
La storia, l'affermazione e gli scenari futuri di una professione cardine nel panorama della comunicazione e delle relazioni pubbliche. Gino Falleri, uno dei più autorevoli conoscitori della materia, attraversa le tappe di un percorso che, dopo tante battaglie, è approdato ad una definizione del profilo professionale dell'addetto stampa. Un'analisi lucida e competente che esamina gli ambiti d'azione, le attribuzioni, le attività e le problematiche non ancora risolte di una delle figure giornalistiche più discusse, senza tralasciarne gli aspetti deontologici. Il volume, scritto dal presidente del Gruppo giornalisti uffici stampa (Gus) approda alla terza edizione, completamente riveduta e aggiornata, dopo aver esaurito le prime due.
Se siete oltremodo curiosi, testimoni attivi e non passivi di ciò che accade, se vi piace raccontarlo e magari in qualche misura già lo fate in un blog o su Facebook, allora questo corso base di giornalismo vi può realmente essere utile. È un percorso di formazione a distanza, per apprendere la storia, le tecniche e i segreti di una professione che mantiene ancora oggi intatto suo fascino. Il corso è costituito, oltre che dal mate riale didattico offerto nei tre volumi più la dispensa, da sette lezioni online, seguite da test di verifica ed esercitazioni. Al termine del corso viene rilasciato un attestato di frequenza. Il cofanetto contiene: "Paladini di carta" di Claudio Cerasuolo; "Il salvarticolo" di Filippo Nanni e Riccardo Ferrazza; "Cattive notizie" di Vittorio Roidi; "Giornalista oggi" a cura del CDG.
Il primo decennio degli anni Duemila è stato attraversato da una trasformazione radicale. La televisione – il più nuovo dei ‘vecchi media’ – è diventata digitale. La profezia s’è rovesciata: se negli anni Novanta i profeti di Internet sognavano una ‘vita dopo la tv’, il decennio successivo ha mostrato la persistente centralità del mezzo, nel cuore del sistema dei media e al crocevia dei consumi culturali e degli immaginari contemporanei. Qual è il risultato di questo cambiamento? Quali elementi di continuità e di discontinuità col passato presenta la televisione di oggi, e di domani? La tv contemporanea è senz’altro differente: diventa multicanale e abbondante, esce dagli spazi tradizionali della casa e si fa mobile e più pervasiva, costruisce un’offerta disancorata dai tempi rigidi di un palinsesto, genera forme inedite di ‘transmedialità’, costituisce un oggetto di condivisione e commento sulla Rete e sui social network, come Facebook e Twitter. Ma, al contempo, conserva funzioni e poteri acquisiti nei suoi primi cinquant’anni di vita: tradizionale consensus medium, produce occasioni di ritualità condivisa, contribuisce a definire l’agenda dei discorsi, rispecchia una comunità nazionale. Questo volume è il primo studio sistematico sugli esiti del decennio esplosivo appena trascorso. Si basa su ampi materiali di ricerca, si confronta con concreti casi d’analisi (come l’esperimento di Raiperunanotte o la visione de-sincronizzata di Lost da parte di differenti pubblici), traccia i nuovi territori costruiti dall’offerta (le reti mini-generaliste, con le loro strategie editoriali, i generi, le produzioni originali) e definisce un quadro interpretativo generale, radicato nell’approccio storico ai media. Un libro che è anche una guida per capire che cos’è e dove va la televisione italiana, diventata digitale e convergente.
Massimo Scaglioni è ricercatore presso l’Università Cattolica di Milano, dove insegna Storia dei media. Ha pubblicato, fra l’altro, Che cos’è la tv. Il piccolo schermo fra cultura e società (con A. Grasso, Milano 2003), Tv di culto. La serialità televisiva americana e il suo fandom (Vita e Pensiero, 2006), MultiTV. L’esperienza televisiva nell’età della convergenza (con A. Sfardini, Roma 2008), Arredo di serie. I mondi possibili della serialità televisiva americana (con A. Grasso, Vita e Pensiero, 2010), Televisione convergente. La tv oltre il piccolo schermo (con A. Grasso, 2010). È membro della redazione delle riviste «Comunicazioni sociali» e «Comunicazioni sociali on-line», e del board editoriale di Critical Studies in European Television. È coordinatore delle attività di ricerca del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica) e direttore didattico del Master FareTV. Gestione, Sviluppo, Comunicazione, presso ALMED (Alta Scuola in Media e Spettacolo, Università Cattolica). Collabora con il «Corriere della Sera» e con TV2000.
Complice una serie di eventi che ne hanno imposto l'importanza nella sfera politica - in primis, le quasi ventennali strategie mediatiche berlusconiane -, anche in Italia si è ormai consolidato un interesse scientifico nel campo della comunicazione politica, che si è così riscattata dalla tradizionale accusa di irrilevanza da parte degli studiosi. Il libro offre un'introduzione ad alcuni dei più recenti e convincenti approcci alla comunicazione politica e alle loro analisi dettagliate sul funzionamento delle diverse modalità comunicative: dalle interviste ai dibattiti televisivi, dal discorso in pubblico all'informazione politica in forma di infotainment e di politainment. Da queste analisi emerge l'idea secondo cui alcuni fenomeni politici fondamentali, come il carisma, lungi dall'essere caratteristiche personali o mere immagini costruite a tavolino da abili consulenti, sono il prodotto dell'agire congiunto di politici, giornalisti e pubblico.
Quando nasce la nozione di comunicazione e quali trasformazioni subisce nel tempo secondo i contesti in cui è applicata? Il testo ne ricostruisce la storia, da quando era una proposta scientifica rivoluzionaria fino alla sua diffusione di massa, evidenziandone i cambiamenti epistemologici, l'adozione e l'uso da parte di diverse discipline e saperi tecnici (l'estetica, la psicoterapia, la sociolinguistica, l'organizzazione aziendale, l'informatica, la moda, la pubblicità, le tecnologie elettroniche), i diversi usi sociali, l'impulso alla fondazione di scienze generali come la semiotica e, infine, la sua confluenza nell'attuale dibattito sui modelli dello sviluppo.
La rivoluzione di Twitter: se ne è parlato per le manifestazioni in Iran nel 2009, per la Cina subito dopo, più recentemente per l'Egitto: prima ancora che lo scontento dei cittadini, il grande protagonista delle proteste sembra essere stato il web. La convinzione che le tecnologie digitali alimentino solo cambiamenti positivi e siano lo strumento perfetto per la creazione della democrazia corrisponde alla realtà? Evgeny Morozov, in antitesi al cyber-ottimismo di pensatori come Clay Shirky, spiega molto chiaramente come anche governi tutt'altro che democratici usino le piattaforme digitali piegandole ai loro fini. In Russia e in Cina gli spazi di intrattenimento online sono studiati apposta per spostare l'attenzione dei giovani dall'impegno e dalla partecipazione civile. Internet non è inequivocabilmente buona, insomma, Twitter e Facebook non hanno avuto alcun ruolo cruciale, e la rivoluzione sarebbe accaduta con o senza di loro. Pensare alla rete come a un propagatore naturale di democrazia è fuorviarne e pericoloso: per garantire forme efficaci di cambiamento sociale è necessario rimanere calati solidamente nella realtà.
Social network, Internet, nuove piattaforme televisive, leggi e documenti deontologici. Il giornalismo vede allargare repentinamente i confini del proprio campo d'azione a fronte di costanti modifiche del quadro normativo di riferimento. E se si moltiplicano gli ambiti del fare informazione, di pari passo aumenta il bisogno di professionalità di chi in questo settore è chiamato ad operare. Ci sono nozioni, regole, leggi che chi fa il giornalista non può, e non deve, ignorare. Non può perché parole, idee, concetti diffusi male possono ledere l'altrui dignità, il diritto alla riservatezza, possono diffamare o influenzare i mercati finanziari. Questo libro, in più di 850 domande e risposte, approfondisce i temi nei quali un giornalista si può imbattere nel proprio lavoro.
Dal cellulare, a Facebook e i videogiochi, al web. Un libretto intergenerazione che ci aiuta a guardare a questi mondi con simpatia, ma anche con intelligenza, migliorando la nostra capacità comunicativa in questo primo scorcio di terzo millennio.
Le scorrerie di Bartezzaghi, allegro linguista e principe dei giocatori di parole, tra le praterie della lingua: i suoi usi e abusi, i suoi trucchi e doppi sensi. I nuovi modi di comunicare della civiltà digitale: il web, le mail, gli sms. I blog. Facebook e Twitter. Telefoni da leggere e da scrivere. Com'è fatto l'italiano che parliamo. I nuovi strafalcioni. E quelli antichi. "Come dire: il galateo della comunicazione" dall'editorialista di "Repubblica", spesso proprio lì, in prima pagina, impegnato su questi temi, sorta di Cesare Marchi post-moderno.
Questo libro spiega quali sono i presupposti di una comunicazione efficace, quale è la proposta della Chiesa nel settore delle Comunicazioni sociali, e a quali condizioni si possa efficacemente impostare un lavoro di comunicazione esterna, con particolare riferimento agli istituti religiosi nella Chiesa. La comunicazione è importante, anzi non se ne può fare a meno nella società di oggi. Enti, associazioni, istituzioni religiose, devono saper comunicare i loro messaggi, devono avere un progetto per realizzare una comunicazione esterna efficace...
Il libro raccoglie gli atti del convegno su "Ragione, fiction e fede" ragionando su relazione fra ragione, arte e fede; il senso del male; la violenza e il grottesco; l'uso dell'umorismo nell'arte; la visione morale nella narrativa; i diversi modi in cui la fede cristiana illumina e si riflette nella letteratura, nel cinema, nella musica, nella scultura e nella pittura. A fare da contorno, l'opera della scrittrice statunitense Flannery O'Connor (1925-1964), che si distingue per la sua ricca combinazione di intelligenza, arte e fede. I suoi racconti e romanzi offrono una profonda comprensione della condizione umana, una visione morale integra e una eccelsa padronanza artistico-letteraria.