È stato un pioniere del documentario naturalistico e uno dei massimi divulgatori scientifici a livello mondiale. Per più di 50 anni ha realizzato reportage di storia naturale trasmessi da numerose reti televisive. Anche Netflix celebrerà l'autore con un documentario sulla sua vita in uscita in autunno. David Attenborough è una star internazionale. Di quelle vere, che non fanno tanto parlare di sé ma che lasciano il segno quando aprono bocca. Il decano dei documentaristi, il grande divulgatore di scienza e natura, in questo viaggio nel tempo e nei luoghi simbolo ci racconta la sua vita di avventuriero, le bellezze del nostro pianeta e le trasformazioni avvenute nell'ultimo secolo o ancora in atto, causate dall'azione dell'uomo. L'inesorabile declino della biodiversità è la vera tragedia del nostro tempo. Il mondo naturale sta scomparendo. Le prove sono intorno a noi. C'è il rischio che il nostro silenzio e la nostra incuria ci portino dritti alla distruzione. Ma c'è ancora tempo per agire. C'è un'alternativa migliore alla catastrofe e Attenborough sembra conoscerla molto bene, grazie alla sua invidiabile esperienza sul campo. I prossimi decenni saranno l'ultima opportunità per costruire una casa stabile per noi e ripristinare l'ambiente ricco, sano e meraviglioso che abbiamo ereditato dai nostri antenati. È in gioco il nostro futuro sul pianeta, l'unico, per quanto ne sappiamo, in cui sia possibile la vita. "La vita sul nostro pianeta" è un coraggioso testamento per le generazioni di oggi e quelle future e per tutti coloro che vogliono preservare la bellezza di questo mondo. Oggi, ancora più di ieri, dopo la pandemia di Covid-19.
1+1=2, che cosa c'è di più semplice? Si tratta della prima formula che tutti incontriamo a scuola, ma anche del primo paradosso della mente: quanto fa una pera più una mela? A che cosa è uguale? In una carrellata fantastica, tra gli antichi sistemi numerici e la logica della computer science, Barrow ci accompagna in una lezione di matematica, tra molti interrogativi e tante risposte, fino a riportarci all'apparente, irragionevole efficacia di questa «formula». Scoperta o invenzione? Rimane l'evidenza per cui modelli così semplici, come l'aritmetica, sono tanto ricchi e potenti da svelare la struttura dell'universo. Una struttura che, in un'ultima analisi, si fonda su 1+1 = 2.
Questo volumetto è un tentativo di scoprire, attraverso la tematica ecologica, un impareggiabile maestro spirituale. Thomas Merton è stato un mistico, un poeta, un interprete della società contemporanea. Gettando una luce nuova sullo scrittore di testi spirituali più pubblicato nel XX secolo, qui sono state selezionate con cura le pagine nelle quali egli scorge la presenza di Dio nella creazione che ci attornia. Uno dopo l'altro si susseguono capitoli sui quattro elementi, sulle stagioni, sulla terra e le sue creature, sul sole, la luna e le stelle. Sono tutte pagine sorprendenti, tratte da diverse opere di Merton e in gran parte inedite in Italia, che raccolgono dei brevi passaggi sulla natura come manifestazione del divino - una tematica troppo a lungo trascurata della sua vasta opera. La voce del creato ci invita a divenire parte della festa, a unirci alla danza, ad abbracciare la natura come sposa, nell'attenzione risanante alla sua bellezza multiforme. Sulla soglia di questo paradiso raccontato, liberi dai condizionamenti di tempo e di spazio, ci verrà dischiusa la possibilità che le creature tutte ci parlino, scoprendo il mistero che da esse emana.
All'ospedale psichiatrico parigino della Salpêtrière, di cui diventa direttore nel 1862, Jean-Martin Charcot non incontra delle semplici pazienti, ma le «quattro o cinquemila donne infernali» che gli serviranno da materia prima per teorizzare sulla follia. Tra quelle mura egli troverà la fama inventando quel particolare tipo di disagio, tutto femminile, che chiamerà «isteria». In questo volume, arricchito da 108 immagini d'archivio, Georges Didi-Huberman rivela le pratiche mediche e le «messe in scena» a cui i medici sottoposero le cosiddette isteriche. Un saggio fondamentale che si muove con disinvoltura tra la storia della mentalità, della psichiatria e della fotografia.
A cinque anni dalla pubblicazione dell'enciclica Laudato si' e dell'Agenda 2030, l'insostenibilità della nostra presenza sul Pianeta non sembra in nessun modo intaccata. La recente emergenza, e conseguente crisi globale, hanno anzi evidenziato con forza l'impossibilità di "vivere sani su un Pianeta malato". Il libro propone una sintesi di quanto sta accadendo alla Terra che ci ospita, dei due approcci proposti dai due documenti, della prospettiva ecologico-antropologica alla base dell'attuale crisi che stiamo vivendo. Il tutto nella convinzione che il contributo personale di ciascuno è fondamentale per vincere (o perdere) questa enorme sfida che ci troviamo ad affrontare.
Il noto neuroscienziato Joseph LeDoux ricostruisce la storia naturale della vita sulla Terra per fornire una nuova prospettiva sulle somiglianze fra noi e i nostri antenati vissuti nel più lontano passato. Il coinvolgente resoconto dell'intera evoluzione della vita sul pianeta getta nuova luce sul modo in cui si è evoluto il sistema nervoso negli animali e si è sviluppato il cervello, e su cosa signifi ca essere umani. LeDoux sostiene qui che la chiave per comprendere importanti aspetti del comportamento umano si trova nello studio dell'evoluzione fi n dai primi organismi viventi. Ripercorrendo la catena della linea temporale evolutiva mostra come anche i più antichi organismi unicellulari dovessero risolvere problemi simili a quelli che incontriamo ogni giorno noi e le nostre cellule. In questo percorso LeDoux esplora il nostro posto nella natura, come l'evoluzione del sistema nervoso abbia potenziato la capacità degli organismi di sopravvivere e prosperare e in che modo l'emergere di ciò che noi umani indichiamo come coscienza abbia permesso alla nostra specie di ottenere sia i risultati più grandosi sia quelli più terribili.
La meteorologia è la base della nostra vita quotidiana. Come argomento di conversazione o come applicazione sul nostro smartphone, il tempo è spesso la prima cosa di cui ci occupiamo appena svegli. Eppure, dietro semplici gesti quotidiani si nasconde uno dei più grandi apparati che l'umanità abbia mai predisposto, un trionfo di scienza, tecnologia e cooperazione globale. Ma che cos'è la "macchina del tempo" e chi l'ha costruita? Andrew Blum ci guida in un viaggio attraverso questo prodigio d'uso comune. Per scoprire come funzionano le previsioni del tempo, l'autore ci porta a visitare i luoghi di osservazione degli inizi e ad assistere al lancio di satelliti modernissimi. Entra nei laboratori, negli uffici, ci racconta le intuizioni scientifiche, le osservazioni e la perfetta organizzazione che consente l'incredibile scambio di informazioni a livello globale. Infine scopriamo che la meteorologia sta vivendo un periodo d'oro, poiché gli strumenti attuali permettono di prevedere il tempo più accuratamente di quanto sia mai accaduto. Chiaro e ricco di informazioni il libro apre uno scorcio su un aspetto poliedrico della vita quotidiana, rivelando i nostri rapporti con la tecnologia, il pianeta e la comunità globale.
Se avete sempre pensato che matematica e arte non abbiano nulla a che fare l'una con l'altra, questa storia illustrata della geometria vi farà cambiare idea. Perché la matematica è sì una delle forme più pure del pensiero astratto, ma è stata inventata e sviluppata dagli esseri umani, quindi è piena di storia, di filosofia e di cultura visiva. In "L'arte della geometria", scritto a quattro mani da uno storico della matematica (Eli Maor) e da un artista (Eugen Jost), più di 50 tavole a colori illustrano altrettante strutture geometriche e teoremi, e sono accompagnate dalle spiegazioni formali e teoriche ma anche dalle storie delle persone che le hanno elaborate. Euclide, Pitagora, Gauss, la matematica dell'infinito, le spirali logaritmiche, e poi ancora simmetrie, epicicloidi, numeri primi, quadrature del cerchio, frattali, i misteri degli esagoni: Maor e Jost guidano le nostre menti, e i nostri occhi, attraverso 2.500 anni di storia di una delle più affascinanti e imaginifiche espressioni della matematica.
Siamo abituati ad associare le emissioni di CO2 solo alla produzione energetica e ai trasporti. Ma vi siete mai chiesti quanto esse dipendano da cosa scegliamo di mangiare? La risposta è una sola: moltissimo, perché le abitudini di consumo, i processi di produzione e il riscaldamento globale ormai sono legati a doppio filo. Il direttore dell’associazione ambientalista Terra! e autore di importanti inchieste sulle filiere agro-alimentari ci racconta perché saper scegliere cosa mangiamo ci salverà dalla crisi climatica.
Se il clima cambia, cambia l’agricoltura. Se cambia l’agricoltura, cambia anche il cibo che mangiamo. È sotto i nostri occhi: la crisi climatica ha già sconvolto i cicli colturali, stanno diminuendo le api mettendo a rischio l’impollinazione, le ondate di maltempo distruggono interi raccolti, gli agricoltori abbandonano la terra perché il cibo che producono vale sempre meno. E non è tutto. L’aumento degli allevamenti industriali si traduce in milioni di ettari di deforestazione all’anno e sfruttamento delle terre arabili per la produzione di mangimi. Il consumo smisurato di acqua e fertilizzanti così come la quantità di alimenti sprecati si aggiungono alle ragioni gravi che attentano alla salute del nostro pianeta. È arrivato il momento di essere tutti consapevoli che l’agricoltura e gli altri usi della terra sono responsabili del 23% delle emissioni climalteranti totali, una cifra che arriva al 37% se si includono i processi di trattamento dei prodotti alimentari. E, fatto non meno importante, sull’altare del nostro fabbisogno si sta sacrificando l’equilibrio tra il consumo di risorse naturali a livello globale con la capacità del pianeta di rigenerarle. Comprendere tutto questo significa da una parte assumere abitudini di consumo rispettose del clima, delle stagioni e della biodiversità; dall’altra chiedere alla politica e alle istituzioni di rendere l’agricoltura non una nemica, ma un’alleata del pianeta.
Fin dall'antichità il fegato è considerato un organo di grande rilevanza. Sede di sentimenti e passioni per i Greci, secondo Etruschi e Romani il fegato di animali era la chiave per interpretare il volere degli dei riguardo al futuro. La scienza, in seguito, ha confermato il suo ruolo strategico: il fegato è il più importante «laboratorio» del nostro organismo, perché porta in sé le tracce delle nostre abitudini e può preannunciare la vulnerabilità del nostro corpo rispetto a patologie future.
Organo tra i più complessi, il fegato non finisce mai di sorprenderci: continuiamo infatti ad apprendere nuovi dettagli sul suo funzionamento. Grazie allo studio della bile, ad esempio, abbiamo oggi una nuova visione dell'apparato gastroenterico, animato da un fitto scambio di segnali che ci consente di valutare fegato e intestino non più come entità a sé stanti, ma come un unico organo. Inoltre sappiamo che il fegato svolge un ruolo centrale nel metabolismo, è un «altruista» che sintetizza molecole utili per tutti gli organi, neutralizza sostanze tossiche, contribuisce a salvaguardare il benessere fisiologico e a mantenere in equilibrio il nostro corpo.
Tra i suoi compiti principali vi è quello di somatizzare le disfunzioni e i danni causati da infezioni, abuso di alcol, fumo, farmaci e grassi nell'alimentazione. Perciò, se intossicato, anche il fegato rivela sintomi di sofferenza: calcoli biliari, ipercolesterolemia e cirrosi sono solo alcune delle possibili manifestazioni del suo malessere, che possono contribuire all'insorgenza di malattie quali epatiti, «fegato grasso», NASH e cancro. Oggi, per fortuna, grazie al progresso tecnologico, abbiamo a disposizione strumenti che ci offrono la speranza di sconfiggere tali patologie con prevenzione, procedure all'avanguardia e personalizzazione delle cure. Eppure, non dobbiamo dimenticare che basta modificare il nostro stile di vita spesso errato, prediligere una sana alimentazione e praticare attività fisica per permettere al nostro fegato di svolgere la sua funzione primaria: prendersi cura di noi.
Antonio Moschetta è medico, professore ordinario di Medicina Interna all'Università Aldo Moro di Bari. Dottore di ricerca in epatologia presso l'Università di Utrecht, è stato allievo del premio Nobel Al Gilman presso lo Howard Hughes Medical Institute di Dallas. È titolare del progetto di ricerca AIRC sul metabolismo dei tumori e la regolazione genica. Autore di numerose pubblicazioni, ha ricevuto riconoscimenti internazionali come il Richard Weitzman Award a Chicago, il Rising Star in epatologia a Vienna, il David Williams Award a Vail (Colorado) e l'European Lipid Award a Göteborg. Da Mondadori ha pubblicato Il tuo metabolismo (2018) e L'intestino in testa (2019).
Molti si accorgono dell'esistenza delle formiche solo quando ne trovano una nella zuccheriera e se ne ritraggono inorriditi, ma per Ho?lldobler e Wilson, che al loro studio hanno dedicato la vita intera, questi minuscoli insetti sono una continua fonte di meraviglia e di scoperte. In modo speciale le attine tagliafoglie, dalle stupefacenti caratteristiche: grazie al fatto che vivono in popolazioni di milioni di individui organizzati in un elaborato sistema di caste e che possiedono uno degli apparati di comunicazione più complessi fra quelli noti nel mondo animale, le tagliafoglie sono infatti una delle espressioni più compiute del superorganismo sulla Terra. Guidati dalla mano esperta e sicura dei due mirmecologi, scopriremo come le tagliafoglie abbiano inventato una forma di agricoltura 5060 milioni di anni prima dell'uomo, coltivando nei loro nidi un fungo con cui hanno instaurato uno dei più riusciti rapporti simbiotici in natura. Le osserveremo nei meandri delle loro metropoli sotterranee, vaste quanto un campo da calcio e con migliaia di camere collegate da un dedalo di cunicoli, o nelle spedizioni di foraggiamento, quando all'imbrunire interminabili colonie di operaie, seguendo tracce olfattive, corrono a ranghi serrati lungo piste tenute libere dalla vegetazione verso il bersaglio prescelto, spesso distante centinaia di metri. E ci sembrerà di percepire il sottofondo di stridulazioni prodotto da migliaia di mandibole che, affilate come rasoi e manovrate con precisione geometrica, ritagliano le foglie di un grande albero riuscendo in poche ore a ridurre a un nudo scheletro la sua chioma rigogliosa.
Per gli antichi greci era una sfera di cristallo. Nel Medioevo un mare sopra le nuvole. Da sempre l'uomo ha guardato al cielo e cercato di scoprirne le meraviglie. Attraverso mappe, manoscritti, antichi cataloghi di stelle e altre curiosità incredibili, questo atlante racconta le tappe di una ricerca senza tempo né confini. Un vero e proprio tour che intreccia le più importanti scoperte astronomiche, i miti più fantasiosi e gli episodi dimenticati della Storia, da Aristotele ad Einstein fino alle più recenti esplorazioni interstellari. Ad affiorare è un ritratto del cielo come non l'abbiamo mai visto: regno di stelle e pianeti, di dèi e demoni, creature mitiche e spiriti furiosi.