Perego; Lucio Fontana.
Il saggio indaga una possibile analisi icono(teo)logica del capolavoro di Rembrandt: Il ritorno del figliol prodigo. Lo scopo di questo studio è di leggere attraverso la doppia lente della teologia e dell’iconografia, o meglio, attraverso una sintesi delle due, l’icono(teo)logia, il tema dell’abbraccio. Grazie ai significati nascosti nei gesti, nei colori e nelle pose degli elementi figurativi, l’opera di Rembrandt offre una personificazione della Trinità, alla luce di passaggi scritturali e teologici che ne fondamentano e illuminano il messaggio.