Editoriale. LA TRAGEDIA DEI BAMBINI MIGRANTI
Articolo. MATRIMONIO E MISERICORDIA
Focus. LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE
Focus. IL REFERENDUM SU «BREXIT»
Vita della Chiesa. EDUCARE I FIGLI SECONDO «AMORIS LAETITIA». La pedagogia di Papa Francesco
Vita della Chiesa. LA CHIESA CATTOLICA IN CINA. Una testimonianza
Intervista. PASSATO E FUTURO DELL'EUROPA. Intervista a Herman van Rompuy
Profilo. È MORTA UNA STELLA: ZAHA HADID (1950-2016)
Note e Commenti. @FRANCISCUS SU INSTAGRAM
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Articolo. «AMORIS LAETITIA» E IL RINNOVAMENTO DEL LINGUAGGIO ECCLESIALE -
Articolo. LA DOTTRINA AL SERVIZIO DELLA MISSIONE PASTORALE DELLA CHIESA -
Articolo. ROMA E COSTANTINOPOLI SI INCONTRANO A LESBO. L'ECUMENISMO DELLE FRONTIERE -
Focus. I PROFUGHI IN EUROPA E LA «VIA CRUCIS» DELL'ACCOGLIENZA -
Focus. LE VITTIME DEI REATI E IL LORO DOLORE -
Arte Musica Spettacolo. LA TESTIMONIANZA DI WILLIAM SHAKESPEARE -
Arte Musica Spettacolo. GIANMARIA TESTA, IL CANTO DEL VIAGGIATORE -
Arte Musica Spettacolo. «IL FIGLIO DI SAUL», UN FILM DI LÁSZLÓ NEMES -
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA -
Articolo
«AMORIS LAETITIA» E IL RINNOVAMENTO DEL LINGUAGGIO ECCLESIALE
Diego Javier Fares S.I.
Amoris laetitia è un avvenimento linguistico. Qualcosa è cambiato nel discorso ecclesiale. Per questo è interessante riflettere sul linguaggio familiare con cui il Papa dà forma alla sua Esortazione. Per parlare della famiglia e alle famiglie, il problema non è quello di cambiare la dottrina, ma di inculturare i princìpi generali. Il linguaggio della misericordia, presente in Amoris laetitia, incarna la verità nella vita di ogni persona e di ogni famiglia. L’obiettività della verità non viene minacciata dal fatto che essa si incarni nella vita di una famiglia particolare e concreta; al contrario, lasciando il regno dell’astratto, la verità si fa carne e cammina con noi, dando vita alle famiglie reali.
«AMORIS LAETITIA». STRUTTURA E SIGNIFICATO DELL'ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE DI PAPA FRANCESCO
Antonio Spadaro S.I.
Amoris laetitia è il titolo dell’Esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco, firmata il 19 marzo 2016 e pubblicata il successivo 8 aprile. Il titolo dice l’ispirazione positiva e aperta propria dell’ampio e ricco documento. La preoccupazione fondamentale del Pontefice è quella di ricontestualizzare la dottrina al servizio della missione pastorale della Chiesa. Il linguaggio e le tematiche trattate sono permeate da un profonda aderenza all’esperienza quotidiana, fornendo vie pastorali che orientano a costruire famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio. Si fornisce inoltre un’ampia riflessione sull’educazione dei figli e sulla spiritualità familiare. Andando al di là di ogni idealismo, l’Esortazione invita alla misericordia e al discernimento anche davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci propone, riaffermando la centralità della coscienza e la gradualità nell’approccio pastorale.
Articolo È POSSIBILE UN'ALTRA GLOBALIZZAZIONE?
Fernando Iglesia Virguiristi de la S.I.
Articolo IL CRISTIANESIMO A CABO VERDE
Nuno Da Silva Gonçalves S.I.
Articolo UMBERTO ECO E I GESUITI
Giovanni Arledler S.I.
Articolo IL «KUANGCHI PROGRAM SERVICE» E LA TELEVISIONE CINESE. Una lunga tradizione di visionari
Emilio Zanetti S.I.
Focus BAMBINI A RISCHIO IN BRASILE
GianPaolo Salvini S.I.
Note e Commenti IL CAMMINO VERSO L'EUROPA, TERRA COMUNE, CHE NESSUN MURO POTRÀ FERMARE
Paolo Rizzo S.I.
Note e Commenti IL BISOGNO DI DIO
Giandomenico Mucci S.I.
Arte Musica Spettacolo «FUOCOAMMARE», UN DOCUMENTARIO DI GIANFRANCO ROSI
Virgilio Fantuzzi S.I.
Rassegna bibliografica RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Articolo. LA MISERICORDIA COME SAGGEZZA
Articolo. IL DIBATTITO SU DEMOCRAZIA E MONDO ISLAMICO A CINQUE ANNI DALLE «PRIMAVERE ARABE»
Articolo. IL SACERDOZIO COMUNE DI TUTTI I BATTEZZATI
Focus. LA NOTTE DEL SINDACATO
Focus. COSTA RICA, TRA PACE E NATURA
Vita della Chiesa. NOVITÀ DALLE STATISTICHE DELLA CHIESA?
Profilo. L'ESPERIENZA DI NICOLAE STEINHARDT
Rivista della Stampa. LA FRAGILITÀ E LA GRANDEZZA DELLE ANIME. «Anime di vetro», di Maurizio de Giovanni
Arte Musica Spettacolo. «UN MONDO FRAGILE», UN FILM DI CÉSAR ACEVEDO
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Articolo. IL LIBRO DI PAPA FRANCESCO PER I BAMBINI. «L'amore prima del mondo»
Articolo. LA PASSIONE SECONDO SAN LUCA
Articolo. È POSSIBILE CONTRASTARE L'ODIO?
Articolo. RICORDO DI DAVID BOWIE
Focus. IL DRAMMA DELL'USURA
Focus. UNA PARENTESI SU SCHENGEN. CHE SENSO HA RIPRISTINARE I CONTROLLI?
Rivista della Stampa. «ATLANTE STORICO DEL CONCILIO VATICANO II»
Arte Musica Spettacolo. «THE BASSARIDS», DI HENZE. Al Teatro dell'Opera di Roma
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Articolo. MIGRAZIONI, UMANESIMO E CIVILTÀ -
Articolo. PASOLINI E IL SACRO -
Articolo. GIUSTIZIA E MISERICORDIA. Gli attributi di Dio nella dinamica narrativa del Pentateuco -
Articolo. L'ODIO, UN SENTIMENTO COMPLESSO E POTENTE -
Focus. LUCI E OMBRE SULLA COP21 -
Vita della Chiesa. PAPA FRANCESCO E LA POLITICA -
Rassegna stampa. LA SANTA SEDE TRA NAZISMO E CRISI SPAGNOLA. Le corrispondenze di Federico Alessandrini -
Arte Musica Spettacolo. «STAR WARS. IL RISVEGLIO DELLA FORZA». Un film di Jeffrey Jacob Abrams -
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA -
Articolo
MIGRAZIONI, UMANESIMO E CIVILTÀ
Adolfo Nicolas S.I.
Riportiamo l’intervento a braccio del p. Adolfo Nicolás, Superiore generale della Compagnia di Gesù, in visita al «Centro Astalli – Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia», in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. L’incontro ha avuto luogo nella chiesa del Gesù a Roma, il 14 gennaio 2016. Il testo, pur con qualche lieve modifica, conserva il carattere orale dell’intervento.
Bisogna essere grati ai migranti venuti in Italia e in Europa certamente per un motivo: ci aiutano a scoprire il mondo. Ho vissuto in Giappone per più di trent’anni e ho lavorato per quattro anni in un centro per migranti, la cui maggioranza non ha documenti in regola. Parlo dunque per esperienza vissuta. E, proprio alla luce di ciò che ho vissuto, lo confermo: le migrazioni sono una sorgente di benefici per i vari Paesi, e lo sono state da sempre, nonostante le difficoltà e le incomprensioni.
La comunicazione tra le varie civiltà avviene, infatti, attraverso i rifugiati e i migranti: è così che si è creato il mondo che conosciamo. Non si è trattato soltanto di aggiungere culture a culture: è avvenuto un vero e proprio scambio. Questo ci dice la storia. Anche le religioni — il cristianesimo, l’islam e l’ebraismo — si sono diffuse nel mondo grazie ai migranti che hanno abbandonato i loro Paesi e si sono mossi da un luogo a un altro.
Per questo occorre essere grati a loro, perché ci hanno «dato» il mondo, senza il quale saremmo chiusi dentro la nostra cultura, convivendo con i nostri pregiudizi e con i nostri limiti. Ogni Paese corre il rischio di rinchiudersi in orizzonti molto limitati, molto piccoli, mentre grazie a loro il cuore può aprirsi, e anche lo stesso Paese può aprirsi a dinamiche nuove.
La conoscenza e la consapevolezza dei problemi comuni e quotidiani, la consapevolezza dell’interdipendenza ci uniscono nel compito di diventare uomini o donne. Sono i migranti che hanno creato un Paese come gli Stati Uniti, un Paese nel quale si è sviluppata la democrazia. Questo non è avvenuto per caso: è proprio perché si è creato un melting pot, una mescolanza di culture e di persone, che è nato un Paese così. E, ovviamente, potremmo fare altri esempi nel mondo: l’Argentina, ad esempio, e così via.
I migranti dunque ci possono aiutare ad aprire il cuore, ad essere più grandi di noi stessi. Si tratta di un grande dono. Quindi essi non sono semplicemente «ospiti», ma gente che può dare un contributo al vivere civile, e che offre un apporto notevole alla cultura e alle sue evoluzioni profonde. Proprio grazie ad essi continuiamo ad approfondire l’umanesimo. Dobbiamo prenderne consapevolezza.
Un vescovo giapponese, riferendosi al versetto del Vangelo «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), diceva che l’insegnamento di Gesù si può applicare anche ad altre religioni. Adesso, come Superiore generale dei gesuiti, devo viaggiare spesso in tutto il mondo, e constato che questo vescovo aveva ragione. L’Asia, in particolare, si può considerare la «via». È infatti in Asia che si cerca sempre il percorso, il «come»: come fare yoga, come concentrarsi, come meditare. Yoga, zen, le religioni, il judo — ritenuto il cammino dei deboli, perché si serve della forza degli altri — sono tutti considerati come cammini. Senza creare opposizioni, bisogna considerare che l’Europa e gli Stati Uniti sono preoccupati soprattutto per la «verità»; l’America Latina e l’Africa sono preoccupate per la «vita». I valori della vita sono molto importanti, e per questo abbiamo bisogno di tutti, perché tutti hanno una saggezza e un contributo da offrire all’umanità.
È giunto il momento in cui l’umanità si deve pensare come un’unità e non come un insieme di tanti Paesi separati tra loro con le loro tradizioni, le loro culture e i loro pregiudizi. È necessario che si pensi a un’umanità che ha bisogno di Dio, e che ha bisogno di un tipo di profondità che può venire soltanto dall’unione di tutti. Dobbiamo dunque essere grati per questo contributo di migranti e rifugiati a un’umanità integrale. Essi ci rendono consapevoli del fatto che l’umanità non è formata solo da una parte, ma proviene dal contributo di tutti.
Inoltre, essi ci mostrano la parte più debole, ma anche la parte più forte dell’umanità. La più debole, perché hanno sperimentato la paura, la violenza, la solitudine e i pregiudizi degli altri: questo fa parte della loro esperienza, lo sappiamo bene. Ma ci mostrano anche la parte più forte dell’umanità: ci fanno capire come superare la paura con il coraggio di correre dei rischi che non tutti sono in grado di correre. Essi hanno imparato a non essere bloccati dalle difficoltà nella loro voglia di futuro. Hanno saputo superare la solitudine con la solidarietà, aiutando gli altri, e hanno mostrato che l’umanità è debole, ma può anche essere forte. Ci hanno dimostrato persino che ci sono valori e realtà più profonde di quelle che abbiamo perduto. E questo accade quando si vivono situazioni estreme.
A questo proposito mi viene in mente un’esperienza fatta da mio fratello, che vive negli Stati Uniti. Durante un incendio scoppiato vicino alla sua casa, ha temuto che il fuoco si estendesse alla sua abitazione. Mi ha confessato che, proprio mentre era preso dalla paura, ha imparato a distinguere che cosa è importante e che cosa non lo è. Infatti, non ha messo in salvo il denaro, ma ha portato via un pacco di fotografie, che gli ricordavano le sue radici e la sua vita. In quel momento ha capito che la parte più importante è dentro se stessi, non al di fuori, nemmeno nella casa. Tutto questo lo sperimentano anche i rifugiati: hanno visto il pericolo in faccia e lo hanno affrontato. Pensiamoci almeno per un attimo: «Se non avessimo più una casa, una famiglia, una lingua… Ma se avessimo solo la vita, e anch’essa in pericolo, che cosa faremmo? che cosa penseremmo? che cosa e chi ameremmo?».
Quest’anno noi celebriamo l’Anno della misericordia, un concetto centrale in molte religioni. Nel cristianesimo, nell’islam, nell’ebraismo e in tutte le grandi religioni la misericordia è un concetto molto importante. Senza di essa non si può vivere, e migranti e rifugiati ce ne mostrano un volto.
Quando una persona ha tutto, può essere misericordiosa senza paura; ma quando una persona non ha nulla ed è misericordiosa verso un’altra persona, offre ancora di più. Il volto della misericordia, in questo caso, diventa assai più reale.
Così possiamo imparare da migranti e rifugiati ad essere misericordiosi con gli altri. Impariamo da loro ad essere umani nonostante tutto. Impariamo da loro ad avere come orizzonte il mondo, e non la nostra piccola, ristretta cultura. Impariamo da loro ad essere persone del mondo.
Nell’ultima pubblicazione - n° 3975 del 13/02/2016
Articolo. LA DIPLOMAZIA DI FRANCESCO. La misericordia come processo politico -
Articolo. LA DOTTRINA RELIGIOSA SCIITA -
Articolo. COME NASCONO I CONFLITTI. OMAGGIO A RENÉ GIRARD -
Articolo. «BELLEZZA DIVINA» -
Focus. IL TRITTICO DEL PRESIDENTE MATTARELLA AL PAESE -
Profilo. XU GUANGQI. Il compagno cinese di Matteo Ricci -
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA -
Articolo
LA DIPLOMAZIA DI FRANCESCO. LA MISERICORDIA COME PROCESSO POLITICO
Antonio Spadaro S.I.
L’articolo descrive i tratti di una «diplomazia della misericordia» che l’intelligenza geopolitica di Papa Francesco sta tessendo in questi anni. Di essa si colgono le radici nella meditazione di san Pietro Favre, di Fëdor Dostoevskij e del teologo Erich Przywara. La potenza della misericordia muta il significato dei processi storici: mai niente e nessuno è da considerare come definitivamente «perduto», anche quando si parla dei rapporti tra popoli e nazioni. Proprio questo è il motivo che fa comprendere perché il Pontefice non sposi mai interpretazioni rigide per affrontare le situazioni e le crisi internazionali, ma scelga di avere una visione poliedrica e multipolare, agendo con grande libertà di movimento, ponendo al centro la pace sociale e l’inclusione dei più vulnerabili.
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO. Per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace. 1 gennaio 2016
LA LETTERA AI ROMANI E LUTERO
RELIGIONI E IMPEGNO PER IL CLIMA TRA L'ENCICLICA «LAUDATO SI?» E LA CONFERENZA DI PARIGI
EUROPA E RIFUGIATI: INSIEME PER COSTRUIRE UNA CASA COMUNE
IL LETARGO DEL PAESE ITALIA
«DIO È PIÙ FORTE». Il viaggio di Papa Francesco in Africa
LEGGERE RENDE PIÙ FELICI?
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Editoriale. UNA CHIESA MISERICORDIOSA PER UN MONDO FERITO -
Documento. IL NUOVO UMANESIMO IN CRISTO GESÙ. Discorso in occasione del 5o Convegno nazionale della Chiesa italiana -
Articolo. DIO MANCA, MA CI MANCA? Ambiguità sulla fede in alcuni scrittori contemporanei -
Articolo. IL CINEMA SECONDO GODARD -
Focus. LA CITTÀ DI ROMA -
Vita della Chiesa. LA CHIESA CATTOLICA LATINA NELLA TURCHIA DI OGGI. Spargere semi di senape a tutti i venti... -
Profilo. ELISABETH HESSELBLAD. Una pioniera dell'ecumenismo -
Intervista. GIUSTIZIA E ARMONIA: UN CONFRONTO COL PENSIERO CINESE. Intervista a Robin R. Wang -
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA -
Editoriale
UNA CHIESA MISERICORDIOSA PER UN MONDO FERITO
Vogliamo prendere spunto da tre espressioni di Papa Francesco, piccoli suggerimenti utili per concentrare le nostre riflessioni sull’imminente Anno giubilare della Misericordia. Il 17 marzo 2013, nel primo Angelus dopo la sua elezione a Papa, Jorge Mario Bergoglio citò un libro del cardinale Kasper, Misericordia. Concetto fondamentale del vangelo – Chiave della vita cristiana, dicendo: «E mi ha fatto tanto bene, quel libro, tanto bene…». Non molti, allora, potevano intuire l’importanza di questo argomento per il suo pontificato.
In quei momenti era altrettanto sconosciuto il significato del suo motto episcopale Miserando atque eligendo, che il medesimo Francesco poi ha spiegato durante l’intervista apparsa sulla nostra rivista (cfr A. Spadaro, «Intervista a Papa Francesco», in Civ. Catt. 2013 IV 449-477). Il Papa diceva: «Il gerundio latino miserando mi sembra intraducibile sia in italiano sia in spagnolo. A me piace tradurlo con un altro gerundio che non esiste: misericordiando».
Il terzo spunto ci viene da quella stessa intervista, quando Papa Francesco afferma chiaramente «che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia».
* * *
Chi tenga a mente questi suggerimenti non può restare sorpreso dal ruolo che la misericordia ha assunto nel magistero ordinario di Papa Francesco, né dalla sua convocazione dell’Anno giubilare della Misericordia. Naturalmente la misericordia è al centro della rivelazione biblica, perché si trova nel cuore del nostro Dio trinitario. In una prospettiva teo-antropologica, san Tommaso d’Aquino considerava che «fra tutte le virtù che riguardano il prossimo la prima è la misericordia, e il suo atto è il più eccellente: poiché soccorrere la miseria altrui è per se stesso un atto degno di chi è superiore o migliore» (Sum. theol., II-II, q. 30, a. 4), mostrando bene, così, che la misericordia ha sia una componente affettiva sia una componente effettiva.
L’ Anno giubilare della Misericordia avrà inizio l’8 dicembre, data che è stata scelta «perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa». Esordirà con l’apertura della Porta Santa, nel «cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II», un Concilio che ha seguìto l’invito di Papa Giovanni XXIII: «Apriamo le finestre della Chiesa per far entrare l’aria fresca dello Spirito».
Nell’Esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium (EG) leggiamo un altro invito ad essere una Chiesa aperta, perché «la Chiesa “in uscita” è una Chiesa con le porte aperte» (EG 46). Aprire i propri cuori e le proprie vite è un modo per mostrare misericordia.
Non c’è contrapposizione tra un partito della misericordia e un partito della verità. E nemmeno c’è alcuna contraddizione tra Papa Francesco e i suoi predecessori, se si hanno presenti, per esempio, la Caritas in veritate di Benedetto XVI o la Dives in misericordia di Giovanni Paolo II.
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La Costituzione dogmatica conciliare sulla Chiesa Lumen gentium (LG) afferma autorevolmente: siccome «Cristo è stato mandato dal Padre “per annunciare ai poveri un lieto messaggio…, guarire quelli che hanno il cuore contrito” (Lc 4,18 Vlg), “a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10), similmente la Chiesa abbraccia con amore quanti sono afflitti dall’umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo Fondatore povero e sofferente, cerca di sollevarne l’indigenza e in essi intende servire Cristo» (LG 8). Si tratta di un criterio guida per l’impegno della Chiesa e per il suo comportamento in una serie di situazioni. Come infatti ricorda la bolla papale d’indizione del Giubileo, la Chiesa è chiamata ad essere un’«oasi di misericordia», e non soltanto la Chiesa in generale, ma tutte le «nostre parrocchie, le comunità, le associazioni e i movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani» (Papa Francesco, Misericordiae Vultus, n. 12).
Citiamo due esempi di applicazione pratica di questo principio, entrambi delicati e significativi. Il primo si riferisce all’aborto. Come è ormai ben noto, Papa Francesco ha deciso «di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono» (Lettera a monsignor Fisichella, 1° settembre 2015). Di certo ciò non nega il «dramma dell’aborto», che è «profondamente ingiusto». Ma, continua il Papa, una «genuina accoglienza [può andare unita] con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza». L’amore di Dio non è né rigido né permissivo. Né può esserlo la prassi misericordiosa della Chiesa.
Qualcosa di simile si può dire per quanto riguarda il secondo esempio che portiamo, riguardante la complessa realtà delle famiglie, con i loro fallimenti, sofferenze, fratture e vicoli ciechi. La Chiesa, come madre, riconosce la necessità di una misericordiosa attenzione pastorale in una varietà di situazioni, tra le quali: le coppie civilmente sposate o conviventi; le famiglie ferite, che comprendono le famiglie monoparentali; le persone che sono separate; i divorziati — siano o non siano risposati — e le persone di orientamento omosessuale. La misericordia di Dio dev’essere incarnata nella Chiesa di Cristo, mostrando caritas in veritate in modo concreto e convincente per le persone in tutte queste situazioni.
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Se la Lumen gentium si concentra sulla Chiesa guardando più verso l’interno, un altro grande documento del Concilio, la Costituzione pastorale Gaudium et spes (GS), volge la sua attenzione sulla Chiesa nel mondo, nella sua dimensione ad extra. La misericordia è il cuore dell’identità, delle relazioni e della vita della Chiesa. Ma la misericordia si trova anche al centro dell’attività missionaria della Chiesa, perché tutte le realtà umane, e la società nel suo insieme, sono mosse dal cuore di Dio e vi si orientano. «Il Signore è il traguardo della storia umana, il fulcro nel quale convergono gli ideali della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore e il compimento delle loro aspirazioni» (GS 45).
Tornano alla mente e nel cuore le note frasi iniziali della Gaudium et spes: «La gioia e la speranza, la tristezza e l’angoscia degli uomini d’oggi, soprattutto dei poveri e di tutti i sofferenti, sono anche la gioia e la speranza, la tristezza e l’angoscia dei discepoli di Cristo, e non c’è nulla di veramente umano che non trovi eco nel loro cuore» (GS 1). Ora, come si applica questo messaggio al nostro mondo attuale? Certo, esso riecheggia un buon numero di situazioni difficili, specie in questa «cultura dell’esclusione» in cui viviamo. Senz’altro ci sono molti problemi rilevanti, ma i limiti dello spazio disponibile ci inducono a concentrarci soltanto su uno di essi.
Questo Editoriale viene sottoscritto da 10 riviste dei gesuiti d’Europa, ed è evidente che il nostro continente oggi sta affrontando una serie di crisi difficili: una crisi di profughi, una crisi umanitaria, una crisi politica. Che cosa ha da dire la misericordia in questa situazione? Il Papa stesso ha fatto luce su questo tema in diverse occasioni, tra cui spicca il suo recente messaggio per la «Giornata mondiale del migrante e del rifugiato», in cui offre la risposta della misericordia a questa sfida pressante: se siamo onesti con noi stessi e con la realtà, riconosceremo che «il Vangelo della misericordia scuote le coscienze, impedisce che ci si abitui alla sofferenza dell’altro e indica vie di risposta che si radicano nelle virtù teologali della fede, della speranza e della carità, declinandosi nelle opere di misericordia spirituale e corporale».
Quindi, come possiamo affrontare l’attuale crisi dei rifugiati in questa prospettiva evangelica? Da una parte, riconosciamo con tutto il cuore la risposta pronta e generosa di un numero significativo di persone, famiglie, comunità e organizzazioni di base della società civile. La solidarietà nasce dal cuore misericordioso. Anziché reagire con paura o egoismo, la maggior parte delle società europee ha risposto col cuore, facendo affiorare le proprie radici cristiane, a volte trascurate o scartate. D’altra parte, dobbiamo dire che questo tipo di risposta personale, benché necessario, non è sufficiente. La carità cristiana ha una dimensione politica. E la misericordia ha bisogno di incarnarsi nel regno del diritto.
Soprattutto quando ci si riferisce ai rifugiati, come in questo caso, il diritto internazionale va applicato tenendo presente l’aspetto vincolante, per tutti gli Stati, degli accordi sottoscritti. Quella di assistere le persone che fuggono dalla guerra non è una decisione facoltativa di alcuni politici: si tratta di un requisito delle normative internazionali e dei diritti umani.
Infine, va detto che i piani di emergenza umanitaria non possono oscurare la necessità di programmi di integrazione domestica a lungo termine, così come di un serio impegno in processi di pace per la fine delle guerre nei Paesi di origine dei rifugiati.
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Misericordiae Vultus è un invito ad essere «misericordiosi come il Padre». Proprio come il padre della parabola di Luca non perse mai di vista il figlio (cfr Lc 15,20), tutti siamo invitati a tenere d’occhio i nostri fratelli e sorelle, a prestare attenzione alle loro situazioni ed esigenze, a scoprire i loro volti, a riconoscere una comune umanità. Come ha rilevato il filosofo ebraico-francese Emmanuel Lévinas, il volto dell’altro (il suo sguardo = vultus) crea un obbligo etico: «Il volto mi parla e così mi invita a una relazione. […] Il volto apre il discorso originario la cui prima parola è un obbligo» (Totalità e infinito, pp. 198; 201).
In una visione etica e cristiana, noi rispondiamo a questa chiamata aiutando l’altro nelle sue necessità. Come ha sottolineato sant’Ignazio di Loyola, «l’amore si deve porre più nelle opere che nelle parole» (Esercizi spirituali, n. 230). Le opere di misericordia sono la nostra risposta alla chiamata del nostro mondo ferito.
La Civiltà Cattolica
e le riviste Anoichtoi Horizontes, Brotéria, Choisir,
Ètudes, Razón y Fe, Signum, Stimmen der Zeit,
A Szív, Thinking Faith
della Compagnia di Gesù
© Civiltà Cattolica pag.415-419
Articolo. FEDE IN CRISTO E UMANESIMO -
Articolo. LA DOTTRINA SCIITA DELL'IMAMATO E DELLO STATO ISLAMICO INTEGRALE -
Articolo. «SANGUE DEL MIO SANGUE», UN FILM DI MARCO BELLOCCHIO -
Articolo. SCUOLA ITALIANA, UMANESIMO, SCIENZA -
Focus. LA VIOLENZA SULLE BAMBINE -
Focus. LA MALESIA DI FRONTE ALLA SFIDA DELL'UNIFORMITÀ -
Vita della Chiesa. VOCAZIONE E MISSIONE DELLA FAMIGLIA. Il XIV Sinodo ordinario dei Vescovi -
Rivista della Stampa. PER UNA PASTORALE URBANA -
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA -
Articolo
FEDE IN CRISTO E UMANESIMO
Jorge Mario Bergoglio S.I.
In occasione del V Congresso ecclesiale nazionale di Firenze (9-13 novembre 2015) pubblichiamo — in forma rivista dal Santo Padre — larga parte del discorso inaugurale e di quello del saluto finale che l’allora p. Jorge Mario Bergoglio rivolse ai partecipanti al Congresso Internazionale svoltosi nel 1985 nella Facoltà di Teologia di San Miguel (Argentina). In questa sua riflessione egli poneva in risalto il fatto che le diverse culture, frutto della sapienza dei popoli, sono un riflesso della Sapienza di Dio. La sapienza umana è contemplazione che ha origine dal cuore e dalla memoria dei popoli. Essa è luogo privilegiato di mediazione tra il Vangelo e gli uomini, ed è frutto del lavoro collettivo nel corso della storia. Da qui, nel compito di evangelizzare le culture e di inculturare il Vangelo, la necessità, da una parte, di una «contemplazione sapienziale delle culture» e, dall’altra, di «una santità che non teme il conflitto ed è capace di costanza e pazienza» apostolica, vincendo con parresia ogni paura e ogni «estremismo di centro».