
Il mondo è destinato a continui cicli di conflitti e guerre? Le nazioni rivali possono mettere da parte le ostilità e stabilire una pace duratura? "Come trasformare i nemici in amici" indica in modo coraggioso e innovativo la strada che le nazioni possono percorrere per sfuggire alla competizione geopolitica e passare dal conflitto alla collaborazione. Attraverso un'analisi avvincente e una serie di esempi storici, attinti da ogni angolo del globo e in un arco di tempo che va dal tredicesimo secolo ai nostri giorni, l'esperto di relazioni internazionali Charles Kupchan sfata alcuni miti sulla costruzione della pace. Kupchan sostiene che l'impegno diplomatico è decisivo per la riconciliazione con gli avversari. E la diplomazia, e non l'interdipendenza economica, la strada maestra per la pace: le concessioni e gli accordi strategici promuovono la fiducia reciproca necessaria per la costruzione di una società internazionale. Per Kupchan, anche se la pace duratura si raggiunge più facilmente tra società, etnie e religioni simili, le democrazie devono saper trattare anche con gli Stati autoritari. Il libro prende in esame successi e fallimenti storici, come l'inizio dell'amicizia tra USA e Gran Bretagna agli albori del XIX secolo, il Concerto europeo che garantì la pace dopo il 1815 ma non riuscì a resistere alle rivoluzioni del 1848, e la stretta relazione allacciata negli anni Cinquanta tra Unione Sovietica e Cina.
La crisi economica mondiale ha posto l'Unione europea di fronte alla più importante crisi della sua storia, una crisi che è insieme economica, demografica, ecologica, politica e istituzionale. E che vede proprio l'Unione trascinata sul banco degli imputati, accusata di aver portato alla debolezza dell'euro, di aver provocato la recessione imponendo l'austerità, di aver marginalizzato l'azione politica. Oggi molti guardano all'Europa unita con scetticismo e non sono pochi quelli che predicano un ritorno agli Stati-Nazione. Ma è davvero questa la via d'uscita dalla crisi? Daniel Cohn-Bendit e Guy Verhofstadt, due profondi conoscitori dell'Unione europea e dei complessi meccanismi delle sue istituzioni, sono convinti di no. Anzi: i problemi che attualmente affliggono il Vecchio Continente (crisi economica, immigrazione dai paesi del Terzo Mondo, disoccupazione, depauperamento delle risorse) potranno trovare una soluzione soltanto attraverso il potenziamento del progetto di integrazione e l'adozione di un modello federale, retto da istituzioni sovranazionali che facciano capo a un Parlamento europeo. A chi pensa che sia stato l'euro ad aver mandato in rovina il bilancio delle famiglie, gli autori rispondono che, l'unione monetaria è l'unica via per ruscire dall declino degli Stati europei nel contesto dell'economia mondiale, trainata dalle potenze emergenti, come Cina, India, Brasile, Russia, Messico. Con un'intervista di Jean Quatremer.
Umberto Bossi ha scalato Roma e poi l'Italia intera nominandosi guerriero del Nord, narratore di una rivoluzione sempre imminente e ha inventato una nuova lingua politica fatta di punti esclamativi, invettive, insulti, semplificazioni di massima efficacia compresa la pernacchia, il gestaccio. Ha inventato un territorio da difendere e uno da sconfiggere, il primo immaginario, la Padania, il secondo tanto vero da coincidere con lo Stato unitario. Si è attribuito la protezione di un dio che scorre nel Grande Fiume e nell'Ampolla. La nemesi ha voluto vendicarsi di Umberto Bossi nel modo più crudele, allestendo la sua sconfitta dentro a una corona di dettagli tipici del potere che si disfa e disfacendosi marcisce. Vent'anni dopo, e probabilmente senza mai accorgersene, anche lui precipita dentro quella stessa ripugnanza. L'epopea degli esordi, la marcia trionfale della sua seconda vita finiscono per trasformarsi, dopo la tragedia, in una malinconica "pochade" di angusta provincia.
Il mondo in cui viviamo è in una fase di trasformazioni eccezionalmente rapide e profonde. Dopo la fine del bipolarismo che vedeva la contrapposizione dei due blocchi di potenza rappresentati dagli Stati Uniti e dall'URSS, la natura del potere e la sua distribuzione geografica stanno cambiando. In tale mutevole contesto i confronti geostrategici tra le grandi potenze sono un ricordo del passato o sono destinati a ripresentarsi con forme e finalità diverse, per esempio per rivalità energetiche o per contrasti interreligiosi? Che futuro avrà lo stato come istituzione, eroso dall'alto dalla tendenza all'integrazione imposta dalla globalizzazione, e dal basso da lealtà subnazionali localistiche? Oggi sul palcoscenico mondiale si affacciano nuovi attori che non sono né stati né nazioni (ONG, grandi imprese multinazionali, ma anche mafie e gruppi terroristici...), mentre le tecnologie allargano lo spazio della partecipazione. Stimolando il lettore a riflettere su questi temi, Mazzei costruisce un appassionante percorso di avvicinamento alle relazioni internazionali come disciplina-chiave per comprendere la contemporaneità.
Il limpido sguardo di Martinazzoli rimette al loro posto il potere e l'ambizione, la contesa e il rancore, la carriera, l'invidia, il denaro. Tutto ciò che, lasciato a se stesso, senza giustificazioni, riduce la politica a vuoto inganno.
Questo libro si propone di mettere in luce quanta attenzione don Tonino Bello ha prestato alla politica in un contesto storico in cui essa andava perdendo spessore e passione per consegnarsi a un declino etico e ideale che non pare esaurito. L'autore rilegge i numerosi interventi pubblici e alcuni scritti in cui il Vescovo di Molfetta unisce profonda religiosità, slancio poetico, cultura "laica" e attenzione alla storia: essi costituiscono, oggi come ieri, un incoraggiamento a quella "cura del bene comune" in cui deve consistere la politica; prestando attenzione agli altri, a partire dagli ultimi, e non agli interessi personali o particolari. Una lettura inedita di un uomo tra i più aperti e affascinanti del cattolicesimo moderno, destinata a chi, credente o no, abbia a cuore un sistema di valori alti e condivisi su cui costruire la convivenza civile e democratica.
La corruzione è un fenomeno che sta trascinando l'Italia in fondo alle classifiche internazionali sulla legalità. A che cosa è dovuta la persistente diffusione della corruzione in Italia? Su quali meccanismi di riproduzione si basa? E quali sono i suoi effetti sul sistema politico ed economico del paese? L'autore, docente presso l'Università degli Studi di Pisa è tra i massimi esperti di corruzione nel nostro paese e individua nel libro i protagonisti degli scambi occulti, le ragioni dei fallimenti delle politiche anticorruzione e l'efficacia dei possibili strumenti di contrasto. Presenta i risultati di ricerche e dei modelli di analisi più significativi, confermati e avvalorati da un'ampia rassegna di casi empirici, di episodi e di testimonianze, ricavati da materiale giudiziario e giornalistico.
Dio, patria e famiglia sono tramontati. Un declino graduale, lungo la modernità, accelerato nel Novecento, esploso nei nostri anni. Sono stati il fondamento ideale e morale, storico e pratico della vita umana e di ogni civiltà. Il crollo di un muro, due torri e tre principi è alle origini della nostra epoca. Con il muro di Berlino cadde il comunismo, sorse l'Europa e dilagò la globalizzazione. Con le due Torri gemelle cadde la supremazia inviolata degli Stati Uniti e riemerse la storia dal fanatismo. Ma col declino di religione, patria e famiglia si spegne la civiltà e si ridisegna radicalmente la condizione umana. Di tale crisi di solito non ci diamo pensiero, ma ne scontiamo gli effetti ogni giorno. Ereditiamo il vuoto e la perdita di questi tre cardini con la stessa naturale passività con cui i nostri padri ereditarono la fede e la loro osservanza. In queste pagine Marcello Veneziani non esorta a barricarsi tra le rovine, fingendo che nulla sia accaduto, non coltiva illusioni. Ma cerca di capire i motivi della loro caduta, ne osserva l'assenza nel mondo presente, riflette su cosa ci siamo persi e cosa abbiamo guadagnato, cosa c'è al loro posto e da cosa oggi si può ripartire per rifondare la vita. Un viaggio che si dipana tra filosofia ed esperienza individuale, pensieri dell'anima e sguardi sul nostro tempo. L'incontro con Dio, patria e famiglia avviene seguendo un percorso originario e originale.
Le crisi dell'economia, della politica e delle istituzioni. L'influenza dei potentati economici e delle oligarchie sugli affari internazionali e nazionali. Il governo Monti e la corsa al Quirinale. Il gigantismo della magistratura e il nanismo delle assemblee elettive. L'attacco senza quartiere alla Lombardia. Questo libro prova a sbrogliare la matassa delle attuali vicende italiane, seguendo un filo rosso che attraversa la Prima e la Seconda Repubblica. E, raccogliendo le migliori esperienze nazionali e lombarde, guarda avanti, verso possibili soluzioni alle difficoltà della nostra democrazia: presidenzialismo, sussidiarietà, federalismo, riforme, dialogo tra partiti, partecipazione popolare alla vita pubblica. Tutto questo con uno scopo preciso: riaffermare il primato di una buona politica e di un buon governo, capaci di riscoprire il loro senso più autentico. Occuparsi delle persone, agire per il bene comune.
In occasione del cinquantenario della Fondazione Adriano Olivetti, il libro raccoglie una scelta degli scritti (dal 1954 al 2002) di Umberto Serafini, Presidente della Fondazione nel suo primo ventennio di attività. Spiccano la lungimiranza, la concretezza degli obiettivi, la ricchezza delle strategie politiche e delle argomentazioni dell'autore. Vengono inoltre commentati i principali eventi politici della seconda metà del secolo scorso attraverso una visione "dal basso" dei poteri locali, base fondante degli Stati nazionali e delle federazioni sovranazionali. I diversi livelli di governo della cosa pubblica (dalle autonome comunità locali "a misura d'uomo" agli Stati Uniti d'Europa e oltre, fino all'intero pianeta) sono visti nei loro reciproci condizionamenti al fine di perseguire gli interessi generali dei cittadini. L'auspicio di questa pubblicazione è di favorire - in un momento cruciale dell'integrazione europea - una maggiore conoscenza del federalismo, in particolare fra gli amministratori locali, gli esponenti politici nazionali, le giovani generazioni.
È stata l''invenzione della città' la grande innovazione che ha avviato la pratica di addomesticamento del potere. Al riparo delle sue mura, nello 'spazio protetto' da cui sono state tenute fuori le forze del caos, è stato possibile cominciare a porre sotto controllo le potenze distruttive con cui si era espressa fino ad allora la natura selvaggia del dominio. E immaginare un modello di ordine a dimensione umana. I due miti fondativi, di Medusa e di Perseo, da un lato, e delle Sirene e di Ulisse, di cui si occupa questo libro, dall'altro, raccontavano appunto questo passaggio dal 'numinoso' (e dal 'mostruoso') all''umano': questa sorta di trasformazione del carattere 'demoniaco' del potere, da entità selvaggia e incontrollata a strumento assoggettato a un qualche progetto 'civile'. Che accadrà ora, nel momento in cui la solidità dei 'luoghi' sembra vacillare e sciogliersi sotto la spinta travolgente dei 'flussi' finanziari, e quelle linee di confine farsi incerte e permeabili, esposte alle minacce dei primordiali 'demoni del potere'?
Aumenta il profitto di pochi e si riduce il reddito di molti. Il dogma qual è? Che il profitto non si tocca, è sacro, così come è diventato sacro lo strapotere bancario e speculativo. Non c'è quasi più bisogno di contese elettorali. È qui la lezione amara. È qui che l'"europeismo" d'accatto perde la maschera.