Senza i tre quarti del pianeta ricoperto dal mare probabilmente nessuno di noi esisterebbe, ma delle sue acque abbiamo fatto cattivo uso, trasformandole in pattumiera persino delle armi chimiche e alzandone pericolosamente il livello con l’inquinamento, che aumenta la temperatura e scioglie i ghiacci.
Non contenti, abbiamo sterminato senza criterio le specie che vi abitano, trascurando, tra le tante altre ancora non conosciute, la loro capacità di produrre farmaci.
Ma se ci preoccupiamo per i pirati che sono tornati a sequestrare navi ed equipaggi, per certi comandanti incapaci o criminali che fanno affondare le loro navi, per i governi che litigano per spartirsi un bene di tutti, ci rassereniamo un po’ pensando a quanto ci regala ogni giorno: grandi esempi di solidarietà umana, ottimi suggerimenti per una dieta sana, maree e onde che generano energia.
La soluzione per non rovinare definitivamente il mare esiste: basta utilizzare i suoi doni in maniera sostenibile, imparando a rispettarlo.
Il tema dell'agricoltura sta tornando di attualità. Diversamente da altri pur interessanti libri sui contadini, questo è un libro dei contadini, nel senso che dà la parola alle loro narrazioni. I testimoni che abbiamo incontrato sono i protagonisti di un'agricoltura che resiste, che costruisce esperienze plurali e che indica una via d'uscita dall'impasse dell'agricoltura industrializzata. Nelle loro narrazioni abbiamo riconosciuto la passione e l'orgoglio di essere contadini, la forte integrazione di vita e lavoro, i tratti di una contadinità che recupera saperi e tradizioni rigiocandoli dentro la modernità, intrecciandoli con saperi e modi moderni. Sono contadini per scelta, che hanno un'idea di futuro che contiene la riconciliazione con la natura e con la società, e una visione dei rapporti economici ispirata non al profitto dei singoli ma alla ricerca del benessere collettivo. Il loro fine non è l'arricchimento, ma quello di una vita dignitosa in equilibrio con la natura, e le loro pratiche, di lavoro e di impresa, sono spesso all'altezza di un cambiamento radicale del modello di sviluppo fin qui dominante. Prefazione di Pier Paolo Poggio.
A partire dai dati scientifici sullo stato del pianeta, dalle indicazioni del magistero e dalla riflessione della teologia e dell'etica ecologica, il volume propone di educare al creato offrendo un messaggio di speranza da condividere con coloro che hanno a cuore la terra e i suoi abitanti.
Un'educazione che non si limiti alla salvaguardia dell'esistente - pur imprescindibile di fronte al deterioramento ambientale - ma che consenta di riscoprire armonia, meraviglia, stupore e gratitudine affinando una sensibilità che non sia pura delega agli addetti ai lavori, ma diventi patrimonio comune. Un'educazione in grado di suscitare il desiderio di prendersi cura della creazione, di assumersi responsabilità verso la terra, dono di Dio affidato a tutti e alle generazioni future, e di impegnarsi per la giustizia a favore dell'intera famiglia umana.
«L'arte dell'educare al Creato diventa sempre più necessaria», osserva nella prefazione il vescovo Giancarlo Bregantini. «Anche perché gli errori e i limiti precedenti, frutto di poca sensibilità sociale e culturale, possono ora essere rimediati. E superati. La sensibilità è infatti cresciuta, più vicina alla storia odierna, soprattutto dei giovani, che sentono vivissimo il loro cuore attento all'erba che cresce, al cielo azzurro, all'aria pulita, al territorio risanato. A un lavoro che garantisca il futuro».
Sommario
Prefazione (G. Bregantini). Presentazione. 1. Educare oggi. 2. Lo stato del pianeta. 3. I fondamenti della cura per l'ambiente-creato. 4. Una questione etica. 5. Un orizzonte che si allarga. 6. Comunità profetiche nella storia. 7. Un nuovo ruolo culturale. Conclusione.
Note sull'autrice
MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA, insegna scienze naturali al liceo scientifico. Ha condotto studi in Scienze religiose con tesi in bioetica, è giornalista dal 1984 e si è occupata di divulgazione scientifica, tematiche educative e familiari, informazione religiosa. Collabora ai settimanali diocesani Vita Trentina e Il Segno e al portale Vatican Insider de La Stampa. Per le Edizioni dehoniane collabora alla Rivista di Teologia Morale, Settimana (e relativo blog), Testimoni e ha pubblicato: Giuseppe Nardin monaco nella storia. Un benedettino sulla frontiera del rinnovamento (2010).
La tradizione popolare esalta la lealtà del cane, disposto ad ogni sacrificio per il bene del suo padrone, e dipinge il gatto come animale solitario ed egoista, che solo per opportunismo rimane legato al proprietario. Questa raccolta di toccanti storie in cui i gatti sono protagonisti smentisce il sentire comune e ribalta il diffuso giudizio sul felino più amato. Non solo l'affettuosa presenza del gatto esercita una benefica influenza sull'umore di chi soffre di solitudine e di depressione, e offre conforto e consolazione nei momenti di difficoltà e di smarrimento, ma in queste testimonianze il micio di casa si trasforma di volta in volta in intrepido paladino, in sensibile psicoterapeuta, in tenera mascotte, in amico sempre disponibile e compassionevole, che mai abbandona il suo compagno umano e, come un angelo, gli sta sempre vicino.
Di fronte allo smarrimento di una studentessa per la girandola di opinioni scientifiche contrastanti sul cambiamento climatico, Bruno Latour avvia con lei un breve ma intenso epistolario in cui districa il groviglio di questioni creato da uno straordinario sviluppo scientifico e tecnologico. Se il rapporto con la natura è ormai un problema dichiaratamente politico, forse il più politico del nostro tempo, allora scienza e tecnica vanno considerate parti integranti di quello che chiamiamo umanesimo. Oltre la presunta autonomia della ricerca scientifica si manifesta infatti il carattere concreto e collettivo del pensare e dell'accertare. È il passaggio dal "cogito" cartesiano al "cogitamus", perché nessuno può più percorrere in solitudine le strade della verità.
Le piante sono esseri intelligenti? Partendo da questa semplice domanda Stefano Mancuso e Alessandra Viola conducono il lettore in un inconsueto e affascinante viaggio intorno al mondo vegetale. In generale, le piante potrebbero benissimo vivere senza di noi. Noi invece senza di loro ci estingueremmo in breve tempo. Eppure persino nella nostra lingua, e in quasi tutte le altre, espressioni come "vegetare" o "essere un vegetale" sono passate a indicare condizioni di vita ridotte ai minimi termini. "Vegetale a chi?"... Se le piante potessero parlare, forse sarebbe questa una delle prime domande che ci farebbero.
Ideare, veder nascere e crescere il proprio giardino o la propria terrazza è un'esperienza straordinaria e gratificante. E se fondamentale è possedere quel "pollice verde" che fa fiorire anche le specie più ostiche, utilissimo, per neofiti ed esperti, è questo piccolo repertorio di piante e fiori in mezzo ai quali cercare quelli più adatti per rendere rigoglioso lo spazio a disposizione. Storia, consigli, aneddoti e segreti delle piante più comuni, ma anche di quelle da riscoprire e valorizzare: in ogni descrizione Rossella Sleiter unisce la curiosità botanica alla passione per il giardinaggio maturata negli anni. Indirizzi utili, manifestazioni verdi e consigli letterari fanno di questo volume uno strumento alla portata di tutti.
Gli abitanti del pianeta si avvicinano ai 7 miliardi, quattro volte quelli di un secolo fa. Ma ciò che dobbiamo temere per il prossimo futuro non è un mondo sovrappopolato, brulicante di vecchi e di poveri, bensì il gigantismo dei consumi e la loro sproporzione. Lo documenta Fred Pearce, attraverso un'analisi storica (dagli incubi di Malthus al baby boom) e una vastissima inchiesta sul campo, che racconta vite vissute e politiche demografiche, scelte ambientali e pericoli ecologici tra Europa ed Estremo Oriente, tra paesi africani e centri di ricerca statunitensi.
II libro è un manifesto di resistenza botanica, personale e ironico, che partendo dalla polemica contro i giardini oggi di moda offre uno spaccato della nostra società. L'autore prende in considerazione i giardini dei collezionisti fanatici, ossessionati dalla rarità e particolarità delle specie al punto da scordarsi di trarre piacere dall'aspetto o dal profumo dei fiori; i giardini delle signore per bene, viziati da un'inventiva asfittica e meccanica, leccati e finti; i giardini miliardari, status-symbol e sfoggio di ricchezza, uno dei massimi esempi di non-giardino perché chi lo possiede non ha un briciolo di passione, e si affida a professionisti dal nome inevitabilmente inglese, i garden-designer; i giardini moreschi, che hanno sostituito il giardino giapponese nel trend esotista occidentale... Per fortuna, in questa valle degli orrori, ci sono anche piacevoli sorprese, come i giardini dei benzinai, quelle aiuole selvagge e imprevedibili, concimate dall'inquinamento, che per qualche bizzarria della natura danno vita a creazioni sorprendenti e toccanti.
"Non ditemi quali monumenti ci sono vicino a casa vostra ma quali alberi." Così si presenta Tiziano Fratus, che è riuscito nella mirabile impresa di rendere la passione di cercatore d'alberi un vero e proprio - seppur bizzarro - lavoro. Come scrive nella prefazione: "Non sono poche le persone che affermano di parlare con gli alberi e di ascoltare gli alberi. Ed è una buona notizia; nessuna malattia mentale, come talvolta ironicamente rispondo quando mi si chiede: 'Anche lei parla con gli alberi?'. Ascoltare gli alberi vuol dire capire, vuol dire conoscere, vuol dire approfondire, vuol dire abbellirsi e arricchirsi, vuol dire espandere la capacità di sentirsi una creatura di Dio - o della Natura - nel mezzo di un pianeta che vive e pulsa e respira, a ogni suo battito". Un manuale che si pone l'ambizione d'essere una guida pratica e al contempo filosofica per tutti quelli che vogliono allevare il cercatore di alberi che riposa in loro, al di là della propria istruzione e del tempo a disposizione per passeggiate in mezzo al verde o nell'alveo di una riserva naturale piuttosto che nella Milano dell'Expo o della Roma immobilizzata dal traffico. Un libro per imparare e riflettere: un viaggio nella natura, sempre e necessariamente con il naso all'insù.
Fuori e contro la natura o fatalmente legati a essa? Distruggeremo il pianeta su cui siamo nati e cresciuti, o avremo la capacità di condurlo verso nuovi e stabili equilibri? Ricostruire l'origine delle dimensioni ecologiche dell'uomo non è soltanto un esercizio intellettuale ma può ispirare la ricerca di soluzioni concrete al problema che siamo riusciti a crearci in duecentomila anni sulla Terra. Come in un processo all'uomo, questo libro ripercorre - in chiave ecologica - le tappe dell'evoluzione e dello sviluppo culturale di Homo sapiens, dal Paleolitico alla svolta della Rivoluzione industriale e oltre, per saldare l'attualità dell'emergenza ambientale alla nostra preistoria. Come è nato l'opportunismo che ci fa vivere nei climi più inospitali e sfruttare le catene trofiche di ecosistemi tanto diversi? Quando abbiamo cominciato a trasformare la flora e a eliminare le faune? Come abbiamo sviluppato la capacità di costruire originali nicchie ecologiche per intrappolarvi noi stessi e le specie che abbiamo scelto di schiavizzare? Quali sono state le prime attività umane a lasciare il segno nell'atmosfera e a modificare il clima? Un viaggio negli straordinari archivi paleoclimatici, paleontologici, archeologici e genetici che la scienza moderna ha aperto, alla ricerca delle prime impronte antropiche sugli ecosistemi del pianeta e delle premesse che ci hanno portato allo sfruttamento insostenibile delle loro risorse, per comprendere come ha avuto origine questa "colpa".
Infinite sono le opportunità che il paesaggio italiano offre al progettista di verde, in virtù di un territorio dove convivono climi e vegetazioni diverse, rilievi e pianure, contesti urbani storici e contemporanei. In questo libro la paesaggista Anna Scaravella non si limita a illustrare i suoi magnifici giardini - tredici in totale, distribuiti tra Lombardia, Emilia,Toscana e Lazio - bensì ne racconta l'iter progettuale, partendo proprio dal processo immaginativo iniziale: risale all'idea primigenia in base al contesto territoriale, climatico e storico esistente; analizza gli spazi, talvolta su vasta scala, che daranno origine alla planimetria progettuale; decifra le dinamiche del rapporto con il cliente; infine documenta la realizzazione del progetto nelle diverse fasi di intervento grazie alla campagna fotografica di Dario Fusaro. E così, dal paesaggio iniziale nasce il giardino dove la natura è "assecondata", sostenibile, rispettosa e rispettata. Testi di Paolo Campostrini.