Lo sapevi che la barba prima di diventare di moda era roba da tipi loschi? Una volta era sfoggiata solo da assassini e pirati, poi ai soldati inglesi della Guerra di Crimea fu permesso di farla crescere per proteggersi dal gelo della penisola russa; tornati in patria, la trasformarono in un simbolo di coraggio e virilità. Lo sapevi che in passato i guanti potevano esprimere sentimenti opposti? Gli uomini li usavano per schiaffeggiare gli avversari, come insulto o invito al duello, mentre le donne li lasciavano cadere per sedurre gli spasimanti; gli aristocratici ne scambiavano paia ricamate o decorate da gioielli come regali, ma potevano anche usarli per avvelenare i rivali come nel Massacro di Parigi di Marlowe. Lo sapevi che le graffette sono state strumento prima di libertà e poi di oppressione? Durante l'occupazione nazista della Norvegia erano impiegate dai cittadini come simbolo di resistenza, mentre durante la Guerra fredda tenevano insieme i dossier della Stasi nella Germania Est. Lo sapevi che i buchi in età moderna servivano sia per scoprire sia per occultare? Attraverso buchi nei muri si smascheravano congiure e relazioni proibite; i «buchi per preti», invece, sono stati i nascondigli usati dai cattolici inglesi per salvarsi dalle persecuzioni religiose. Siamo abituati a considerare il passato come una sequenza lineare, precisa e magari un po' noiosa di avvenimenti, date e personaggi; ma in realtà la storia è fatta di persone e animali, oggetti e gesti quotidiani legati tra loro in modi del tutto inattesi. Sam Willis e James Daybell intrecciano sapientemente questi fili e svelano la storia nascosta delle cose - le trame che collegano episodi comuni ed eventi memorabili, periodi e luoghi apparentemente molto lontani. Storia imprevedibile del mondo è un viaggio eclettico e affascinante alla scoperta di questo labirinto: perché non si può raggiungere alcuna meta se non ci si sa perdere almeno un po'.
Il libro presenta una sintesi degli oltre settant'anni di storia della Repubblica alla luce degli snodi essenziali di un cammino segnato dal formarsi di una comunità nazionale, democratica e partecipativa, con diritti e doveri riconosciuti e riconoscibili nella Costituzione del 1948. Pagine attraversate dalle interazioni continue fra quadro interno e dimensione internazionale: dal declino della parabola fascista alla guerra fredda, dalla costruzione europea alla scelta atlantica, dai movimenti sociali alle sfide globali del nostro tempo. Il rapporto fra il sistema politico italiano e le compatibilità del mondo in continua trasformazione viene analizzato a partire dalle dialettiche tra continuità e rottura, tradizione e innovazione.
Questo volume presenta la Storia dell'Arte medievale con un approccio innovativo, incentrato sulle origini culturali, sul contesto storico e sui presupposti tecnici dell'opera artistica e architettonica. L'obbiettivo è di restituire il più fedelmente possibile le intenzioni di costruttori, artisti e committenti, il loro retroterra culturale, il loro orizzonte di significato, le condizioni materiali che definivano la loro azione. Il coordinatore del volume, Paolo Piva, ha coinvolto eminenti studiosi italiani e tedeschi in un progetto in cui fossero condivisi questi orientamenti metodologici di fondo. Il risultato di questo lavoro è un libro capace di offrire illuminanti chiavi di lettura al millenario percorso dell'arte medievale (dal 300 al 1300 d.C.) senza la pretesa di descriverne puntualmente ogni fase ma con l'ambizione di rivelarne le fondamentali coordinate.
Per Federico Cesi, fondatore dell’Accademia dei Lincei, il «natural desiderio di sapere» corrisponde a un modo plurale di pensare la conoscenza e il suo ruolo sociale e politico di fronte all’incertezza innescata dall’allargamento del mondo, dal profilarsi di nuovi modi di comprendere i rapporti fra uomo e natura, dal confronto con una vita di corte, dominata dall’interesse individuale.
Centro della rivendicazione universalistica pontificia e spazio comunicativo fra vecchi e nuovi mondi, Roma emerge come teatro barocco di un progetto di capitalizzazione dei saperi, che mobilita appassionati virtuosi, filosofi “straccioni”, medici mediatori, agguerriti pittori, scultori in gara con la natura, missionari in cerca di legittimazione.
Attraverso il racconto dell’affascinante storia del Tesoro messicano – imponente volume tardivamente pubblicato nel 1651 – si ricostruisce un cantiere di produzione naturalistica, fra sconosciuti exotica e artefatti stranamente familiari, scambi e competizioni, conflitti e negoziazioni, individuando nei saperi una lente per comprendere la dinamica storica.
Che cos'è l'Archivio Segreto Vaticano e cosa conservano i suoi immensi depositi? Qual è la sua attività e chi lavora al suo interno?
Un viaggio avvincente alla scoperta di uno dei centri di ricerche storiche più importanti al mondo, attraverso i suoi locali più inaccessibili e alcuni fra i documenti più suggestivi della storia europea e mondiale, giunti nell'archivio del Papa dai 5 continenti nel corso di 12 secoli.
Uno scrigno di tesori inestimabili: bolle papali e diplomi imperiali, preziosi manoscritti miniati, lettere scritte su curiosi supporti o munite di magnifici sigilli di ogni forma e dimensione, atti processuali, documenti contabili, formulari cancellereschi.
Un patrimonio immenso, immagine e riflesso della missione della Chiesa nella Storia.
Era la sera del 9 novembre 1989 quando fu abbattuto il muro di Berlino. In quella stessa sera, durante la conferenza stampa, Günter Schabowski, il ministro della Propaganda, venne colto impreparato dalla domanda sulla concessione di permessi di viaggio ai tedeschi dell'Est. Rispose ab sofort, cioè "da subito-, con effetto immediato, e con due sole parole annunciò così la caduta del muro. I berlinesi lo presero alla lettera e si riversarono nei pressi del muro. Le guardie, lasciate senza ordine, non fecero altro che aprire i varchi. Le immagini dell'abbattimento del muro fecero il giro del mondo e in poco tempo l'euforia, lo spirito di riunificazione e libertà si diffuse in tutta Europa. Sono passati trent'anni e altri muri sono comparsi nel mondo. In occasione di questo anniversario, Giorgio Ferrari ripercorre le tappe del muro più tristemente famoso della storia attraverso i personaggi e gli eventi che ne hanno determinato prima l'edificazione e poi l'abbattimento: dalla Guerra Fredda alla crisi economica della Ddr allo storico discorso di John Kennedy, a Gorba?ëv, alla decisiva opera di Giovanni Paolo II. La prigionia psicologica, morale e fisica di Berlino è durata ventotto anni, nel mondo però non si è cessato di costruire barriere, confini e cortine di ferro che ancora separano e umiliano individui, popoli e culture. Dalla "Barrera" fra il Messico e gli Stati Uniti alle mura che avvolgono Gaza e cingono la Cisgiordania, ai confini interni della stessa Europa, dove risorgono muraglie e distese di filo spinato laddove dovrebbe esserci lo spazio libero della circolazione delle persone e delle cose, un viaggio fra le democrazie (liberali e autoritarie) accomunate dalla grande paura dei migranti.
Nel periodo della seconda guerra mondiale – dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943 – l’Italia ha vissuto, come buona parte delle nazioni, una tragedia immane: milioni di soldati mandati al massacro, vite spezzate per i disegni criminali di alcuni dittatori, devastazioni immotivate ed irreparabili. Ma per certi aspetti il dramma che si è consumato tra l’armistizio dell’8 settembre e la liberazione dai nazifascisti è stato più incisivo e penetrante nella memoria collettiva del popolo italiano: perché ha portato la guerra “in casa”, dando la stura alla violenza vendicativa. “Il fronte” si è trasferito improvvisamente nel cortile di casa, sul sagrato della chiesa, sotto il portico del comune. Tutti, e non più solo i soldati, cominciarono a vivere nel terrore di essere assaliti e uccisi. Il volume di Alberto Mandreoli documenta in modo impressionante la situazione di quei due anni, nei quali l’Italia del Nord – e nello specifico il territorio del bolognese – visse questo dramma. Le fonti qui raccolte e commentate ruotano attorno alla figura del Cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca, al quale toccò di guidare l’arcidiocesi di Bologna nel difficilissimo trentennio 1921-1952: vivendo cioè per intero l’ascesa al potere e la dittatura di Mussolini, la seconda guerra mondiale, la Resistenza e la prima ricostruzione post-bellica. Un periodo di tensioni eccezionali ed inaudite rovine materiali e morali. Nasalli Rocca non amava i proclami e le prese di posizione dure, anche perché conosceva per esperienza di quali ritorsioni siano capaci gli aguzzini, verso i deboli, quando avvertono il fiato sul collo di altri “potenti”. E il Cardinale sentiva certamente l’enorme peso morale del suo ruolo. A Nasalli Rocca deve essere riconosciuto il merito di essere rimasto a Bologna durante l’intero periodo della Resistenza; e non stette certo fermo. Le lettere testimoniano il suo costante interessamento per la sorte delle persone che si rivolgevano a lui, direttamente o indirettamente. Intercedeva presso le autorità civili, si interponeva a decisioni ingiuste, cercava i contatti che potessero salvare il maggior numero di vite possibili.
Indispensabile nella vita contemporanea, strumento di svago e di lavoro, simbolo di libertà: la bicicletta ha 150 anni e non li dimostra. Ci ha accompagnato dentro la prima modernità industriale, ha cambiato lo stile di vita di uomini e donne. Una marcia vincente ma non priva di ostacoli: ai suoi inizi essa infatti parve un attentato alla pudicizia femminile, una minaccia alla dignità dei sacerdoti cui ne fu proibito l'utilizzo, persino un incentivo alla criminalità, dando luogo a dibattiti accaniti e grotteschi. Una storia straordinaria, che attraversa tutte le vicende del Novecento, dalle guerre alla Resistenza, alla ricostruzione che s'incarnò nei trionfi di Coppi e Bartali, per giungere ai giorni nostri che vedono ormai nella bicicletta il mezzo d'elezione della nuova sensibilità ambientalista.
Ciò che attualmente sappiamo della storia umana è solo un minuscolo tassello di un mosaico forse perduto per sempre. Oltre cento miliardi di persone sono esistite sul nostro pianeta da circa diecimila anni, eppure di loro sappiamo purtroppo ben poco. In questo libro, suddiviso in 365 pillole di storia, viene dato spazio anche a coloro il cui nome non è mai andato di moda, alle persone comuni la cui fama sembra perduta tra le pieghe del tempo. Grazie a loro è possibile esplorare da un’angolatura diversa grandi avvenimenti epocali che cambiarono per sempre la storia dell’uomo, ma anche piccoli aneddoti divertenti o antiche massime filosofiche e malinconiche storie d’amore. Tutto questo, per riscoprire il patrimonio di piccole e grandi storie che hanno condotto l’umanità in un percorso continuo, per quanto accidentato, fino ai giorni nostri. Un viaggio attraverso gli affascinanti segreti del periodo antico, con sporadiche apparizioni medievali, moderne e contemporanee.
Baldassarre Cossa-Giovanni XXIII fu un antipapa sui generis. Vissuto durante lo Scisma d'Occidente (1378-1417), quando di papi se ne contavano addirittura tre, questo focoso ischitano rampollo di una famiglia dedita alla pirateria fu accusato dai suoi contemporanei di incredibili nefandezze, dipinto come un campione di avidità, violenza, depravazione e, infine, dichiarato "indegno" e deposto dal Concilio di Costanza, che lui stesso aveva convocato per risolvere lo scisma.
La fuga clandestina da Costanza, il carcere duro, la liberazione e la sottomissione al pontefice legittimo Martino V non attenuano le colpe di Baldassarre Cossa. Ma, a seicento anni da quegli eventi, è forse il momento di guardare con più obiettività all'altro Giovanni XXIII. E magari scoprire che, quando la confusione è massima, perfino un antipapa può contribuire a salvare l'unità della Chiesa.
«I primi ad accorgersi che qualcosa stava cambiando furono i cani da confine. Venivano addestrati la notte, perché le fughe quasi sempre si tentavano nel buio, non avevano contatti sociali, mangiavano solo ogni due giorni per essere più aggressivi. Ammaestrati a inseguire l'odore del grande sospetto che avviluppava l'intera Ddr, i cani del muro non potevano riconoscere il profumo della libertà che si spargeva nelle strade dell'Est europeo, arrivando a disperdersi sulle porte di Berlino». Tutti sappiamo cosa è successo il 9 novembre 1989 a Berlino. Qualcuno ha pensato che la storia fosse finita e che con il passare del tempo il mondo intero sarebbe stato sempre più simile all'Occidente. Ma la storia si nasconde nei dettagli. Nei gesti, nei passi e nei ripensamenti dei suoi protagonisti. Nel 1989, all'interno dei 108.000 chilometri quadrati della Ddr, il blocco comunista si sgretola e si libera dalla prigionia del Muro, che separa il mondo correndo per 106 chilometri e divide così una città e l'Europa intera. È un simbolo del titanismo totalitario, non una semplice barriera. È un'arma. «Chi è salito molto in alto cadrà nell'abisso», così scrivono con lo spray i ventenni a Prenzlauer Berg, nella Berlino che vive di notte e si muove col buio. Se la caduta del Muro è un segno inciso nell'identità di coloro che l'hanno vista in televisione, ma anche di coloro che sono nati dopo, è perché da allora le cose hanno preso una direzione nuova e, soprattutto, diversa da quella che ci aspettavamo.
Intervistato da Maria Pace Ottieri, Furio Colombo parte dall'esperienza olivettiana, fondamentale per la sua formazione professionale e umana, per raccontare non solo il tempo di Adriano Olivetti, ma anche il nostro. I grandi cambiamenti sociali, politici ed economici si intrecciano con una vicenda personale che è anche la rievocazione di un fenomeno unico e irripetibile della storia italiana, ancora capace di avere un ruolo di primo piano nell'attualità.