Marc Augé li chiama da sempre nonluoghi, riscontrando in essi un deficit di identità, di relazioni e di storia: sono le stazioni, i porti, i luoghi di confine, i treni e gli aerei. Sono luoghi di passaggio dove gli individui sono costretti a transitare per vari motivi, ma in cui non sono obbligati a tessere rapporti interpersonali. Per il filosofo, tuttavia, oggi il mondo intero è diventato un nonluogo. Di fronte agli schermi di tablet, cellulari e computer il tempo planetario viene percepito in accelerazione e, allo stesso tempo, ridotto a un puro presente che ci condanna all'ostentazione superficiale e all'oblio immediato. In questo presente segnato dalla velocità e dal potere dell'immagine, l'ordine sequenziale delle nostre esistenze risulta frammentato, trasmettendo la sensazione di disorientamento del viaggiatore d'affari, che passa da un albergo all'altro sentendo che la vita vera scorre altrove. Nell'individualismo passivo dedito al consumo di notizie, immagini e oggetti, promosso dalla mondializzazione di internet, il singolo è costretto a cercare da solo il senso della propria esistenza, vivendo, proprio per questo, una solitudine vertiginosa all'interno di una crisi profondamente relazionale e, quindi, sociale. Oggi il web ci da l'illusione di partecipare in prima persona al dibattito pubblico e di mostrarci agli altri per come siamo, in realtà ci trasforma da esseri fatti di corpo, reciprocità e parole in fantasmi digitali. La rivoluzione indicata in questo libro sprona a non accontentarsi di essere un apatico sguardo sul mondo in immagini: quello sguardo, da passivo che era, deve farsi attivo, diventando amicizia, fraternità, responsabilità e, forse, anche profezia.
L’approdo di Avvenire a Pompei, a partire dal 1972, fu così la risposta a una vocazione nazionale presente come segno di identità del progetto di Paolo VI di dotare la chiesa italiana del dopo-Concilio, di un organi di informazione autorevole e moderno. Nel momento in cui il giornale taglia il traguardo de mezzo secolo di vita, sfogliare da capo questa pagina pompeiana era doveroso. E’ a tutti gli effetti una pagina di Avvenire.
È impegnativo definire in modo compiuto il concetto di comunicazione per le molteplici sfumature che ne caratterizzano il senso e per l'ampiezza del suo significato che pervade ogni esistenza al punto da mostrarsi come il tessuto connettivo della nostra vita. Questo testo si propone di riflettere e indagare l'atto comunicativo nella sua feconda relazione con la cultura, nell'equilibrio tra linguaggio verbale e non verbale e secondo l'approccio semiotico, pragmatico, sociologico e psicologico. Particolare attenzione è dedicata, nella seconda sezione, ai modelli della comunicazione interculturale, all'analisi della conversazione come luogo simbolico di interazione sociale e alla psicologia dell'ascolto. L'azione del comunicare testimonia, nella terza parte, con l'affascinante espressione artistica di Pier Paolo Pasolini, Fabrizio De André e Paul Gauguin, tutta la sua capacità di conferire senso alla presenza umana nel mondo, attraverso parole, gesti, emozioni e armonie sonore e visive. Con un saggio di Luigi D'Angiuro.
I segreti più profondi della Cia e dell'Nsa sono stati hackerati e resi pubblici, più di una volta. Ma stai certo che da nessuna parte, nemmeno nel dark web, troverai una copia dell'algoritmo di ricerca di Google o dell'algoritmo del feed di Facebook. Oggi questi algoritmi determinano l'andamento della vita umana sul nostro pianeta. Jaron Lanier, informatico della Silicon Valley, pioniere della realtà virtuale, non ha nessun account social. In "Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social" spiega perché non dovresti averne nemmeno tu. Google e Facebook, insieme a Instagram, WhatsApp - cioè di nuovo Facebook, Twitter e gli altri social, costituiscono l'impero della modificazione comportamentale di massa. Tirano fuori il peggio di te, spingendoti a manifestazioni d'odio di cui non ti pensavi neppure capace; ti ingannano con una popolarità puramente illusoria; ti spacciano dopamina a suon di like, intrappolandoti nella schiavitù della dipendenza. Distorcono il tuo rapporto con la verità e degradano la tua capacità di empatia, disconnettendoti dagli altri esseri umani anche se ti senti più connesso che mai. Corrompono qualsiasi politica che ambisca a dirsi democratica e devastano qualsiasi modello economico che non sia fondato sul lavoro gratuito. Inoltre - e questa è la cosa che ti scoccia di più, se ci pensi - si arricchiscono infinitamente vendendo tutti questi dati agli inserzionisti (che sarebbe più corretto chiamare manipolatori attivi della società e della natura umana), plasmando la tua volontà attraverso pubblicità targettizzate; e lo fanno attraverso algoritmi che spiano e registrano qualunque cosa tu faccia. I benefici che ti danno i social media non controbilanceranno mai le perdite che subisci in termini di dignità personale, felicità e libertà di scelta. Jaron Lanier ci mette in guardia: questo totalitarismo cibernetico ci distruggerà. Internet non è il male, ma va ripensato profondamente. Compi un gesto che spinga le tech company a cambiare, non resterai tagliato fuori dal mondo. Riprenditi il controllo della tua vita. Cancella subito tutti i tuoi account social.
Gli autori affrontano nel volume uno dei temi centrali della nostra epoca chiedendosi, a fronte dell’avanzare della tecnica e dei mutamenti sociali connessi, cosa vogliamo che resti dell’umano. Attraverso l’analisi di questioni come la differenza tra maschile e femminile, la sessualità, l’aborto e la selezione genetica, il consumismo, Guzzo e Scicchitano cercano di individuare quei momenti del nascere, del vivere e del morire che, oggi, rischiano di trascinare l’essere umano verso ciò che umano non è.
Selfie intimi diffusi via Facebook, adescamenti tentati con WhatsApp, giochi violenti, cyberbullismo: nessun genitore, oggi, è tranquillo quando vede i figli con la testa china sul telefonino o il tablet. Ma i social network sono, per i ragazzi, un luogo irrinunciabile di espressione di sé e di incontro. Proibirne l'uso, oltre che impossibile, spesso è controproducente, perché scatena conflitti e reazioni di chiusura. Come proteggerli, allora? La risposta è l'educazione, che deve cominciare in famiglia. Nessuno permetterebbe a suo figlio di guidare senza patente. Allo stesso modo, non si può lasciare che un bambino giochi con uno smartphone senza spiegargli come funziona. Bambini e adolescenti devono imparare a usare questi dispositivi in modo consapevole. Devono conoscere i pericoli nascosti nei giochi e nelle chat e sapere come prevenirli e neutralizzarli. Nunzia Ciardi, che è impegnata quotidianamente contro il crimine informatico, ha raccolto in questo libro i preziosi strumenti e i consigli che gli esperti della polizia postale mettono a disposizione sul web, nelle campagne di informazione, durante gli incontri organizzati nelle scuole. Attraverso il racconto di casi indagati o diffusi dai media, mostra come i più giovani possono diventare vittime di fake news, bullismo, estorsioni, pedofilia online. Ma soprattutto spiega come i ragazzi possono mettersi al sicuro nel mondo virtuale, con l'aiuto di regole e comportamenti accorti, per vivere la Rete come una ricchezza da sfruttare e uno spazio da esplorare in libertà.
Nato nel 1968 su iniziativa di Paolo VI e nello spirito del Concilio Vaticano II, da mezzo secolo il quotidiano Avvenire è una presenza forte e riconoscibile nel dibattito pubblico del nostro Paese. Una presenza che, come sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti nella prefazione a questo volume, viene a coincidere con la vocazione stessa del cristiano nel mondo.
I contributi raccolti in "Voci del verbo Avvenire" non intendono celebrare il passato, ma si presentano come occasioni di riflessione e di approfondimento sui temi che, fin dall’inizio, hanno caratterizzato l’impegno del quotidiano cattolico. Dall’analisi degli avvenimenti internazionali al racconto della società italiana, dall’esigenza di giustizia alla necessità di confrontarsi con i progressi della scienza, dal ruolo che la Chiesa è chiamata ad assumere nell’attuale «cambiamento d’epoca» agli sviluppi del confronto culturale, Avvenire si pone e intende continuare a porsi come strumento di dialogo tra posizioni differenti e, nello stesso tempo, come punto di riferimento per una comprensione consapevole e informata dei “segni dei tempi”. L’obiettivo è fornire «una testimonianza corale», come la definisce il direttore Marco Tarquinio, che renda conto della bellezza di dire e fare «il futuro ogni giorno».
Contributi di: Giulio Albanese, Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, Massimo Calvi, Lucia Capuzzi, Marina Corradi, Paolo Lambruschi, Andrea Lavazza, Riccardo Maccioni, Antonio Maria Mira, Luciano Moia, Francesco Ognibene, Alberto Oliverio, Maurizio Patriciello, Gigio Rancilio, Francesco Riccardi, Roberto Righetto, Nello Scavo, PierAngelo Sequeri, Alessandro Zaccuri.
Il panorama mediatico è estremamente articolato e, grazie alla tecnologia digitale, in continua espansione. La fabbrica mediatica produce incessantemente messaggi di ogni genere, spesso positivi, spesso negativi, più raramente occulti. L'inarrestabile produzione di contenuti è indirizzata in ogni direzione e quasi sempre senza filtri o censure. Questo studio vuole presentare dei criteri per un discernimento utile e non fantasioso. Troppo spesso accade infatti che l'atteggiamento verso i media sia aprioristicamente apocalittico, cosa che rischia di non centrare il cuore della questione. Al contrario, un atteggiamento troppo superficiale non aiuta a riconoscere quelli che sono, invece, contenuti pericolosi, rischiando di deturpare la fede dei semplici.
Quale rapporto c'è tra la fede e i social media? In quale maniera i cristiani, e i cattolici in particolare, li utilizzano non solo per parlare di cose inerenti la propria fede ma più in generale? L'autore, a partire dalla sua esperienza di pastore e predicatore, ha analizzato lo "stile" dei cristiani sui nuovi media e come e se questo stile trova i suoi benchmark nel Vangelo. Il libro offre le linee guida e un decalogo per aiutare il credente a utilizzare gli strumenti dei social media evitando il rischio di uniformarsi alle "cose del mondo" piuttosto che ispirarsi alle "cose di Dio".
La tesi di Jean M. Twenge è semplice ma rivoluzionaria: i ragazzi non sono più quelli di un tempo. Sono nati negli anni zero del Duemila, sono cresciuti costantemente connessi, immersi negli smartphone (iPhone in particolare) e nei social network. La rete ha preso il sopravvento sui rapporti faccia a faccia e i giovani di oggi sono più aperti e più attenti delle precedenti generazioni, ma anche più ansiosi e infelici. E sono immaturi, infantili: non bevono, usano meno droghe e fanno meno sesso, ma sono anche meno pronti ad affrontare la vita reale, al punto di essere sull'orlo della peggior crisi esistenziale di sempre.
Lei: dedita al lavoro di cura, incline al sacrificio, accomodante, remissiva, insicura, fragile, incapace di pensiero astratto, emotiva, poco affidabile; lui: atto al comando, portato per i mestieri rudi e all'aria aperta, competitivo, coraggioso, forte, protettivo, intraprendente, razionale. Molteplici sono gli stereotipi sessisti e le disuguaglianze tra uomini e donne che persistono in ambito pubblico e privato. Nonostante i concetti e i principi femministi abbiano via via influenzato numerosi settori disciplinari, le politiche pubbliche e aziendali, oltre che i contenuti dei media, solo ultimamente in Italia istituzioni, associazioni ed enti pubblici, no profit, privati e il sistema dell'informazione promuovono buone pratiche finalizzate alla comunicazione in ottica di genere, all'"empowerment" femminile, al "work-life balance". Ripercorrendo le fasi attraversate dal pensiero femminista, il libro evidenzia alcuni nodi teorici - sesso/genere, uguaglianza/differenza, femminismo/postfemminismo - su cui è utile riflettere per comunicare in maniera consapevole e responsabile, valorizzando il genere femminile, e le soggettività che oscillano tra i due generi, sul piano simbolico e culturale.
Bergoglio è il pontefice più calunniato della storia? E - se è così - per quale motivo? C'è un "complotto dietro le accuse che gli vengono scagliate contro, oppure si tratta solo della reazione di chi non sopporta un papa così innovativo? Di bugie sulla figura di papa Francesco ne girano parecchie, suscitano reazioni, ma nessuno finora le ha catalogate e investigate in modo da tracciarne un filo logico, e magari tentare di smascherare i mandanti (tra cui multinazionali, banche, guerrafondai e sacri palazzi) della "macchina del fango". Gli autori hanno raccolto 80 delle principali accuse al Papa, in chiave di controinchiesta punto per punto: i rapporti con le dittature dell'America latina, la massoneria, il Conclave manipolato, le accuse di "eresia", le nomine sbagliate, i rapporti con la Curia, la mediaticità, gli scandali e anche le gaffes... Senza dimenticare che le fake news sul Papa riportano al centro il tema della verità, tanto caro al cristianesimo: se la notizia è il "verbo" contemporaneo, la falsa notizia è la voce del "diavolo". E distinguere menzogna e verità è compito di chi ancora vede nel giornalismo una missione.