Il primo docu-libro che attraverso le parole dello stesso Gigi Proietti racconta la sua visione del teatro, della recitazione, dell'arte scenica e di tante altre amenità di cui è composta la sensibilità di un artista. Un libro leggero, divertente e divertito, come il suo protagonista, che, con l'ironia, l'aneddoto comico e la risata, ha saputo insegnare a decine e decine di futuri attori e attrici come dire una battuta, come far arrivare al pubblico un pensiero, come rendere chiaro un sentimento o efficace una pausa e soprattutto l'amore per la conoscenza: "Senza conoscere non vai da nessuna parte, giovano'!". Grazie anche alla voce di tanti colleghi e amici, che hanno voluto condividere i propri ricordi del grande maestro con chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, il volume offre una testimonianza della sua vocazione per l'insegnamento di un mestiere bellissimo, pieno di gioie e soddisfazioni, ma anche traboccante di sudore, frustrazioni e lacrime; un mestiere che, come ripeteva spesso, "Non te l'ha comandato il medico!".
Giacomo Matteotti condusse una opposizione intransigente nei confronti del fascismo, la cui natura e pericolosità aveva acutamente compreso e denunciato per tempo. Fu l’uomo del coraggio. Per questo il fascismo volle che fosse consegnato alla tomba, così da farne tacere la voce". Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti, segretario del Partito socialista unitario, fu rapito e trucidato a Roma ad opera di una squadra di sicari fascisti, colpevole di aver osato in un celebre discorso alla Camera denunciare che le elezioni politiche svoltesi il 6 aprile di quell'anno erano avvenute in un clima di sistematiche violenze e di brogli sfacciati. Matteotti pagò con la vita il suo coraggio. L'assassinio fece traballare il governo Mussolini, aprendo una crisi gravissima nella politica e nella società italiane, superata da un lato per la debolezza dimostrata dalle opposizioni divise sul da farsi, e dall'altro per l'appoggio dato al governo dalla monarchia, dalla gran parte della borghesia e dall'esercito. Il delitto ebbe una eco enorme non solo in Italia. Matteotti entrò nella leggenda: fuori dai confini dell'Italia fascista egli divenne, negli anni del regime, il simbolo della lotta contro il fascismo; in un gran numero di piazze gli vennero eretti monumenti; pittori, scultori e poeti gli dedicarono opere. Durante la guerra di Spagna e la Resistenza combatterono Brigate ispirate al suo nome. In Italia, sconfitto il fascismo, la figura di Matteotti fu finalmente riscoperta, ma non fu celebrata come avrebbe meritato: il Partito comunista e anche quello socialista, nella fase in cui rimase ad esso subordinato, lo considerarono, per un lungo periodo, un "socialdemocratico", un "riformista", insomma un eretico. La giusta valutazione del suo pensiero e della sua opera è stata resa finalmente possibile a partire dagli anni ottanta, quando venne avviata la pubblicazione completa dei suoi scritti. Questo acuto saggio di Massimo L. Salvadori intende contribuire a rimuovere, a cent'anni di distanza, la patina dell'oblio, ma anche quella della pura e semplice celebrazione. Ma Matteotti fu soprattutto l'uomo del coraggio, come testimoniano gli scritti raccolti nell'appendice al volume, composta da un lungo articolo di Andrea Caffi, dal titolo Cronaca di dieci giornate, pubblicato il 30 giugno del 1924, a ridosso del sequestro e dell'assassinio Matteotti, ricostruendone le fasi e documentandone le responsabilità e le ripercussioni politiche; e da una breve scelta di articoli, lettere e discorsi di Giacomo Matteotti. La forza delle sue parole dimostra che egli fu un martire del fascismo esattamente perché ne era stato il lucido analista, l'accanito e conseguente avversario.
A 32 anni dalla sua prima pubblicazione, è tempo per il Rapporto Immigrazione di tornare a riflettere sulla libertà di scegliere: anzitutto, se migrare o restare. È questo il tema dell'edizione 2023 della pubblicazione curata da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, dedicata agli studi sull'immigrazione in Italia. Come di consueto, vi trovano spazio analisi statistiche, riflessioni qualitative, il mondo della ricerca e quello dell'incontro personale, la lettura del presente, un respiro spirituale e lo sguardo ad un futuro orientato al bene comune, al diritto a vivere in dignità e all'accesso allo sviluppo sostenibile.
Storia e critica dell'opinione pubblica ("Mutamento di struttura della sfera pubblica", nel titolo originario), uscita nel 1962, è stata la prima importante opera di Jürgen Habermas, divenuta ormai un classico, che permette di comprendere la genesi e le trasformazioni della sfera pubblica politica dall'epoca borghese sino alla crisi del suo carattere emancipatorio nel corso del Novecento. Seppur il concetto di sfera pubblica - inteso in senso normativo, critico e applicativo - sia rimasto il filo rosso che accompagna l'intera sua opera, Habermas ritorna oggi a interrogarsi sul radicale mutamento strutturale prodotto da Internet e dai social network, così come sulle tendenze della comunicazione pubblica nel contesto del nuovo ecosistema mediale, ibrido, decentrato e reticolare.
Possiamo ancora avere speranza nel passato? O nemmeno il passato è più quello di una volta? Nella società del presentismo, in un mondo in perenne accelerazione, il passato è ormai condannato a un destino di rimozione collettiva? E in che senso possiamo ancora parlare di quella tradizione europea e occidentale contro cui sempre più spesso ci si scatena? Non è certo questa la prima volta che una società si focalizza sul presente, ma oggi più che mai ci si identifica con «un immediato» che non sembra avere - né volere - un passato e un futuro. Il passato non parla più una lingua conosciuta, ma certo pone un problema che riguarda tutti noi. Senza cedere alle tentazioni della nostalgia, questo libro lo riscopre come un processo dinamico in continua negoziazione col presente. Del resto, ritornare al passato è un modo eccellente per prepararsi al futuro e cominciare a costruirlo.
I poteri visibili e quelli invisibili che governano il nostro Paese nell'analisi e nel racconto di un protagonista della vita pubblica italiana.
ChatGPT e gli altri sistemi di intelligenza artificiale generativa, capaci di produrre testi e immagini in risposta a una richiesta dell'utente, rappresentano in prospettiva una vera e propria rivoluzione. Probabilmente la terza grande rivoluzione causata dal digitale, dopo la diffusione del personal computer e dell'idea di informatica personale e dopo l'esplosione di Internet e dell'accesso mobile e universale alla rete. Per comprendere il significato e la portata di questa rivoluzione bisogna collocarla nel contesto di quello che è stato, da millenni, un sogno dell'umanità: organizzare il sapere in modo da poterlo trasmettere, recuperare, utilizzare, accrescere nelle forme di volta in volta più funzionali rispetto ai nostri molteplici e diversi obiettivi. E bisogna capire le idee e i principi che sono alla base degli strumenti non solo tecnologici ma anche sociali e culturali che stiamo creando all'interno del nuovo ecosistema digitale.
In queste pagine Francesco Terracina ricostruisce della Sicilia un'immagine inconsueta, un po' tragedia e un po' commedia, attraverso i ritratti di uomini e donne sedotti e respinti dalla singolarità di una terra che ha le dimensioni di una regione e il sentimento di una nazione. 'Mal di Sicilia' definisce la condizione di chi maneggia gli arcani dell'isola, ne scopre limiti e pericoli, eppure non riesce a staccarsene. Scrittori come Elio Vittorini, Goliarda Sapienza o Stefano D'Arrigo pagano ciascuno a modo proprio il loro legame con questa zattera del Mediterraneo. E qualche volta il prezzo del vincolo sentimentale è così alto da costare la vita a chi tocca i fili scoperti della scalcinata e suggestiva terra siciliana: è successo tra gli altri a Gaetano Costa e a Pio La Torre, così come a un ignaro inglese che all'inizio del Novecento rimane folgorato dalla bellezza dei templi di Agrigento e paga quest'amore con la sua rovina. Ma la Sicilia è anche il luogo in cui perdersi nella solitudine di un promontorio che dà sul mare delle Eolie, come è accaduto a un marinaio tedesco che ha abbandonato la tolda delle navi per una grotta incavata in una roccia in bilico sulle acque di Filicudi. E c'è chi punta i piedi, come l'elegante fantasista del Milan, Benigno De Grandi, mandato a Palermo per punizione, che ripete a se stesso di non volerci restare. E più lo ripete e più si radica nell'isola. Intellettuali, viaggiatori, sportivi, magistrati, artisti: una galleria di personaggi molto diversi tra loro che si misurano con trappole e piaceri dell'isola, finendo per contagiare anche il lettore di uno struggente mal di Sicilia.
È il 1968, uno degli anni più inquieti dello scorso secolo. Pier Paolo Pasolini lavora alla sceneggiatura di un film dedicato a Paolo di Tarso. La pellicola, commissionata dalla San Paolo Film, non vedrà mai la luce, nonostante la stesura di due versioni del soggetto. La storia del cinema ha dovuto così rinunciare a un'opera che si annunciava audace e visionaria, in cui la vicenda di Paolo veniva trasportata a metà degli anni Sessanta, tra Parigi, New York e Londra, ma in cui le parole dell'Apostolo delle genti - come già per il Vangelo secondo Matteo - sarebbero state fedeli allo scritto neotestamentario. Carlotta Ciarrapica e Andrea Bizzozero ricostruiscono in queste pagine la vicenda del film mai realizzato, raccontandone genesi, sviluppo e abbandono, intrecciando la storia di tre diversi Paolo: il santo, il regista e il papa, Paolo VI, che ebbe anch'egli un suo ruolo nella storia. Il volume riporta inoltre, in versione integrale, le due stesure del soggetto scritte da Pier Paolo Pasolini.
Dissimulare disappunto, contrarietà e malcontento. Accondiscendere, fare del tutto per gratificare gli altri e non scontentarli. Sorridere a una battuta che non fa ridere. Essere buoni a tutti i costi. Questi sono alcuni dei sintomi della "sindrome dei buoni-per-forza". Una stortura che ha molto a che fare con la paura di non essere amati. Per imparare a "non essere buoni" occorre scoprire un amore più grande, incondizionato, gratuito. Solo in risposta a questo amore è possibile riappropriarsi della propria franchezza, sbarazzarsi di quell'atteggiamento buonista che non serve proprio a nessuno e diventare sempre di più noi stessi. Prefazione di Maura Laurenti.
La Fede di un Brigatista Rosso, poi arruolato nella Folgore e che ha operato per lunghi anni nella Sezione Speciale Antiterrorismo dei Carabinieri e in altri Apparati dello Stato, con l'aiuto spirituale della Chiesa e delle focolarine legate a Graziella De Luca, è al centro dei più importanti risultati nella lotta al terrorismo brigatista e alla pacificazione degli anni di piombo. Prefazione di Angelo Picariello.
Gli svariati dibattiti che coinvolgono l'opinione pubblica stanno generando un contesto di voci plurali, che in parte arricchiscono il dialogo e in parte producono confusione e tensioni, perché le soluzioni che si propongono raramente lasciano spazio a chi la pensa diversamente. Gli uffici di comunicazione della Chiesa, hanno la sfida di allargare il dibattito per non rimanere intrappolati in preconcetti che rafforzano soltanto determinati clichè e impediscono di affrontare le questioni nella loro ampiezza. In tempi di cambiamento sociale la propria identità viene messa alla prova. Nelle crisi o nelle trasformazioni veloci non si riesce a discernere e individuare con chiarezza i propri valori fondamentali. I comunicatori possono aiutare i responsabili dell'istituzione a mettere in luce l'essenziale del proprio messaggio e, quando necessario, stimolare i cambiamenti dovuti per essere fedeli alla propria missione. Questi e altri argomenti sono stati trattati nella 13ª edizione del Seminario Professionale di Uffici d'Informazione della Chiesa (Roma, maggio del 2023), di cui ora si pubblicano le relazioni principali. Contributi di José María La Porte, Benedetto Ippolito , Joshan Rodrigues, Yago de la Cierva, Jim Macnamara, Gema Bellido, Sergio Tapia, Lucio Ruiz, Jaime Cárdenas , Piotr Studnicki, José G. Vera, Sara Del Bello , Juan Manuel Mora, Lorenzo Cantoni, Guido Gili, Marcela Pizarro, Stefano Femminis, Taras Zheplinskyi, Jesus Gil e Derral Eves. Nell'edizione digitale sono incluse anche le comunicazioni di Patrícia Dias e José Gabriel Andrade, Daniel Arasa, Waldemar Bartocha, Mariusz Boguszewski, Luigi Bruno, María de las Mercedes Cancelo-Sanmartín e José Luna-Roldán, Fray Alfonso J. Dávila Lomelí, Alberto Gil, Marta Isabel González Álvarez, Veronika Mu?llerová e Jaroslav Franc, Krzysztof Stepniak, Giovanni Tridente.