Un profilo di un uomo straordinario. Una interpretazione originale di una delle figure più controverse della storia. Il libro è già stato tradotto e ha suscitato interesse di pubblico e di critica in Germania, Francia, Spagna, America, Brasile. Luciano Canfora insegna Filologia classica all'Università di Bari.
La nuova unità statale, nata nel 1860, mancava di un sistema di infrastrutture capace di investire anche le aree più appartate; il mondo commerciale aveva operatori che differivano da una zona all'altra. I gruppi imprenditoriali mantenevano ancora i profili degli antichi Stati in cui erano cresciuti. Perfino la burocrazia conservava procedure, linguaggi e organizzazioni assai diversi da un'area all'altra. Il libro ripercorre alcuni passaggi significativi della storia degli italiani, ricostruisce come l'Italia, immaginata dai Padri della patria, divenne tra incertezze e delusioni, un Paese reale.
Marc Cooper viveva in Cile all'epoca del golpe militare che ha sovvertito il governo di Salvador Allende, per il quale lavorava come traduttore. A venticinque anni dagli avvenimenti che lo hanno costretto alla fuga, Cooper torna in Cile, descrive un paese che è solo in apparenza democratico, osserva con uno sguardo memore del passato una società che ha subito fortissimi traumi, ancora non rimarginati. "Io e Pinochet" racconta i momenti decisivi del governo di Allende, il terrore del golpe, la delusione di una pseudodemocrazia fino all'arresto di Pinochet.
Le riviste degli anni di guerra e d'anteguerra, i fogli interventisti, i diari di trincea e la letteratura sulla guerra: rileggendo questa sterminata produzione Isnenghi ha ricostruito in questo studio l'atteggiamento nei confronti dell'intervento e poi dell'esperienza bellica di una intera generazione di intellettuali italiani: da Marinetti a Papini, da Prezzolini a Gadda, da Soffici a Jahier, Serra, Malaparte, Borgese, d'Annunzio. Dalla guerra come occasione rigeneratrice per l'individuo e la società alla guerra come veicolo di protesta o, al contrario, antidoto alla lotta di classe.
L'espansione territoriale dell'Europa negli ultimi seicento anni ha lasciato dietro di sé, una volta terminata la dominazione colonialistica, non solo orientamenti filosofici, innovazioni tecnologiche, espansione industriale e strutture statali, ma anche immensi problemi di ordine politico, economico e sociale, e continenti interamente trasformati. Il volume conduce il lettore alla scoperta delle modalità storiche del colonialismo e dei suoi rapporti con i nodi centrali del pensiero religioso e filosofico occidentale.
Questa nuova edizione del volume contiene molti aggiornamenti e diversi approfondimenti, necessari per meglio comprendere direzione e conseguenze dei formidabili cambiamenti in corso. Nell'ultimo decennio, infatti, il controllo delle nascite si è rapidamente diffuso, la sopravvivenza è aumentata, la mobilità è stata sollecitata da fortissime spinte; gli abitanti del mondo sono cresciuti di circa un miliardo e tutti siamo un poco più consapevoli dei limiti del pianeta.
La rivoluzione "anti-comunista" dell'estate del 1991, imposta dall'alto per volontà di Boris Eltsin e del suo entourage al fine di abolire l'industria di Stato, privatizzare le infrastrutture e consentire alla Russia l'ingresso a pieno titolo nell'economia di mercato, era sostenuta da gran parte dell'opinione pubblica, delusa dagli scarsi risultati della perestroika. Sette anni più tardi l'intero sistema economico russo crollò. Non vi fu nessun complotto; il peso stesso degli errori e delle scelte approssimative causò una generale bancarotta. Roj Medvedev cerca di far luce su un decennio complesso e drammatico dove interessi economici e sociali si sono spesso incrociati con quelli della malavita.