Dopo gli orrori della prima metà del XX secolo, gli anni compresi tra il 1950 e il 2017 sono stati un periodo di pace e di relativa prosperità per gran parte dell'Europa. Una seconda rivoluzione industriale ha trasformato il continente. La catastrofica era della 'guerra civile europea' e dei due conflitti mondiali è sembrata svanire in un passato lontano. Come ha fatto l'Europa a lasciarsi alle spalle le macerie di due guerre e a costruire la più duratura pace della sua storia? Dopo "All'inferno e ritorno", Ian Kershaw, uno dei maggiori storici contemporanei, prosegue il suo viaggio nella storia del nostro continente nel '900. Un affresco che ricostruisce il mondo in cui viviamo e le sue origini. Un libro che ci fa scoprire cosa vuole dire essere 'europei'.
Carlo, l'ultimo imperatore degli Asburgo ha fallito in tutti i tentativi in cui ha impegnato le sue forze: non è riuscito a vincere la Grande guerra e nemmeno a fare la pace; non è riuscito a riformare l'impero né a evitarne il dissolvimento; non è riuscito a mantenere la corona né a riprendersela in due tentativi rocamboleschi; non è riuscito a salvare le sue sostanze, le sue proprietà e i suoi beni; non è riuscito a essere padre dei suoi otto figli, morendo prima di vedere l'ultima concepita; non gli è riuscito, come tanto desiderava, di vivere a lungo al fianco dell'amata moglie.
Nei secoli racchiusi tra l'invenzione della stampa e la nascita del diritto d'autore anche gli uomini e le donne più illuminati credevano nella necessità di sorvegliare la circolazione libraria e reprimere le idee considerate dannose per la società. Cosa distinse il sistema di censura romano dai meccanismi di controllo vigenti in altre parti d'Europa? E, soprattutto, in che modo la censura ecclesiastica influì sugli sviluppi della cultura italiana nel corso dell'età moderna? Tenendo insieme in un unico grande affresco dotti e 'senza lettere', letteratura e arte, scienza e filosofia, politica e teologia, questo libro restituisce la voce ai tanti attori che animarono la scena culturale della penisola italiana. Ricostruisce gli strumenti con cui Roma cercò di impedire la diffusione dei libri ritenuti pericolosi e allo stesso tempo gli stratagemmi con cui autori, stampatori e lettori cercarono di aggirare tali controlli. La censura fu eliminazione, soppressione, cancellazione, ma anche sostituzione, restituzione, riscrittura. Il successo della politica religiosa e culturale della Controriforma passò anche per la capacità di restituire ai fedeli una serie di testi atti a sostituire i libri non più disponibili. Il libro scomparve e poi ricomparve sotto forme diverse, lontane ma non del tutto nuove rispetto al loro aspetto originario.
Una storia di scelte strategiche, scommesse vinte, battaglie perdute, ambizioni e illusioni persistenti Avvalendosi di un'ampia gamma di fonti, Antonio Varsori ricostruisce l'intera vicenda della posizione italiana sullo scenario internazionale dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi. Più di settant'anni di storia scorrono davanti ai nostri occhi: l'uscita dal dopoguerra, la scelta occidentale, la vocazione europeista, il difficile formarsi di nuovi equilibri all'indomani del crollo del muro di Berlino e la nuova drammatica cesura rappresentata dall'11 settembre; e poi la globalizzazione economica, le trasformazioni tecnologiche, fino all'emergere di nuovi attori globali. Con mille sforzi e non senza alcuni significativi risultati l'Italia repubblicana ha risalito la china del riconoscimento internazionale, ma oggi sembra ancora più faticoso definire una coerente strategia di proiezione su scala mondiale.
Un libro classico e attuale insieme. È un classico in quanto primo studio rivoluzionario sulla nascita del sistema di pensiero dell'antigiudaismo. È attuale in quanto queste false idee tendono oggi a ripresentarsi, sia in alcuni paesi, sia nei rigurgiti di nazionalismo e di tradizionalismo, così come nelle polemiche contro il rinnovamento della chiesa cattolica e contro il dialogo interreligioso. Isaac dichiara che è «un libro di passione»: fu iniziato infatti nel 1943, nel pieno della furia nazista, e scritto «di rifugio in rifugio». Si occupa delle origini, gli anni che vanno dal paganesimo alle Crociate dell'anno Mille, epoca in cui l'antisemitismo si è definitivamente radicato nel mondo cristiano. L'autore affronta il suo tema (come mai «cristianesimo e giudaismo, nati dallo stesso nucleo biblico, siano arrivati a quest'asprezza di odio reciproco»?) da più punti di vista: storico, teologico, scritturale e anche, diremmo, mass-psicologico. È oggi unanimemente riconosciuto che Gesù era un ebreo, e agiva nell'ambito di quella cultura e quella religione cui apparteneva. Parimenti è riconosciuto come falso che gli ebrei, e non i romani, fossero stati artefici della passione e della morte di Gesù. Eppure, secondo Isaac, l'antisemitismo si basa su queste falsità: Gesù antiebraico, ebrei nemici di Gesù. Una ostilità inesistente nei primi anni giudeo-cristiani e costruita tempo dopo forzatamente. Indagando storia e testi, Isaac scopre che l'antisemitismo cristiano ha un'origine ecclesiale e non popolare. I padri della Chiesa tra III e V secolo hanno contro gli ebrei parole di una violenza anticipatrice delle offese future. È così che cominciano a essere diffusi tra le masse i due fattori su cui per sempre si costituirà l'odio antigiudaico: «l'insegnamento del disprezzo» e il «sistema dell'umiliazione»; saranno questi due elementi a fondare una specie di subconscio antisemita dei cristiani, ceppo di tutte le persecuzioni. Un saggio agile con una scrittura polemica e piena di vivaci variazioni stilistiche.
La città, con i suoi abitanti, il suo commercio, la sua arte, la sua identità mutevole e allo stesso tempo persistente, rappresenta il cuore della storia dell'uomo da oltre 7.000 anni. Sfogliando queste pagine percorriamo le strade di 100 città celebri, dall'antica Roma a New York, da Costantinopoli a Dubai, grazie anche alle splendide immagini, alle storie dei loro abitanti e agli aneddoti che hanno reso ogni luogo indimenticabile e, proprio per questo, eterno.
«Nessuno parla mai dei crimini del comunismo!»: sul serio? Dagli eccidi perpetrati dai bolscevichi al massacro di Piazza Tienanmen a Pechino, i crimini dei regimi comunisti o sedicenti tali non sono mai stati sconosciuti, anche quando si è provato a tacerli o negarli; hanno accompagnato la storia del secolo scorso come un'ombra cupa e assillante, condizionandone il corso. Oggi, oltre 5000 monumenti, musei e memoriali sparsi per il mondo, istituti di ricerca, fondazioni, associazioni di ex prigionieri politici e una letteratura vastissima testimoniano che non esiste alcuna congiura del silenzio a oscurare le violenze commesse in nome della società senza classi. Il problema, in verità, è più serio. Se è vero che in tutti gli Stati comunisti, dall'Urss alla Cina, dall'Angola al Vietnam, dall'Albania a Cuba, si sono riprodotti i caratteri di una violenza che ha la sua matrice nella qualità totalitaria del progetto leninista, dobbiamo capirne le specificità al di là di semplificazioni faziose e di sciocche equiparazioni. Questo libro smentisce immaginari e luoghi comuni di quello che, nel bene e nel male, è stato il più vasto movimento politico del mondo contemporaneo.
Dopo 150 anni dalla cosiddetta «Breccia di Porta Pia», e a poco più di 90 anni dalla firma dei Patti Lateranensi, questa Raccolta pluridisciplinare di Studi illustra i diversi aspetti e le numerose conseguenze di un evento che mutò definitivamente il rapporto tra il Papa e il mondo: come mai prima, la figura del Romano Pontefice divenne, nel mondo intero, quella del Padre universale, libero da ogni interesse particolare legato ad un suo Stato, e proteso verso l'umanità tutta. Dal canto suo, la Chiesa nutriva la coscienza irrinunciabile di essere per sé un soggetto giuridico internazionale. Questa concezione che la Santa Sede aveva di sé non era basata sull'idea di potere temporale, ma sulla natura stessa della Chiesa, sulla sua autorità spirituale sovrana, confermata dal consenso internazionale. Anche dopo il 1870, infatti, numerosi Stati mantennero una propria rappresentanza diplomatica presso la Santa Sede, che continuò ad essere soggetto operante nella comunità internazionale, anche se priva di un proprio territorio. Dalla Presentazione di Bernard Ardura.
Fin dalla più remota antichità, che fosse scritto su tavoletta d'argilla, papiro, pergamena o carta, il libro è servito a trasmettere informazioni, idee, racconti, poesie, preghiere, leggi, contabilità e tutto ciò che di scritto potesse essere letto. Ma il cammino che porta il libro sotto gli occhi del lettore è lungo e complesso e presuppone la collaborazione di una quantità di artigiani che concorrono alla realizzazione dell'oggetto finito. A condurlo per mano lungo questo percorso è il libraio, cioè il commerciante che fin dall'antichità organizza uno stuolo di scribi, copisti, fabbricanti di pergamena, miniaturisti e rilegatori per ottenere il prodotto finito che toccherà a lui vendere. Per vari secoli, nonostante l'avvento della carta e la grande invenzione della stampa, il suo ruolo non cambierà e il libraio, ma forse sarebbe meglio chiamarlo "uomo del libro", assolverà di volta in volta le funzioni di editore, stampatore, distributore o negoziante. È solo nell'Ottocento che le professioni cominciano a diversificarsi e che la figura del libraio si distingue nettamente da quella dell'editore, del distributore e dello stampatore. In questo lavoro minuzioso e pieno di rivelazioni Jean-Yves Mollier ripercorre cinquemila anni di storia dell'attività libraria passando dalle tavolette sumere scritte in carattere cuneiforme alla minacciosa comparsa dei giganti del web, che occupandosi in maniera capillare e senz'anima del commercio del libro mettono in serio pericolo l'esistenza di un professionista dedito da sempre a veicolare cultura.
Negli ultimi anni, la crociata ha conosciuto un rinnovato interesse. I molti studi di cui è stata oggetto hanno ridefinito, in parte, quello che può ritenersi, ormai, un fenomeno di lunga durata. Il loro numero crescente ha contribuito, però, a complicare il quadro, tanto che non è facile comprendere, oggi, cosa possa effettivamente includersi sotto il nome di crociata. Questo libro offre non solo un'opportuna e utile sintesi ragionata dei risultati della ricerca storica ma un'interpretazione originale che fa il punto su un fenomeno complesso: ricercandone le radici nella cultura medievale; recuperando quel rapporto spesso trascurato fra crociata e riforma della Chiesa; mostrandone lo sviluppo fattuale in rapporto a quello ideologico e riflettendo sulle sue molte metamorfosi; osservando, infine, il sorgere del mito nel pensiero moderno sino alle più recenti rielaborazioni storiografiche.
Dionisio rappresenta il tiranno per antonomasia: crudele e pauroso, circondato da adulatori e incapace di mantenere relazioni positive con familiari, amici e collaboratori. Il cosiddetto Orecchio di Dionisio - l'ingresso alla celebre cava di pietre di Siracusa - deve il suo nome alla paranoica volontà di controllo attribuita al signore di Siracusa. L'aneddoto più celebre che lo riguarda è quello della spada di Damocle, che ci fa intuire i mortali pericoli insiti nel potere che gestiva. Ma questa rappresentazione negativa del sovrano è viziata dalla tradizione a lui ostile, che prevalse sulla storiografia più favorevole, pervenutaci solo in parte: grazie a quest'ultima possiamo intravedere capacità politiche e militari fuori dall'ordinario. La gestione della continua conflittualità contro i Cartaginesi gli spianò la strada per il controllo di Si-racusa. La città divenne un punto di riferimento per grandezza e bellezza, e soprattutto per le grandiose opere di fortificazione. Il modo in cui Dionisio prese il potere e lo gestì rimase decisamente paradigmatico, e il suo carisma politico non sfuggì neppure ad Alessandro Magno e a Scipione l'Africano che videro in lui modello. Le guerre contro i Greci d'Italia e le pericolose alleanze con i barbari logorarono via via la sua immagine, specialmente presso gli Ateniesi. Ma la sua corte divenne un polo di attrazione per letterati e filosofi, anche perché lo stesso Dionisio amava comporre versi tragici, con una certa sopravvalutazione delle proprie capacità. Drammi familiari e difficili relazioni personali condizionarono in parte il suo agire, ma Dionisio resse il potere a lungo e in sicurezza fino alla morte, che lo colse nel suo letto.
L'Eugenetica non fu un'invenzione della Germania nazista, anche se fu proprio in tale contesto storico, geografico e culturale che una tale visione del mondo e la sopraffazione dei più deboli e indifesi maturarono. Hitler e i suoi non inventarono nulla di nuovo, ma spinsero alle estreme conseguenze una visione pseudoscientifica del mondo che veniva da lontano. I medici di Auschwitz-Birkenau e di molti altri luoghi dell'orrore erano convinti di dover compiere un lavoro "di pulizia e igiene-, eliminando la parte dell'umanità di "rango inferiore- e per attuare questo abominio non ricorsero solo a giustificazioni di tipo ideologico, ma invocarono il ruolo di garante dello Stato tedesco e gli ordini da quest'ultimo ricevuti. La scienza moderna appare esposta come nel passato alla tentazione di utilizzare scorciatoie etiche per raggiungere obiettivi di tipo utilitaristico. Il poter disporre di strumenti di enorme potenza di calcolo, di una grande rapidità di spostamento da un luogo a un altro del pianeta e allo stesso tempo di una maggiore velocità di accesso a una mole sterminata di informazioni, ha reso il ricercatore moderno facile preda di un senso di onnipotenza che potrebbe provocare di nuovo danni incalcolabili.