
L’intento che sottende le pagine di questo volume è di offrire una prima ricognizione sul tema che attraversa il Movimento dei Focolari nella presente stagione post-fondativa: la trasmissione del carisma ricevuto in dono, a partire dal suo nucleo fondante che è dato riconoscere nell’unità e che lo qualifica nella sua essenza e nella sua missione. Punto prospettico della riflessione, qui sviluppata in brevi saggi ad opera di membri della Scuola Abbà, è una pagina che Chiara Lubich, prima destinataria di tale carisma, ha annoverato fra i suoi scritti mistici risalenti agli anni 1949-1950. È una pagina che, nel consegnarci la forma del trasmettere, inteso nell’ampio significato del corrispondente etimo latino, tradere, si staglia nella sua pregnante chiarezza, nella sua lungimiranza profetica, nel suo risvolto esistenziale: note decisive da accogliere ancora oggi per interpretare il passato e prospettare creativamente il futuro verso un orizzonte di luce.
Un inedito in prima mondiale: l'interpretazione che Ricoeur ha dato del pensiero di Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), il grande teologo protestante ucciso dai nazisti 80 anni fa e autore di uno dei più importanti testi della teologia del Novecento, Resistenza e resa. I temi della secolarizzazione, della morte del Dio della metafisica, della fine del "Dio tappabuchi" in un mondo diventato adulto, della fede come fiducia in Dio qui ed ora sulla terra sono letti da Ricoeur come ispiratori della sua stessa filosofia. I rapporti di Bonhoeffer con Barth (la scoperta del Dio biblico come il Totalmente altro), Bultmann (la demitizzazione della fede biblica) e Nietzsche (la morte di Dio) sono ricostruiti mostrando l'attualità della prospettiva di Bonhhoeffer: credere in Dio significa fare professione di ateismo verso gli idoli religiosi.
Con questo testo i docenti dell’Istituto superiore di Scienze religiose e dell’Istituto teologico affiliato di Novara offrono a mons. Brambilla dodici loro contributi che spaziano nei diversi ambiti di studio di loro competenza, volendo rappresentare la molteplicità di interessi teologici e culturali che da sempre lo contraddistingue. Questa iniziativa è stata pensata in ringraziamento per il sostegno ai due Istituti di cui è stato Moderatore in questi tredici anni di episcopato novarese e in modo particolare per la realizzazione della loro nuova sede.
Pluralismo e fluidità sono termini ricorrenti nella caratterizzazione dell’odierno scenario culturale. La specializzazione dei linguaggi e la frammentazione dei saperi inducono un certo spaesamento sul piano della comunicazione pubblica. Sul fondamento dell’evento cristologico, il cristianesimo porta in sé lo scandalo di un singolare che rivendica di essere il senso e la salvezza della storia nella sua interezza. È compito della teologia confrontarsi con il sospetto di fanatismo e intransigenza. La comunità cristiana non può prescindere da una regolazione linguistica della propria fede. Allo stesso tempo è chiamata a ripensare le forme storiche di attestazione pubblica della sua testimonianza. Il libro raccoglie gli atti del convegno della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale del febbraio 2024.
Nel 2025 ricorre il 1700° anniversario del Concilio di Nicea. La rivista della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale propone una serie di articoli dedicati al tema, frutto di un progetto di ricerca e di un corso cui hanno preso parte alcuni docenti della Facoltà. I contributi si aggiungono ai numerosi già apparsi nella ricorrenza, ma presentano alcune caratteristiche peculiari. Dopo un’introduzione, che intende mettere a fuoco il significato della fede nicena per la riflessione teologica contemporanea, i saggi pubblicati approfondiscono in particolare due aspetti: da una parte, la relazione tra la formula dogmatica e la testimonianza biblica di cui intende essere interpretazione e, dall’altra, il contesto liturgico in cui la fede cristologica ha preso forma nella chiesa antica.
Ingiustamente accusato di antigiudaismo, sospettato di essere poco ecumenico, il Vangelo secondo Giovanni è a volte giudicato anche non molto propizio al dialogo interreligioso. Al contrario la tradizione giovannea, lungi dall’essere di ostacolo a motivo della propria coscienza identitaria, potrebbe essere di esempio, proprio perché testimoniata da una comunità che, avendo sofferto divisioni al proprio interno, ha poi riscoperto la passione per l’unità e si è aperta all’incontro con l’altro. L’attenta ricerca condotta dall’autore mostra come l’odierna lettura del testo evangelico può incoraggiare, sostenere e illuminare i cammini inseparabili e complementari dei dialoghi ebraico-cristiano, ecumenico e interreligioso, riconosciuti essenziali per la chiesa, per la sua fedeltà a Cristo e per il futuro del nostro mondo.
Chi sta frequentando gli studi di teologia o di scienze religiose (e anche uno studente universitario dell’area umanistica) si rende conto di leggere i libri antichi in traduzione: non ha un rapporto diretto col testo originale, ma solo con una sua interpretazione. Le pagine che seguono intendono far scoprire tutto il processo che va dal testo antico alla traduzione che si sta leggendo. Laureato in lettere classiche e dottore in scienze bibliche con una tesi sulla versione siriaca di Esdra-Neemia, ha pubblicato diversi commentari, sia scientifici sia divulgativi, sui Libri Storici: Esdra-Neemia (1999 e 2010), 1-2 Cronache (San Paolo 2013), 1-2 Re (2002 e 2008), 1-2 Maccabei (2004 e 2018), 1-2 Samuele (2021). Ha svolto diverse ricerche filologiche che hanno rimesso in discussione molti luoghi comuni: l’etimologia di missa (2000), la storia della cioccolata nella morale cattolica (2009 e 2014), la politica nella Bibbia (2020), la "mela" di Eva (San Paolo, 2022). L’Autore aiuta a collocare in una prospettiva più ampia la conoscenza delle lingue antiche. Cerca di fornire quelle competenze linguistiche e metalinguistiche (cioè di riflessione sullo stesso fatto linguistico) che servono allo studio delle discipline teologiche, dove si incontrano anche parole latine, greche ed ebraiche. Se la teo-logia è un discorso (in greco, lògos) su Dio (in greco, theòs), allora la filologia (l’amore per il discorso) ne è la disciplina propedeutica. Se per sventura questo libretto finisse in mano a un esperto delle lingue qui presentate egli vi troverebbe molte lacune, imprecisioni, semplificazioni. Forse preferirebbe che si inizi con uno studio duro della lingua, pensando che chi ben comincia sia a metà dell’opera. Ma è anche probabile che resti solo a metà.
Nel primo libro delle sue Sentenze, Pietro Lombardo elabora la sua teologia trinitaria secondo un metodo che sintetizza i due fondamentali modelli di riflessione teologica presenti nella sua epoca, quello storico-salvifico, più legato agli ambienti monastici, quello dialettico, più legato alle scuole cattedrali.
La ripartizione degli argomenti, presentata sotto il patronato di sant'Agostino, il cui contributo, fra Padri, è quello più incisivo nell'opera lombardiana, va da ciò che, nella creazione e nella rivelazione, introduce alla contemplazione di Dio nella sua costituzione trinitaria, fino al rapporto che tale Dio ha con la sua creazione.
Al cuore di tale articolata riflessione si scorgono due temi centrali: quello della generazione divina e quello dell'immutabilità della sostanza.
Di tutto ciò si occupa il presente studio.
Matteo Rubechini ha conseguito il dottorato in teologia dogmatica nel 2025 presso la Pontificia Università Gregoriana.
Nel settembre 2020, la facoltà di teologia di Lugano (Svizzera) ha ospitato un simposio internazionale in occasione del centesimo anniversario della nascita di Leo Scheffczyk (1920-2005), nominato cardinale da san Giovanni Paolo II per i suoi meriti teologici. Scheffczyk ha sviluppato una profonda sintesi della fede cattolica. Allo stesso tempo, era aperto alle molteplici esperienze che possono avvicinarci al mistero di Dio. Dopo una discussione sistematica del tema della "esperienza" (tra scienze naturali, filosofia e teologia), il volume offre vari contributi al dialogo del cardinale con teologi contemporanei, partendo dal Concilio Vaticano II (tra i quali Karl Rahner, Edward Schillebeeckx, Leonardo Boff, Joseph Ratzinger e Hans Urs von Balthasar). La parte seguente si dedica all'importanza e all'esperienza della grazia. Altri temi riguardano il realismo salvifico, lo sviluppo dei dogmi, il principio di 'et-et' e l'essere cattolico nel contesto della globalizzazione.
Il testo offre un breve resoconto dell’antropologia alla luce della fede cristiana, in dialogo con la scienza e la filosofia, in base al fondamentale principio conciliare «Cristo svela l’uomo all’uomo» (Gaudium et spes, 22). La parte principale del trattato considera l’uomo a partire dalla Bibbia, con le categorie di "immagine e somiglianza" e "grazia". Particolare importanza viene data alla filiazione divina del credente, al realismo della grazia, alla vita teologale (fede, speranza e carità), all’intreccio tra grazia e libertà. L’ultima parte del libro considera diverse questioni antropologiche alla luce della grazia di Dio nell’uomo: l’unione tra anima e corpo, la libertà che accoglie il dono, il tempo e la storicità, la socialità umana, in particolare quella tra uomo e donna, e infine la persona umana. Prefazione di Giulio Maspero.
I contributi raccolti in questo volume possono essere ritenuti un "punto d’arrivo" dell’esperienza e della riflessione di Giovanni Moioli. Non solo perché sono stati pubblicati nell’ultima parte della sua vita - a partire dal 1973 - ma soprattutto perché propongono alcune delle prospettive fondamentali che hanno suscitato, orientato e accompagnato la sua ricerca teologica e che, tra le righe, lasciano facilmente trasparire il suo modo di comprendere e vivere il cristianesimo. Emerge, così, chiaramente al centro del suo percorso il riferimento a Cristo come modello, forma e criterio di ogni autentica esperienza di fede. Un’esperienza che per essere compresa e vissuta ha bisogno di un’attenta lettura, sia storica che teologica. Il reciproco e fecondo rapporto tra queste due prospettive consente, infatti, di illuminare più facilmente coloro che, nel solco della ricca e articolata spiritualità cristiana, desiderano ancora oggi diventare "discepoli" di Gesù e vivere "come" lui e "con" lui. «Il significato e l’originalità del cristiano stanno ultimamente nella sua riferibilità e nel suo riferimento a Cristo. In tal senso, essere cristiano è "sequela": cioè quel particolare "discepolato di vita" che non solo fa vivere come il Maestro, ma fa vivere con lui e in dipendenza da lui, in qualche modo riesprimendolo, traducendolo, riattualizzandolo». (Giovanni Moioli)

