Dall'Unità ad oggi, la storia dei partiti italiani viene qui ripercorsa, nei suoi passaggi fondamentali, attraverso lo svolgimento cronologico delle diverse fasi politiche: dai problemi e le questioni emerse all'indomani dell'unificazione, passando attraverso la crisi del liberalismo e l'avvento dei partiti di massa, superando la soppressione della vita democratica messa in atto dal regime fascista, e arrivando, infine, alla creazione, al consolidamento e alla crisi del sistema dei partiti dell'Italia repubblicana. Un percorso difficile e tortuoso, caratterizzato, dall'irrisolto nodo della creazione di un reale spirito di appartenenza comune. Ripercorrendo questo "iter" e affrontando una disamina delle interpretazioni e delle metodologie di ricerca storiografica, il volume intende fornire un contributo per un rinnovato dibattito (aperto agli specialisti del settore, nonché al vasto campo di studiosi di scienze sociali) relativo al "caso italiano" e a quei caratteri peculiari che continuano a determinarne l'assoluta specificità nel panorama dei sistemi politici europei.
Il contesto generale del discorso di Dalarun è costituito dal medioevo occidentale. A partire da tale contesto si propone la domanda capitale: come e perché governare diviene sinonimo di servire. Alcuni prelievi circoscritti da un ciclo di lezioni di Michel Foucault, pubblicato postumo nel 2004, suggeriscono l'andamento di questo libro. Si tratta in particolare della distinzione tra sovranità e governo. Sovranità infatti implica dominio. Governo comporta un'arte di governare gli uomini che li avvolge e li coinvolge ma non li domina. Ed è qui che Dalarun coglie un'analogia con le elaborazioni che l'idea e la pratica di governo avevano conosciuto nell'ambito degli Ordini religiosi medievali. È un libro prezioso, prezioso perché offre un esempio spinto all'estremo di scomposizione di alcuni testi medievali per darne una lettura e un'interpretazione le più fondate ed esaurienti possibili (e che si tratti di testi in fondo "minori" - alcuni passi riguardanti la vita di Chiara, il biglietto di Francesco a frate Leone - accentua la preziosità dell'impresa). È un libro infine fitto di pagine illuminanti ma anche non privo di affermazioni che non mancheranno di suscitare discussioni.
Tutto in dieci anni. Da anonimo segretario fiorentino della Margherita a presidente del Consiglio. Questo libro racconta la vera storia di Matteo Renzi. Con una prefazione di Marco Travaglio.
Questo saggio vuole fornire un contributo alla comprensione delle ragioni che hanno innescato il processo di riforma delle province in Italia. In particolare, con lo specifico obiettivo di valutare l’impatto sulle popolazioni oltre che sui territori, si occupa di approfondire da un punto di vista sociologico le conseguenze del nuovo impianto normativo in termini di rappresentazione, organizzazione e gestione del potere a livello locale.
In queste pagine, quindi, non ci si limita a evidenziare punti di forza e di debolezza della legge 56 del 2014, ma si analizzano criticamente i concetti di “città metropolitana” e di “area vasta” così come definiti e stigmatizzati dal legislatore. Riflettendo sulle ragioni dettate da presunte finalità di spending review, il saggio approfondisce la relazione tra obiettivi e strumenti introdotti per conseguire una policy e una governance capaci di avviare una trasformazione e/o una ridefinizione delle politiche di decentramento.
Una sollecitazione a prendere coscienza delle ragioni delle attuali derive della vita sociale e politica ma anche della predisposizione di percorsi di fuoriuscita che aprono alla speranza nella possibilità di cambiamento.Una vasta panoramica delle questioni di fondo che attengono alla conduzione della vita associata, ricostruendo l'evoluzione che esse hanno avuto nel corso del tempo e suggerendo interessanti piste operative per dare ad esse una soluzione adeguata. Si tratta di risalire ai fondamenti valoriali che stanno da sempre alla base della convivenza civile per renderne attuale il messaggio.
La crisi della democrazia è assieme alla sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e delle élites politiche democratiche sotto gli occhi di tutti. Le società stanno diventando sempre più diseguali, insicure e conflittuali. Oggi, non soltanto manca l'autorevolezza e l'efficacia dei detentori del potere politico, ma anche delle élites economiche e sociali. Diventa sempre più chiaro che se il mondo cattolico non vuole perdere uno stile di vita di tipo democratico e partecipativo, occorre procedere alla nascita di nuovi movimenti sociali, alla riforma dei partiti e delle molteplici istituzioni sociali, non esclusi i sindacati, che popolano il tessuto civile. Il presente saggio sostiene che senza un rinnovato ethos della responsabilità sociale non potrà esserci una significativa e duratura ripresa economica, come anche non potrà esserci il rilancio dell'ideale di una democrazia sociale e partecipativa.
"Bernardo Caprotti è l'imprenditore che ha portato all'eccellenza i supermercati in Italia. Ne ha fatto un caso di rinomanza internazionale, nel settore. A 81 anni ha deciso di rompere il suo riserbo (niente interviste, niente fotografie, poche apparizioni pubbliche, tanto lavoro) e in questo libro-denuncia racconta ciò che ha dovuto subire per mano delle Coop. Dai primi contatti con il gigante "rosso" della grande distribuzione fino alle polemiche degli ultimi mesi, il fondatore di Esselunga ricostruisce un confronto pluridecennale scambiato fino a poco tempo fa per normale concorrenza. Invece, mettendo insieme con meticolosità le tessere del mosaico, a Caprotti è apparso un disegno preciso: far sparire la sua azienda dal mercato. In questo j'accuse l'imprenditore documenta, prove alla mano, una serie di vicende che di primo acchito sembrano tentativi imprenditoriali andati a vuoto, nella realtà si rivelano parte di un censurabile piano strategico altrui. Giacché Esselunga non può essere la sola vittima del 'sistema'. Dalla rigorosa esposizione dei fatti appare di tutta evidenza che molte iniziative di Esselunga sono state affossate dalla Legacoop, il gigante economico agli ordini del Pci-Pds-Ds, con l'indispensabile appoggio delle amministrazioni locali di sinistra". Prefazione di Geminello Alvi.
Se da sempre, nella vita, nella cultura, nella storia e nella Costituzione, in America Stato e Chiesa sono rigorosamente separati, viceversa, religione e politica non lo sono. Tra le due vi è sempre stata una tensione-attrazione che ha segnato in modo diverso, a volte traumatico e sempre profondo, la vita pubblica del paese e dei cittadini. Alcuni episodi esemplari segnano il percorso della vita americana e il senso del libro, in primis l'aspro dibattito intorno a John Fitzgerald Kennedy, primo candidato - e poi presidente - di religione cattolica. Pubblicato originariamente negli Usa, nell'attuale edizione il volume tiene conto del significativo espandersi dello scontro-incontro tra politica e religione nell'America di oggi.
L’opera in questione, è una raccolta di saggi, scritti dal filosofo americano nel corso degli ultimi anni. Una riflessione sul rapporto tra mezzi di comunicazione, potere e controllo sociale. Un’analisi critica sulle strategie di addomesticamento e massificazione dell’individuo. Partendo infatti, da quelle che definisce Le 10 regole per il controllo sociale, Chomsky analizza storicamente e socialmente, le strategie che il potere, mette in atto per manipolare la società.
Il saggio analizza inoltre, il dissenso sociale e le reazioni, che i movimenti popolari oppongono a queste strategie.
“Questi movimenti popolari non hanno precedenti quanto a dimensione, ampiezza della partecipazione e solidarietà internazionale... Il futuro in larga parte è nelle loro mani”.
Secondo il filosofo americano, i media fanno parte di un sistema di propaganda ben congegnato. Il modo più abile per mantenere la gente passiva e obbediente è limitare rigorosamente lo spettro delle opinioni accettabili, ma permettere dibattiti molto vivaci all’interno di questo spettro incoraggiando perfino le posizioni più critiche e dissenzienti.
Come è stato possibile che si sia finiti col parlare d'Europa come di un sogno da cui meglio sarebbe risvegliarsi? Secondo Barbara Spinelli l'Europa è a un bivio ma si comporta come se non lo sapesse. Il tuonare dei governi contro gli eurocrati distruttori del sogno europeo è una scusa per nascondere le loro responsabilità. La trojka che ha vessato Grecia, Portogallo, Irlanda, è una loro creazione e lo è anche il Fiscal compact che incombe sulle nostre già fragili finanze. Sono gli Stati ad aver deciso di rispondere alla crisi scoppiata nel 2007 uccidendo la vocazione solidale dell'Unione, ignorando le ragioni per cui nacque, opponendo i paesi forti del centro alle sue nuove periferie. Occorre ripartire dalla visione del Manifesto di Ventotene per far si che il Parlamento europeo esca dal suo sonno e scriva finalmente la Costituzione che i cittadini europei non posseggono e cui hanno diritto. Che metta l'economia e la moneta al servizio della politica e dei cittadini: non il contrario come avviene oggi.
Il caso Moro continua a far parlare di sé perché ancora troppe verità sono state negate. Questo libro prova a offrire una pista inedita eppure ampiamente verificata attraverso le storie di personaggi in apparenza lontani, in realtà collegati dalla medesima catena di eventi. Seguendo la storia del direttore d'orchestra Igor Markevic e dei grandi personaggi del Novecento (Cocteau, Berenson, Nizinskij, Nabokov, Chaplin, Béjart, Ben-Gurion, Vlad), si intravede un filo rosso che dalla Parigi degli anni Trenta arriva dritto fino all'omicidio Moro, passando per salotti brulicanti di spie, diplomatici internazionali, avventurieri, regine della mondanità e regine vere, grandi massoni e banchieri, politici potenti e faccendieri. Francia, Stati Uniti, Unione Sovietica, Israele, Inghilterra, Spagna, e finalmente l'Italia, Firenze e Roma. Qui la storia di Markevic si incrocia con quella della famiglia Caetani e del loro palazzo. Qui è stato trovato il cadavere di Aldo Moro. Secondo Giovanni Pellegrino, presidente della Commissione stragi, e sulla base dell'indagine condotta dai due autori, proprio Markevic potrebbe essere l'intermediario delle trattative tra Brigate rosse e servizi segreti di vari paesi che avvennero in quei drammatici giorni per la liberazionedi Moro. L'autopsia rivelò che lo statista fu praticamente ucciso sul posto, perciò la sua ultima prigione doveva trovarsi a non più di cinquanta metri.
Lo storytelling, ovvero l'arte di raccontare storie che utilizza i principi della retorica e dell'oratoria, nasce in contemporanea alla comparsa dell'uomo sulla terra, ma oggi viene spesso associato all'esercizio del potere. Il moderno homo politicus, costretto dalla rete e dai mass media a una continua ed esasperante esposizione, deve conoscerne ogni segreto e padroneggiarne le tecniche per sperare di emergere nella lotta politica nel "teatro della sovranità perduta". "Yes we can", "Lo mejor està por venir", "Le changement c'est maintenant" non sono solo slogan, ma incipit di storie che hanno conquistato un elettorato vorace di spettacolo. Nella Politica nell'era dello storytelling, Christian Salmon, che ha aperto un acceso dibattito sull'argomento, svela con gli ingranaggi della grande macchina narrante domandandosi se in questo nuovo circo mediatico non saranno proprio i governanti a fare la fine delle vittime sull'altare sacrificale della comunicazione.