
L'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nasce da un regalo. Quello di quattro bambini che, il 25 febbraio 1869, donano alla madre, per il suo compleanno, il loro dindarolo, il salvadanaio nel quale custodiscono i propri risparmi. Vogliono esaudire un suo desiderio: dare un ricovero ai piccoli malati di Roma che non possono permettersi cure adeguate. La donna è la duchessa Arabella Fitz-James Salviati, e il tenero gesto dei suoi figli è il seme che farà fiorire l'iniziativa della famiglia: il 19 marzo dello stesso anno apre a Roma il più antico ospedale pediatrico d'Italia. La prima sede è in una semplice stanza al numero 12 di via delle Zoccolette, sulla sponda sinistra del Tevere; la cura dei bimbi è affidata a due soli medici e la gestione dell'accoglienza alle suore Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli. Circa vent'anni più tardi l'ospedale si trasferisce al Gianicolo, occupando parte del convento di Sant'Onofrio, e nel 1924 è donato al papa per dare continuità e stabilità a una struttura diventata nel frattempo ampia e importante. Ma la storia dell'ospedale non si limita ai rapporti tra benefattori, medici, pazienti e Chiesa; essa si intreccia infatti con quella del nostro Paese - i primi anni dell'Unità d'Italia, i Patti lateranensi, le due guerre mondiali - e con l'evolversi della medicina: la trasformazione della pediatria, la riforma del Servizio sanitario nazionale, l'internazionalizzazione della comunità scientifica, l'umanizzazione delle cure Oggi la comunità del Bambino Gesù guarda al domani come ospedale dei figli del mondo, coniugando ricerca scientifica e assistenza sanitaria con l'attenzione alla persona e l'impegno nella cooperazione internazionale. Grazie al racconto accurato e coinvolgente di Andrea Casavecchia, questo volume ci porta dunque alla scoperta di una delle eccellenze assolute del nostro Paese, la cui vicenda ci parla della nostra storia e ci proietta al contempo nel futuro.
La pandemia di Covid-19 è il più importante evento accaduto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ha provocato effetti devastanti, a cominciare dalla morte di centinaia di migliaia di individui e dal confinamento domestico obbligato per alcuni mesi di metà della popolazione mondiale. Ma quali sono le conseguenze di questa pandemia a breve e a lungo termine? Come ha cambiato, o sta cambiando, le nostre vite? In questo suo libro, Vanni Codeluppi analizza, da acuto studioso di fenomeni sociali, le principali modificazioni che questa pandemia sta determinando nella vita quotidiana delle persone. Ne emerge un quadro complesso e problematico, che mette in crisi tutte le nostre certezze e scopre tutte le fragilità delle nostre società più avanzate.
Tra le valli e i monti, lungo i fiumi e tra gli alberi. A pochi passi dalle città e lontanissimo dalle autostrade. Là dove il rumore delle metropoli retrocede, ci sono vie poco battute, percorsi ferroviari nascosti, passaggi fluviali e varchi che aprono la strada verso un'Italia preziosa e profonda. Dalle enigmatiche vie cave di Pitigliano scavate nel tufo al rocambolesco fascino della statale 92 che attraversa la dorsale della Basilicata. Dal sentiero di punta Manara che conduce lì dove, al confine con il mare, una torretta ancora sembra attendere l'attacco dei Saraceni, fino ai meandri misteriosi delle barene tra le isole abbandonate della laguna della Venezia Nativa. Dai gradoni luminosissimi e irreali della Salita dei Turchi fino al viaggio in traghetto, sulle acque rapide del Lago Maggiore, che conduce all'eremo di Santa Caterina del Sasso. Federico Pace ci accompagna in un suggestivo viaggio tra luoghi che diventano occasione di piccole epifanie, in cui si svela qualcosa di inatteso, un meravigliato contatto che, senza una partenza, non sarebbe stato possibile. Il paesaggio, il movimento, le storie delle persone e i loro legami offrono l'opportunità di uno sguardo diverso e nuovo su noi stessi, sugli altri e su quel che ci accade intorno.
Le epidemie accompagnano l'uomo fin dalla sua comparsa sulla Terra, hanno cambiato il corso della storia e contribuito al tramonto di imperi e civiltà. La pandemia del 2020 non è dunque un "cigno nero", ma l'ennesimo capitolo di una storia che va letta e compresa a fondo. Gli autori, che hanno vissuto l'epidemia di Covid-19 nella "trincea" dell'Istituto Spallanzani di Roma, dove furono ricoverati i primi casi di contagio in Italia, mostrano le analogie tra la pandemia del 2020 e le altre grandi epidemie della storia: le quarantene, le difficoltà economiche, lo stigma sociale, le immancabili fake news. E, come negli anni Ottanta un'altra epidemia, l'AIDS, favorì la creazione di un nuovo e più efficiente modello di sanità, così il Covid-19 ci dà la possibilità, che non va sprecata, di avvicinare la sanità pubblica agli effettivi bisogni dei cittadini. Il "tempo sospeso" che abbiamo vissuto durante la quarantena ci ha dato l'opportunità di immaginare strade nuove e diverse da percorrere in un "dopo" che si annuncia difficile. Gli autori propongono alcune idee: un nuovo rapporto tra scienza e politica che metta al bando una volta per tutte teorie complottiste e fake news che inquinano la convivenza civile e la dialettica politica; i vantaggi della digitalizzazione e dello smart working e il contestuale rischio che essi favoriscano la nascita di nuove divisioni di classe; la direzione che vogliamo dare alla scuola per restituire ad essa la sua funzione di ascensore sociale. Senza dimenticare la politica, il governo di una "polis" che ha ormai i confini dell'intero pianeta; i grandi problemi dell'umanità devono essere affrontati con un approccio ed una leadership globale, ma il cambiamento può e deve venire anche dal basso, dalla consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca e che nessuno può salvarsi da solo.
Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze presso l'Ospedale Sacco di Milano racconta gli antefatti, la gestione e l'eredità dell'epidemia di COviD-19. Un libro che parla di errori e di successi, di difficoltà e solidarietà, del passato ma soprattutto del futuro. A partire da quello che sappiamo, e da quello che possiamo solo ipotizzare, degli eventi che abbiamo vissuto, che hanno cambiato il mondo e il nostro modo di vederlo. L'autrice disegna un quadro preciso in cui si denunciano incompetenze e inadeguatezze, si sottolineano le scelte vincenti e i rischi meno conosciuti, come quello del bioterrorismo, e si fanno proposte per non arrivare impreparati alla prossima emergenza. Alla storia pubblica si intreccia la vicenda personale di un medico, il racconto dalla prima linea del fronte dell'emergenza, le notti insonni, i turni estenuanti, i dubbi e le paure di un'emergenza sconosciuta e vissuta insieme a una squadra che non si è risparmiata pur di portare a termine il proprio dovere. Con rigore scientifico e chiarezza, Maria Rita Gismondo ricostruisce ciò che è stato e ciò che sarà, le cause della crisi e le sfide future che dobbiamo prepararci ad affrontare, perché ciò che abbiamo vissuto in questi mesi non debba ripetersi. Prefazione di Pierpaolo Sileri.
È utile assumere integratori per stare meglio? Gli ormoni in menopausa sono l'elisir di giovinezza? Con quale periodicità bisogna sottoporsi ai controlli per ottenere il massimo dalla prevenzione? È vero che ci si può disintossicare con una tisana? L'infarto è un rischio solo per gli uomini? E la cellulite è una malattia? Questo libro è uno strumento prezioso per rispondere a queste e a tante altre domande: non è facile infatti orientarsi nel labirinto dei consigli, delle terapie, delle promesse miracolose che ci arrivano ogni giorno da mezzi di informazione superficiali o dalle pubblicità a volte poco trasparenti delle aziende farmaceutiche. Le donne sono quasi sempre più attente degli uomini alla propria salute, ai controlli, alle visite, e questo va a loro vantaggio. Il rischio da evitare è però quello di diventare vittime privilegiate di un eccesso di 'medicalizzazione' in tutte le fasi della vita. Salvo Di Grazia, ginecologo di solidissima esperienza, ci aiuta a fare chiarezza per affrontare serenamente i piccoli e i grandi problemi delle ragazze e delle donne. Perché la medicina ci salva la vita, ma bisogna saperla usare!
Una bambina attratta dalla scienza, poi studentessa di veterinaria con la passione della ricerca. Una donna determinata a raggiungere i propri obiettivi personali e professionali che diventa una scienziata di livello internazionale, il cui contributo allo studio dei virus è riconosciuto in Italia e all'estero. Una storia positiva di successo, finalmente, in un Paese come il nostro in cui non si fa che parlare di cervelli in fuga... Purtroppo no. Perché Ilaria Capua, virologa di fama mondiale, pluripremiata e riconosciuta da tutta la comunità scientifica, qualche anno fa scopre dai giornali di essere indagata, lei che ha dedicato la vita a combattere malattie ed epidemie, per un presunto traffico di virus e vaccini. Un'accusa vergognosa, preceduta da una campagna stampa infamante e risolta dopo anni in un proscioglimento. Eppure, scrive la Capua, "ho imparato molte cose da questa vicenda e penso di essere diventata una persona migliore. Se dovessi distillare un pensiero, uno solo, che incarna il mio vissuto, è che per sopravvivere l'essenziale è essere resilienti, e nessuno può farlo al nostro posto". Oggi Ilaria Capua dirige un centro di ricerca di eccellenza dell'Università della Florida. Una scelta sofferta, fatta per proteggere la famiglia e il suo lavoro dopo essere rimasta incagliata nei paradossi della giustizia, e ha deciso di raccontare la sua storia per non perdere la speranza. Perché un Paese come l'Italia deve imparare a investire nel futuro e deve ritrovare il coraggio di salvaguardare i propri talenti.
Di fronte a un evento straordinario come quello che stiamo vivendo in questi giorni - in un clamore informativo affollato di cifre, di paure, di previsioni - è necessaria una riflessione che ci aiuti a riconoscere le dimensioni di questa crisi, a comprenderne gli antecedenti e a immaginare i cambiamenti. Una riflessione urgente e necessaria perché l'epidemia ha messo in evidenza tanto la capacità di tenuta del nostro sistema sanitario quanto le sue gravi debolezze strutturali. Si è spesso dichiarato, con qualche retorica, che il sistema sanitario andava costruito intorno alle persone come un diritto di cittadinanza: forse è il momento di prendere queste enunciazioni al loro valore letterale. Oggi esistono gli strumenti per rendere questo diritto effettivo e sarebbe grave se, normalizzata (se non sconfitta) l'epidemia, si cercasse di tornare alle vecchie logiche.
Descrizione
L’inquinamento chimico, i danni alla salute, il pervasivo dissesto idrogeologico, le isole di plastica, la perdita di biodiversità.
Il mondo attorno a noi si mostra con un volto minaccioso per le vite di chi lo abita. Il degrado ambientale è infatti sempre anche degrado di vite umane: è violazione di diritti, malattia, talvolta morte per le persone e per intere comunità. Esiste, infatti, un profondo, drammatico legame tra la crisi ecologica e l’inequità della realtà economica globale: non viviamo due crisi distinte, ma un’unica pervasiva crisi socio-ambientale. Di questo narrano molte delle storie raccolte nel volume: di un ambiente degradato, ma anche della risposta attraverso buone pratiche di cura
Sommario
Introduzione (F. Soddu). Terra dei fuochi (M. Patriciello). Taranto riparte dai più piccoli (A. Panico). I signori delle acque (M.R. Olianas). La tragedia delle Gole del Raganello (V. Bruno). La terra del fiume (V. Bruno). Maya sul tetto (I. Salvadorini). Per cinque minuti (I. Salvadorini). Santadi (M.C. Cugusi). Riannamorarsi della terra (A. Conti). Amen (M. Donati). Il vecchio capomastro (R. Marinaro). Postfazione. Di fronte al degrado: soccorrere, accompagnare, prevenire, educare (S. Morandini).
Note sull'autore
Paolo Beccegato, sposato con 3 figli, è vicedirettore e responsabile dell’Area Internazionale di Caritas Italiana. Dopo la laurea, un anno di servizio civile, due anni di volontariato nelle Filippine, un anno in Piemonte come coordinatore degli interventi Caritas post-alluvioni, quattro anni come responsabile del settore mondialità della Caritas di Milano. Dal 1999 in Caritas Italiana coordina progetti di solidarietà internazionale, di educazione alla mondialità e tutela dei diritti. Ha contribuito alla redazione di vari testi e articoli sui temi dello sviluppo e della pace. Ha curato i volumi: I conflitti dimenticati, (Feltrinelli 2003); Guerre alla finestra, (Il Mulino 2005); Nell’occhio del ciclone, (Il Mulino 2009); L’era della consapevolezza, (EMP 2010); Mercati di guerra, (Il Mulino 2012); L’onda opposta, (Haiku 2015); Cibo di guerra, (Il Mulino 2015); ha pubblicato inoltre Pace e custodia del creato in La pace necessaria. Il dovere di impegnarsi per il bene universale, (Ave, a cura di M. D’Avino e U. De Siervo 2017).
Renato Marinaro, nato a Roma il 12 marzo 1958, è laureato in Scienze Statistiche e Demografiche. Lavora in Caritas Italiana dal 1984, dopo aver svolto servizio civile come obiettore di coscienza presso la Caritas diocesana di Roma. Attualmente è responsabile del Servizio Promozione Caritas e del Centro di Documentazione, dopo aver ricoperto numerosi incarichi tra cui un mandato di vicedirettore per gli aspetti organizzativi (dal 1994 al 1999), la conduzione dell’Ufficio Studi (dal 1987 al 2007) e la collaborazione per conto di Caritas Italiana alle attività del Dossier Statistico Immigrazione (dal 2009 al 2013). Inoltre, rappresenta Caritas Italiana nella CUIS (Commissione degli Utenti dell’Informazione Statistica) dell’Istat. È autore del volume L’osservatorio delle povertà (Piemme 1993) e ha curato diverse pubblicazioni, tra cui le varie edizioni del Rapporto sulla povertà di Caritas Italiana.
Insieme, per EDB, hanno curato i volumi Ragazzi in panchina. Storie di giovani che non studiano e non lavorano (2017), Rifarsi una vita. Storie oltre il carcere (2018), Falsi miti. Storie di migranti oltre i luoghi comuni e le fake news (2018), Uno Zaino da riempire. Storie di povertà educativa dei giovani e degli adulti (2019) e Per piccina che tu sia. Quando la casa diventa un problema (2019).
Francesco Soddu è direttore di Caritas Italiana.
Ci vorrà del tempo, ma ce la faremo a uscire dal tunnel, e ne usciremo migliori di come ci siamo entrati. Guido Silvestri - immunologo tra i massimi esperti mondiali nell'ambito della virologia e in particolare dello studio dell'Hiv - fa il punto in questo libro-manifesto sui risultati raggiunti dalla ricerca scientifica e sugli scenari possibili a cui dobbiamo prepararci per affrontare senza incertezze la grande ritirata del Covid-19. In prima linea per la diagnostica di laboratorio e per la ricerca sulla patogenesi della malattia provocata dai coronavirus, Silvestri ripercorre le fasi cruciali dell'emergenza sanitaria che ha travolto le nostre vite e ci suggerisce in che modo superarla: senza panico e con quel ragionevole ottimismo che la scienza può garantirci. Se ci rendiamo conto dell'importanza della scienza e della medicina basata sull'evidenza scientifica, la pandemia del Covid-19 può trasformarsi in un'opportunità per un nuovo Rinascimento scientifico italiano, nel Paese che è stato di Leonardo e Galileo, di Fermi e Marconi, di Galvani, Torricelli, Malpighi. Potremo costruire, giorno dopo giorno e tutti insieme, una cultura della scienza nelle scuole, negli ospedali, nei media, e in ogni ambito della nostra società civile. Se dalla grande paura del Covid-19 avremo imparato, con umiltà, intelligenza e pragmatismo, le giuste lezioni, come scienziati, come cittadini e come umanità in generale, allora tra qualche mese ritroveremo la vita di prima. Una sfida epocale che dobbiamo vincere tutti insieme, lo dobbiamo fare anche per onorare nel modo migliore possibile le vittime di questa malattia.
Gaia non è il Globo, né la Madre Terra; non è una dea pagana e neppure la Natura così come l'abbiamo immaginata finora. Eppure, a causa degli effetti imprevisti della storia umana, quel che chiamavamo Natura abbandona ora le quinte e sale sulla scena. L?aria, gli oceani, i ghiacciai, il clima, il suolo: tutto quel che abbiamo reso instabile interagisce con noi. La vecchia Natura scompare e lascia il posto a un essere di cui è difficile prevedere le manifestazioni: Gaia. In questo libro sconvolgente come una profezia, Bruno Latour, fra i massimi antropologi contemporanei, esamina le innumerevoli e ambigue figure di Gaia per districare gli aspetti etici, politici, teologici e scientifici che la nozione ormai obsoleta di Natura aveva confuso, alla ricerca di una rinnovata solidarietà universale.
Caldo estremo, uragani, piogge torrenziali, incendi, nuovi virus aggressivi come quello che ha segnato il mondo intero nel 2020. La natura ha cominciato a ribellarsi. E non c'è più tempo: l'impatto dell'uomo sul nostro pianeta ha un peso ormai insostenibile. Molte patologie infettive degli ultimi decenni, da Ebola all'AIDS, da hendra alla dengue, non sono solo tragedie dettate dal caso. C'è un nesso profondo tra la loro diffusione e i cambiamenti climatici, la deforestazione, l'inquinamento e anche la diseguaglianza sociale, perché povertà e fame sono alleati dei virus. Questo libro abbraccia in un unico sguardo la visione infinitesima dei microscopi e il grande respiro della Terra. A raccontare è la giornalista scientifica e scrittrice Eliana Liotta, che riflette con uno dei più apprezzati virologi medici della scena internazionale, Massimo Clementi. Gli studi sul rapporto inscindibile tra salute dell'uomo e salute del pianeta diventano materia viva di narrazione, validata dallo European Institute on Economics and the Environment (EIEE), l'istituto europeo impegnato nella ricerca economica e ambientale. Con la chiarezza dei genitori bravi a rispondere alle domande dei figli o di quei professori che sanno spiegare agli studenti, gli autori fanno un punto rigoroso sulle cause reali delle moderne epidemie e sulle cure possibili, con un approfondimento sui cibi che affiancano il sistema immunitario. Dobbiamo imparare dai nostri errori e agire subito per correggerli. Il clima di un futuro che per certi versi è già presente può trasformare lande vaste della terra in incubatori incredibili per le larve di zanzare. Lo scioglimento delle calotte polari può minacciarci con virus giganti che riemergono dai ghiacciai. Negli ecosistemi degradati gli agenti patogeni si adattano alle poche specie selvatiche rimaste e riescono a fare più facilmente il salto da un pipistrello o un roditore a noi. Nelle aree inquinate, i microrganismi trovano autostrade spianate per insediarsi e moltiplicarsi. La natura ci chiede di fare pace con lei. Ascoltiamola.