Il mondo islamico, che spesso tende a essere presentato come un universo monolitico, nasconde in realtà una cultura estremamente variegata ed eterogenea. L'esempio lampante è rappresentato dalla storica divisione interna tra sunniti e sciiti, le cui origini risalgono a ben 14 secoli fa, ai tempi della successione al profeta Muhammad. Un filo rosso che ha percorso secoli, fino ad assumere nuovo, esplosivo significato nel 1979, con la rivolta islamica sciita di Khomeini in Iran. Tuttavia, più che come scontro teologico-dottrinale, fin dall'inizio tale «scisma» si è configurato soprattutto come una lotta per l'egemonia politica ed economica... Una questione delicata e complessa che riguarda il mondo musulmano e rappresenta uno dei nodi cruciali dell'attuale scenario internazionale.
30 aprile 1945: quando l'Armata Rossa è ormai a pochi metri dal bunker sotterraneo della Cancelleria di Berlino, Adolf Hitler si suicida con un colpo alla testa. Ma l'altro grande dittatore del Novecento, Josif Stalin, detto "la tigre" dallo stesso Führer, non si rassegna alla notizia della morte del nemico e rivale: lo sente simile a sé, in una sorta di «affinità spirituale» che lo affascina fin dalla sfrontata e rischiosa aggressione alla Russia del 1941. Dominato dall'inquietudine, Stalin chiede i documenti delle autopsie, fa interrogare ufficiali e civili e, alla fine dell'anno, ordina ai servizi segreti politici l'avvio dell'"Operazione Mito": un'ambiziosa e dettagliata ricerca sulla vita e la carriera politica del Führer. Il 29 dicembre 1949 il "dossier Hitler" è sulla sua scrivania. Da allora il documento n. 462a, a suo modo sospetto e compromettente, è stato sempre tenuto nascosto negli archivi sovietici, da cui emergerà solo nei tardi anni Novanta. Scopriamo così una sorprendente biografia di Hitler, basata sui ricordi estorti ai suoi assistenti di campo personali, Otto Günsche e Heinz Linge, che restarono al suo fianco fino alla fine, al punto da occuparsi di bruciare il suo cadavere. Le testimonianze dei due restituiscono, oltre ai pettegolezzi di partito e alle strategie belliche, anche gli aspetti più umili e quotidiani della vita del dittatore: gli umori discontinui e le abitudini alimentari, gli scoppi d'ira e le piccole miserie del suo fragile stato di salute. Tutte queste rivelazioni vanno a comporre una curiosa biografia redatta per un solo lettore, e da quell'unico lettore condizionata. Il dossier glissa infatti opportunamente su idee e dottrine non conformi al pensiero comunista, esalta le scene drammatiche e si premura di riportare maldicenze, anche triviali o infondate, pur di soddisfare e blandire il suo lettore. Così, da quello stesso testo, finiscono per emergere in controluce anche la figura, gli interessi e le idiosincrasie di Stalin. In un gioco di specchi sulfureo e affascinante, II dossier Hitler restituisce tutto il sottile antagonismo tra i due dittatori: un contrasto di personalità simili e opposte, un'insolita chiave d'accesso alla tragica storia del XX secolo.
Il libro delinea la storia di Radio Vaticana, dalla sua origine alla fine della seconda guerra mondiale. Seguendo il triplice filone della diplomazia, della propaganda, dell'apostolato, fa emergere così, da una prospettiva inedita, il complesso rapporto che la Santa Sede intrattenne con i totalitarismi e con le democrazie, e il suo atteggiamento nei confronti della Shoah e dell'antisemitismo. Attraverso la ricostruzione dei testi delle trasmissioni nelle diverse lingue, sono approfondite le relazioni dell'emittente con i pontefici e la Curia romana, caratterizzate fra l'altro dagli spazi di autonomia che alcune rilevanti figure di speaker radiofonici seppero conquistarsi.
Il 24 ottobre 1917, cento anni fa, truppe austroungariche e tedesche travolgevano le malpreparate trincee italiane sul Carso fra Plezzo e Tolmino, attorno a Caporetto. L'attacco portò alla conquista austriaca di tutto il Friuli, minacciando addirittura la pianura padana. Il fronte italo-austriaco precipitò sino al Piave e il rischio per l'Italia liberale fu enorme. Il comandante supremo Luigi Cadorna gettò invece la responsabilità sulle truppe, accusandole di aver ceduto, e su quelli che considerava gli avversari interni della guerra: socialisti, cattolici, liberali neutralisti. Nacque la paura che Caporetto fosse stata uno sciopero militare, quasi una rivolta. Qualcuno si apprestava in Italia a "fare come in Russia"? Disfatta militare o campanello d'allarme politico? Il libro ricostruisce lo scontro militare e politico giocato attorno a Caporetto e rilegge le spiegazioni che ne sono state date, da allora sino ad oggi.
La storia europea del Novecento è la storia di due devastanti conflitti che hanno portato alla distruzione di tutte le potenze europee insieme a povertà, ingiustizie e massacri. Ma è anche la storia del riscatto di donne e uomini che hanno creduto negli ideali di libertà, di milioni di europei che hanno acquistato coscienza di sé, istruzione, piena cittadinanza, pari diritti. È anche il racconto di una civiltà che cambia sulla scia di due rivoluzioni industriali e di un'incalzante trasformazione tecnologica e informatica.
Il Partito popolare italiano, nello sfondo di una Italia che sta cercando di trovare una nuova dimensione dopo i drammi lasciati dalla Grande guerra, prima si contrappose poi divenne esplicitamente un soggetto politico che lottò contro il fascismo. Del regime fascista il Partito popolare colse immediatamente, forse prima degli altri partiti, i caratteri assolutistici e totalitari letali per la democrazia italiana. Un momento importante dell'opposizione al fascismo fu proprio il Congresso nazionale del Partito popolare tenutosi a Torino nell'aprile del 1923. Uno snodo fondamentale nella vita del partito creato da Sturzo e, allo stesso tempo, un passaggio fondamentale per ricostruire la storia dell'Italia liberale e del cattolicesimo democratico di fronte al progressivo instaurarsi del regime e della dittatura fascista. è proprio nei difficili e dolorosi anni dell'instaurarsi e del consolidarsi della dittatura che il Partito popolare italiano, inizia un nuovo e lungo cammino. Un cammino che costerà anche l'esilio di alcuni fra i suoi dirigenti più noti (oltre Sturzo anche Ferrari, Donati), oltreché di militanti e simpatizzanti meno conosciuti e che contribuirà ad animare la resistenza dei cattolici democratici al fascismo, contribuendo a far germogliare una rigogliosa nuova stagione politica su cui questi costruiranno la loro partecipazione, attiva e convinta, alla lotta di Liberazione e alla ricostruzione dell'Italia libera del secondo dopoguerra.
"Gli storici patentati sostengono che i vinti della guerra civile italiana sono soltanto neri, i fascisti della Repubblica sociale. Invece il punto di vista che ho maturato negli anni è del tutto nuovo. Come spiego in questo viaggio, compiuto insieme a Adele Grisendi, tra gli sconfitti dobbiamo collocare anche i bianchi e soprattutto i rossi. Hanno perso la vita ribelli delle formazioni non soggette all'egemonia del Pci, uccisi da sicari che credevano compagni di lotta e non carnefici. Lo stesso è accaduto ad antifascisti cattolici e a socialisti che rifiutavano di sottomettersi ai comunisti. E non accettavano che la Resistenza diventasse l'alibi per imporre una dittatura rossa al posto di quella nera. Due volte vinti sono i partigiani delle Garibaldi riparati in paesi dell'Est, per sfuggire alla giustizia italiana del dopoguerra. Molti di loro finirono rinchiusi in gulag disumani come Goli Otok, l'Isola Calva, dove il maresciallo Tito torturava i suoi ex compagni colpevoli di essere rimasti fedeli a Stalin. E infine ci sono le vinte. Madri, figlie, sorelle, mogli colpevoli di avere un famigliare fedele a Mussolini e alla sua Repubblica. Accusate a torto di essere spie dei tedeschi e umiliate, stuprate, uccise. Quando è tornata la pace, ero vicino ai dieci anni e avevo vissuto anch'io l'aggressione quotidiana di un conflitto interminabile. Ho provato il tormento dei bombardamenti degli angloamericani. Ho passato più di una notte nei rifugi anti- aerei, inchiodato come tutti al terrore che il bombardiere solitario, Pippo l'Aviatore, sganciasse i suoi ordigni sulle nostre teste. Ho scoperto la cattura degli ebrei destinati alle camere a gas naziste, attuata da poliziotti della città che tutti conoscevano, coperti dall'indifferenza dei cristiani. In queste pagine c'è anche il Pansa bambino che stava attraversando l'infanzia per approdare alla magica età dell'adolescenza. Di quel tempo mi rimangono immagini impossibili da scordare. Le signore scrutate con desiderio nella modisteria di mia madre. Le confidenze sottovoce tra loro. Gli accenni pudichi agli amori rubati e da tenere segreti. Storie che possono sembrare inventate, in realtà tutte vere. I lettori mi perdoneranno, ma questi sono momenti incancellabili perché rappresentano la mia educazione sentimentale."
È il racconto della vita quotidiana, del lavoro, dei viaggi, degli incontri e dei momenti più difficili e toccanti in un mondo devastato dalla guerra, diviso tra la voglia di democrazia e il ritorno dei Talebani, sospeso tra modernità e integralismo, segnato da bombe, attentati e da un conflitto che non è mai cessato. Il diario di Marco Henry narra l'anno di un civile italiano tra eserciti militari di differenti nazioni, a volte sopraffatto dalla paura e dalle forti emozioni che si possono vivere in un teatro di guerra. Un luogo in cui le precauzioni non sembrano mai sufficienti. In cui il rischio e la fortuna sono alleati con cui scendere a patti. Marco ha un compito, e intende portarlo a termine nel miglior modo possibile: deve occuparsi dei rifornimenti per i 2200 militari italiani che si trovano tra Kabul e Herat. Non si tratta dell'epopea di un eroe, ma delle gesta di un uomo che compie con grande professionalità il proprio lavoro, e che in queste pagine ricostruisce la realtà di una guerra senza fine.
Il libro propone una riflessione storica aggiornata sulle radici culturali dell'esperienza imprenditoriale di Enrico Mattei e dei suoi collaboratori nei momenti cruciali dello sviluppo economico nazionale e internazionale, sottolineando la relazione dialettica e originale che c'è stata fra valori morali e civili ed esigenze produttive e di mercato. In particolare, si concentra sul rapporto d'interazione che si è sviluppato fra l'Università Cattolica e la grande azienda creata da Mattei, per verificare se l'elaborazione scientifica maturata nell'Ateneo tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta ha contribuito alla formazione della cultura d'impresa di Eni, e dunque a definirne il ruolo peculiare nello sviluppo del Paese e delle aree economicamente e socialmente emergenti del pianeta. Il volume racconta le radici culturali, gli orientamenti e i mezzi attraverso cui la prospettiva dell'Eni di Mattei si è dispiegata, approfondendo la sua "politica estera" in Medio Oriente, in Unione Sovietica e in Africa, specie dal punto di vista del patrimonio valoriale cui si è ispirata. Questo aspetto emerge anche nel film-documentario Oduroh di Gilbert Bovay (Eni, 1964), allegato al libro, che racconta la storia di un giovane ghanese il quale, dopo aver frequentato la Scuola Eni di San Donato, è tornato nel proprio Paese a spendervi la formazione acquisita in Italia.
"Al passato ci si può volgere sotto una duplice spinta: disseppellire i morti e togliere la rena e l'erba che coprono corti e palagi; ricostruire, per compiacercene o dolercene, il percorso che ci ha condotto a ciò che oggi siamo, illustrandone le difficoltà, gli ostacoli, gli sviamenti, ma anche i successi. Appare ovvio che nella storia contemporanea prevalga la seconda motivazione; ma anche la prima vi ha una sua parte." Claudio Pavone, per molti anni archivista di Stato, ha insegnato come professore associato di Storia contemporanea presso l'Università di Pisa. I suoi interessi di studio si sono concentrati sulla formazione dello Stato unitario dal punto di vista istituzionale e amministrativo, sulla storia delle istituzioni in generale e sul nodo fascismo-guerra-Resistenza. Tra i suoi volumi più recenti, "Una guerra civile" (Torino 1991, più volte ristampato), "Alle origini della Repubblica" (Torino 1995) e "Intorno agli archivi e alle istituzioni. Scritti di Claudio Pavone" (a cura di I. Zanni Rosiello, Roma 2004).
26 gennaio 1943. A Nikolaevka, sul fronte russo, si svolge una battaglia memorabile: per riportare a casa ciò che resta dell'armata italiana in Russia, il corpo degli alpini deve superare undici sbarramenti, vere e proprie cinture infernali strette da un avversario superiore per uomini e mezzi. Degli oltre 200.000 uomini che erano partiti dall'Italia con la prospettiva di contribuire a una facile vittoria, poco più della metà tornerà in patria dopo sofferenze e traversie indicibili. Il volto umano e drammatico di questa epopea viene riportato alla luce grazie a molteplici e inediti punti di vista; dal semplice artigliere all'ufficiale, dal pilota d'aereo al maniscalco, dall'autiere al fante in servizio postale. Testimonianze che fanno emergere con vigore i lati oscuri come le punte di eroismo e di solidarietà che hanno fatto della ritirata di Russia il corrispettivo italiano dell'Anabasi di Senofonte. Una vicenda di straordinario significato umano, prima che militare e politico, che ha segnato il destino d'Italia e d'Europa.
A partire dal 1942 il confine orientale italiano fu il teatro di una violentissima repressione antipartigiana. Protagonisti ne furono gli uomini dell'Ispettorato generale di pubblica sicurezza, che contribuirono a spargere il terrore in tutta la regione. Non si trattò di una violenza improvvisata ed estemporanea, ma l'estremo risultato di una consumata esperienza maturata sul campo. Negli anni Trenta, infatti, molti di loro avevano già fatto parte di organismi che avevano efficacemente contrastato la mafia siciliana e il banditismo sardo. Si trattava di corpi speciali di polizia, che il regime fascista aveva creato sul modello delle contemporanee strutture di indagine politica come l'Ovra, ma di cui si potevano ritrovare dei precedenti già nella Grande Guerra e nella tarda età liberale. Fu proprio in queste circostanze che cominciò a formarsi quel ristretto gruppo di specialisti che, tra utopie d'ordine e ambizioni personali, nel corso dei rivolgimenti politici di un trentennio seppero imporsi come riconosciuti professionisti del settore. Dopo il crollo del fascismo, infatti, li ritroveremo ancora una volta in Sicilia, per fronteggiare la rinnovata emergenza dell'ordine pubblico.