Il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro, nella primavera del 1978, costituiscono uno degli eventi più traumatici nella storia dell'Italia repubblicana. Le diverse ricostruzioni che hanno cercato di far luce sulla vicenda si sono in larga parte concentrate sui "misteri", veri o presunti, sui retroscena, sulla meccanica dei fatti. Il libro di Giovagnoli apre ora una prospettiva diversa e nuova: non più il caso Moro come fatto criminale da indagare alla ricerca di chissà quali rivelazioni, ma il caso Moro come tragedia morale e politica.
In quest'opera l'autore sottrae definitivamente l'arte mediterranea dei secoli dal III al VII secolo al pregiudizio classicistico della "decadenza" per mostrarne le ragioni di fondo, nella trasformazione da una visione del mondo essenzialmente umanistica a una concezione più spirituale ed astratta. Il testo riporta i riferimenti alla storia delle idee dell'epoca, allo sviluppo dei centri di produzione artistica, da Costantinopoli a Ravenna, alla persistenza di tradizioni antiche fino ad arrivare all'accostamento con l'esperienza artistica del XX secolo dell'astrattismo. Il corredo di oltre 200 illustrazioni costituisce per la sua completezza quasi un libro dentro il libro.
Nel 1798, per effetto dei grandi rivolgimenti prodotti a scala europea dalla Rivoluzione francese, si verificò a Roma un evento del tutto straordinario: l'espulsione del papa dalla città e la nascita di un regime repubblicano. Improvvisamente, la fine della peculiare mescolanza del potere temporale e di quello spirituale restituivano a Roma il ruolo di città "normale", non più segnata dalla sacralità di un potere teocratico. Il libro di Marina Caffiero indaga in modo originale e inedito questo episodio della nostra storia, e con esso i temi della costruzione di una nuova mentalità e di una nuova identità politica, alle soglie dell'età contemporanea, a partire dagli aspetti più quotidiani delle pratiche e dei discorsi della democratizzazione.
Qual è il senso del medioevo? In che cosa gli siamo debitori? Perché studiarlo o insegnarlo? In questo breve, densissimo scritto, uno storico insigne prova a cimentarsi con le domande più radicali, e solo apparentemente più ovvie. In questa nuova edizione, ampliata e riveduta, l'autore partendo dai luoghi comuni e dai distinguo degli specialisti arriva a definire il medioevo un grande "laboratorio", un cantiere dove lavorano molteplici esperienze e idee.
Il periodo tra Antichità e Medioevo, ormai comunemente denominata Tardoantico, gode oggi negli studi di una particolare fortuna. Considerato tradizionalmente un periodo di decadenza, l'epoca cosiddetta "tardoantica" ha ormai acquisito una propria dignità in quanto sostrato dell'Europa moderna. Il volume di Brandt traccia, secondo tale nuova prospettiva, la storia di questo momento di trapasso fra il terzo e il sesto secolo d.C., segnato da numerosi contrasti e rivolgimenti. L'autore mette in luce quanto vasti siano l'eredità e gli impulsi che da quell'età discendono: basti pensare alla diffusione del Cristianesimo, alla tensione fra potere ecclesiastico e potere secolare, alla codificazione del diritto.
Studioso di storia tedesca, David G. Williamson ha insegnato Storia e Politica nella Highgate School di Londra. In questo libro, dopo aver fatto un breve panorama dello stato degli studi, segue l'emergere del nazionalsocialismo negli anni Venti, l'ascesa al potere di Hitler nel 1933, l'organizzazione dello stato nazista e il consolidamento della sua presa sulla società tedesca, l'azione economica, la politica estera, il razzismo, da ultimo la condotta della guerra fino alla catastrofe finale del paese.
Emerito di Egittologia nell'Università di Friburgo, l'autore cerca di dare una succinta e vivace informazione sui quattromila anni di storia della civiltà egizia, dalla preistoria fino al suicidio di Cleopatra, che segna la fine dell'Egitto dei faraoni. Seguendo la successione dei Regni (antico, medio e nuovo) e delle dinastie, l'autore fornisce anche una descrizione generale della società egizia, delle sue strutture, della sua cultura.
"Il libro - sobrio, preciso e meticolosamente documentato - è ricco di fatti talmente straordinari e inquietanti che, se l'autore non avesse una conoscenza così approfondita dell'Italia, risulterebbero incredibili. L'ombra del potere è di piacevole lettura e di grande impatto." (Caroline Moorehead, "Spectator"). "Tutta l'Europa dovrebbe riflettere seriamente su quanto sta avvenendo alla democrazia nell'Italia di Berlusconi." (Joseph Farrel, "Sunday Herald"). David Lane è corrispondente dall'Italia dell'Economist dal 1994 ed è stato coautore degli speciali su Silvio Berlusconi che hanno suscitato vasta eco in Italia e in Europa. Vive in Italia da trent'anni.
Gondola - piccione - ponte dei Sospiri. Venezia è soffocata da una sequenza di immagini stereotipate. Un modo per capirla forse e quello di ricostruirne la storia quotidiana lasciando parlare le pietre, i campi, le cucine delle case, le merci, i saloni dei palazzi.
L'appartenenza della Russia all'Europa costituisce una questione aperta. Si tratta di un problema tutt'altro che astratto poiché di volta in volta il discorso europeo è servito alla Russia per individuare la propria identità, interpretare il proprio passato e delineare il proprio futuro, riconoscendo all'Europa la funzione di punto di riferimento. Il valore determinante del rapporto e del confronto Russia-Europa si manifesta nel momento in cui la Russia inizia una grande operazione di avvicinamento al Vecchio Continente, a partire dall'epoca delle rivoluzionarie riforme nel XVIII secolo. I saggi di Vittorio Strada ripercorrono gli intrecci e gli scambi con la civiltà europea in due secoli e mezzo di storia culturale russa.
Il vento tendeva le vele delle galee genovesi che dalla Crimea stavano entrando nel porto di Messina. Erano le benvenute. Portavano mercanzie da ogni parte del mondo conosciuto, sete, spezie e oggetti preziosi. Quando se ne andarono, cacciate dai messinesi, era ormai troppo tardi. La Grande Morte, la Peste Nera, aveva già fatto le prime vittime e il contagio si stava diffondendo a gran velocità. Era l'ottobre del 1347 e quello era l'inizio del più devastante disastro naturale della storia dell'umanità. Scrupolosa e ricca di aneddoti, questa è la storia della terribile epidemia che falcidiò un terzo della popolazione europea. E creò un mondo nuovo.
Nazionalista e rivoluzionario, antiliberale e antimarxista, imperialista e razzista: il fascismo è stato il primo esperimento totalitario attuato nell'Europa occidentale da un partito milizia, proteso ad annientare i diritti dell'uomo e del cittadino, per creare una "nuova civiltà", fondata sulla militarizzazione della politica, sulla sacralizzazione dello Stato e sul primato assoluto della nazione come comunità etnicamente omogenea. Questa è, in sintesi, l'interpretazione del fenomeno fascista esposta in questo saggio da Emilio Gentile.