Frutto dell'esperienza di insegnamento e del contatto diretto con i problemi quotidiani della gente, lo studio esamina in modo sintetico, ma organico, le questioni più importanti emergenti in ambito teologico morale sulla sessualità umana, il matrimonio e la famiglia. Sotto la spinta delle prospettive aperte dalle scienze umane e biomediche, in campo laico, e dalle scienze bibliche, patristiche, dogmatiche e pastorali, in campo teologico, questo ambito della morale ha infatti subito negli ultimi cinquant'anni una grande metamorfosi. «Ai nostri giorni stiamo assistendo alla transizione da una visione della sessualità in cui avevano rilievo prevalente la natura, gli atti della procreazione, i ruoli sessuali funzionali alla stabilità sociale, a una visione centrata sulla persona, sulla pervasività della dimensione sessuale, sui vissuti e i significati, sui valori relazionali intersoggettivi della sessualità e, in ultima analisi, sul rapporto fra amore e sessualità. La nostra idea è che il nuovo modello personalista si collochi lungo una linea di continuità ideale con il modello tradizionale, anche se il rinnovato contesto antropologico non potrà restare, alla lunga senza effetti, sulla elaborazione normativa» (dalla Conclusione). Il percorso si articola in due sezioni. La prima affronta le questioni storico-fondative nell'Antico e nel Nuovo Testamento e nella Tradizione, fino ai giorni nostri. La seconda si concentra su alcune questioni etico-pastorali fra le più scottanti e urgenti, offrendo una trattazione volutamente approfondita e distesa.
Fino a un passato recente molta parte del discernimento e dell’accompagnamento nella formazione dei futuri sacerdoti, dei consacrati e delle consacrate avveniva quasi esclusivamente sul versante spirituale. Questo aspetto è stato in seguito maggiormente trascurato per privilegiare il ricorso alle scienze umane. Oggi i tempi sono maturi perché i due aspetti interagiscano per offrire un contributo alla maturazione umana e spirituale dei candidati, riletta e interpretata attraverso la dimensione affettiva.Solo una formazione integrale, capace di promuovere tutte le dimensioni della personalità senza riduzionismi superficiali e ossessioni particolaristiche, può infatti garantire la maturazione autentica delle persone nelle diverse vocazioni della vita. Per questo la Facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università Pontificia Salesiana, raccogliendo la sfida che emerge all’interno della Chiesa rispetto alla formazione affettivo-sessuale dei sacerdoti e dei religiosi, ha coinvolto alcuni suoi docenti per elaborare questo manuale.Si tratta di un volume progettato per orientare l’intervento dei formatori nei seminari e nelle comunità religiose, utile anche a chi desidera utilizzarlo per orientare la propria crescita umana e spirituale.
Nei grandi centri urbani, dove aumenta l’anonimato, le appartenenze sono fluide e si moltiplicano i «non luoghi», le parrocchie sembrano soffrire di un’ impostazione ancora «rurale» che non sembra essere in grado di rispondere ai bisogni spirituali del presente. Nelle città, soprattutto in quelle di grandi dimensioni, la parrocchia è ancora più sfidata a immergersi nelle esperienze del territorio, nei poli che costruiscono socialità e cultura, negli spazi che esprimono bisogni, solidarietà e di democrazia di base. Al tempo stesso, la sfida consiste nel non perdere una delle qualità più belle della parrocchia, ovvero di essere Chiesa tra le case in grado di ascoltare e di interpretare il territorio per annunciare il vangelo a tutti, in ogni luogo.
L’anno della vita consacrata e i due sinodi dedicati alla riflessione sulla famiglia si incontrano e si intrecciano in questo volume, che raccoglie gli atti della Giornata di studio organizzata nel 2016 dall’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum. La riflessione collega le due tematiche con il proposito di riflettere su come le due vocazioni si fecondino reciprocamente e si «arricchiscano vicendevolmente».«Famiglia e vita consacrata sono vocazioni portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi di umanizzazione nella costruzione di relazioni vitali, luoghi di evangelizzazione. Ci si può aiutare gli uni gli altri», ha scritto papa Francesco nella lettera ai consacrati.
Le calzature, le strade e la consuetudine di mangiare sdraiati e in più persone sullo stesso letto rendono consueto nel mondo antico il gesto di lavare i piedi all’ospite di riguardo o al padrone di casa. Documentato, per esempio, nel Convivio di Platone, nel Satyricon di Petronio, in Plutarco, nel vangelo di Luca e nel libro della Genesi, quel gesto diventa centrale nel capitolo 13 del vangelo di Giovanni, dove Gesù lava i piedi ai suoi discepoli nel contesto della cena.Destro e Pesce lo interpretano come un «rito di inversione di status», nel senso che in qualsiasi cultura un inferiore può assumere il ruolo di un superiore entro una precisa condizione rituale finalizzata a delineare con maggiore coscienza gli obblighi di ciascuno. Nel caso della lavanda dei piedi, il rituale di inversione è finalizzato a rilanciare un progetto di utopia all’interno della comunità che Gesù spera i suoi discepoli formino dopo la sua morte, imitando la sua scelta servile. Solo il rito, infatti è in grado di palesare il modello proposto dal Vangelo – la subordinazione reciproca e l’amicizia – di renderlo comprensibile e di indicarlo come base normativa del gruppo.
«L'amore, come passione, non ha un carattere determinato: nel superbo diventa esigente e tirannico, nel sensuale diventa bizzarro e incostante, nell'egoista diventa materiale e volgare, nel geloso diventa cupo e sospettoso, nel sensibile diventa timido e delicato». Nei primi anni Sessanta, David Maria Turoldo sta ideando una trilogia di film sul Friuli. Per mettere nero su bianco la sceneggiatura recluta un giovane che scrive a macchina velocemente. Si chiama Carlo Santunione: ha terminato il noviziato e ha fatto la professione solenne per diventare religioso. Il loro accordo di collaborazione deve rimanere segreto perché il Sant'Uffizio tiene Turoldo sotto osservazione.Come compenso, il giovane chiede di poter trascrivere di tanto in tanto commenti alla liturgia che il poeta friulano detta all'impronta con «quelle braccione che remavano nel vuoto della stanza» e «quel vocione che violentava il silenzio». Quelle parole che «vibravano di sublime teologia calata nella realtà della vita», rimaste inedite per oltre mezzo secolo, vengono ora riproposte in forma integrale.
Questa antologia di scritti di padre Gioachino Maria Rossetto, che l'Istituto secolare San Raffaele rende pubblica in memoria del proprio fondatore, si articola come un pellegrinaggio tra le lettere dell'alfabeto, come una litania di parole che dischiudono un mondo spirituale. «L'architettura di ogni pagina - scrive Luigi De Candido nell'introduzione - conferma un'altra peculiarità stilistica: una parte è occupata dal suo parlare alle persone come guida e formatore, una parte è occupata dal suo parlare a Dio come figlio o come discepolo o come mendicante di grazia».
Come fanno i giovani universitari, già pieni di impegni e di libri da studiare, a trovare il tempo e il desiderio per infilare nelle loro giornate anche la Lectio divina? Non suonerà piuttosto old fashion una proposta del genere? Certo, non è per tutti. Occorrono alcuni ingredienti non sempre facili da trovare nella medesima persona: un minimo di fede cristiana, alcuni minuti al giorno e il coraggio di provarci, fidandosi di chi assicura che ci saranno dei vantaggi. La vita universitaria è infatti ricca di stimoli, non solo intellettuali ma anche affettivi e spirituali. L'approccio critico alla realtà, in tutte le sue sfumature, pone domande che non possono girare attorno alla fede, ma devono interrogarla. Non è possibile che la fede rimanga bambina, quando la ragione diventa adulta. La fede non è un soprammobile donato una volta per sempre, che richiede al massimo qualche spolveratina; è un organismo vivo, si rafforza o si attenua con noi, può crescere ma può anche diminuire o spegnersi.
Questo libro è dedicato alla testimonianza biblica sulla speranza nella risurrezione dei morti. Partendo da vari testi paolini nei quali l’apostolo riprende e commenta la tradizione precedente, un capitolo iniziale determina il grande orizzonte che orienta e dà una prospettiva alla speranza nella risurrezione. Muovendo da questo orizzonte, i capitoli successivi affrontano tre ambiti della testimonianza biblica sul tema: la variegata tradizione israelitica, la tradizione sulla missione di Gesù e la tradizione sull’antico modello messianico del cristianesimo primitivo.
L'autore propone una riflessione spirituale sulla misericordia divina, esplorando il percorso che va dalla colpa al perdono. Sottolinea il ruolo della Vergine Maria e l'importanza di perdonare in ambito familiare. Concludono il libro due appendici: la prima riproduce passi sulla Divina Misericordia di santa Faustina Kowalska e la seconda, passi di santa Teresa di Lisieux.