Il 9 maggio 1950 Robert Schuman entra nella storia d'Europa per la sua «dichiarazione. E' il ministro degli Esteri francese, figlio della Lorena contesa da francesi e tedeschi nella tragedia di due guerre mondiali; forte dell'intesa con il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, propone e ottiene che Francia e Germania condividano la gestione delle risorse siderurgiche della Ruhr. Se con il carbone e l'acciaio si è fatta la guerra - questa è la tesi nella sua disarmante semplicità - con lo sfruttamento comune del carbone e dell'acciaio si può ora costruire la pace. Ma il piano, che ha una sponda anche nel premier italiano Alcide De Gasperi, guarda all'Europa intera così che, in quel 9 maggio, è riconosciuto l'inizio del processo di unificazione che ha portato alla moneta unica e all'Unione europea di oggi.
A buon titolo, dunque, Schuman - di cui lo storico Maurizio De Bortoli ricostruisce qui il pensiero e la vita come in un romanzo, ripercorrendone anche l'infanzia, gli anni di guerra, di prigionia e la morte avvenuta in fama di santità - è considerato il padre dell'Europa moderna. Un padre tradito, tuttavia, obbietta l'autore - trovando un'eco autorevole nella Prefazione di Marcello Pera che titola significativamente: Europa, il tradimento del padre -, perché nell'intuizione dello statista la comunione fra i popoli europei non si realizza nel collante dell'economia, ma attinge di necessità linfa dalle radici culturali e religiose che ne fondano l'identità attraverso la storia. Osserva caustico il senatore Pera nel suo saggio: «Il 19 marzo 1958, di fronte al Parlamento europeo, Schuman disse: "Tutti i Paesi dell'Europa sono permeati dalla civiltà cristiana. Essa è l'anima dell'Europa che occorre ridarle". Lo stesso avevano detto De Gasperi e Adenauer. Erano tre credenti cristiani cattolici. Ed erano, come si dice con la più ambigua delle espressioni in uso solo in Francia e in Italia, tre "laici". Nessuno di essi si sarebbe sognato di imporre il cristianesimo come religione degli europei. Nessuno di essi ne avrebbe tratto un prontuario comunitario. Ma nessuno di essi avrebbe potuto immaginare che l'Europa potesse farne a meno» (pp. 184).
La televisione è una «presenza» invadente e irrinunciabile, che funziona 365 giorni all'anno catturando mediamente ogni italiano per circa tre ore e mezza al giorno.
Un team di giovani professionisti del settore, formatisi presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha raccolto la sfida di «ingabbiare il mostro». Il risultato è stato un monitoraggio di più di 8.000 ore di televisione, da cui è uscita una mappa ragionata per scovare, nell'oceano del palinsesto, i programmi da non perdere e quelli da evitare, il meglio e il peggio di quanto va in onda.
Il volume si propone come orientamento sui modelli di vita e sui valori di cui i programmi si fanno portatori (coscientemente o meno) ed è nato sull'esperienza della serie di libri Scegliere un film (pubblicati dalle Edizioni Ares dal 2004 in poi), ideati come strumenti affidabili per lo spettatore che avverte la responsabilità educativa verso sé stesso o le persone a lui affidate (pp. 424).
Armando Fumagalli è docente di Semiotica e Direttore del Master in Scrittura e produzione per la fiction e il cinema presso l'Università Cattolica di Milano.
Chiara Toffoletto lavora come story analyst per la casa di produzione televisiva Lux vide e collabora alle attività didattiche dello stesso Master.
Marco Palmisano è dirigente Mediaset. E' giovane, ha un fisico prestante, un'intelligenza vivace e un buon gusto innato che gli garantiscono fascino e successo sul lavoro come nei rapporti personaliPoi, un giorno, del tutto inaspettata, la svolta che si traduce nel drammaUn problema agli occhi, un'operazione andata male e una seconda e poi ancora un'altra andate peggio lo inchiodano negli spazi angusti di un piccolo appartamento, al riparo della luce del sole, vittima di dolori lancinanti che presto coinvolgono il sistema nervoso. Tale penosa situazione lo «costringe» a lasciare ogni attività professionale e sociale.
Passano gli anni, anni di sofferenza, e la vita a Marco sembrerebbe aver perso senso, poi, di nuovo, inaspettata, una seconda svoltaLa scoperta di una fede più profonda, la fiducia riposta ancora una volta in Dio porta un frutto meraviglioso nella persona di Giovanna, un medico contattato per caso via Internet attraverso un sito di amicizie. Giovanna scopre come intervenire nel modo giusto sugli occhi dilaniati di Marco e lo porta piano piano con una nuova terapia a stare meglio; Giovanna, poi, ed è ancor più importante, sa anche intervenire sul suo cuore al punto da diventare sua moglie (pp. 152).
Vademecum è la storia semplice e vera di una riconversione alla vita. Vademecum sono, come recita il sottotitolo, «dieci appunti utili per la vita», e cioè l'amore, il lavoro, l'amicizia, la comunicazionei fondamenti per un'esistenza felice che si è imparata a vivere con spirito positivo e fiducia in Dio e nel prossimo.
Il libro di Suárez è un invito a meditare a fondo il significato e i frutti della Messa. Ma - ed è molto di più - incoraggia il lettore a trarre dalla rinnovata consapevolezza del «mistero della fede» le necessarie conclusioni operative sul piano della vita interiore e dell'amore al prossimo.
La disciplina del rito della Messa è limpidamente spiegata attraverso un ininterrotto dialogo, intenso e famigliare, con la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, con i Padri, i santi di ogni tempo e gli autori di spiritualità che sul Sacrificio dell'altare hanno espresso le riflessioni più illuminanti (pp. 208).
Federico Suárez (Valencia 1917 - Madrid 2005) è stato professore di Storia moderna e contemporanea a Santiago di Compostela e Decano della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Navarra. E' autore di numerosi volumi, tra cui Maria di Nazaret e Giuseppe sposo di Maria, pubblicati in Italia dalle Edizioni Ares.
Un viaggio nel pianeta ambiente e nelle sue molte contraddizioni, compiuto da un protagonista.
Un libro-intervista, raccolto da Folco Quilici, che costituisce un manifesto contro ogni ideologia e propone una rivoluzione copernicana, che ponga l'uomo, le sue esigenze ed il suo benessere al centro del sistema. Altero Matteoli prende spunto dagli anni trascorsi alla guida del Ministero, non per rivendicare i suoi meriti, ma per proporre pacatamente, com'è nell'indole di chi ha trascorso gran parte della propria avventura politica all'opposizione - a destra, nella sua Toscana, tradizionale roccaforte della sinistra - una formula capace di far superare il bagaglio di pregiudizi ideologici, che hanno fatto della questione ambientale un terreno di scontro e di sterili contrapposizioni, bloccando di fatto lo sviluppo.
La difesa dell'ambiente -sottolinea con forza Matteoli - va perseguita non come un bene in sé; non si tratta di andare alla ricerca di un'età dell'oro perduta vedendo, come Rousseau, nel progresso il veleno della società . Si tratta invece di perseguire le condizioni di vita migliori per l'uomo, attraverso la conservazione di quel contesto ambientale ad esso necessario. In questo senso la tutela dell'ambiente si trasforma in un'opportunità, per cogliere la quale tutte le posizioni politiche dovrebbero convergere (pp. 112).
Altero Matteoli è nato a Cecina, in provincia di Livorno, l'8 settembre 1940, è sposato ed è padre di due figli. Ministro dell'Ambiente nel 1994 e nel 2001, con i tre governi Berlusconi, ha salito tutti i gradini della carriera politica, da consigliere comunale a consigliere provinciale, a parlamentare nazionale, passando nelle elezioni del 2006 dalla Camera dei Deputati al Senato, dove è stato eletto Presidente dei Senatori di AN. Attualmente è anche Presidente dell'Associazione ambientalista «Ambiente e/è Vita».
Il vanitoso, l'aggressivo, il dongiovanni inguaribile, l'egocentrico, l'indifferente sono dei malati o dei peccatori? Detto altrimenti: la nevrosi, tratto saliente dell'uomo contemporaneo, deve trovare la sua soluzione nella religione o nella medicina? Sono alcuni dei temi affrontati in questo classico della divulgazione che costituisce un indispensabile punto di riferimento per quanti desiderino avere una visione chiara, sintetica ed equilibrata dei rapporti tra psicanalisi, confessione e direzione spirituale.
Lo stile scorrevole, comprensibile, e anche provocatorio, ne rende piacevole e immediata la lettura. La decisa e sistematica affermazione della dignità della persona nei confronti di ogni tentativo, ancora oggi imperante, di riduzionismo favorisce la condivisione e invita alla speranza. La lucida rassegna storica delle principali correnti psicologiche consente l'individuazione di luci e ombre, offre numerosi criteri di giudizio per conoscere le anime e conoscere sé stessi (pp. 160).
Nuova edizione curata da Massimo Bettetini che ha anche firmato la Postfazione.
Giambattista Torellò è nato a Barcellona nel 1920. Si è laureato in medicina a Madrid, specializzandosi in psichiatria. Nel 1948, dopo l'oridnazione sacerdotale, si è trasferito in Italia e si è laureato in teologia a Roma, nel 1950. E' vissuto a Palermo, Milano, Zurigo.
Per le Edizioni Ares ha pubblicato: Dalle mura di Gerico (1988), La famiglia: personaggi & interpreti (nuova edizione giugno 2007).
Chi vuol essere cristiano deve innanzitutto essere uomo, e non sarà mai cristiano se non si decide a essere santo. Questa, in estrema sintesi, è la tesi dell'autore. Chi vuole un cristianesimo non edulcorato, ma esigente, appagante perché impegnativo, che dà tutto perché ha chiesto tutto (ma esiste un cristianesimo di altra specie?) qui trova pane per i suoi denti, alimento per la sua speranza.
Jesús Urteaga Loidi, sacerdote, scrittore, primo direttore della rivista Mundo cristiano, ha scritto questo libro quand'era giovane, rivolgendosi ai giovani di ogni età, uomini e donne, che si sentono attratti da questo programma: «Contro la menzogna, la verità. Contro la viltà, la nobiltà. Contro l'ipocrisia, la sincerità. Contro la bigotteria, la pietà. Contro la debolezza, la forza. Contro il manierismo, la virilità. Contro la timidezza, l'audacia. Contro l'impotenza, la fecondità. Contro la paura, il coraggio. Contro il tradimento, la lealtà. Contro la tristezza, la gioia. Contro il pessimismo, l'ottimismo. Contro la mediocrità, la personalità. Contro l'ozio, il lavoro. Contro il disorientamento, il criterio. Contro l'avarizia, la generosità. Contro la verbosità, il silenzio. Contro gli esibizionismi, la discrezione. Contro l'imborghesimento, la santità» (pp. 176).
Questo libro di aforismi è la testimonianza di una persona che pur avendo condotto nella sua intera esistenza una vivace attività pubblica con opere, iniziative, interventi, ha conservato la dimora ideale nella torre d'avorio, che è lo stato spirituale di chi ama la fermezza ed è pronto a difenderla senza cedere un millimetro; ma nello stesso tempo non vuole chiudere i sensi al mondo: attraverso gli spalti e le feritoie guarda il panorama, invia incessantemente fervidi messaggi (pp. 168).
Fausto Gianfranceschi è stato per più di vent'anni il direttore della pagina culturale del quotidiano «Il Tempo» di Roma. Ha pubblicato una ventina di libri tra saggi e narrativa, ottenendo prestigiosi riconoscimenti, tra cui il «Premio Napoli» e il «Selezione Estense».
Tra le sue pubblicazioni più recenti, Elogio della nostalgia (2002) e Bestiario della sinistra (2004).
Benedetto XVI, nei giorni successivi la sua elezione alla Cattedra di Pietro, ha detto, rivolgendosi ai giovani: «Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a Lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la vera Vita».
Sorge allora il quesito: come conciliare la chiarezza di queste mete e la responsabilità di raggiungerle, la positività di alcuni segni di risveglio che si riscontrano nella società , con quanto la realtà numerica delle statistiche sulla famiglia di oggi ci dice? Il problema della famiglia è davvero centrale. In Italia (e l'Italia rientra nella media europea), sommando separazioni e divorzi, le famiglie che si frantumano annualmente sono 130.000 (centotrentamila!); come dire: ogni anno, in Italia, una cittadina di media grandezza sprofonda nel caos affettivo.
La sfida si pone su due livelli: culturale ed esistenziale, ed è colta, da Torelló, nella sua pienezza.
Partendo dal concetto di «famiglia», l'autore affronta i temi dell'educazione, il mito onnisciente della «psicologia del profondo», i conflitti generazionali, le basi della maturazione personale e della convivenza civile; nella sua riflessione duella a spada tratta con i numi moderni e postmoderni, riconoscendo le conquiste e mettendone impietosamente a nudo le insufficienze, convinto che «bisogna molto semplicemente riconoscerlo: chi vuol salvare la famiglia deve rivoluzionare lo Stato» (pp. 232).
Un viaggio in Perù, il contatto con gente semplice e buona che condivide volentieri tutto quello che ha. Che, poi, è niente, o poco di più, in un posto dove la miseria genera soprattutto grave malasanità. Il visitatore non resta indifferente: è un medico - primario nell'ospedale di Castelvetrano-Selinunte - si chiede che cosa può fare lui, in concreto, per dare un aiuto. Torna in Italia, si rimbocca le maniche e con alcuni amici dell'Opus Dei e dell'Icu Sicilia progetta un ospedale da realizzare sulle Ande, lassù, sul tetto del mondo.
Con soli 90 mila dollari e in appena 15 mesi l'Ospedale «Santa Teresa» è ora una realtà . Si trova ad Abancay, nel Nord del Paese, una delle zone più povere ai confini della foresta amazzonica; è stato inaugurato il 28 agosto 2006. Un giorno speciale per il nostro medico che per la prima volta indossava il camice da missionario…
Queste pagine di diario nascono dall'esigenza di dare conto di una vita cambiata: «In Perù, ho avuto modo di vedere il volto più vero delle grande Chiesa Cattolica che si serve di preti e suore come fossero "santi in terra". Una testimonianza corroborante per la mia fede, finora apatica e formale. Sentivo un bisogno irrefrenabile di scrivere: io che da anni firmavo solo ricette mediche e vari documenti! Non ho l'ambizione di fare lo scrittore, né la voglia di far sapere agli altri un'esperienza tutto sommato personale, ma se ciò può servire per fare apostolato e per trovare altre risorse al solo scopo di aiutare i miei amici rimasti in Perù, sarò felice di aver dedicato loro questa mia fatica e altre iniziative che da questa scaturiranno» (pp. 136).