
L'impegno pastorale e intellettuale di Eusebio di Cesarea (vissuto tra la fine del III e gli inizi del IV secolo), le sue capacità, gli studi e le ricerche che condusse nei più svariati campi, l'essere stato vescovo di una sede importante come Cesarea, il rapporto che lo legò all'imperatore Costantino - di cui fu amico e ascoltato consigliere -, gli conferirono una posizione di prestigio nella Chiesa orientale: la sua fama di pastore, storico, apologeta, esegeta e oratore si diffuse a Oriente come a Occidente, per giungere ininterrotta fino a noi. La Dimostrazione evangelica, una delle sue più note opere apologetiche, originariamente era composta di venti libri: di essi ci sono pervenuti i primi dieci e alcuni frammenti del quindicesimo. L'opera vede la luce in un momento in cui la religione cristiana non è più chiamata a difendersi dalle persecuzioni, bensì a presentarsi e a far conoscere le proprie verità; è in questo senso che Eusebio legge e interpreta in chiave cristologica il valore universale delle profezie anticotestamentarie. Il cristianesimo, infatti, non è per Eusebio una nuova forma di religione, ma la prima, sola, unica e vera forma, che attua pienamente la reale essenza del giudaismo come religione rivelata. La grande conoscenza del testo sacro permette all'autore di dimostrare come Gesù di Nazareth sia il Messia di cui parlano i profeti, e in tal senso egli sottolinea come la legge mosaica abbia avuto un carattere temporaneo, di preparazione al Vangelo. La Dimostrazione evangelica presenta anche le interessanti concezioni trinitarie e cristologiche elaborate da Eusebio nel corso degli anni.
Scrittore classico per formazione e per stile, Sulpicio - nato verso il 360 in Aquitania da famiglia nobile e ricca, noto per aver scelto, dopo la morte della moglie, una vita ascetica alla sequela di san Martino di Tours - si pone nella tradizione della prosa d'arte latina. Oltre agli scritti dedicati a san Martino (la Vita di Martino, i Dialoghi e le Lettere) che ebbero una straordinaria fortuna nella cultura religiosa e letteraria del Medioevo, Sulpicio scrisse anche le Cronache, che abbracciano la storia sacra dalla creazione del mondo ai suoi tempi. Le Cronache - che si caratterizzano, rispetto alle opere precedenti dello stesso genere, per una più accentuata sensibilità filologica e storica - dopo un sommario della storia di alcuni popoli antichi (caldei, assiri, ebrei, egiziani, greci, romani), presentano tavole sincroniche accompagnate da brevi notizie sui fatti della storia universale, a partire dalla nascita di Abramo (2016-2015 a.C.). Lo scopo dell'opera di Sulpicio è di «istruire gli ignoranti e convincere le persone colte», e dunque introdurre ai libri sacri senza però venir meno alla necessità della lettura della Bibbia. Il passato narrato da Sulpicio deve servire a fornire insegnamenti per il futuro, soprattutto grazie alla testimonianza dei santi e della loro vita ascetica. Nel contempo, le Cronache sono una preziosa miniera di informazioni per la conoscenza della cultura e della mentalità dell'epoca a cavallo tra il IV e il V secolo, in particolare dell'eresia ariana e del movimento priscillianista.
Frutto di una travagliata gestazione, l'Introduizione al Vangelo secondo San Giovanni si compone di due libri, preceduti da due lezioni propedeutiche, in cui Rosmini fornisce al lettore gli elementi utili, di carattere ermeneutico-critico ed esegetico, per potersi orientare nella lettura successiva. Il primo libro, intitolato Della generazione eterna del Verbo, commenta i primi due versetti del Prologo giovanneo: «Nel principio era il Verbo, e il Verbo era appo Dio, e Dio era il Verbo». Il secondo libro, intitolato Della creaiJone fatta peu Verbo commenta i seguenti versetti del Prologo giovanneo: «Questo era nel principio appo Dio. Tutte le cose furono fatte per esso e senz'esso non fu fatta né pur una che è stata fatta. In esso era vita, e la vita era la luce degli uomini». Un'opera eminentemente teologica, ma in cui confluiscono, sapientemente orchestrate, filosofia, mistica e ascetica, che rivela quindi, lo sforzo, la grandezza e la compiutezza del pensiero rosminiano.
Scrittori deUa Chiesa di Aquileia. Un grande affresco storico della Chiesa di Aquileia, a partire dalle origini fino al XV secolo, nato nel clima della nuova fioritura di studi sull'organizzazione ecclesiastica e sulla vita religiosa, e i suoi intrecci con la storia civile veneziana. Il progetto è quello di raccogliere in edizione bilingue latino-italiana tutti i testi teologico-pastorali e storici della Chiesa aquileiense, per valorizzare e attualizzare il suo grande patrimonio di fede, di cultura e di elaborazione teologica. Per i testi prescelti, si èstabilito di utilizzare l'edizione critica latina più autorevole attualmente esistente, affiancandola con una scorrevole traduzione italiana, preceduta da una introduzione di carattere storico, per dar vita ad un'opera di alta divulgazione scientifica. La cura e le introduzioni sono affidate ad una trentina di esperti, studiosi della Chiesa di Aquileia e docenti presso le Università di Padova, Roma, Bari, Firenze, Trieste. Il programma prevede la pubblicazione di 14 volumi, alcuni dei quali in più tomi, con la cadenza di uno-due volumi l'anno. L'opera è promossa dalla Fondazione Società per la conservazione deUa Basilica di Aquileia.
Quando san Bernardo muore, il 20 agosto 1153, lascia incompiuti i sermoni dedicati al Cantico dei Cantici; in realtà, non a tutto il testo sacro, poiché gli 86 discorsi del Dottor Mellifluo si fermano appena al capitolo 3, 1 super Cantica. E così come sono fluiti dalla penna del Santo, i sermoni non vantano neppure un titolo d'autore. Quello che conosciamo ora, ormai accreditato dalla maggioranza dei manoscritti del XII secolo - Sermones super Cantica Canticorum -, lo dobbiamo al segretario di san Bernardo, Goffredo di Auxerre. Scritti tra il 1135 e il 1155, i Sermones sono il frutto e la testimonianza di un'esperienza mistica genuina e sempre più pura ed intensa, che l'Autore sente il bisogno di comunicare agli altri, aiutato in questo da un grande talento letterario. L'opera dopo la morte di san Bernardo ha avuto una vita lunga e travagliata: in mano a copisti e correttori, ha continuato ad evolversi. L'edizione critica qui pubblicata è frutto di un accuratissimo lavoro che ha ricostruito il testo dopo aver appurato e “pesato” ben tre versioni meritevoli di fiducia. Il secondo volume completa la pubblicazione.
Nella prima parte del volume vengono presi in esame Autori mariani che sono vissuti tra il 1054 - data della scissione definitiva tra Oriente e Occidente - e il 1453 - data della conquista di Costantinopoli da parte dei turchi -. Si tratta di un periodo fecondissimo per la devozione e la letteratura mariane: omelie, inni, composizioni poetiche, narrazioni di eventi storici, preghiere, elegie e canti. In questo variegato e ricchissimo corpus si distinguono gli eleganti scritti di tre Autori del XIV secolo: Teodoro Irtaceno, Giovanni Gabras, Demetrio Cri-soloras. Dal 1453 la vita della Chiesa ortodossa è contrassegnata da uno stato di avvilimento e di servitù, situazione che si fa tragica nel secolo XX per le Chiese asservite al comunismo ateo imperante nell'URSS. Nonostante ciò l'attività intellettuale è stata intensa. Tra gli Autori si segnalano per la loro opera teologica e mariana due grandi teologi ortodossi viventi del Patriarcato di Costantinopoli: il laico francese Olivier Clément e il vescovo inglese Timothee Ware.
In questo Dizionario si intendono offrire al mondo carmelitano, e non, le voci principali che costituiscono il lessico comunemente recepito nella storia della famiglia religiosa e spirituale del Carmelo, nei suoi due rami (quello dei Carmelitani e quello dei Carmelitani Scalzi o Teresiani). L'opera si articola attraverso un riferimento a quattro aspetti fondamentali della vita del Carmelo: Stato giuridico e Istituzioni; Storia e Biografie; Teologia, Spiritualità, Pastorale, Liturgia; Temi vari. Ogni voce offre anche informazioni sull'origine ed evoluzione dell'ente, struttura e figura giuridica trattata. Una serie di voci riguarda poi i testi legislativi fondamentali. Le voci totali che compongono il Dizionario sono 323; gli Autori, tutti specialisti e di diverse nazionalità, sono 121. Completano l'opera una proposta di lettura sistematica, l'indice analitico e una bibliografia selezionata. Tale opera riempie un vuoto nella letteratura carmelitana: aiuta a prendere coscienza delle origini; ad avere una visione della sua evoluzione storica; a percepire le sfide che si presentano nella Chiesa e nel mondo di oggi e alle quali rispondere partendo da una spiritualità sviluppa
La Lettera agli Ebrei, che presenta nell'ambito del Nuovo Testamento caratteristiche peculiari nella forma, nel contenuto e nello stile - costituisce un testo fondamentale per il suo profondo messaggio cristologico e offre un contributo notevole alla comprensione di Gesù come sommo sacerdote. I Curatori hanno scelto di fondare questo volume sul Commento alla Lettera agli Ebrei composto da Giovanni Crisostomo (347-407). Si tratta del primo commentario esaustivo sulla Lettera, che ha esercitato una profonda influenza sull'interpretazione successiva del testo sia in Oriente che in Occidente, e la cui eloquenza retorica è stata a lungo e ampiamente riconosciuta. Il volume offre quindi una selezione di commenti estremamente varia per generi letterari, tempi e contesti culturali, spaziando dal primo al nono secolo e dalla tradizione orientale a quella occidentale. Un tesoro di antica sapienza per la Chiesa di oggi.
Ampiamente letto e variamente interpretato fin dalle origini della storia della Chiesa, il Libro dell'Apocalisse è stato oggetto di diversi approcci interpretativi: dal millenarismo di Vittorino di Petovio al simbolismo di Ticonio, che lesse il Libro come immagine del tempo universale e unitario della Chiesa. Quest'ultimo in particolare, molto ammirato da Agostino, ha influenzato profondamente l'esegesi medievale del testo biblico. Il volume attinge principalmente per l'esegesi orientale dell'Apocalisse ai due commentari greci di Ecumenio e di Andrea di Cesarea, mentre si concentra su sei commentari - quelli di Vittorino di Petovio, Ticonio, Primario, Cesare di Arles, Aprigio di Beja e Beda il Venerabile - per l'interpretazione occidentale. Nell'edizione del volume si è dato particolare cura al contesto degli scritti affinché i lettori di oggi possano comprendere l'uso creativo della Scrittura, l'interesse teologico, l'intento pastorale.
Attribuito per lungo tempo a Gregorio Magno, questo Commento al Primo Libro dei Re è in realtà opera di un monaco del XII secolo, Pietro Divinacellus, che nell'esegesi del testo biblico si sarebbe ispirato agli scritti di Gregorio Magno. Si tratta di un'acquisizione recente, degli anni Novanta. Del testo la prima traduzione in lingua moderna è quella curata da A. De Vogué per le Sources Chrétiennes e terminata nel 2004. La presente, prima traduzione italiana, è dunque la seconda in assoluto e si riferisce ai sei libri che coprono un commento ai primi sedici capitoli circa del Primo Libro dei Re che vengono identificati con il Primo Libro di Samuele. Consapevole della polisemia del testo biblico, Pietro Divinacellus, partendo dalla comprensione del senso letterale, accede al senso tipico - con il quale fatti e personaggi dell'Antico Testamento vengono letti come profezie e prefigurazioni del Nuovo - che diventa a sua volta fondamento del senso morale.