Gli scritti dell'Antico Testamento, che possono essere considerati la "biblioteca nazionale dell'antico Israele", raccolgono tradizioni sulla creazione dell'universo, la vocazione di Abramo e la saggezza che appartiene al patrimonio comune del Vicino Oriente antico attraverso una pluralità di generi letterari: racconti, leggi, storie, novelle, poesie, preghiere, proverbi, riflessioni sull'attualità e sull'esistenza. Tuttavia, non vi è nulla di paragonabile all'epopea di Gilgamesh in Mesopotamia, né all'Iliade e all'Odissea in Grecia o all'Eneide di Virgilio. I racconti dell'Antico Testamento rifiutano la forma epica e il culto dell'eroe, privilegiando uno stile prosaico vicino a quello delle narrazioni popolari. Dal Pentateuco ai libri storici, dai testi poetici e sapienziali a quelli profetici, proprio questo sguardo originale e unico delle pagine bibliche fa della "biblioteca di Israele" un grande codice della cultura religiosa, spirituale, letteraria e artistica dell'Occidente. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Che cosa può dire una scienza recente come la psicologia alla secolare elaborazione del pensiero teologico?
In che modo la riflessione psicologica pub arricchire la teologia nel suo stesso formularsi e non solo a livello di attuazione pastorale o di «immediato utilizzo» per fare fronte a disagi o a problemi patologici?
Questo volume illustra ciò che la psicologia descrive, si interroga sul peso da dare alle affermazioni psicologiche e su che cosa è corretto o scorretto chiedere a questa disciplina, indagando le teorie, i modelli, i concetti di mediamone, vita vissuta, mistero, relazione, motivazione e attività simbolica. Il libro indaga inoltre l'intreccio di emozioni e ragioni, il concetto di maturità affettiva, il mondo conscio e inconscio, la dimensione del male e del bene morale, la salute psichica, la struttura delle relazioni, la soggettività e le nuove prospettive offerte dalle neuroscienze.
L’antichissima consuetudine di redigere collezioni di leggi fu realizzata nei primi dieci secoli della storia della Chiesa per iniziativa privata. Alla mirabile sintesi operata dal maestro Graziano seguirono altri tentativi di sistemazione di una materia legislativa che, soprattutto con il concilio di Trento e i documenti della curia romana, aveva sommato innumerevoli disposizioni normative.
L’impresa di approntare una nuova e unica collezione di leggi per la cura pastorale del popolo di Dio, suggerita dai vescovi già in occasione del concilio Vaticano I, vide la luce nel 1917 con il primo Codice di diritto canonico, promulgato da Benedetto XIV. A Giovanni Paolo II si devono invece sia il nuovo Codice della Chiesa latina (1983) che il primo Codice delle Chiese orientali cattoliche (1990).
Il testo prende in esame il complesso delle leggi della Chiesa e approfondisce, in particolare, la codificazione latina e orientale; la normativa sui laici, i ministri sacri, le associazioni ecclesiali e la vita consacrata; la funzione dell’autorità; le Chiese particolari e la loro struttura interna; l’iniziazione cristiana e i sacramenti; i beni temporali della Chiesa; le sanzioni, i processi penali e i processi matrimoniali.
Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. I. La codificazione latina e orientale. II. Le norme generali del Codice. III. I fedeli in genere. IV. I fedeli laici. V. I fedeli costituiti ministri sacri. VI. I fedeli e le associazioni ecclesiali. VII. I fedeli nella vita consacrata. VIII. La suprema autorità della Chiesa. IX. Le Chiese particolari e i loro raggruppamenti. X. La struttura interna delle Chiese particolari. XI. La funzione di insegnare della Chiesa. XII. I sacramenti di iniziazione cristiana. XIII. I sacramenti del perdono e della guarigione. XIV. I sacramenti per il ministero sacro e per il ministero coniugale. XV. I beni temporali della Chiesa. XVI. Le sanzioni e i processi penali. XVII. I processi matrimoniali.
Note sull' autore
Luigi Sabbarese, docente ordinario nella Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Urbaniana, è giudice esterno del Tribunale di prima istanza del Vicariato di Roma, consultore presso la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Referendario del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. Autore di numerose pubblicazioni, è fondatore e direttore dell’annuario Ius Missionale. Per EDB ha curato, con Francesco Catozzella, Arianna Catta e Claudia Izzi, il commento giuridico-pastorale al Codice di diritto canonico e al Manuale del parroco di Luigi Chiappetta.
Dal punto di vista giuridico si configura come una monumentale raccolta di leggi. Sul piano storico, come un grande affresco che inizia con la creazione del mondo. Sotto il profilo letterario, come la "biblioteca nazionale" del popolo d'Israele. La ricchezza delle pagine dell'Antico Testamento viene proposta attraverso sedici tappe che suggeriscono temi, letture e approfondimenti su uno dei testi fondamentali della cultura occidentale. L'itinerario muove dalla creazione e dall'idea del tempo nel pensiero greco e nelle pagine della Genesi, prosegue con le figure dei patriarchi e il racconto del diluvio, si sofferma sulle genealogie e sull'amore nelle società del mondo antico. Le riflessioni sulla schiavitù d'Egitto, l'esperienza del deserto e il lavoro nella terra promessa anticipano i capitoli riservati al giubileo, ai pellegrinaggi, al rapporto tra il diritto e la legge, alle dinamiche del potere e al racconto della costruzione della torre di Babele. Il testo si conclude prendendo in esame il ruolo degli anziani e dei sacerdoti, la dinamica dei sacrifici e i volti insoliti di Dio. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
La vita religiosa ha oggi la necessità di misurarsi con una sensibilità che le impone di ripensarsi daccapo e in modo radicale, se non vuole trasformarsi in un teatino senz'anima escluso dai circuiti della vita, più servo delle opere che del vangelo. L'esortazione apostolica Evangelii gaudium mette in guardia dal «sognare piani apostolici espansionisti, meticolosi e ben disegnati, tipici dei generali sconfitti». Dietro certe dichiarazioni programmatiche e progetti solo in apparenza risolutivi, non c'è tanto la forza di un'invitante idea carismatica quanto la debolezza di chi è spaesato e cerca soluzioni in scelte che portano inconsciamente a servirsl delle vocazioni piuttosto che a servire la vocazione.
Per nuove stagioni di profezia al servizio della Chiesa servono nuovi interpreti della fantasia di Dio che non si lascino irretire dalla grandezza, dall'organizzazione e dall'efficienza, ma che nell'impasto dell'umanità diventino facilitatori di fermenti evangelici mettendo in gioco gli aspetti vitali, l'esperienza e l'originalità.
Enorme è stato l'influsso esercitato da Caterina da Siena (1347-1380) sulla vita della Chiesa e della società del suo tempo. E grandi sono state la stima e la venerazione di cui è stata circondata da molti dei contemporanei, al punto che alla sua morte si celebrarono ben tre funerali solenni: uno voluto dal papa, un altro dai rappresentanti del senato romano e il terzo dall'Ordine domenicano di cui faceva parte. Secondo i primi biografi, la vita di Caterina è interamente segnata da visioni e fatti straordinari, da numerosi esercizi di preghiera e penitenza e da pratiche di carità verso i poveri, gli infermi e i carcerati. Ma anche da un'intensa attività religiosa e diplomatica per invitare principi e capi di Stato a restare fedeli al papa di Roma e per convincere il pontefice a moderare il suo focoso temperamento. Dottore della Chiesa, Caterina è anche patrona principale d'Italia assieme a Francesco d'Assisi.
Un personaggio femminile entra dal lato destro di un affresco che rappresenta la nascita di san Giovanni Battista, dipinto dal Ghirlandaio nella chiesa fiorentina di Santa Maria Novella. La grazia eterea del suo passo ne fa quasi una dea o una ninfa pagana, un fantasma femminile che attraversa la scena religiosa in modo leggero e quasi aereo. Questa figura nomade e sensuale che sfida ogni gravità e oppone il suo dinamismo all'immobilità delle altre figure proviene da un altro spazio simbolico e da un altro tempo (il passato del paganesimo) rispetto a quello della solennità borghese (il presente degli usi fiorentini) o evangelica (il passato delle storie sante). Per Aby Warburg l'ancella del Ghirlandaio che porta dalla campagna frutta fresca e vino per la madre di Giovanni Battista è la quintessenza della Ninfa fiorentina, il personaggio in movimento che nelle immagini rinascimentali - da Botticelli a Pinturicchio, da Mantegna a Leonardo, da Perugino a Raffaello - sembra emergere dal retroscena e modificare l'economia della rappresentazione, suggerendo una riflessione sulla "porosità" delle immagini e sul loro "sapere eccentrico".
La locuzione latina Noli me tangere ("non toccarmi, non trattenermi") evoca un episodio del vangelo di Giovanni, l'appello che Gesù rivolge a Maria Maddalena subito dopo la risurrezione. La frase evoca un divieto di contatto, un ritrarsi, una fuga impaurita o pudica. In nessun altro momento Gesù ha vietato o rifiutato di essere toccato. Qui, al mattino di Pasqua e nel momento della sua prima apparizione, egli trattiene o previene il gesto di Maria Maddalena. Nell'episodio, i pittori hanno saputo cogliere non la visione estatica di un prodigio, ma un intreccio delicato, intessuto tra il visibile e l'invisibile, dove ciascuno chiama e respinge l'altro, ciascuno sfiora l'altro e lo allontana da sé.
Sappiamo poco dell'infanzia dell'uomo chiamato Gesù. I vangeli canonici non si interrogano sui suoi primi anni di vita, limitandosi a indicare il luogo della sua nascita e a riportare l'episodio del confronto nel Tempio con i dottori della legge. I testi apocrifi colmano la lacuna con narrazioni fantasiose che alimentano una ricca tradizione figurativa e accostano il tremendum della divinità all'apparente insignificanza della fanciullezza. E, pur non offrendo alcun appoggio alla ricostruzione del Gesù storico, forniscono uno straordinario materiale per indagare la concezione dell'infanzia nel mondo antico. È di queste tracce pedagogiche che il libro si mette in ricerca perché per ogni genitore e maestro, per ogni madre in attesa o padre che si interroga sul nuovo destino che lo attende, la sfida è sempre la stessa: che cosa fare quando, al termine di un viaggio, come i pastori e i Magi in quella lontanissima notte, troveremo un bambino. Che ci attende e ci chiama per cambiare per sempre il senso e la direzione della nostra vita.
Quale futuro è riservato alla tradizione cristiana nei Paesi dell'occidente europeo? La "dispersione" attuale ne annuncia la prossima fine o prepara una nuova e diversa coscienza? Attento ai movimenti sotterranei che stanno producendo una mutazione radicale, il teologo Theobald azzarda una "scommessa difficile": per superare la crisi dei riferimenti tradizionali occorre incoraggiare il processo di ricezione del concilio Vaticano II spingendosi verso una configurazione diversa e "testimoniale". Nell'immenso laboratorio delle nostre società è forse il momento di "fidarsi di processi spirituali che rispettino l'unicità della coscienza individuale, il carattere comune della ricerca del vero e il ruolo inalienabile dell'autorità apostolica". Una conversione ecumenica che coinvolge la tradizione, l'autorità e il riferimento alle Scritture.