Dopo il trauma della fuga dalla Germania nazionalsocialista, Arendt si dette anima e corpo a un’idea di politica che non smise mai di teorizzare come espressione di creatività e gioia, intendendo il potere come potenzialità e possibilità di agire, di esprimersi insieme e con i propri pari nell’esaltante consapevolezza di poter cambiare il mondo, e ciò in netta contrapposizione alla condizione umana di isolamento, impotenza e superfluità sperimentata sotto i regimi totalitari. D’altro canto, Arendt non risparmiò critiche asprissime verso un movimento che, nato nella gioia dell’agire insieme per cambiare il mondo, ella vedeva spegnersi nella violenza, impolitica espressione di frustrazione, disperdendosi nei mille rivoli della società dei consumi, nuovo non-luogo in cui le masse postmoderne sperimentano ancora una volta quell’isolamento e quell’impotenza che solo la gioia dell’agire comune può trasformare da destino a possibilità.
Il volume raccoglie i discorsi di Papa Francesco sull'Europa. Sono presenti: il discorso al Parlamento Europeo (Strasburgo, Francia, 25 novembre 2014), il discorso al Consiglio d'Europa (Strasburgo, Francia, 25 novembre 2014), il disorso pronunciato in occasione del Conferimento del Premio Carlo Magno /Sala Regia, Vaticano, 6 maggio 2016), il discorso rivolto ai Capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea in occasione del 60° Anniversario della firma dei Trattati di Roma (Sala Regia, Vaticano, 24 marzo 2017), le parole rivolte ai partecipanti alla Conferenza "(Re)thinking Europe" (Aula del Sinodo, Vaticano, 28 ottobre 2017). La presentazione è a firma del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
Nel 50ESIMO anniversario dell’uccisione di Robert F. Kennedy, il volume rende omaggio a un grande protagonista del secolo scorso, facendo riecheggiare parole che suonano oggi di un’impensabile potenza “profetica”. I testi, selezionati dai giornalisti Mauro Colombo e Alberto Mattioli, e riuniti in tre aree tematiche (L’uomo, diritti e doveri, Un mondo da cambiare e Per una nuova politica), sono commentati da autorevoli interpreti del nostro tempo: studiosi, uomini e donne di legge, esponenti del mondo accademico e culturale.
Le pagine di Bob Kennedy, scrivono i curatori, «sono ancora capaci di rivoluzionare i cuori e accendere passioni, esattamente come accadde nei giorni esaltanti della sua campagna elettorale e in quelli tragici della sua morte. Il suo pensiero è una porta aperta alle novità, al cambiamento possibile: “Molti uomini vedono le cose come sono e dicono: perché? Io sogno cose che non sono mai state e dico: perché no?” Robert Kennedy metteva in guardia i suoi contemporanei dai pericoli dell’inerzia rassegnata, del realismo di basso profilo, della pavidità e dell’agiatezza, spronando ogni persona a essere una scintilla per il cambiamento: “Pochi avranno la grandezza necessaria a piegare la storia, ma ciascuno di noi può operare per modificare una minuscola parte degli eventi e tutte queste azioni formeranno la storia di questa generazione”.» Un monito e prospettive che ancora interpellano la vita dei nostri contemporanei, che mettono bene in luce i commenti raccolti nel volume.
Con un contributo di Kerry Kennedy, figlia di Robert, e l’introduzione di Marco Tarquinio, direttore del quotidiano «Avvenire».
Con la preoccupante affermazione dei movimenti antiestablishment nelle principali realtà occidentali, tutte le iniziali diagnosi ottimistiche sulla tenuta delle democrazie liberali appaiono meno fondate. Per spiegare cosa sta succedendo, Giovanni Orsina rilegge le vicende dell'ultimo secolo individuando tre momenti fondamentali. I primi due - la trasformazione del rapporto tra Massa e Potere a partire dagli anni trenta e la cesura rappresentata dal Sessantotto, quando entrò in crisi l'idea che la Storia procedesse secondo una logica - sono comuni a tutto l'Occidente. I caratteri peculiari che rendono più grave la situazione del nostro paese vanno individuati, invece, nella svolta di Tangentopoli, con il trionfo dell'antipolitica. Da allora molte cose sono cambiate: basti pensare che, mentre dopo il 1992 la Lega Nord era il principale alfiere dell'antipolitica, oggi è il più vecchio partito in Parlamento. Siamo di fronte a un ulteriore passaggio: l'avanzata dei movimenti antiestablishment si salda alla crisi dei sistemi democratici. Se l'ultimo ventennio non ha visto sorgere proposte risolutive, cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?
«Mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola!».
È l'invito rivolto da papa Francesco agli aderenti dell'Azione Cattolica Italiana il 30 aprile 2017, quando il Santo Padre ha incontrato l'associazione in piazza San Pietro.
Un'indicazione importante, che assume ancora più significato in una stagione in cui il tema del contributo dei cattolici alla vita del Paese è al centro di molti dibattiti.
Nel dialogo agile e serrato con Gioele Anni, giovane giornalista di Lodi, il Presidente nazionale dell'AC offre alcune indicazioni per capire in che modo l'Azione Cattolica, e più ampiamente la comunità dei credenti, sono chiamate a concorrere alla costruzione del Bene comune.
Non stando al di sopra delle parti, ma sotto di esse.
Il numero 3/18 di Limes, intitolato La Francia mondiale (qui il sommario), è dedicato a un paese che troppo spesso pensiamo di conoscere a fondo. “Cugini francesi” è infatti espressione abusata e fuorviante.
La Francia, cerniera tra mondo latino e anglosassone, è tra le realtà più stereotipate ma forse meno conosciute in Italia. Tale visione ingannevole ci impedisce di cogliere aspetti fondamentali di un paese chiave, la cui interazione con la Germania orienta ancora oggi il cammino dell’Europa.
Le analisi proposte da questo numero di Limes tentano di andare oltre la comoda e rassicurante visione di una Francia a noi sostanzialmente affine, indagando gli aspetti culturali, economici, strategici e storici alla base della specificità nazionale francese e dell’orientamento geopolitico della nazione transalpina.
La Francia mondiale sarà disponibile in edicola e libreria da giovedì 12 aprile, mentre la versione online sarà già disponibile per gli abbonati qualche giorno prima
Il numero verrà presentato all’Ispi di Milano e al Mercato Centrale di Roma.
Introduce il numero l’editoriale, Giove all’Eliseo.
La prima parte – La potenza necessaria – tenta di decostruire il cuore e la struttura del potere di Parigi, provando a toccare gli elementi primi della sua strategia. Si segnalano qui i contributi di Pascal Gauchon (“Non c’è Francia senza grandeur“), Alessandro Aresu (“Sovranismo e macronia: come lo Stato profondo governa la Francia“), Alberto de Sanctis (“La Marina non vince quasi mai ma proietta la potenza francese“) e Olivier Kempf (“Giù le mani dalla force de frappe“).
La seconda parte – Con chi, contro chi (e noi?) – è imperniata sul ruolo francese nello scacchiere mondiale ed europeo, sui movimenti in aree e regioni a Parigi più affini (e non), con uno sguardo anche all’Italia. Qui si sottolineano le analisi di Fabrizio Maronta (“L’Europa sovrana senza Macron“), Pierre-Emmanuel Thomann (“La coppia franco-tedesca è una comoda illusione“), Jean Dufourcq (“L’Africa francese è sempre più stretta“) e Carlo Pelanda (“L’inutilità dello sforzo francese di dominare l’Italia“).
La terza parte – Alla riconquista della Repubblica – è infine dedicata alla condizione in cui si trova oggi uno degli emblemi distintivi della cultura d’Oltralpe: lo Stato. Si richiamano i contributi di Dario Fabbri (“La Sesta Repubblica può attendere“), Francesco Maselli (“Parigi, lo Stato città“), Patrizio Rigobon (“La Catalogna Nord sogna una sua autonomia“) e un’intervista al presidente del Consiglio esecutivo della Corsica, Gilles Simeoni (“‘La Francia non deve temere l’autonomia della Corsica e nemmeno di altre regioni‘”).
In conclusione la consueta rubrica curata da Edoardo Boria, La storia in carte.
Con taglio narrativo, ma con l'ausilio di documenti d'archivio, in gran parte inediti, questo libro ripercorre il clima di sospetto e assedio in cui il Pci mosse i suoi primi passi nell'Italia del dopoguerra.
Nel dicembre del 1951 un oscuro episodio, di cui esistono scarse testimonianze, coinvolse il segretario del Partito comunista, Palmiro Togliatti. Nella sua casa vennero sistemati dei microfoni spia dal capo della Commissione di Vigilanza, su precisa indicazione di alcuni uomini ai vertici del partito: Edoardo D'Onofrio, capo dell'Ufficio Quadri, e Pietro Secchia, responsabile della Commissione d'Organizzazione. Più che per spiare Togliatti, i microfoni furono messi per controllare la sua compagna Nilde Jotti, sospettata di essere in contatto con ambienti vaticani. Ma non si tratta dell'unico fatto misterioso che riguardò Togliatti in quegli anni. Nell'agosto del 1950 il segretario del Pci rimase ferito in un incidente stradale. La dinamica destò sospetti, e persino Stalin si disse convinto di un attentato. Pochi mesi dopo Togliatti perse conoscenza: operato d'urgenza si salvò, ma ordinò di condurre un'inchiesta approfondita sull'episodio. Il suo medico, infatti, aveva confidato a Pietro Secchia di temere che Togliatti fosse stato avvelenato. Con taglio narrativo, ma con l'ausilio di documenti d'archivio, in gran parte inediti, questo libro ripercorre il clima di sospetto e assedio in cui il Pci mosse i suoi primi passi nell'Italia del dopoguerra. Vengono anche riproposte le schede segrete dell'Ufficio Quadri e documenti che confermano l'opera di intelligence dei servizi, proprio mentre nasceva l'organizzazione Gladio.
Uscito originariamente nel 2013, il Manifesto accelerazionista di Alex Williams e Nick Srnicek è tra gli scritti politici più discussi e controversi degli ultimi anni. A partire da una critica a quella 'folk politics' di sinistra arroccata su nostalgismi ormai inattuabili, gli autori provano a immaginare quali possano essere i caratteri di una sinistra moderna che recuperi lo slancio prometeico inscritto nel suo DNA. E che finalmente si trovi a suo agio in un mondo nuovo, complesso e tecnologico. Postfazione di Valerio Mattioli.
Ma quale pane e lavoro? Vogliamo ozio e champagne (molotov)!
Il reddito di base emancipa il diritto a una vita dignitosa dal ricatto della precarietà e migliora le nostre condizioni di vita. L’effetto complessivo è una boccata di libertà.
Il reddito di base non è soltanto uno strumento di politica pubblica per contrastare la povertà. Deve essere inteso come un’opportunità: sociale, perché in grado di ridurre il peso della precarietà sulla vita dei lavoratori; etica, perché capace di proteggere dall’umiliazione della povertà; politica, perché può costituire un terreno comune per le molteplici pratiche di opposizione allo sfruttamento capitalistico.
La vicenda del rapimento e della morte di Moro rimane fra le più misteriose e peggio spiegate della nostra Storia, e fra le meno compatibili con le versioni ufficiali che continuano ad essere propagandate da commissioni d'inchiesta, stampa e TV. "L'ultima notte" di Aldo Moro di Paolo Cucchiarelli rappresenta una tappa decisiva e irreversibile verso il chiarimento della reale dinamica e dei motivi profondi di quei tragici 55 giorni. Qui Cucchiarelli ricostruisce - grazie a documenti inediti, nuove testimonianze e perizie, fotografie mai viste prima - il rapimento, la prigionia e le ultime ventiquattr'ore del presidente DC, scardinando pezzo dopo pezzo il castello di menzogne costruito negli anni. Ne emerge una realtà sconcertante, fatta di operazioni d'intelligence internazionali - che per la prima volta vengono qui precisate, con tanto di nomi e cognomi -, trattative fra istituzioni e terroristi, patti con la malavita organizzata, personaggi rimasti totalmente ai margini delle vicende giudiziarie. Anche se il termine è ormai screditato, proprio di un complotto bisogna parlare: un piano articolato, volto alla distruzione politica e poi fisica di quello che sarebbe con ogni probabilità divenuto il presidente della Repubblica.
Dopo aver sanato le ferite delle guerre e dei totalitarismi del XX secolo, la democrazia appare oggi fragile e vulnerabile mentre i suoi valori sembrano perdere forza e significato: ne sono prova le difficoltà crescenti dell'integrazione europea, il dilagare dei populismi, la contestazione delle élite, la Brexit, la sorprendente elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Ma come funziona la democrazia? Come opera concretamente nella vita dello Stato, in relazione alle altre componenti dei poteri pubblici, in conflitto con la giustizia, l'autorità, l'efficienza, nella teoria e nella pratica del governo? Sono queste alcune delle domande a cui risponde Sabino Cassese, analizzando l'interazione tra l'elemento democratico dei sistemi politici contemporanei e gli altri elementi che compongono lo Stato, nonché tra la democrazia nazionale e gli ordini giuridici sovranazionali.