L'istituzione storica che più sintetizza il concordato civile tra uomo e donna, in termini di riconoscimento dell'altro sesso e di collaborazione nella generazione e nell'allevamento dei figli, è da tempo abbandonata all'autogestione da parte dei sempre più limitati contraenti. Ne ha decretato la definitiva decadenza il modello leggero di coppia paritaria, espressione del momento presente anche quando procreativa, un amoreggiare disimpegnato e instabile tra soggetti smarriti, nel quale l'eventuale ruolo genitoriale è un mero fatto privato. Negli ultimi decenni, paradossalmente, il simulacro famigliare è stato utilizzato da una corrente del movimento gay quale ascensore sociale e diploma di pari opportunità da consacrare con rito pubblico, indossando la maschera di coniuge o di padre e madre, copioni consolidati che sembrano non necessitare di ulteriori spiegazioni o verifiche. In realtà, i temi controversi delle unioni omosessuali, le adozioni e la gestazione per altri, sono epifenomeni di processi sostanziali: la crisi delle identità sessuali, delle differenze di genere, dei rapporti tra i sessi, della funzione materna e paterna, finanche dei legami interpersonali. Proprio i rapidi mutamenti del costume rendono ancor più necessaria una riflessione sull'affettività e sulla genitorialità, per promuovere una varietà di formule relazionali e parentali coerenti con le differenti tipologie di orientamento, personalità e valori.
Le coppie si legano in una prospettiva di "per sempre" che viene da molto lontano nel tempo ma, quando questa promessa si spezza, cosa ne è dei figli? Quali sono gli effetti del divorzio su di loro, che costituiscono la generazione successiva? Sono le domande alla base di questo libro, che Vittorio Cigoli e Marialuisa Gennari sviluppano anche alla luce di storie di vita di coppia e familiari per mostrare gli effetti del divorzio, ma anche le possibilità concrete di affrontare il dolore e di non restare impigliati nelle trappole che il dolore stesso dissemina lungo il percorso. Perché si può smettere di essere coppia, ma genitori si rimane per sempre.
In pochi anni e con un'accelerazione imprevedibile è successa una catastrofe: sono spariti il Patriarcato e il suo rappresentante più noto, il Padre. Il loro posto è stato occupato dal Sé, è lui che comanda e sancisce il giusto dall'ingiusto. L'individuo, insensibile alle regole e alle leggi e in assenza di grandi narrazioni condivise, pretende di realizzarsi e di ottenere con facilità ricchezza, benessere e potere sociale. Se nelle società del passato l'urgenza era quella di adeguarsi alle regole e alla legge del Padre, oggi il desiderio più profondo dei ragazzi - ma sempre di più anche degli adulti - è quello di suscitare ammirazione. E se non c'è l'ammirazione, c'è la vergogna: risulta intollerabile l'idea di essere considerati brutti, insignificanti, privi di fascino. Alla caduta dell'etica condivisa ha corrisposto l'enfasi sull'estetica, sul potere della seduzione, sull'esibizione spudorata di doti spesso inesistenti. Ecco perché oggi la paura di essere inadeguati, di non essere all'altezza delle aspettative, di non essere desiderabili, è divenuta la causa più diffusa di sofferenza mentale.
"La figura del miscredente è al centro di questo libro, un soggetto finora ignorato dalla ricerca psicologica. Nel miscredente restano aperti risvolti religiosi profondi che non fanno più capo alla religione confessionale, ma a quell'innato bisogno di credere, oggi ormai ben accreditato anche presso gli psicoanalisti, che è presente in ogni uomo, nel quale preme per essere riconosciuto. Il volume esamina gli effetti che l'istinto religioso può avere nei miscredenti, erroneamente considerati come individui a-religiosi".
Il presente manuale, alla sua quarta edizione riveduta e aggiornata, intende essere un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano accostarsi alle tecniche proiettive o che già operano nel campo della psicodiagnosi. In particolare, intende essere un’occasione e uno stimolo per una loro conoscenza ampia e approfondita e ciò al fine di favorirne un utilizzo il più possibile accurato e costruttivo.
Poiché, rispetto ai test strutturati, gioca un ruolo decisivo la preparazione e la competenza di chi somministra e interpreta il materiale proiettivo, non sarà mai ribadita a sufficienza la necessità di una puntuale messa a fuoco degli aspetti teorici e metodologici comuni che stanno alla base di tali strumenti psicodiagnostici. Iniziare l’apprendimento, ad esempio, del Rorschach, del T.A.T. o dei Test grafici senza conoscere i pilastri teorici su cui essi poggiano è quanto mai limitante e rischioso.
Nel volume vengono tracciate, sia le linee di fondo della psicologia clinica in vista della stesura del referto psicodiagnostico, che le qualità (la curiosità, il dubbio, l’empatia, la conoscenza esperienziale dell’inconscio, l’intuizione e la disponibilità al nuovo) che lo psicodiagnosta deve possedere allorché somministra e interpreta le tecniche proiettive. In particolare, viene delineata la carta d’identità delle tecniche proiettive nelle sue varie articolazioni. Il tutto all’interno della teoria psicoanalitica da cui le tecniche proiettive sono nate e a cui si ispirano.
Vittorio Luigi Castellazzi, psicologo clinico, psicoterapeuta-psicoanalista. Docente di Tecniche proiettive e diagnosi della personalità (1976-2012) e di Psicopatologia dell’infanzia e dell’adolescenza (1979-1996) nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Salesiana di Roma. Docente di Psicologia della religione presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, di Psicopatologia dello sviluppo all’Università Lumsa di Roma (1995-2000), all’Università degli Studi RomaTre (1995-2003), all’Istituto Superiore Universitario di Scienze Psicopedagogiche e Sociali “Progetto Uomo” di Viterbo-Vitorchiano (1997-2007) e alla Scuola di specializzazione post-universitaria di Psicoterapia della Simpat di Roma (1996-2016). È membro di diverse società scientifiche nazionali e internazionali tra cui la Society for Personality Assessment e l’International Society of the Rorschach and Projective Methods.
È autore di numerosi saggi comparsi su riviste specializzate, in volumi di Autori Vari e in Dizionari ed Enciclopedie. Presso l’Editrice LAS ha pubblicato: Psicoanalisi e infanzia. La relazione oggettuale in M. Klein (1974); Psicopatologia dell’infanzia e dell’adolescenza: Le psicosi (1991) – La depressione (1993) – Le nevrosi (2000 2ed.); Quando il bambino gioca. Diagnosi e psicoterapia (2006 2ed.); L’abuso sessuale all’infanzia (2007); Il Test di Rorschach. Manuale di siglatura e d’interpretazione psicoanalitica (2010 2ed.); Il Test del Disegno della Famiglia (2014 6ed.); Il Test del Disegno della Figura Umana (2017 5ed.); Il Test del Disegno della Persona sotto la Pioggia (2017); Introduzione alle tecniche proiettive (2018 4ed.). Per i tipi delle Edizioni Magi-Roma si segnalano: Dentro la solitudine. Da soli felici o infelici? (2010); Ascoltarsi, ascoltare. Le vie dell’incontro e del dialogo (2011); Dentro la felicità. Ritrovare i luoghi del cuore (2013); L’omosessualità. Una lettura psicoanalitica (2014); Il desiderio. Respiro della psiche (2016). Il volume Dentro la felicità è stato tradotto in portoghese, spagnolo, polacco e croato.
Un libro che vuole investigare il rapporto tra paziente e neuropsicologo. È un viaggio attraverso il labirinto a nido d'ape formato dalle stanze di un grande ospedale di Londra, dove ogni stanza contiene due persone, il paziente e il medico. La connessione tra i due è mai possibile, o meglio dove inizia il confine tra le due personalità? Prima di andare a vivere in una remota zona dell'India, A.K. Benjamin, pseudonimo del dottor Andrew Mitchell, ha esercitato come neuropsicologo per oltre dieci anni in un rinomato ospedale di Londra: questo è il suo libro di memorie, un percorso fratturato, triste, giocoso, brillante e conflittuale. Ma è anche il libro che vuole mettere in crisi il concetto stesso di autorità del medico.
Oggi è in crisi la coppia e, di conseguenza, le figure del padre e della madre. Parafrasando la nota espressione di Bauman sulla società dai legami liquidi possiamo dire che ci troviamo di fronte al una sorta di "liquidità genitoriale". Le ipotesi risolutive di tale condizioni sono molteplici ma, tra queste un ruolo di prima piano spetta al Cristianesimo. Pur non offrendo un "modello" di famiglia in senso stretto, infatti, l'ideale cristiano nei suoi fondamenti biblici offre numerosi spunti di riflessione in merito che possono contribuire a proporre possibili percorsi risolutivi.
In una cultura che proclama il dovere della memoria, l'oblio non gode di buona fama. Eppure il dimenticare è un aspetto essenziale dell'organizzazione della memoria, al pari del ricordare. Tra i massimi studiosi della memoria culturale, Aleida Assmann espone e analizza come individui e società dimenticano e soprattutto perché: dal dimenticare automatico a quello «custodiente» (negli archivi le cose vengono dimenticate ma conservate), a quello selettivo legato al gruppo sociale di appartenenza, al dimenticare repressivo, imposto dal potere, esemplificato da 1984 di Orwell, a quello difensivo e complice che copre le colpe (il silenzio sui casi di pedofilia nella Chiesa), infine all'oblio costruttivo necessario allorché, come al termine di una guerra, occorre buttarsi il passato alle spalle, e all'oblio terapeutico, un paradossale dimenticare attraverso il ricordo che nella psicoanalisi, nella confessione, nelle «commissioni per la verità» attive in vari paesi usciti da guerre civili, con l'ammissione della colpa l'assolve e la dimentica.
Lo psichiatra che più di tutti ha esplorato e descritto le contraddizioni del mondo moderno affronta una nuova sfida: un «viaggio immaginario nella testa di Freud». Vittorino Andreoli ci riporta nella Vienna di fine Ottocento, per poi attraversare il Novecento e arrivare ai giorni nostri, alla ricerca delle radici di concetti e riflessioni che hanno profondamente influenzato il nostro modo di guardare alla storia dell'uomo e del suo comportamento. Con il tono della divulgazione scientifica, le vicende del padre della psicoanalisi vengono ripercorse in sette tappe: dai fondamenti della teoria - psiche, sessualità, inconscio, rimozione, complesso di Edipo, libere associazioni -, ai pilastri della tecnica psicoanalitica, dai sogni ai casi specifici, dal transfert alle critiche, iniziali e più recenti, fino al rapporto con la psichiatria e al tentativo di individuare quel che resta della sua eredità e cosa invece si può serenamente abbandonare. Nella consapevolezza che, per quanto il risultato dell'indagine porti a dubbi fondati, si tratta di una figura cardine della cultura moderna: «Non so quante guarigioni si possano attribuire alla psicoanalisi freudiana, non so se Dora sia stata felice dopo l'analisi, ma certo, al di là dei risultati terapeutici, Freud ha offerto un'idea capace di sconvolgere il modo di pensare di un'epoca».
L’evoluzione tecnologica sta portando un grande progresso in molti campi della vita dell’uomo ma anche un impatto pericoloso sul suo comportamento.
Gli smartphone su cui passiamo la maggior parte del nostro tempo sono oggi vere e proprie protesi di corpo e mente e stanno conducendo a una divisione tra due cervelli: il nostro e quello che «portiamo in tasca».
Una relazione pericolosa, secondo Vittorino Andreoli, che in queste pagine ricostruisce origini e funzioni dell’organo naturale mettendolo a confronto con quello artificiale, che ne è figlio, per comprendere i rischi psicologici e sociali che la rivoluzione digitale, dal computer ai tablet, dall’invenzione del web all’avanzata della robotica, ha innescato per giovani e adulti, in famiglia, nei legami e sul lavoro.
La nostra identità rischia uno sdoppiamento? L’intelligenza artificiale da appendice diventerà parte integrante del nostro corpo prendendo alla fine il sopravvento? Sono solo alcune delle domande cui questo saggio cerca di dare una risposta con un’analisi affascinante sulle nostre origini e il futuro prossimo che ci aspetta.
Di questi tempi, la rabbia di milioni di persone tracima sui social network, in parlamento, per strada, nelle case e in ogni luogo di lavoro. Cieca e stupida, aggredisce il diverso, il migrante, le minoranze, le donne: si unisce in poderose fogne a cielo aperto dove anni e anni di frustrazioni professionali, affettive, sessuali, trovano un solco comune e non hanno più motivo di nascondersi. Esiste un antidoto? Una cura? Salvatore La Porta ipotizza l’idea di elaborare un nuovo culto dell’ira del che ci permetta di non cadere nella trappola della ferocia e ci impedisca di diventare delle vittime rancorose. Il volume è una celebrazione di un’ira salvifica, che ha come conseguenza immediata il confronto, la sincerità, il tentativo di ristabilire la giustizia e l’ordine delle cose.
Come comportarsi con un figlio che non si stacca mai dal cellulare e dai videogiochi? A che età si può consegnare il tablet a un bambino? E poi: siamo così sicuri che tutti i giochi elettronici e le app facciano “male”? Senza ricette precostituite, questo volume risponde alle domande che più assillano le famiglie dei “nativi digitali”, i bambini e i ragazzi nati dopo il 2000. Con un’ampia gamma di esempi tratti da situazioni reali che riguardano età, contesti e device differenti, l’autore fornisce le coordinate per orientarsi in un universo, quello delle nuove tecnologie, in costante evoluzione.