
L'uomo è un essere narrante, ci ricorda papa Francesco.
"Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie..., le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli". Narrare, infatti, significa oggettivare il quotidiano, i sentimenti e le emozioni che la vita suscita attraverso l'incessante scorrere degli eventi.
Oggi tutto questo trova grande sviluppo attraverso le piattaforme digitali, sia per la loro portata e diffusione, sia per le dinamiche relazionali che ne derivano. Fra le pagine de L’universo narrativo dei social media si indaga sui motivi, i bisogni, le finalità che spingono le persone a diffondere, attraverso i social media, le proprie storie. Ma l'Autore si sofferma anche sulle derive narrative presenti sul web, l'odio, la disinformazione, il rifiuto dell’altro, già fortemente radicati nella vita reale e che trovano la massima espressione attraverso le "gesta" dei cosiddetti "leoni da tastiera". La media education diventa quindi un progetto culturale necessario, da rilanciare e promuovere con forza per supportare e accompagnare tutte le persone, anche i cosiddetti "nativi digitali", a muoversi nell'odierna realtà.
La nuova edizione del più importante saggio pedagogico di Romano Guardini. In queste pagine ci guida alla scoperta del nucleo originale del «fenomeno dell'educazione» nelle diverse età della vita, ciascuna con i propri problemi e le proprie conquiste, con la lucidità e la sapienza di chi conosce il segreto della persona e della libertà, e la credibilità del grande educatore. Una lettura per tutti, in quanto formatori di persone e di se stessi.
Schiacciato dalla preponderante figura del figlio Alessandro Magno, Filippo II, in circa 24 anni (360-336 a.C.), seppe trasformare la Macedonia da stato periferico, vessato dalle grandi poleis, in regno potentissimo, in grado di guidare il mondo greco nella spedizione contro l'impero persiano. In questo libro l'autore ne stila un agile ritratto, mettendone in evidenza non solo le indiscusse doti strategiche, che gli permisero di imporsi sui pericolosi vicini e di impossessarsi di ricche regioni, ma soprattutto la capacità di abbinare - e in molti casi sostituire - alla spada la forza della parola, trovando le giustificazioni più persuasive ad azioni che, in realtà, ebbero nel desiderio di conquista e nella volontà di allargare i confini del regno le motivazioni più autentiche.
«Devi "stare dove bisogna stare". Così mi ha detto un'amica poche ore dopo aver perso suo padre mentre lei era in mezzo al mare a salvare le vite delle persone migranti. "Dove bisogna stare", perché c'è sempre un luogo dove una crisi umanitaria si sta consumando, dove le violazioni dei diritti umani sono costanti. La mia amica si chiama Cecilia Strada, suo padre si chiamava Gino e ci ha mostrato l'importanza di "stare dove bisogna stare".» Valerio Nicolosi, giornalista, regista e reporter, dove stare, l'ha deciso da tempo. Non a caso è stato il primo ad arrivare in Ucraina per descriverne la tragedia, atterrando a Kiev un giorno prima dell'attacco russo che ha aperto la guerra. Da lì ha dato voce alla resistenza ucraina e ha raccontato l'esodo di donne e bambini verso la Polonia e l'Europa. Una rotta migratoria organizzata dalle autorità e sostenuta con generosità da cittadini e associazioni, ma che nasconde la stessa minaccia implicita delle rotte nei Balcani e nel Mediterraneo: è il «gioco sporco» che l'autore di questo libro ha visto fin troppe volte, in troppe parti del mondo, messo in piedi da alcuni governi sulla vita di migranti in fuga da conflitti armati, persecuzioni, carestia e povertà. Dalle coste dell'isola di Lesbo a Trieste, da Mariupol a Cracovia, dalla Turchia alla Libia, dai Balcani alla Sicilia, le vite di persone disperate - pronte a rischiare tutto pur di avere anche solo l'occasione di un futuro decente - vengono usate ogni giorno come mezzo di pressione geopolitica o di vero e proprio attacco non convenzionale. Così, chi scappa dall'inferno finisce per ritrovarsi in Paesi con situazioni politiche e sociali delicate, dove l'odio xenofobo esplode in vere e proprie battute di «caccia al migrante». Attraverso le sue foto e il suo racconto sul campo, Nicolosi denuncia le violenze dei regimi autoritari e le ipocrisie di governi conniventi, e soprattutto apre uno squarcio sui limiti dell'Occidente e sull'uso dei migranti come arma impropria delle guerre. Un'inchiesta sui veri interessi che controllano le aperture e le chiusure delle frontiere.
«Ci sono momenti in cui tutto torna: i mille pezzi del puzzle vanno al loro posto e la visione si apre nitida davanti a noi. Come il sereno che arriva dopo un temporale. Il 29 gennaio del 2022, entrando nell'aula di Montecitorio per votare il bis di Sergio Mattarella e poi assistere alla sua proclamazione, ho ricevuto un applauso caldo e inaspettato. Quell'accoglienza calorosa è stata come il pezzo mancante di un puzzle che completa il quadro, regala l'immagine finale, la soddisfazione di aver compiuto il proprio dovere fino in fondo». Pier Ferdinando Casini è la memoria storica di questi ultimi quarant'anni di politica italiana. Ha attraversato la Prima e la Seconda Repubblica: dal suo emozionante esordio in Parlamento, al rapporto con le personalità più importanti della Democrazia Cristiana, passando per Tangentopoli, i governi di centro-destra e la presidenza della Camera, oggi è senatore decano della Repubblica. Il suo è un testo che sa ricostruire i momenti salienti di un'esistenza al servizio della cosa pubblica. E poi c'è la sua Bologna dove tutto comincia, la sua famiglia di origine, i suoi figli, i maestri della Dc e il mondo cattolico, il rapporto con i presidenti del Consiglio che si sono succeduti, la sua passione per la politica estera: un patrimonio di esperienze che è anche una precisa indicazione per le nuove generazioni di politici. Tra aneddoti, ricordi, riflessioni e speranze, la storia italiana passa attraverso il filo della memoria di uno dei suoi più autorevoli protagonisti che, per la prima volta, ha deciso di raccontarsi e raccontare.
Del sapere ci si ricorda nel momento in cui si rischia di perderlo e lo si deve trasmettere. È un privilegio? Sì, ma per tutti. Una volta il sapere era quello delle origini, della nascita del mondo e degli dei, dell'eroismo dell'antichità; in seguito è diventato il sapere del futuro, e dell'utopia che ci attendeva domani. Oggi è solo il sapere del presente, che ci assedia e ci opprime. Passato e futuro vi sono confluiti e nel suo vortice anneghiamo, confondendo il sapere con la comunicazione. Ma questo libro non è un lamento sulla sapienza perduta. È una modesta domanda su che cosa sia il sapere oggi - all'epoca della cancel culture e della fine di ogni gerarchia tra chi sa e chi non sa - e su come lo possiamo trasmettere a chi verrà dopo di noi. Forse l'unico modo per tornare a farlo nostro è scendere dalla cattedra, e porsi tutti assieme le stesse domande.
«Il folle fugge dal pensiero cristallizzato per vivere in un futuro diverso e apre strade che solo più tardi saranno percorse con naturalezza anche dai cosiddetti normali.» Albert Einstein diceva che «solo coloro che sono abbastanza folli da poter pensare di cambiare il mondo lo cambiano davvero». La follia non è irrazionalità, la follia può essere considerata una forma di pensiero eccentrico, capace di nuove interpretazioni, nuovi modi di vedere e nuovi modi di cogliere il mondo. In questo volume, Lamberto Maffei ci accompagna nel mondo dell'arte e del cervello. Attraverso il racconto di artisti folli, ci mostra come la creatività può salvare il mondo fornendo un punto di vista diverso, ma al tempo stesso vero e diretto. In un tempo ricco di incertezze e retto dalla pressione all'omologazione delle nuove tecnologie, l'autore ci fornisce un quadro della nostra natura umana inedito, nuovo e autentico, dove non si nascondono fragilità, bellezza e paure dell'infinito e della fine, temi esistenziali propri dell'essere persone consapevoli.
«Volevo scriverti già da qualche giorno per comunicarti una notizia che mi riguarda. Io mi sono risoluto a prendere moglie. Sposerò una buona e brava ragazza piemontese, che conosco già da qualche anno, della quale ho invigilato gli studi per la laurea (è laureata in lettere), e che mi aveva sempre ispirato una grandissima stima per la finezza d'animo e per la serietà di carattere». La figura di Croce ha dominato la cultura italiana per l'intera prima metà del Novecento. Autore di oltre settanta volumi, ha dato un contributo incalcolabile come organizzatore di cultura, anche attraverso le riviste e le collane editoriali. Generazioni di critici letterari, storici e filosofi sono stati influenzati dalla sua opera. Non meno ragguardevole è stata la sua attività politica: attento in gioventù al socialismo e a Marx, fu poi su posizioni neutraliste allo scoppio della Grande Guerra e infine antifascista. Questo primo volume ne ricostruisce la biografia dalla tragica perdita dei genitori nel terremoto di Casamicciola del 1883 ai viaggi, alle amicizie e agli amori, alle abitudini domestiche, alle mille discussioni e polemiche con i protagonisti della cultura del tempo, per arrestarsi al 1918: la fine della Prima guerra mondiale, uno spartiacque non solo nella vita del Paese ma anche in quella del grande studioso.
Secondo la vulgata pseudoprogressista l'immigrazione è sempre un bene e le frontiere esistono soltanto per essere valicate, l'Occidente deve espiare la sua stessa esistenza, il genere è separato dal sesso ed esiste in infinite varianti, la famiglia naturale è male, il cristianesimo è un relitto da cancellare, la vita umana non inizia mai e finisce quando lo decidiamo noi, il transumanesimo è l'orizzonte dell'uomo contemporaneo... Si potrebbe continuare a lungo con questo campionario di affermazioni grottesche, e a lungo si potrebbe riderne, se le conseguenze non fossero libri proibiti, censurati e al macero; parole e idee vietate; intellettuali processati e accademici allontanati... Perché la «diversità» è sì la nuova bandiera, ma non vale se a essere diverse sono le opinioni. Come si può continuare nella difesa di una civiltà di cui non ci permettiamo di vedere la straordinaria e mostruosa trasformazione? Una civiltà che, per uno strano paradosso, volendo emancipare l'individuo lo ha reso schiavo? Qualche anno fa si è a lungo parlato di «scontro di civiltà»? Ma oggi forse non esistono neppure più civiltà che potrebbero scontrarsi, tutte sono scomparse a favore di una «cultura» standardizzata, i cui vari elementi sono difficilmente distinguibili se non per lievi e innocue differenze di colorazione. Quello a cui stiamo assistendo è piuttosto lo shock della non-civiltà. In questo nuovo regime, libertà illimitata e dispotismo illimitato non sono più in opposizione. Si sono fusi.
Per Giuseppe Dossetti la politica è stata un impegno esigente e virtuoso, una missione al servizio dei più deboli e bisognosi secondo un’idea di democrazia sostanziale in grado di rendere testimonianza della presenza del cristiano nella storia. Con questa visione ha attraversato da protagonista le vicende del Novecento. Il volume ricostruisce attentamente il suo percorso: dall’avvento del fascismo alla Seconda guerra mondiale e alla Resistenza, durante la quale fu comandante partigiano; dalla Costituente alla militanza nella Democrazia cristiana nel periodo riformistico del centrismo, fino al Concilio ecumenico Vaticano II, dove si spese per una Chiesa impegnata in un rigoroso rinnovamento nel segno della povertà e della pace. Gli anni Novanta lo videro di nuovo attivo in difesa del testo costituzionale, insidiato, soprattutto nella prima parte, da iniziative di riforma improvvisate e pericolose per la tenuta dell’unità nazionale.
L'hacking non nasce con i computer. Già agli inizi del Novecento dei giovani appassionati modificavano i propri apparecchi radio per ottenere prestazioni non previste dal loro produttore. Alcuni decenni dopo, negli anni '60, si diffondono i 'phone phreaks', degli 'hacker dei telefoni' che prefigurano molte caratteristiche della odierna cultura digitale. Con la diffusione dei PC i gruppi hacker diventano un fenomeno mediatico e di massa. Alla metà degli anni '80, quello che fino ad allora era stato considerato come un 'ragazzo prodigio' si trasforma in una potenziale minaccia come autore di clamorose truffe o altre pratiche criminali. Ma in quegli stessi anni le pratiche hacker cominciano ad assumere un valore politico: nascono il cosiddetto hacktivismo e le comunità Free Software e Open Source, che in poco tempo rivoluzioneranno l'industria del software e la cultura digitale nel suo complesso. Oggi il fenomeno hacker è arrivato a occupare un ruolo di primo piano nella geopolitica contemporanea grazie alla nascita di gruppi su scala globale come Anonymous e all'incorporazione dell'hacking nelle strutture militari e di intelligence.
Le disuguaglianze sono tra le cause principali dell'infelicità collettiva: seminano sfiducia, indeboliscono la coesione sociale e mettono a rischio la democrazia. Perché, allora, i tentativi di contrastarle sono pochi e deboli? Questo libro esamina come le disuguaglianze vengono costruite, occultate, accettate, interpretate, contrastate. Esplora il gioco dei meccanismi di assoluzione o di colpevolizzazione rispettivamente dei dominanti e dei dominati seguendo due diverse prospettive: la prima si sofferma sui processi cognitivi e motivazionali che fanno sì che i privilegiati, che della disuguaglianza beneficiano, si convincono di possedere la 'stoffa giusta' e di meritare i propri vantaggi. La seconda ricostruisce i processi di chi subisce la disuguaglianza e la accetta, interiorizzandola.