Michel Djerzinski e Bruno Clément sono fratellastri e sembrano essere accomunati unicamente dall'abbandono della madre. Michel è uno scienziato dedito alla biologia molecolare e vicino al Nobel. Un uomo che ha dedicato la sua esistenza agli studi scientifici che lo hanno portato all'isolamento e all'impermeabilità a qualunque emozione. Il suo sogno è riuscire a clonare gli esseri umani così da poter garantire a essi una vita perfetta. Bruno è un insegnante, attirato dal sesso in modo morboso, costretto dalla malattia a entrare e uscire dalle cliniche psichiatriche. Sia la morbosità patologica di Bruno sia l'asettica razionalità di Michel sono il risultato dell'ambiente che li circonda: un mondo fatto di solitudini e dominato dal caso in cui i desideri sembrano scaturire dagli spot pubblicitari. Nella descrizione di questo quadro apocalittico, nell'aridità di questa umanità scarnificata si intravedono scenari futuri dai risvolti inquietanti. Uno sguardo disincantato sul corpo agonizzante della civiltà occidentale che ricorda scrittori d'oltreoceano come DeLillo, Carver, D.F. Wallace e T.C. Boyle.
Un manuale tattico leggero per chi non sente più battere il cuore quando si parla della Chiesa cattolica. Una raccolta di consigli pratici per sventare alcuni gravi pericoli e sopravvivere alla Chiesa (che in teoria sta dalla tua parte ma in pratica ti tollera a malapena).
A chi l'ha definito un rinnegato, Mughini ha risposto con una vita ad alto tasso d'indipendenza - "la più fiera che mi ritrovo" - e lontana da qualsivoglia rigidità ideologica: lui che ha vissuto per intero la stagione dell'impegno intellettuale e militante a sinistra ma che non ha mai avuto altra tessera se non quella dell'Atac; lui che ha tratto il pane dal lavorare nei giornali ma che in tutti i giornali in cui ha lavorato non si è nemmeno tolto l'impermeabile, "come uno che entra in una casa da cui sa che andrà via subito"; lui che ha fatto la tv popolare però mai in trent'anni si è arruffianato il gusto popolare nella sua accezione televisivamente più piaciona - "sarebbe stato un barare con me stesso, me ne sarei vergognato"; e guai a chiamarlo "opinionista", lui che in tv è solo un ospite, che chiacchiera con gli altri ospiti sull'uno o sull'altro tema. Senza rispettare la cronologia, com'è diritto di chi scrive e rammemora, Giampiero Mughini narra i ricordi di una vita e insieme le vicende politiche e sociali del nostro paese.
Il 12 settembre 1910, alla Neue Musik-Festhalle di Monaco, Gustav Mahler dirige la prima esecuzione della sua Ottava Sinfonia, interpretata da un organico di quasi mille elementi. In platea, un pubblico d'eccezione: da Henry Ford a Thomas Mann fino alla bellissima Alma, moglie del compositore. Meno di un anno dopo, in maggio, Mahler si spegne a Vienna. Ha solo cinquant'anni. Nelle stesse ore, mentre la primavera scioglie le nevi sui prati del Tirolo, una ragazza segue i suoi ultimi istanti attraverso la stampa, commossa eppure consapevole che per Gustav giunge finalmente la pace. Lei è Marie, nipote quindicenne dei proprietari del maso dove Mahler ha trascorso le ultime tre estati, incaricata di accudirlo quando il Maestro ha disdegnato le undici stanze della casa e scelto per sé la più bizzarra delle sistemazioni: una capanna in mezzo al bosco, lontano da tutto. Piano piano, nel silenzio, il candore della fanciulla e il tormento del musicista hanno dato vita a un dialogo capace di rivelarli a sé stessi. "Io credo nel bene, non nel male; però non riesco più a credere nella sua vittoria, e soprattutto non riesco a credere nell'ordine. Forse per questo non ho mai voluto scrivere una vera sinfonia, ma il rimpianto di quella forma, che sentivo così prossima al tramonto" dice il Maestro. E Marie, che di musica non sa nulla, può mostrargli però tutti i colori della foresta al crepuscolo. Una figura immensa e piena di ombre, quella di Mahler, che Paola Capriolo delinea per noi con mano lieve e luminosa, lungo pagine rivelatrici che sono un apologo sull'amicizia tra generazioni, sulla possibilità di incontrarsi e rinascere se ci si ascolta davvero.
"Sotto la parete del drago" è il romanzo di un anno: il 1944. La guerra è persa, ma per quanto ancora continuerà? Veit Kolbe è un soldato tedesco ferito sul fronte russo che trascorre la convalescenza a Mondsee, un piccolo villaggio sulle alpi austriache. Lì incontra il "Brasiliano", che sogna di tornare a Rio, la maestra Margarete e Margot, che vive con il suo bebè in attesa del marito di cui non sa più nulla... Sembra l'inizio di una nuova vita, ma molti eventi giungono a sconvolgere questa pace apparente, fino a che Veit non si vede costretto ad affrontare nuovamente il destino: riparte per il fronte nella speranza che un giorno la vita ricominci. Un romanzo intenso e toccante su cosa significa davvero, intimamente, affrontare una guerra, su chi muore e chi sopravvive, sull'amarezza della sconfitta e la speranza di un nuovo inizio.
Gus ha quattordici anni ed è autistico. Non guarda le persone negli occhi e saltella quando è felice, cioè quasi sempre. Quando scopre che Siri, l’assistente vocale di Apple, non solo sa reperire informazioni sulle sue varie ossessioni – treni, autobus, scale mobili, il meteo – ma può anche parlarne per ore senza mai spazientirsi, la elegge a sua migliore amica. Judith, la mamma di Gus, comincia a provare una profonda gratitudine per questa macchina premurosa dalla voce conciliante e dai modi affabili che la sottrae all’ennesima discussione sull’eventualità di tornado a Kansas City e che aiuta suo figlio a comunicare con il resto del mondo. A Siri con amore è il racconto divertente e onesto di cosa vuol dire vivere con un ragazzo fuori dall’ordinario: un ragazzo che non sa tirare la palla, abbottonarsi la camicia o usare il coltello, che a volte non sa cogliere la differenza tra realtà e fantasia, ma sa suonare Beethoven al pianoforte in maniera commovente, a cui basta andare da qualunque parte una volta sola per saper ritrovare la strada per il resto della sua vita, che a volte pensa che le macchine siano amiche, e non capisce bene cosa sia un amico in carne e ossa. Ma sente di averne, e ne vorrebbe sempre di più.
Olga è nell'età in cui si fanno bilanci. Malata, sente il bisogno di raccontarsi, di ripercorrere la sua giovinezza, il suo matrimonio infelice e le vicende che hanno condotto sua figlia Ilaria a una morte precoce. Ha così inizio la sua lunga confessione alla nipote Marta. Nel gesto della scrittura, pacata ma intensa e commovente, Olga ritrova finalmente il senso della propria esistenza e della propria identità. Una storia forte e umanissima che ha emozionato lettrici e lettori di ogni età: un romanzo di sentimenti forti, dove la forma epistolare diventa quasi flusso di coscienza: racconto di sé e del segreto che ha segnato più vite. Un libro più attuale che mai, che ci mette di fronte ai nostri sentimenti e all'importanza delle relazioni.
Emma ha davanti a sé una giornata speciale: niente scuola oggi, niente ragazzi difficili a cui dare una possibilità di riscatto. Andrà invece all'incontro con Carlo, il grande amore della giovinezza. Sono vissuti insieme a lungo, finché lui, sempre meno idealista e sempre più ambizioso, ha scelto di andare all'estero per inseguire i suoi sogni di gloria; e lì la loro storia si è fermata. Emma è ostinatamente rimasta fedele ai suoi ideali. Ha da tempo un compagno, un sindacalista ardente, e un mestiere, quello dell'insegnante in una scuola di borgata, che la appaga. Eppure i diari della sua vita di prima sono sempre lì, a raccontare un tratto di strada che, nel bene e nel male, l'ha segnata profondamente: il primo tratto di strada, quello che non si scorda mai. Buffo, appassionato, irripetibile. Ora che Carlo torna per incassare anche in Italia il successo del suo film, ispirato proprio agli anni della giovinezza condivisa, sono tante le cose che Emma sente di dovergli dire. Una su tutte, un segreto lungo vent'anni che ha tenuto per sé e che è venuto il momento di svelare. Dopo lunghi e accurati preparativi, che danno conto della solennità del momento per lei, Emma sale sulla bici e corre all'appuntamento con Carlo. Lui la aspetta seduto al bar quando un incidente in presa diretta sospende tutto e lascia la vita di Emma appesa a un filo. Le cose non dette restano non dette. Ma il passato preme, e Carlo, disperato, si ritrova a confronto con quello che sa e quello che non sa. Soprattutto con un'esistenza possibile a cui ha voltato le spalle. Ci sarà il modo e il tempo di aggiustare ciò che si è rotto, di ricostruire, di riprendersi un po' di quel grande amore che ha attraversato tutta la loro vita senza mai placarsi?
La storia di un'amicizia profonda tra due uomini, due braccianti stagionali in California che condividono un sogno. George Milton si occupa da sempre con ferma dolcezza di Lennie Small, un gigante con il cuore e la mente di un bambino. Il loro progetto, mentre vagano di ranch in ranch, è trovare un posto tutto per loro a Hill Country, dove la terra costa poco: un posto piccolo, giusto qualche acro da coltivare, e poi qualche pollo, maiali, conigli. Ma le loro speranze, come "i migliori progetti predisposti da uomini e topi" (è un verso di Burns), sono destinate a sbriciolarsi. Il ritratto di un'America soffocata dalla crisi e di un'umanità gretta e gelosa nella drammatica rappresentazione di un maestro della letteratura. Scritto nel 1937 e destinato a un pubblico di uomini semplici come George e Lennie, "Uomini e topi" è una breve storia ricca di dialoghi, un piccolo gioiello di scrittura, pensato da Steinbeck per essere messo in scena in teatro e al cinema: e così è successo, sul grande schermo e a Broadway. Ma "Uomini e topi" resta prima di tutto un romanzo indimenticabile. Questa edizione propone nella nuova traduzione di Michele Mari un racconto di impegno, solitudine, speranza e perdita che resta uno dei libri più letti e più amati della letteratura mondiale.
Pubblicato nel 1942, "Lo straniero" è un classico della letteratura contemporanea: protagonista è Meursault, un modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo. Un giorno, dopo un litigio, inesplicabilmente Meursault uccide un arabo. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto - il processo e la condanna a morte - senza cercare giustificazioni, difese o menzogne. Meursault è un eroe "assurdo", e la sua lucida coscienza del reale gli permette di giungere attraverso una logica esasperata alla verità di essere e di sentire. Un romanzo tradotto in quaranta lingue, da cui Luchino Visconti ha tratto nel 1967 l'omonimo film con Marcello Mastroianni.