Perché gli Ogm è un libro-documento che affronta il tema a tutto campo: dalla genetica all'economia, dalla giurisprudenza alle problematiche ambientali alla medicina. Questa raccolta di saggi spiega perché gli Ogm sono oramai decisivi per la nostra società dove è cresciuta la richiesta in termini di qualità e di quantità di prodotti alimentari, di nuovi farmaci e di un ambiente vivibile. Il libro non entra nel dibattito "prò o contro" gli Organismi geneticamente modificati, né discute le scelte politiche dei diversi Paesi, ma affronta la realtà della ricerca e dell'applicazione delle piante Ogm in agricoltura, per la tutela dell'ambiente, per la salute e per l'industria. Malgrado nel mondo siano più di 150 milioni gli ettari coltivati con Ogm, negli ultimi anni si è creato nei consumatori italiani un clima di sospetto e di paure intorno alla genetica e le piante modificate. Si sono formati convincimenti irrazionali e anti-scientifici ed hanno prevalso posizioni ideologiche che non aiutano la comprensione del problema. In questo volume, attraverso la voce di scienziati e ricercatori, si fa chiarezza su un tema decisivo per il futuro dell'umanità.
È tutta questione di sguardi. È sempre stato così. Il nostro - quello degli umani - è proiettato in avanti, spesso miope, quasi sempre selettivo. Il loro - quello dei cani - è ancorato al suolo, grandangolare, spalancato su un mondo dove niente è mai di troppo. Ed è il loro punto di vista basso, umile, mai servile, stoicamente onnipresente che ci insegna a essere umani. Andrea Scanzi racconta delle sue Labrador, Tavira e Zara: delle loro abitudini, delle loro peculiarità, delle avventure di cui sono protagoniste. Ci sono categorizzazioni, e tipologizzazioni (cane bonsai, cane Springsteen, cane camionista), che finiscono per evocare quello che Shakespeare chiamava "il catalogo degli uomini". Ribaltato, però. Ci sono il sesso, le malattie, l'intelligenza emotiva. Un mondo in cui si ride, molto, e ci si commuove, non di rado. In Tavira e Zara, e in tutti i cani che a loro si accompagnano, si riflette la comunità umana e lì si scopre fragile e potente, sconsiderata e ottusa. Forse anche felice. Felicemente animale.
Che rapporto c'è tra il clima e la storia degli uomini? Sulla base di dati scientifici e di documenti storici, Pascal Acot ricostruisce la lunga storia del clima, a partire dal crepuscolo polare di due miliardi di anni fa, e mostra come essa sia inestricabilmente connessa con quella degli esseri umani, da quando hanno cominciato ad abitare la Terra. Il percorso all'indietro nel tempo contribuisce a chiarire alcuni passaggi storici controversi della storia delle società umane, dal declino dell'impero romano alle carestie in età medievale, dalla fine della Fronda alle disfatte militari attribuite in Russia al Generale Inverno. E tuttavia l'autore invita alla più grande prudenza: nulla, per esempio, autorizza a dire che la Rivoluzione francese è legata alla piccola glaciazione, anche se quest'ultima ha certo svolto un ruolo rilevante nella storia economica e sociale della Francia di età moderna. Come che sia, l'umanità è fin qui sempre riuscita ad avere ragione dei vincoli che le erano imposti dal contesto ambientale. Nella fase più recente, però, è intervenuta una vera e propria rivoluzione: mai, prima dell'era industriale, l'uomo aveva potuto influire direttamente sul clima. Gli scienziati sono ormai concordi nell'affermare che il riscaldamento del pianeta connesso con le attività umane rende assai più gravi le attuali irregolarità. E tuttavia non si può pensare di cambiare il rapporto tra l'umanità e la biosfera senza cambiare i termini delle relazioni che gli uomini intrattengono tra loro.
"Alzò su di me gli occhi tondeggianti, del colore degli Smarties al cioccolato. Mi inginocchiai e lo accarezzai. Sembrava che fosse stato trascinato in un cespuglio per le zampe posteriori, e il suo stile trasandato mi fece sentire subito a casa. A quel punto Nina mostrò a tutti come mettere un cane al guinzaglio, usando Aero come modello. 'Adesso tocca a te, Liam' disse. Bene. Quanto poteva essere difficile? Ma con la scarica di nervosismo che mi formicolava per la spina dorsale, era più complicato di quanto immaginassi. Raggelai. Ero terrorizzato da un cucciolo della Scottex. C'ero quasi riuscito, finché non gli afferrai il collo come un wrestler, scatenando un'infinità di guaiti, ringhi e latrati. Balzai all'indietro. 'Io sono fuori' dissi a Nina. Lei sorrise e con un gesto mi invitò a fare un altro tentativo. Lanciai un'occhiata. Aero sembrava calmo, per nulla turbato. Il suo muso benevolo mi diede speranza. Quando combinavo qualche pasticcio, di solito la gente mi guardava come se fossi una schifezza degna della suola delle loro scarpe. Quel cane era diverso. Sembrava che volesse che io ci riuscissi. Salve, mi chiamo Liam. Sono di Chichester, nato e cresciuto qui. Crescere nella campagna del Sussex, dove tutto va centomila volte più lento di una lumaca, non è il massimo se avete un disturbo che include la parola 'iperattività'. Chichester è fantastica per gli adulti, ma è un inferno se sei un adolescente. Soprattutto uno 'difficile'..."
Le immagini plasmano il nostro modo di guardare e descrivere il mondo, e in questo senso sono un ingrediente essenziale della conoscenza geografica. Attraverso le rappresentazioni visive la geografia ha costruito nel tempo modalità diverse per osservare, indagare e così dar senso alla realtà dello spazio e del territorio che ci circonda. La ricerca visuale in geografia si concentra su alcuni dei percorsi di indagine e riflessione aperti dall'utilizzo delle immagine fotografiche e dei video, analizzando nello specifico come, accanto alle forme geografiche tradizionali di descrizione visuale, la fotografia e la videoripresa rappresentino canali privilegiati d'accesso sia all'osservazione e alla registrazione di informazioni sul territorio nella sua materialità, sia alla comprensione di come identità ed esperienze di tutti i giorni vengono costruite nello spazio geografico. Il volume presenta, in questo quadro, un insieme di metodologie per indagare il territorio e i fenomeni che in esso si dispiegano utilizzando le potenzialità offerte dalle immagini fisse e in movimento.
Flagello biblico, responsabili di avvelenamenti di massa o simbolo di rinascita postbellica: fin dagli albori l'umanità ha rinunciato a dare una definizione scientifica di "erbaccia", cambiando etichetta a seconda delle mode e della cultura dell'epoca. Prendendo avvio proprio da questo dato di fatto, l'autorevole botanico inglese Richard Mabey scrive la prima storia culturale di queste creature che vivono ai margini della società vegetale, così importanti per il sistema immunitario del pianeta, preziose per le loro proprietà curative, belle per le forme e i colori, eppure così strenuamente combattute dall'uomo che le ha sempre considerate pericolosi invasori dei suoi spazi. È proprio questa visione frutto di luoghi comuni che Mabey intende ribaltare: attraverso pagine colte e raffinate, ricche di informazioni erudite e reminiscenze personali e artistico-letterarie, l'autore compie una riflessione che trascende i confini della botanica e approda alla filosofia, mettendo in luce l'affinità esistenziale tra noi e le erbacce, quel comune spirito di adattamento e quell'istinto di sopravvivenza che dovrebbero indurci a riconoscere in loro delle compagne di vita da amare, dal destino saldamente intrecciato al nostro.
I gatti sono animali domestici relativamente economici e hanno inoltre il vantaggio di essere comprovati rimedi antistress, ottimi cacciatori di topi e magnifici compagni di vita. Per questi e per tanti altri motivi, i gatti sono oggi gli animali domestici più comuni in moltissimi paesi del mondo e anche in Italia. Se state pensando di tenere uno di questi straordinari felini in casa, dovreste porvi una serie di domande per assicurarvi che il gatto sia l'animale domestico più adatto a voi e, soprattutto, per scoprire come fornire al vostro micio tutte le cure essenziali. In questo "Manuale del gatto" troverete tutte le informazioni utili per diventare dei veri "esperti".
Sono tanti i fiocchi azzurri e i fiocchi rosa negli zoo. E per sessanta di loro è il momento di farsi vedere, l’occasione di raccontare la loro storia. C’è il piccolo armadillo Nino che non riesce a salire sulla groppa della mamma, Bunyip il pestifero diavoletto della Tasmania, Tahiha una minuscola lemure che dorme abbracciata a un orsacchiotto, Rooby il cangurino che vive in un marsupio di pelle e tanti altri nuovi nati tenerissimi, indifesi, che con un po’ di aiuto da parte dell’uomo diventeranno grandi e saranno protagonisi della lotta contro l’estinzione che minaccia la loro specie. Sono io il tuo piccolino è un libro perfetto da regalare alla festa della mamma. Ogni fotografi a ti stringe il cuore e dolcemente ti ricorda che ogni cucciolo ha bisogno della sua mamma. Anche tu.
“Non si tratta della solita guida” scrive Mauro Corona, a proposito di questo libro. E nelle righe di prefazione precisa: “Il volume di Paola Lugo cerca, trova e consiglia escursioni che contengono memoria storica, bellezza ambientale, caratteristiche antropiche, novità inedite e altre chicche da scoprire pagina dopo pagina...” Dalle Alpi agli Appennini, dalla Sardegna alla Sicilia, l’autrice ci guida sulle passeggiate più belle nelle zone più famose, ma anche per molte altre escursioni forse meno note al grande pubblico ma altrettanto affascinanti. Oltre a una precisa descrizione del percorso da un punto di vista tecnico, gli itinerari sono arricchiti da notizie di carattere storico, paesaggistico, scientifi co, che rendono i percorsi ancora più preziosi. Ogni passeggiata è corredata da una affi dabile mappa disegnata ad hoc e una preziosa legenda ne descrive a colpo d’occhio i dettagli. “Questo libro creerà proseliti della camminata” scommette Corona, “stimolerà ad alzare il sedere e partire anche i più riottosi.”
Baldo è un cane tra gli altri, che attende il suo padrone. Ed ecco che in una frizzante mattina di settembre arrivano Uomo e Donna. E lo scelgono. È una scelta affidata al caso, frettolosa e superficiale, eppure in ballo c'è un'intera vita da trascorrere insieme.
Così Baldo inizia a fare esperienza del mondo umano, pieno di ossessioni e di meccanismi astrusi e lambiccati. Poco alla volta comprende che gli uomini sono prigionieri di catene invisibili che li riportano sempre al punto di partenza.
La dimensione da cui ci osserva, con occhio ironico e compassionevole, è quella di un presente assoluto, dei piccoli gesti che si ripetono, delle meravigliose scoperte legate alla semplicità dei sensi. Ma nella naturale accettazione del mondo per come è si nascondono considerazioni venate di profonda e involontaria saggezza che Baldo suggerisce al padrone, Uomo, invitandolo a disfarsi degli inutili fantasmi che accompagnano le sue giornate.
Col passare degli anni, la speciale sintonia che li unisce produce un desiderio di sconfinamento l'uno nell'altro, un rapporto privilegiato, fatto di silenzi e dialoghi che si affidano all'ambiguo «gioco degli occhi», e che si realizza in uno spazio nuovo, a mezza via: quello della «felice confusione tra specie diverse».
Lotta agli sprechi, risparmio energetico, riciclaggio totale dei rifiuti, tutela e valorizzazione del suolo naturalizzato e degli alberi, dieta povera di proteine e grassi animali, vestiti con tessuti naturali, bioedilizia, energie rinnovabili, mobilità sostenibile, città a misura di bicicletta, insomma tutto l’armamentario di quella che oggi è chiamata pomposamente green economy lo ritroviamo in parte realizzato, in parte progettato nella seconda metà degli anni Trenta, il periodo che il fascismo volle chiamare «autarchia». In realtà, tutte le economie sviluppate, compresi gli USA con il New Deal, risposero alla crisi del ’29 con forme diverse di protezionismo e di autarchia.
Ma il «caso italiano», depurato dalle incrostazioni del regime, ha caratteristiche uniche e di assoluto interesse, perché l'Italia era pressoché priva di combustibili fossili. L’Italia, insomma, dovette far fronte alla necessità di rimodellare la propria economia e società facendo affidamento esclusivamente su risorse che, a parte un po’ di metano e di carbone e alcuni minerali, erano essenzialmente quelle dell’agricoltura e del sole; la stessa condizione che si prospetta in un prossimo futuro all’intero Pianeta con l’esaurimento dei combustibili fossili. In sostanza si trattò di un involontario e obbligato esperimento di «economia verde», costretta anticipatamente a fare i conti con i «limiti dello sviluppo». «Lo studio dei prodotti e dei processi del periodo autarchico italiano», scrive Giorgio Nebbia nella prefazione, «non esenta, ovviamente, dal giudizio di ferma condanna del regime fascista, delle sue avventure razziali, militari e colonialistiche, delle sue stupidità e ignoranza. Non si tratta di rilanciare il ruralismo fascista o nazista, la virtù delle famiglie contadine, ma di riconoscere che la terra, in pianura, collina, montagna, è la base per produzioni anche tecnicamente avanzate, con vantaggi per la decongestione delle zone urbane, per la difesa delle acque e la prevenzione di frane e alluvioni. [...] Volenti o nolenti, il ‘passato è prologo’».
La metafora della rana che non avverte l’istinto di saltare fuori dal contenitore, nonostante la temperatura dell’acqua aumenti in maniera lenta ma graduale, fotografa con precisione il modo in cui ci stiamo comportando di fronte ai cambiamenti del clima.
Come la rana, anche noi rimaniamo indifferenti mentre il pianeta si riscalda.
Grazie all’educazione sostenibile si sta scoprendo che l’attuale stile di vita fondato su spreco e abbondanza, in un pianeta dalle risorse limitate, condurrà inevitabilmente alla catastrofe: cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, fine dell’energia a basso costo, predazione delle risorse naturali, degrado ambientale, disuguaglianza sociale, obesità, diabete, asma, ecc.
L’educazione sostenibile è l’unica strategia di lungo termine da promuovere nella scuola.
Questo libro, come un kit integrato di pensiero e azione, raccoglie giochi e metafore per aiutare gli educatori a riflettere e far riflettere sulle relazioni esistenti tra i singoli individui, le comunità in cui essi vivono o interagiscono e le conseguenti pressioni che queste relazioni hanno sull’ambiente naturale. Attraverso esperienze concrete di gioco rivolte ai bambini, si può guidare al superamento dell’idea che sia possibile vivere svincolati dalla natura.
Ciò significa trasformare la scuola in comunità sostenibili.
La scuola che promuove l’educazione sostenibile, insomma, non fa solo laboratorio sul sistema natura ma si trasforma in una creativa, divertente comunità di discorso, dove si attivano processi di comunicazione orientati allo studio delle relazioni della rete della vita.