Il libro si sviluppa in due sezioni. Nella prima viene ricostruita la vita e la storia dell'antica Puteoli, porto di primaria importanza; punto di irradiazione della politica romana nel Mediterraneo; approdo obbligato per quanti provenivano dall'Oriente: qui soggiornò Paolo e sorse una delle più antiche comunità cristiane. Nella seconda l'attenzione si sposterà sulla città «Caput mundi», che aveva sottomesso l'intero Mediterraneo, che diventerà uno dei principali centri del cristianesimo nascente. A Roma predicano e vi trovano la morte Paolo e Pietro; qui nasce una comunità avversata e perseguitata, ma capace di divenire un autorevole punto di riferimento per i primi cristiani. Ripercorrendo la storia delle due città sarà possibile cogliere le dinamiche sociali e religiose entro cui i seguaci di Gesù costruirono e definirono la propria identità cristiana.
Fin dall'antichità gli ebrei non sono stati una grande potenza, eppure, la loro storia ha influenzato il mondo intero. La millenaria cultura ebraica è comprensibile solo tenendo conto delle relazioni con altri popoli ed altri ambienti: minoranze e maggioranze si sono influenzate a vicenda, senza che ciò annullasse la peculiarità ebraica, intrinsecamente contraddistinta da una costante dialettica tra universale e particolare. Nel corso del tempo, sono sorte così ricche elaborazioni culturali: dalla Bibbia al giudeo-ellenismo, dalle molteplici correnti ebraiche del primo secolo al Talmud, dalla qabbalah al chassidismo, dal sionismo alla variegata e spesso drammatica realtà attuale costituita dai due poli fondamentali dello Stato d'Israele e dalla diaspora. Questo libro a due voci è un racconto inedito e potente di una storia unica, lunga trenta secoli che, seppur segnata da fratture e conflitti, è stata in grado di produrre valori universali.
La vicenda di Roma, lungo tutto il suo percorso millenario, è accompagnata da un concetto particolarissimo e originale: quello espresso nel termine imperium. Questo vocabolo traduce il rapporto tra il potere nella sua accezione più alta e la sua responsabilità. Nel gestire questa gravosa incombenza il potere deve confrontarsi con una serie di doveri. Ab origine, la responsabilità verso il popolo romano è subordinata a una serie di valori addirittura anteriori alla nascita stessa dell'Urbe, come quello di fides, il rispetto delle regole. A questo concetto sono costretti a rapportarsi tutti i grandi di Roma. Camillo, cui viene attribuita una prima definizione del diritto naturale, che vieta ogni atto in contrasto con la natura dell'uomo; Scipione, il primo imperator, che proclama la superiorità di un singolo sulle strutture. Muove all'azione Silla, l'idealista in cerca di impossibili ritorni al passato; accende Cicerone nella sua teoresi; lo reclama per sé Cesare senza poter conservare né il potere né la vita; lo struttura mirabilmente Augusto, nel nuovo patto con gli dei (la pax Augusta) da cui nascerà la monarchia. L'intero corso della storia imperiale assiste poi a un costante dibattito, che impegna tanto gli stoici quanto la propaganda di corte, gli imperatori-soldati come il pensiero cristiano. Da quest'ultimo ambito uscirà, infine, la struttura tetragona e proiettata nei secoli a venire dell'impero cristiano.
Il 9 giugno del 53 a.C., sulla pianura di Carre, nell'Alta Mesopotamia, un esercito di cavalieri venuti dall'Iran e dall'Asia centrale sbaraglia un'armata di oltre cinquantamila uomini, inviati da Roma a conquistare l'impero rivale dei parti. L'avanzata verso la conquista del mondo, ritenuta fino ad allora inarrestabile, è bloccata da un'armata di cui erano state sottovalutate la perizia militare, la forza d'urto e, soprattutto, la capacità di resistere al temibile dispositivo della legione. Giusto Traina racconta la storia avvincente e appassionante di una battaglia fra le più oscure nella storia militare dell'antichità, il primo grande scontro di una guerra continua, praticamente mai conclusa, fra Roma e l'Iran.
Dopo l'aggressione nazifascista alla Jugoslavia, fra il 1941 e l'8 settembre del 1943, il regime fascista e l'esercito italiano misero in atto un sistema di campi di concentramento in cui furono internati decine di migliaia di jugoslavi: donne, uomini, vecchi, bambini, rastrellati nei villaggi bruciati con i lanciafiamme. Lo scopo di Mussolini e del generale Roatta, l'organizzatore di questo sistema concentrazionario, era quello di eliminare qualsiasi appoggio della popolazione alla resistenza jugoslava e di eseguire una vera e propria pulizia etnica, sostituendo le popolazioni locali con italiani. Arbe - Rab, Gonars, Visco, Monigo, Renicci, Cairo Montenotte, Colfiorito, Fraschette di Alatri sono alcuni dei nomi dei campi in cui furono deportati sloveni, croati, serbi, montenegrini e in cui morirono di fame e malattie migliaia di internati. Una tragedia rimossa dalla memoria nazionale e raccontata in questo libro anche grazie ad una importante documentazione che comprende foto, lettere, testimonianze dei sopravvissuti.
Questa storia comincia una sera d'inverno, il 7 gennaio 1978. Davanti a una sede del Movimento sociale italiano nel quartiere Appio Latino, a Roma, vengono uccisi a colpi d'arma da fuoco due attivisti di destra. Da quel momento, i morti di Acca Larentia diventano icone intoccabili del neofascismo. Questa storia ricomincia il 30 aprile 1987, quando viene arrestato Mario Scrocca, un militante di estrema sinistra. Secondo gli inquirenti, Scrocca avrebbe fatto parte del commando che colpì ad Acca Larentia. Lo troveranno cadavere ventiquattro ore più tardi, impiccato in una cella di Regina Coeli. Ma troppe cose non tornano... Questa storia senza fine ricomincia - una volta ancora - un pomeriggio di giugno del 2021. Due donne si incontrano sotto il cielo di Roma. Rossella ha sessant'anni ed è la vedova di Mario Scrocca. Valentina, di anni, ne ha trenta, è cresciuta dalle parti di Acca Larentia, in passato ha frequentato dei neofascisti e si porta dentro le cicatrici di quelle frequentazioni. "Dalla stessa parte mi troverai" è il racconto di un amore vissuto a mille nei giorni in cui tutto era ancora possibile e di una vita spezzata al tempo del disincanto collettivo, prima di essere consegnata all'oblio. Con un rigore che non ammette sconti, Valentina Mira fa luce sul vittimismo osceno dei carnefici, demolendo retoriche, alibi, miti di quella destra che si è presa l'Italia.
L'Ucraina è stata a lungo un territorio conteso tra imperi potenti e in concorrenza tra loro. Eppure, a partire dall'Ottocento si è sviluppata una coscienza nazionale che, dopo il 1989, ha dato senso e identità al nuovo stato indipendente. Dopo le prime teorizzazioni, sarà il fallimento della rivoluzione nazionale del 1917 ad aprire le porte da un lato al patriottismo sovietico elaborato dai bolscevichi e dall'altro a un nazionalismo ucraino della diaspora che nel periodo tra la due guerre si avvicina progressivamente al fascismo e al nazismo. Dopo la Seconda guerra mondiale, l'emigrazione negli Stati Uniti e in Canada costituirà una comunità coesa e influente, capace di svolgere un ruolo significativo quando, con la caduta dell'URSS, nascerà per la prima volta uno stato ucraino indipendente. Proprio a partire da allora, nel 1991, il debole senso di appartenenza nazionale si rafforzerà in parallelo al processo di democratizzazione ed europeizzazione, accentuato dal crescente antagonismo con la Russia putiniana. Ripercorrendo la storia della nascita di una nazione, questo libro propone una chiave di lettura degli eventi più recenti e dell'attuale conflitto con la Russia.
Nell'agosto del 1519 cinque navi partirono dal porto di Siviglia. Erano tutte parte di una spedizione patrocinata e sostenuta dall'imperatore Carlo V. Alla loro guida si trovava un ammiraglio portoghese allontanato dal suo paese con disonore e che si era messo al servizio della Corona spagnola in cerca di riscatto. L'obiettivo del viaggio era dimostrare che le Isole Molucche, allora famose perché produttrici di spezie, appartenevano alla Spagna e non al Portogallo secondo le regole del trattato di Tordesillas che aveva diviso il pianeta tra questi due imperi. Nei tre anni seguenti queste imbarcazioni e questi uomini affronteranno battaglie, ammutinamenti, naufragi, tradimenti. Solcheranno mari mai affrontati prima dagli europei, entreranno in contatto con popoli e culture sconosciute, dai patagoni della Terra del Fuoco agli abitanti della Polinesia. Insomma, affronteranno una delle più grandi imprese della storia dell'uomo. Un'avventura che si concluderà con il loro ritorno e con la diffusione del racconto di viaggio del vicentino Antonio Pigafetta.
In nessun altro campo della ricerca sul Vicino Oriente antico si sono verificati negli ultimi anni cambiamenti così epocali come nella storia di Israele. Sia che si parli degli inizi di Israele alla fine del II millennio a.C. sia che si tratti del periodo monarchico, dell'esilio babilonese o dell'epoca persiana, molte tesi classiche non sono più sostenibili. Bernd U. Schipper racconta in modo nuovo la storia di Israele nell'antichità sulla base di fonti archeologiche e altre fonti extrabibliche. Così vengono alla luce città, eventi, templi e culti di Israele di cui la Bibbia non dice nulla. Un testo per tutti coloro che vogliono informarsi sullo stato delle più recenti ricerche sulla Storia che sta dietro i racconti della Bibbia.
Pubblicato in Francia nel 1946, quando la guerra era terminata e il nazismo sconfitto, questo libro aveva uno scopo ben preciso, che non ha perso di attualità. D'Harcourt riteneva che lasciarsi alle spalle con superficialità il pericolo appena scampato fosse un grave rischio: perché l'ideologia totalitaria non tornasse mai più, bisognava invece comprenderla bene nei suoi argomenti e nelle sue motivazioni. La voce del Partito nazista risuona in queste pagine in tutta la sua lineare "razionalità-: poste alcune premesse (primato della razza, selezione naturale applicata alla società, esaltazione della forza, culto della nazionalità), ogni scelta di Hitler e dei suoi complici era solo una conseguenza.
Anche se compresa solo di recente, in forte ritardo rispetto ai fatti, la necessità di una didattica della Shoà è ormai largamente riconosciuta. Essa è necessaria per preparare la ricorrenza annuale della Giornata della memoria e ricordare così adeguatamente il genocidio del popolo ebraico, ma anche per ripensare criticamente larghe parti della nostra storia che in qualche modo l'hanno reso possibile. Questo libro è uno dei primi strumenti didattici progettati per affrontare tale difficile tema educativo. Non descrive solo i fatti del genocidio e la sua preparazione da parte del regime nazista, ma si sforza di inquadrare la distruzione degli ebrei europei nel suo contesto più ampio. Esso guarda dunque a quel che è accaduto non solo in Germania e nei campi di sterminio istituiti dal regime nazista, ma in tutta Europa, considerando i paesi occupati ma anche gli alleati, con uno sguardo particolarmente attento alle vicende italiane. Il libro ne illustra i precedenti: l'antigiudaismo cristiano, quello islamico e quello laico della modernità. Si descrivono infine i processi ai criminali nazisti, la progressiva presa di coscienza del significato della Shoà e la rinascita attuale dell'antisemitismo sotto forma di antisionismo. Una particolare attenzione è dedicata alle parole che definiscono in diversa maniera questi fenomeni storici: Shoà e Olocausto, genocidio e crimini contro l'umanità, antisemitismo e antigiudaismo. Il libro è corredato da un'ampia bibliografia ragionata.
La verità prima di tutto è l'inizio del più famoso J'Accuse della storia moderna, quello di Émile Zola. La verità prima di tutto è anche il movente che ispira questo J'Accuse, che raccoglie la testimonianza della Relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati da Israele dal 1967. Questo libro non nasce come un instant book. Prima degli attacchi del 7 ottobre 2023 - in un momento in cui l'attenzione mediatica sulla situazione in Israele e nei territori palestinesi occupati era prossima allo zero - J'Accuse voleva essere anzitutto uno strumento per comunicare ai lettori l'urgenza di un tema che non poteva essere ignorato. Attraverso il prezioso lavoro svolto da Francesca Albanese e confluito in tre Rapporti internazionali - presentati rispettivamente nell'ottobre 2022, nel luglio e nell'ottobre 2023 - era possibile documentare in maniera incontestabile l'affermarsi di una condizione di apartheid e di un'occupazione neocoloniale con migliaia di vittime. Questo fatto doveva essere portato all'attenzione del grande pubblico. Dopo il brutale e intollerabile attacco di Hamas, e dopo la guerra conseguente su Gaza, l'attenzione mediatica su Israele e Palestina è diventata massima, eppure resta impantanata in contrapposizioni fuorvianti (se critichi Israele stai con i terroristi; se porti l'attenzione sull'occupazione stai giustificando Hamas...), che impediscono la comprensione di una storia che non comincia il 7 ottobre. Il J'Accuse di Francesca Albanese non è l'intervento di parte di un'attivista ma è il contributo di una donna che svolge da anni un incarico di alto profilo istituzionale e che può aiutarci a vedere e a capire ciò che non vediamo. L'ampio saggio di Roberta De Monticelli che chiude il libro offre inoltre una visione profonda dei temi che questo conflitto ha messo in luce.