Il diaconato è una vocazione specifica all'interno della Chiesa, una peculiare forma di vita che ha bisogno di essere conosciuta e diffusa. Non può essere ridotto a una supplenza alla carenza di preti, né a un ministero marginale, limitato al culto, ma è chiamato ad assumersi una precisa responsabilità circa il «servizio» nella Chiesa, perché ha la caratteristica di essere un ministero fortemente estroverso: è un compito di «frontiera», chiamato a confrontarsi, oggi, oltre che con le diverse dimensioni della carità, anche con i temi dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso. Cogliendo l'invito espresso da papa Francesco nella lettera enciclica Fratelli tutti, l'Autore, sull'esempio di san Francesco d'Assisi, anch'egli diacono, parla di «diaconi senza frontiere» che rivivano, «con il cuore di Dio», l'esperienza del buon samaritano, per riconoscere in ogni uomo un fratello. Dalla Prefazione di mons. Andrea Ripa sottosegretario della Congregazione per il Clero.
Contrapporre il diritto canonico a tutto ciò che riguarda la vita dello spirito è un pregiudizio molto diffuso, nato nella modernità secolare e ben presente nella Chiesa di oggi. A questo pregiudizio spesso si aggiunge un rischio: sopportare di malanimo norme e leggi viste come limitazioni agli infiniti orizzonti dell'anima e alla creatività pastorale. Con riflessioni puntuali e linguaggio accessibile a tutti, queste pagine mirano a smontare il pregiudizio. Partendo da alcuni interventi del magistero e da alcune norme canoniche, Daniele Drago ce ne fa scoprire la sapiente ricchezza spirituale. Rivolgendosi particolarmente ai giovani consacrati, permea le sue parole con l'esperienza del padre spirituale, del formatore e canonista, offrendo un'originale prospettiva di lettura dei voti evangelici alla luce del diritto.
Dio chiama una persona, la riserva per sé affinché si dedichi a Lui in modo particolare. Al tempo stesso Egli conferisce la grazia in modo che nella consacrazione la risposta dell’uomo si esprima mediante un profondo e libero abbandono di tutto se stesso. Il nuovo rapporto che ne deriva è puro dono. È un’alleanza di mutuo amore e fedeltà, di comunione e missione stabilita per la gloria di Dio, la gioia della persona consacrata e la salvezza del mondo (Elementi essenziali, 5).
Tutto è cominciato dall’incontro col Signore. Da un incontro e da una chiamata è nato il cammino di consacrazione. Bisogna farne memoria. E se faremo bene memoria vedremo che in quell’incontro non eravamo soli con Gesù: c’era anche il popolo di Dio, la Chiesa, giovani e anziani, come nel Vangelo… non si può rinnovare l’incontro col Signore senza l’altro: mai lasciare indietro, mai fare scarti generazionali, ma accompagnarsi ogni giorno, col Signore al centro (Papa Francesco).
La tipologia classica della vocazione presbiterale cattolica è ancora affidata all'autocandidatura: è il singolo che si presenta e chiede di essere accolto per «farsi prete». Laddove la prospettiva fosse invece primariamente ecclesiale, sarebbe la comunità nel suo insieme che elegge un candidato e ne verifica la capacità per una sequela matura e responsabile. Ma oggi l'approccio non è di questo tipo: chi chiede di entrare in seminario ritiene più che sufficiente la propria disponibilità personale, vivendo spesso il percorso formativo come un test selettivo da superare. Partendo dall'attuale contesto di "fine della cristianità", il volume esamina nelle sue linee fondamentali la struttura della formazione nei seminari, che è ancora quella impostata dal concilio di Trento (XVI secolo), e propone un'ipotesi diversa per l'itinerario formativo dei futuri presbiteri e, dunque, di un diverso modello di seminario.
Il testo fa innanzitutto il punto dell’insegnamento della Chiesa, ossia dei Papi e della Congregazione per la Vita consacrata, su una delle tre forme di vita o stati che compongono la Chiesa, facendo la distinzione tra stato di vita nella Chiesa e stato di vita della Chiesa. Si vuole, quindi, mettere in evidenza che i tre stati di vita, quello dei fedeli laici, quello dei ministri ordinati e quello della vita consacrata sono tutti e tre essenziali e immancabili nella Chiesa, così come l’ha voluta il Signore Gesù.
Si espongono, poi, di conseguenza, le caratteristiche fondamentali dello stato di vita consacrata attraverso temi quali la consacrazione, la profezia, la missione, la liturgia, l’escatologia, la spiritualità la santità e i riferimenti suggestivi alla Trinità, alla vita di Gesù, alla beata Vergine Maria e a S. Giuseppe. Un invito a rendere grazie a Colui che dona ogni bene alla Chiesa e nella Chiesa e ad apprezzare il grande insegnamento e contributo del magistero ecclesiale per una ecclesiologia integrale e inclusiva, senza cedere a trionfalismi o vittimismi.
La figura di Francesco d'Assisi continua a esercitare la propria forza di attrazione e ad affascinare ancora oggi: la sua vicenda storica si salda profondamente all'ordine da lui istituito e si situa nel contesto di un panorama ricco di altre forme di religiosità, coeve o di poco precedenti, destinate a diventare ordini religiosi riconosciuti: i Predicatori, nati dall'impegno di Domenico di Caleruega, i Carmelitani, che presero avvio da un'esperienza eremitica nella Palestina crociata, gli Agostiniani, frutto dell'unione di diversi gruppi eremitici italiani. Pur differenti nelle loro origini, questi quattro ordini mendicanti, che rappresentano la più dirompente novità nel vivace contesto religioso del Duecento, risultano accomunati, oltre che dal richiamo al vangelo, da un forte interesse per lo studio, che consentì loro di esercitare un'enorme influenza sulla società cittadina, sulla Chiesa, sulla cultura, assumendo, anche grazie alla predicazione, di cui furono "specialisti", un ruolo di primaria importanza nella pratica religiosa, ai più vari livelli. Il volume indaga i molteplici volti del fenomeno mendicante, di cui offre una chiave interpretativa centrata sulla dimensione culturale.
Francesco è anche un nome dell'economia. Anche se non è la prima parola che viene in mente, ma la grande profezia di Assisi fu - ed è - anche profezia economica, annuncio di un 'non-ancora' anche economico. Il vescovo Domenico Sorrentino, che da molto tempo arricchisce la riflessione sulla dottrina sociale della Chiesa e sull'economia francescana e cristiana (noti e importanti sono soprattutto i suoi lavori sul pensiero di Giuseppe Toniolo), con questo suo agile e intenso saggio continua l'approfondimento del pensiero economico di San Francesco e della tradizione francescana, in dialogo con la tradizione evangelica e cristiana del pensiero economico, in particolare con il magistero economico-sociale di Papa Francesco.
Essere preti a Roma dopo il 1870 ha rappresentato una serie di nuove sfide. La città cambiava dimensione. Dall'essere un santuario universale della Chiesa cattolica riconosciuto a livello mondiale Roma era destinata a diventare la Capitale di un Regno giovane che voleva dare una nuova immagine della città: una «città della scienza» da contrapporre a quella dei papi. Ad alcune di quelle sfide hanno provato a rispondere anche i protagonisti dei ritratti di questo volume, preti spesso neanche romani per nascita, che hanno intrecciato la propria vita con quella della Capitale. Le figure presentate in queste pagine, pur costituendo solo una porzione del clero romano che ha accompagnato la vita della Capitale, danno conto di alcuni percorsi esemplari di uomini che nella comune vocazione hanno saputo declinare con creatività risposte diverse alle sfide che la storia di tempo in tempo gli proponeva. Le loro vite e le loro scelte ci forniscono, inoltre, uno sguardo particolare sulle vicende e sui cambiamenti degli ultimi centocinquant'anni della città.
La storia vera di una donna che oggi, alle prese con una grave malattia che la costringe a un continuo confronto con la morte, ci racconta di un percorso di vita tormentato che avrebbe potuto portarla alla disperazione (dal consumo di droga alla depressione, dall'illusione dell'amore al degrado e all'abbandono) e poi è stato sostenuto da una mano della Provvidenza e dall'azione di fratelli animati dalla fede. Un racconto al femminile della scoperta della propria identità e della propria libertà. In queste pagine si intrecciano, nella bellissima danza che è la vita, ricordi e incontri significativi della sua storia familiare e personale: momenti di dolore e gioia, di tenebra e luce, di lotta e vittoria. Tutto è riletto nella luce della fede, dono di Dio capace di illuminare anche gli attimi più bui offrendo a ciò che si è vissuto uno sguardo sereno e un senso nuovo.
Il libro prende le mosse dalla necessità di comprendere teologicamente un'espressione assai nota contenuta nell'Esortazione Apostolica post sinodale di San Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, del 25 marzo 1992, e riguardante il ministero ordinato. L'espressione è la seguente: «In quanto rappresenta Cristo capo, pastore e sposo della Chiesa, il sacerdote si pone non soltanto nella Chiesa ma anche di fronte alla Chiesa». Il Cardinale Laghi, allora Prefetto della Congregazione per l'Educazione cattolica, definì nel 1997 quest'Esortazione come il "documento più autorevole (riguardo) al sacerdote" del Pontificato di San Giovanni Paolo II. Il lavoro qui presentato non è uno studio sulla Pastores dabo vobis, anche se in esso ci si interessa necessariamente di questo testo magisteriale. Questo scritto tuttavia agisce sullo sfondo perché dona come chiave ermeneutica per l'approfondimento dell'identità sacerdotale l'espressione appena citata, la quale viene approfondita all'interno di una molteplice serie di scritti di San Giovanni Paolo II. In modo particolare si cercherà di verificare come il contenuto delle Lettere del Giovedì Santo possa aiutare nella comprensione di essa.
Il volume vuole essere un compendio di quelle regole, a volte non scritte e molto spesso, ahimè, dimenticate, che sono utili per una più serena vita civile di quel settore del clero che si trova a dover presenziare eventi civili regolati da un'etichetta o da un cerimoniale. Si tratta di uno studio che vuole offrire anche agli agenti culturali, agli studiosi del cerimoniale, alle autorità che si relazionano con il clero, semmai ce ne fosse bisogno, quelle norme di bon ton e di protocollo che rendono più facile e a volte anche più piacevole i doveri della buona educazione e delle relazioni urbane. Non ci sono ambienti e settori sociali che possono considerarsi esenti dalle buone maniere.